Enrico Benetta, fra lettere e tempo
“È molto diverso misurare il tempo con l’acqua, il fuoco o la luce” scrive Ernst Jünger nel Libro dell’orologio a polvere, ricordando anche che i primi costruttori di clessidre appartennero probabilmente alla corporazione dei fabbri. C’è un’opera dell’artista veneto Enrico Benetta che conferma e arricchisce la raccolta di geroglifici del tempo di Jünger: Tempo sospeso ha la forma di una grande clessidra, con un’incastellatura cilindrica costituita da quattro sostegni alti due metri fissati su due dischi dal diametro di 85 cm. Due coni di lettere in acciaio cor-ten, fissate ai due dischi, alludono con la loro forma alle ampolle della clessidra, divise simmetricamente da una strozzatura centrale, che dà all’insieme la forma reversibile, e continuamente rovesciabile, di un otto. Nella clessidra di Benetta non c’è il vetro e neanche la sabbia. L’ingombro delle ampolle e la materia che dovrebbe riempirle è costituita dai caratteri tipografici disegnati nel ‘700 dal tipografo Giambattista Bodoni. I caratteri sono sagomati dall’artista-fabbro nel cor-ten, un acciaio arricchito di atomi di rame che danno al materiale il segno visivo del passare del tempo: la coloritura della ruggine senza il suo effetto corrosivo. E sono disposti in modo da creare la metafora visiva del gocciolare dall’alto e dell’accumularsi in basso, con un assottigliamento al centro, in cui è visibile – come una congiunzione – una E maiuscola. Se nella clessidra sono i granelli di sabbia setacciata (o di polvere ottenuta dalla macinazione di diversi metalli) a colare dal basso verso l’alto, qui sono lettere dell’alfabeto: unità atomiche, costituenti di base di tutte le parole, materia prima del linguaggio. Sono loro – con i grovigli e le catene delle loro combinazioni – a segnare il tempo e insieme a sospenderlo, come fa da sempre la lettura.
L’opera di Benetta (ne esiste anche una versione alta più di 6 metri) è stata esposta nel 2012 nel Museo Bodoniano di Parma insieme a installazioni autoportanti e composizioni polimateriche, tutte basate sui caratteri del grande tipografo. Fra queste, anche un Libro del tempo, 2011. E il tempo è un motivo di riflessione, già nel titolo, anche nella mostra L’attesa… La Tempesta (Castelfranco Veneto, fino al 7 gennaio 2013), che indaga “lo spazio temporale fra il lampo e il tuono”, partendo dal celebre quadro di Giorgione .
Viene da chiedere seguendo quali segnali l’artista assembli i caratteri, con quale frequenza ricorrano vocali e consonanti, e se emergano significati più o meno volontari nei percorsi non lineari delle opere, nei cui titoli non è raro trovare giochi di parole. Del resto l’anagramma del nome di Enrico Benetta, in un dialogo ideale con le sue opere, è: “beate in cor-ten”.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)
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