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Kesten, Ortese, ritorno
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Un giorno, il 18 luglio 1936, un uomo dalla barba rossa, con cappello e bastone, passava su un asino bianco per le vie di Guernica. Era mezzogiorno e, barcollando dal caldo, l’uomo si fermò in piazza proprio davanti alla nostra casa, superbo su quell’asino come un imperatore e, come fanno i bovari in montagna, emise un lungo grido: “Eloheee!”. Noi bambini accorremmo dal giardino e giù dalle scale e attraverso l’atrio dal magico tetto di vetro azzurro dove i quattro più piccoli giocavano al Paradiso terrestre (…) Tutto il periodo agitato dal 18 luglio al 26 aprile mi risuona nella memoria col continuo riso squillante dello zio Pablo”
Hermann Kesten, I ragazzi di Guernica, 1939, tr. it. E. Pocar, Giunti 1983, p. 20
Carlos Espinosa, uno dei sette figli del farmacista della città di Guernica, racconta la storia della sua famiglia, segnata dall’intreccio dei destini del padre, rimasto nella città basca, e dell’avventuroso zio Pablo che, dopo anni di viaggi, torna a Guernica nell’estate 1936. Il 18 luglio lo zio fa la sua comparsa, in mezzo ai giochi dei ragazzi, mentre intorno comincia quella che sarà la guerra civile spagnola. Le vicende domestiche e familiari precipitano nel disordine, nell’inquietudine e infine nella tragedia del 26 aprile del 1937, quando l’aviazione tedesca bombarderà la città, decimando anche la famiglia Espinosa. Carlos sarà uno dei pochi sopravvissuti, destinato a raccontare, mantenendo la memoria delle date di quella guerra, perché “il tempo è troppo grande. Non ha tempo per noi”.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Guernica, città basca, 1937. La marea della guerra civile risale lungo la Spagna, ma i cannoni sono ancora lontani; eppure le relazioni tra la gente hanno già preso a cambiare, le ostilità politiche si mescolano con le antipatie personali, gli odi e le vendette antichi riaffiorano col pretesto delle fazioni e dei partiti. E giorno dopo giorno le certezze quotidiane si sgretolano, la paura si insinua e diffonde. È così per tutti, anche per la famiglia del farmacista Espinosa: padre, madre e sette figli tra bambini e adolescenti.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Giunti, op. cit.)
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Guernica, Joyce, Kesten, Lucarelli
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Il sole splendeva su Guernica come una fiamma. Era il 26 aprile, non dimentichi la data, e correva l’anno 1937 dopo Cristo
Hermann Kesten, I ragazzi di Guernica, 1939, tr. it. E. Pocar, Giunti 1983
Carlos Espinosa, uno dei sette figli del farmacista della città di Guernica, racconta la storia della sua famiglia, segnata dall’intreccio dei destini del padre, rimasto nella città basca, e dell’avventuroso zio Pablo che, dopo anni di viaggi, torna a Guernica nell’estate del 1936. Le vicende domestiche e familiari si legano a quelle della Guerra civile e precipitano infine nella tragedia del 26 aprile del 1937, quando l’aviazione tedesca bombarda la città, decimando anche la famiglia Espinosa. Carlos sarà uno dei pochi sopravvissuti, destinato a raccontare, mantenendo la memoria delle date di quella guerra, perché “i tempo è troppo grande. Non ha tempo per noi”.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Guernica, città basca, 1937. La marea della guerra civile risale lungo la Spagna. Le certezze quotidiane si sgretolano, la paura si insinua e si diffonde. Arrivano i tedeschi. I ragazzi di Guernica è un’opera che, tra sprazzi di assoluta visionarietà e momenti di sofferta riflessione, mantiene vivi gli orrori di una tragedia indimenticabile. Il romanzo è preceduto da un’introduzione di Thomas Mann, gesto di partecipazione civile ancor prima che letteraria, e viene qui riproposto nella classica traduzione di Ervino Pocar, indimenticabile voce italiana di tanta letteratura tedesca.”