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date, Dostoevskij, Kafka, scambio di date
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Era il tre luglio. C’erano un’afa e una calura insopportabili. A Velciàninov era capitata una giornata fastidiosissima; tutta la mattina aveva dovuto girare a piedi o in vettura, e in prospettiva c’era la necessità imprescindibile di far visita quella sera stessa a un signore di cui aveva bisogno, uomo d’affari e consigliere di stato, nella sua villa, da qualche parte sul Fiumicello Nero, e coglierlo in casa di sorpresa. Dopo le cinque Velciàninov entrò finalmente in un ristorante (molto dubbio, ma francese), sul Nevskij prospékt presso il ponte della Polizia, sedette nel suo solito angolo al suo tavolino e chiese il suo pranzo quotidiano
Fiodor Dostoevskij, L’eterno marito, 1870, tr. it. A. Polledro, Mondadori 1989, p. 10
È il 3 luglio di un anno dell’Ottocento, quando ha inizio la vicenda di Velciàninov, che invece di partire per la villeggiatura, decide di restare a Pietroburgo per stare dietro a una causa. È un uomo sui quarant’anni, soffre d’insonnia e da qualche tempo ha l’impressione di essere seguito. Lo aspetta in effetti l’incontro con il marito di una sua ex amante e con una bambina di otto anni, Liza, forse la figlia avuta da quella relazione. Preso da questa rivelazione e dalle sue conseguenze, Velciàninov dimentica “perfino il tempo”, in quel luglio afoso trascorso in città.
Dicono del libro
Dicono del libro
“L’eterno marito è una delle pochissime opere, forse l’unica, in cui Dostoevskij abbia descritto l’abisso, il ‘sottosuolo’ dell’ordinario, l’abiezione del quotidiano. Velciàninov non è che un ‘piccolo peccatore’, un uomo qualunque; non è spinto da passioni stragrandi, da volontà titaniche; è un non-diverso”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)
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Kafka
Franz Kafka era nato a Praga il 3 luglio del 1883 e sarebbe morto il 3 giugno del 1924.
Raramente, nei suoi scritti, fa riferimento a giorni del calendario, di più alle ore, alle stagioni o ai mesi (“marzo stava ormai per finire” quando Gregor Samsa esala l’estremo respiro). Ma la data del suo compleanno, il 3 luglio, risalta solitaria nel Castello, il romanzo incompiuto pubblicato postumo nel 1926. “Quel fatale 3 luglio” (Calasso, K.) è anche protagonista di un curioso episodio in una delle traduzioni italiane del romanzo.
La vicenda del Castello si svolge in giornate invernali, durante le quali il protagonista K., giunto al villaggio fra nebbie e nevi, cerca conferma della sua nomina ad agrimensore. Il 3 luglio compare nel resoconto – che viene fatto a K. – di un episodio accaduto tre anni prima, durante la Festa dei Pompieri. In quell’occasione una delle ragazze del villaggio, Amalia, è caduta in disgrazia insieme a tutta la sua famiglia. Con indosso una blusa di pizzi e una collana di granati di Boemia, Amalia aveva attratto l’attenzione di un funzionario del Castello, l’appartato Sortini, da non confondere con il collega Sordini. Dopo la festa, questo Sortini aveva fatto recapitare ad Amalia un invito oltraggioso a raggiungerlo all’Albergo dei Signori. Il rifiuto di Amalia, che straccia la lettera, precipita pian piano la famiglia in un disperato isolamento. Tutto questo è accaduto tre anni prima – racconta a K. la sorella di Amalia, Olga – il tre di luglio: “Es war am dritten Juli”. Il 3 luglio, la data di nascita di Kafka, è incastonata in una storia all’interno della storia, nella storia di un nucleo familiare, di un incontro impari e fatale, delle sue inarrestabili conseguenze nel tempo, per tutti.
Nell’edizione italiana del Castello apparsa nei Romanzi per i Meridiani Mondadori (1969, ed. cons. 1998, p. 767) così come nel volume edito nella collana Oscar (1979, ed. cons. 1994, p. 204), questa data incorre in una modifica: non il 3 luglio – vi si legge – ma il 3 giugno. Un cambio di consonante trasforma Juli in Juni (un cambio di consonante l’aveva proposto lo stesso Kafka poche righe prima, presentando i due funzionari distinti solo dalla diversa dentale del cognome, Sordini/Sortini).
Ma passando da luglio a giugno, quella versione italiana passa anche dalla data di nascita di Kafka a quella che – nel 1924, dopo due anni dalla stesura del Castello – sarebbe stata la data della sua morte, il 3 giugno, in un cortocircuito lapidario fra una stessa cifra e due mesi contigui.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)
Il tema è ripreso nell’articolo Lapsus kafkiano (“L’Espresso” n. 26, 4 luglio 2013, p. 143) di Stefano Bartezzaghi, a cui si deve l’anagramma: Giorno 3 di luglio = lo dirò il 3 giugno.