Tagli del tempo, di Martina Maggi
Tagli del tempo. Invito a una classificazione
Da un secondo a un milione di anni, dal più breve intervallo dell’attenzione a un tempo che supera l’immaginazione umana. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento (senza contare le incursioni futuriste), alle esperienze più recenti, è possibile rinvenire opere – performance, azioni e tracce di azioni, video e installazioni – che si svolgono in tagli di tempo definiti o che alludono a porzioni e intervalli di tempo nel loro titolo o nel loro procedimento. Si può addirittura organizzare un catalogo di opere seguendo questi riferimenti, in ordine crescente. Si tratta di un catalogo denso e affollato, che può occupare decine di pagine e caselle, dove alcune opere possono occupare più posti nella classificazione . Si propone di seguito un primo elenco, con i primi “tagli” di tempo:
Secondi:
Appena un secondo dura la “performative action” dell’artista australiana Sara Morawetz, dal titolo 61/60, svoltasi dalle 19:59:59 alle 20:00 del 30 giugno 2015 a Times Square, New York.
11 secondi è il tempo in cui si accende una volta all’anno la Lampada Annuale di Alighiero Boetti, ideata nel 1966.
Fra un secondo e undici secondi, si cercano opere per riempire le caselle.
Minuti:
Un minuto è la durata del video dell’artista scozzese Katie Paterson, Ancient Darkness TV, trasmesso dalle 23:59 alle 00:00 del 22 novembre 2009 dalla MNN di New York, che mostra il punto più lontano dell’universo conosciuto.
Saltando i due e i tre minuti, si arriva a 4’33’’, titolo e durata della composizione in tre movimenti del compositore statunitense John Cage, del 1952, che ci invita all’ascolto del silenzio.
5’20’’ è la durata del video Il Tempo Consuma, 1978, del regista, musicista e pittore italiano Michele Sambin, che muovendosi come un metronomo umano ci ricorda che “Il tempo consuma le immagini, il tempo consuma i suoni”.
L’artista francese Claude Closky ci regala i suoi venti minuti preferiti nella videoinstallazione Mes 20 Minutes Préférées del 1993, un elenco video dello scorrere di determinati minuti su un orologio digitale.
Ore:
Un’ora dura la camminata circolare nel Dartmoor dell’artista inglese Richard Long del 1984, One Hour, e sempre un’ora è la durata dell’azione compiuta tracciando una linea continua sulla neve con una motoslitta dall’artista statunitense Dennis Oppenheim documentata nella fotografia One Hour Run del 1968.
L’artista statunitense Spencer Finch nel 2007 misura il vento al lago Walden Pond, in Massachusetts, e lo riproduce con 44 ventilatori in 2 Hours 2 Minutes 2 Seconds (Wind At Walden Pond, March 12, 2007).
L’artista spagnolo Santiago Sierra, a Città del Guatemala nell’agosto del 2009, paga 100 quetzal (10€) ciascuno alle otto persone disposte a rimanere sedute all’interno di una scatola di cartone per quattro ore nella performative action 8 Personas Remuneradas Para Permanecer en el Interior de Cajas de Cartòn.
Reading Position for Second Degree Burn del 1970 è la documentazione fotografica dell’artista statunitense Dennis Oppenheim delle 5 ore da lui trascorse a Jones Beach, New York, per ottenere un’ustione di secondo grado.
Giorni:
Un giorno di 24 ore dura l’opera dell’artista statunitense Christian Marclay del 2010, The Clock, un vero e proprio film-orologio ottenuto grazie al montaggio di frammenti di pellicole in cui sono visibili orologi che segnano il minuto esatto in cui vengono proiettati.
E sempre ventiquattro ore è la durata della videoinstallazione dello scozzese Douglas Gordon, 24 Hours Psycho, che nel 1993 prende il classico film di Hitchcock Psycho e ne estende la durata da 109 minuti a ventiquattro ore.
L’artista statunitense Chris Burden nel 1971 si fa chiudere in un armadietto scolastico per cinque giorni, ciò che ne scaturisce è Five Day Locker Piece una delle azioni più controverse dell’artista.
Three Stones è l’opera del giovane artista finlandese Antti Laitinen del 2004, che riporta alla luce ed espone tre pietre trovate, una dopo sette minuti di scavo, una dopo sette ore e l’ultima dopo sette giorni.
Mesi:
L’artista francese Annette Messager, per l’opera Petite Pratique Magique Quotidienne Pendant le Mois de Mai 1973, ogni giorno per un mese crea un disegno con l’inchiostro, alla maniera dei test di Rorschach. Ogni immagine scaturita è casuale e inaspettata e i 31 disegni e testi formano il diario delle esperienze, reali e immaginate, del mese di maggio del 1973.
Un mese risalta nell’opera di Hanne Darboven, è il Marzo 1974.
92 sono i giorni che l’artista parigina Sophie Calle ha impiegato per riprendersi dalla fine di un amore, 3 i mesi di viaggio da Parigi al Giappone e ritorno, documentati con foto e testi e rielaborati quasi 20 anni dopo nell’opera Douleur Exquise, 1984-2003.
Anni:
Sono molti i progetti artistici che hanno durata un anno, a partire dal calendario visivo di Luigi Ghirri che con Infinito del 1974 ci presenta 365 foto del cielo diurno disposte in griglia senza ordine preciso.
L’arte si intreccia con la vita nei progetti annuali dell’artista statunitense, nato a Taiwan, Thechieng Hsieh, che ad esempio in One Year Performance – No Art Pièce, 1984-1985, per un anno se ne priva.
Nel 2009 Spencer Finch rende omaggio alla poetessa americana Emily Dickinson. Nell’installazione 366 (Emily Dickinson’s Miraculous Year) 366 candele colorate disposte a spirale bruciano una ogni 24 ore per richiamare i 366 poemi scritti in 365 giorni dalla poetessa nel 1862.
L’artista polacco Roman Opalka nel 1965 dà via al progetto OPALKA 1965/1-∞, con il quale intende registrare e documentare l’inesorabile scorrere del tempo, senza ripetizioni ne ritorno, annotando su grandi tele grigie ogni numero da 1 ad infinito per 46 anni, fino al 06 agosto 2011, giorno della sua morte.
Secoli:
Un secolo di eventi storici viene condensato in un anno ideale e narrato in prima persona dall’artista italiana Daniela Comani che allo scoccare del nuovo millennio realizza l’opera Ich War’s. Tagebuch 1900-1999 (Sono Stata Io).
Un secolo servirà per portare a compimento il progetto Future Library dell’artista scozzese Katie Paterson, che nel 2014 ha fatto piantare una foresta di 1000 alberi in Norvegia che verranno tagliati per fornire la carta per stampare 100 libri.
Millenni:
Non nella durata ma nel titolo l’artista inglese Damien Hirst ci spinge a considerare la temporaneità della vita con la sua istallazione A Thousand Years, 1990, in cui l’artista mette in scena il ciclo di nascita, vita e morte all’interno di una grande teca di vetro.
L’artista giapponese On Kawara nel 1969 realizza due opere correlate One Million Years (Past) e One Million Years (Future), due volumi contenenti ogni anno che precede e segue l’anno in cui l’opera viene concepita fino ad arrivare ad un milione di anni nel passato e un milione di anni nel futuro.
Martina Maggi – Tagli del Tempo