19 Settembre | 19. September

19 settembre 2024

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Darum ging ich zuerst ins Bad und wollte ihn in die Klosettmuschel werfen, aber dann kam es mir zu einfach, zu praktisch und zu richtig vor, ich wollte mein Drama haben auch ich wollte dem Ring jetzt eine Bedeutung geben, und ich fuhr mit dem Auto bis Klosterneuburg, dort stand ich stundenlang auf der Donaubrücke im ersten Winterwind, dann holte ich die Ringschachtel aus der Manteltasche und den Ring aus der Ringschachtel, denn ich trug ihn schon einige Wochen lang nicht mehr, es war 19. September. An einem Nachmittag, als es noch hell war, warf ich ihn in die Donau. 

Ingeborg Bachmann, Malina, 1971

andai prima nel bagno e pensai di buttarlo nel gabinetto, ma poi mi sembrò troppo banale, troppo pratico e troppo giusto, volevo il mio dramma, volevo adesso anche attribuire un significato all’anello, e andai in macchina fino a Klosterneuburg, rimasi lì per ore sul ponte sopra il Danubio nel primo vento invernale, poi presi l’astuccio dalla tasca del cappotto e tolsi l’anello dall’astuccio, perché non lo portavo già più da qualche settimana. Era il 19 settembre. Un pomeriggio freddo, era ancora giorno, lo gettai nel Danubio

Ingeborg Bachmann, Malina, 1971, tr. it. M. G. Manucci, Adelphi, 1973, pp. 194-195

La narratrice – una giovane scrittrice viennese – sta raccontando a un uomo che si chiama Malina i suoi sogni, pieni di situazioni angosciose, che hanno al centro la figura temibile del padre. In questo dialogo si parla di un anello che il padre le ha comprato dopo molte insistenze e di cui lei ora vuole liberarsi, immaginando prima di tirarglielo in faccia, poi di buttarlo nel bagno e infine di lanciarlo nel Danubio. Il Danubio è pieno di anelli gettati dai ponti – le dice l’uomo: ogni giorno qualcuno si toglie un anello e lo butta nel fiume. E così fa lei in un pomeriggio, forse sognato, che porta la data del 19 settembre.

Dicono del libro

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20 Luglio | 20 juillet

20 luglio 2024

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Le 20 juillet 1936, vers trois heures de l’après-midi, l’autocar nous avait déposés tous deux à proximité d’une petite plage des environs de Lorient: le Fort-Bloqué. Nous n’avions pas choisi de nous rendre là plutôt qu’ailleurs: le premier départ de voiture avait été le notre. Le temps continuait à être “menaçant” comme depuis notre arrivée en Bretagne, aux jours de tempête et de pluie près. Moins d’une semaine plus tôt nous nous étions déjà laissé porter vers cet endroit de la côte où ne semblaient guère, dans de telles conditions, devoir s’aventurer que nous. (…)
C’était donc comme si, le 20 juillet, ce mur ce fût montré pour moi transparent. Le ruisseau était le même. Une plaque gravée se bornait à évoquer l’activité du fort. “ Fort du Loch 1746-1862”

André Breton, L’Amour fou, 1937 

 

Il 20 luglio 1936, verso le tre del pomeriggio, l’autocarro ci aveva lasciati tutti e due in prossimità di una piccola spiaggia intorno a Lorient: il Fort-Bloqué. Non avevamo scelto di andare là piuttosto che altrove: avevamo preso la prima corsa. Il tempo era ‘minaccioso’, come sempre dal nostro arrivo in Bretagna, a parte i giorni di pioggia e di tempesta. Meno di una settimana prima ci eravamo già lasciati portare verso quel punto della costa dove pareva che, in tali condizioni, fossimo i soli a volerci avventurare (…)
Era dunque come se, il 20 luglio, quel muro si fosse mostrato, per me, trasparente. Il ruscello giallo era lo stesso. Una targhetta incisa si limitava a evocare l’attività del forte: ‘Forte del Loch 1746-1862’

André Breton, L’amour fou, 1937, tr. it. F. Albertazzi, Einaudi, 1974, p. 120-21, 133

Un pomeriggio estivo su una spiaggia bretone dove, guardando bene, si può trovare un osso di seppia, un legnetto colorato, una scatola di caramelle alla violetta, un piccolo scheletro di granchio, mentre il sole – che non si vede per via del maltempo – è nel segno del Cancro. Il 20 luglio del 1936, l’autore del libro percorre, insieme con una donna, quel tratto di costa; i due sono arrivati lì per caso e senza meta e quello che li attende – via via che si avvicinano a un fortino abbandonato – è una strana avventura, come se fossero attratti in una atmosfera misteriosa e perturbante che diminuisce quando si allontanano dall’edificio. Tornati a casa, vengono a sapere che il luogo è stato teatro – tempo prima – di un fatto di cronaca nera. Questa e altre circostanze si collegano fra loro – come i relitti sulla spiaggia – dando la loro impronta alla data del 20 luglio, una giornata trovata, nel tempo.

Dicono del libro

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27 Giugno | 27 Juin

27 giugno 2024

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Une fin d’après-midi radieuse. Un soleil presque sirupeux dans les rues paisibles de la Rive Gauche. Et partout, sur les visages, dans les mille bruits familiers de la rue, de la joie de vivre.
Il y a des jours ainsi, où l’existence est moins quotidienne et où les passants, sur les trottoirs, les tramways et les autos semblent jouer leur rôle dans une féerie.
C’était le 27 juin. Quand Maigret arriva à la poterne de la Santé, le factionnaire attendri regardait un petit chat blanc qui jouait avec le chien de la crémière.
Il doit y avoir des jours aussi où les pavés sont plus sonores. Les pas de Maigret résonnèrent dans la cour immense

Georges Simenon, La guinguette à deux sous, 1931 |

Un tardo pomeriggio radioso. Un sole quasi languido nelle strade tranquille della Rive Gauche. E ovunque la gioia di vivere, sui visi, nei mille rumori familiari della strada. 
Ci sono giorni come questo, in cui l’esistenza è meno banale, e i passanti sui marciapiedi, i tram e le auto sembrano uscire da una fiaba.
Era il 27 giugno. Quando Maigret arrivò alla postierla della Santé, la guardia osservava intenerita un gattino bianco che giocava con il cane della lattaia.
E ci sono giorni in cui anche il selciato dev’essere più sonoro. I passi di Maigret risuonarono nell’immenso cortile

Georges Simenon, La balera da due soldi, 1931, tr. it. E. Vicari, Adelphi e-book 2012

Come spesso accade nelle storie del commissario Maigret, l’atmosfera della giornata è una cornice in cui tutti gli eventi narrati si dispongono, sia i crimini che vengono commessi, sia la vita simultanea della città e soprattutto le mosse, i pensieri, i tragitti dello stesso commissario. Il 27 giugno – un giorno di luce straordinaria, che contrasta con il luogo in cui si dirige – Maigret varca la porta della prigione per incontrare il condannato a morte Jean Lenoir, per il quale quel 27 giugno è l’ultimo giorno. Ma l’incontro fra i due è anche l’ingresso in un’altra storia, accaduta anni prima e segnata da altre date da ricostruire, mentre l’estate si fa più calda e Maigret rimanda le ferie in campagna di giorno in giorno.

 

Dicono del libro

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