Il 23 settembre 2016 – al Museo Macro di Roma – ha avuto luogo #TempoinVerso, uno degli appuntamenti partecipativi che hanno accompagnato la mostra Dall’Oggi al Domani. 24 ore nell’arte contemporanea, allestita dal 29 aprile al 2 ottobre 2016 presso la Sala Bianca del Museo di via Nizza.
#TempoinVerso. Interferenze poetiche a regola d’arte – questo il titolo completo dell’evento – è un itinerario di connessioni tra alcune delle opere in mostra, tutte dedicate al Tempo, e una scelta di poesie, tratte dall’antologia Dare tempo al tempo. Variazioni sul tema nella poesia italiana del Novecento (Giulio Perrone Editore, 2016, qui recensione nel blog), a cura di Alma Gattinoni e Giorgio Marchini, con prefazione dello scrittore e critico Paolo di Paolo, che ha condotto con Antonella Sbrilli il pomeriggio al Macro.
Tempo è forse una delle parole più importanti e ricorrenti nel linguaggio dell’uomo. Non è forse vero che ogni nostra azione (o progetto) è tesa ad esorcizzare l’angoscia dell’impermanenza delle cose? Con questa riflessione dei curatori del volume ha avuto inizio il gioco di accostamenti, dove la parola gioco sottolinea l’importanza dell’elemento creativo attraverso il quale, liberandosi dalle rigide griglie del reale, si accede a quella dimensione dello spazio-tempo dove l’immaginazione e la fantasia generano nuove connessioni prima non individuate.
Una decina di poesie, selezionate dai curatori fra le 130 raccolte nell’antologia (in un ordine alfabetico che va da Accrocca a Zeichen) sono state avvicinate ad altrettante opere in mostra, fra cui le fotografie quotidiane di Roman Opalka, le sequenze di date di Hanne Darboven, il diario del XX secolo di Daniela Comani, i calendari di Alighiero Boetti: questo artista fa da trait-d’union fra la mostra (il cui titolo è una delle frasi di 16 lettere fatte ricamare da lui) e l’antologia di Gattinoni e Marchini, il cui titolo è anch’esso una frase sul tempo scelta da Boetti per uno dei suoi quadrati magici.
A questo link – 2016-settembre-23-macro-interferenze-poetiche – è scaricabile la presentazione in pdf, con tutti gli accostamenti proposti.
Le letture, nel pomeriggio del 23 settembre, sono state fatte dai curatori del volume, da Paolo di Paolo e dagli ospiti.
Gabriella Palli Baroni ha introdotto e letto la poesia di Attilio Bertolucci Gli anni (da Lettere da casa, 1951), dove risalta – casualità – un’atmosfera settembrina di primo autunno.
Claudio Damiani ha letto una sua poesia tratta dalla raccolta Attorno al Fuoco (2006), accostata – per l’occasione – all’opera di Enrico Benetta, una grande clessidra in cui lo scorrere della sabbia è sostituito dal coagularsi di caratteri bodoniani, lettere e cifre che raddensandosi alle due estremità opposte della struttura protendono l’una verso l’altra senza mai raggiungersi (qui la recensione dell’opera sul blog).
Gabriella Sica ha letto 8 marzo, tratta dalla sua raccolta Poesie Familiari (2001) e stavolta l’opera accostata era Compleanno, di Bertozzi e Casoni. La scultura in ceramica policroma dei due artisti cristallizza il tempo nei resti di una festa: nella torta di un compleanno trascorso è inserito un teschio di animale, nel vuoto di una fetta di dolce mancante, che lascia in bocca l’amaro sapore di un presagio di morte. Sica stessa introduce la poesia sottolineando la strana coincidenza dell’opera di Bertozzi e Casoni con il suo testo, composto proprio nell’ultimo compleanno di suo padre.
In questa rete di emergenze e di coincidenze, la serendipity ha voluto che l’accostamento conclusivo mettesse vicini una intensa poesia di Vito Riviello, Tempo a pensare, da Apparizioni, e un’opera verbo-visiva di Lamberto Pignotti, una conversazione fra angeli musicanti, in cui si legge: «Perché dobbiamo fare proponimenti proprio il 1° gennaio? Cosa c’è di male nel 16 maggio o nel 23 settembre?».
L’incontro si conclude con un invito ai presenti a ricercare altre interferenze che colgano – nei mezzi delle arti visive e in quelli della parola – gli aspetti elusivi del tempo, restituendoli all’esperienza percettiva di chi guarda e ascolta.
«Questa piazza è un orologio vasto / una macchina accordata / che si misura lenta nel tempo. / È un bosco pietrificato / una scogliera, / la meridiana muta della mente.»
Valerio Magrelli, Ora serrata Retinae – Rima Palpebralis
Sara Fiorelli