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Dick, future, futuro, paradossi del tempo, tempo, Time
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He had reached the end of the house. A washing machine, mop hanging from a rack, package of Dash soap, a stack of magazine and newspapers. Reaching into the stack he dragged out a handful, dropping them, opening them at random. The date on a newspaper made him stop searching: he stood holding it. May 10, 1997. Almost forty years in the future. His eyes took in the headlines.Meaningless jumbo of isolated trivia: a murder, bond issue to raise funds for parking lots, death of famous scientist, revolt in Argentina. And, near the bottom, the headline: Venusian ore deposits object of dispute
Philip K. Dick, Time is out of Joint, 1959
Era arrivato al termine della casa. Una lavatrice, uno spazzolone appeso a un gancio, un fustino di Dash, una pila di riviste e giornali.
Pescando nel mucchio, ne tirò su qualcuna e l’aprì a caso.
La data di un giornale gli fece interrompere la ricerca; restò lì a fissarla.
10 maggio 1997.
Quasi quarant’anni nel futuro. Scorse i titoli. Un miscuglio insignificante di banalità senza relazione tra loro: un assassinio, un’emissione di buoni del tesoro finalizzata alla raccolta di fondi per la costruzione di aree di parcheggio, la morte di un famoso scienziato, una rivolta in Argentina. E, in taglio basso, un altro titolo: Contesi i giacimenti minerari di Venere.
Philip K. Dick, Tempo fuori luogo, 1959, tr. it. G. Pannofino, Sellerio, Palermo, 1999, pp. 194-95
In una cittadina americana, in un periodo che somiglia alla fine degli anni Cinquanta, le giornate di Ragle Gumm trascorrono in una routine stressante: entro la fine di ogni pomeriggio deve inviare la soluzione di un gioco a premi indetto da un giornale, per rimanere così in cima alla classifica dei solutori. Grazie al suo intuito e a un complesso sistema di calcolo, Ragle riesce a indovinare, con minimi errori, in quale zona di una mappa quadrettata apparirà l’omino verde del gioco. È un gioco. O almeno così sembra, fino a quando alcuni indizi fanno dubitare Ragle e la sua famiglia che la normalità della loro vita quotidiana (compreso il concorso a premi) sia autentica. Dettagli fuori posto, brevi allucinazioni, elenchi telefonici anacronistici. Quando Ragle si imbatte nella copia del giornale datato 10 maggio 1997, comincia ad avvicinarsi a una spiegazione di quello che sta accadendo (sulla terra e non solo) e in cui lui – con il suo talento per la decrittazione – ha un ruolo centrale.
Dicono del libro
Dicono del libro
“In Tempo fuori luogo, pubblicato nel 1959, secondo romanzo scritto da Dick, irrompono con forza alcuni temi che rimarranno in seguito angosciosamente presenti in tutta la sua opera. L’ambiente di una piccola città di provincia statunitense – una delle tante Peyton Place che affollavano la letteratura popolare di quegli anni – è descritto nella sua esasperante routine fino a quando alcuni particolari non cominciano ad apparire al protagonista ‘ fuori luogo’ come se si aprisse una serie di falle nella realtà”
(A. Barbato, dal risvolto di copertina dell’ed. Sellerio, op. cit.)
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De Franchi, fantastico, giorno rubato, paradossi del tempo
Giorni che si ripetono uguali a loop, giorni saltati dai cambi di calendari, giorni spariti: fra le tante immaginazioni artistiche che riguardano la scansione quotidiana del tempo, va citato il romanzo di Marco De Franchi, Il giorno rubato. Edito nella collana “Fantastico italiano” della casa editrice La lepre edizioni, Il giorno rubato narra la storia di una detection nel campo del mistero, memore – per le atmosfere romane – del Segno del comando, un celebre sceneggiato prodotto dalla Rai nei primi anni Settanta.
“La trama si sviluppa in presa diretta” – si legge nella scheda del libro nel sito dell’editore – “attraverso il racconto in prima persona dello scrittore e studioso di storie soprannaturali Valerio Malerba, che si imbatte casualmente in una scoperta incredibile: c’è un giorno, nella storia recente dell’uomo, che nessuno ricorda o ha vissuto. È il 13 marzo 2007 e solo in apparenza si tratta di un giorno come tanti altri: se viene cercato in Internet non si ottiene alcun risultato (…) A quella data corrispondono solo pagine vuote, sul web come nei registri di stato civile, nei diari, nelle agende private: il 13 marzo 2007 nessuno è nato o morto, si è sposato o ha divorziato, ha organizzato un incontro o intrapreso un viaggio.Quel giorno è come scomparso: il 13 marzo 2007, semplicemente, assurdamente, non è mai esistito”. La ricerca intorno a questa interruzione della sequenza dei giorni porta il protagonista in contatto con presenze occulte e minacciose, riti arcaici e paradossi scientifici.
Perché proprio il 13 marzo del 2007? In un’intervista De Franchi risponde che la scelta è caduta su quella data proprio per il suo risultare un giorno come un altro, non troppo affollato di avvenimenti, registrazioni e memorie. (a. s.)