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Oggi
Fogazzaro, Goya, memoria, ritorno
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Finalmente, voltando e rivoltando per ogni verso lo specchietto, s’avvide di qualche segno tracciato a punta di diamante sul vetro. Erano lettere e cifre segnate da una mano incerta. Con paziente attenzione Marina arrivò a leggere la seguente laconica scritta:
“Io – 2 MAGGIO 1802”
Parve a Marina che una luce lontana e fioca sorgesse nell’anima sua. 1802! Non viveva in quel tempo al Palazzo la infelice prigioniera, la pazza della leggenda? Forse era lei. Quel guanto, quei capelli erano reliquie sue. Ma nascoste da chi? Marina, quasi senza sapere che si facesse, afferrò il libro di preghiere e ne sfogliò le pagine. Ne cade un foglio ripiegato, tutto, tutto coperto di caratteri giallognoli, sbiaditissimi e vi legge:
2 maggio 1802
PER RICORDARMI. Ch’io mi ricordi, nel nome di Dio! Altrimenti perché rinascere?
Antonio Fogazzaro, Malombra, 1881, Mondadori 1992, p.93
Dopo che la sua famiglia è andata in rovina, la giovane Marina di Malombra vive nella villa sul lago dello zio, in una camera che è stata abitata da un’antenata, Cecilia, su cui si narrano leggende sinistre. Tutta concentrata sulla sua interiorità, nell’atmosfera solitaria del luogo, Marina comincia ad avere l’impressione di avere già vissuto delle situazioni che le accadono finché non trova, nella sua camera, uno specchietto con una data e una lettera. Nello scritto Cecilia, molti anni prima – un due di maggio – ha lasciato un messaggio diretto a chi, leggendolo nel futuro, avrebbe ricordato (o creduto di ricordare) la sua vita precedente.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Una sera in fondo al cassetto del suo secrétaire, Marina di Malombra scorge in un libro di preghiere un foglio sbiadito. ‘Qualunque sia il tuo nome’ vi sta scritto ‘tu che hai ritrovato e leggi queste parole, conosci in te l’anima mia infelice. Avanti di nascere hai sofferto tanto, tanto… col nome di Cecilia.’ Cecilia è un’antenata di Marina, reclusa dal marito per espiare una colpa d’amore. Sull’onda di un’ossessione che a poco a poco la travolge, Marina crede di riconoscere nello zio con cui vive la reincarnazione del marito di Cecilia e in un giovane scrittore, Corrado Silla, quella dell’antico amante.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)
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Oggi
cambiamenti, Goya, tempo, Yourcenar
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Verso il tre di maggio, in un giorno di polvere bionda e di luce tenera, abbandonammo malinconicamente Kratowice ormai impossibile da difendere, con il suo triste parco destinato a divenire di lì a poco un campo sportivo per gli operai sovietici, e la sua foresta devastata dove fino ai primi anni della guerra si aggiravano ancora gli unici branchi di buoi selvatici sopravvissuti dai tempi preistorici
Marguerite Yourcenar, Il colpo di grazia, 1939, tr. it. M. L. Spaziani, Feltrinelli, 1984, p. 107
Nella regione baltica, in un luogo a cui viene dato il nome di Kratowice, negli anni successivi alla rivoluzione russa, si svolge la storia di Eric, soldato tedesco, del suo amico fraterno Corrado e di Sofia, sorella di quest’ultimo. Mentre si combatte per il controllo di territori di confine, contesi fra un regime e l’altro, si consuma anche la storia dell’attrazione fra Sofia ed Eric, la voce che racconta ciò che è accaduto. Mentre la vicenda si avvia alla conclusione, il giorno di maggio sembra mostrare – come attraverso un velo di polvere dorata – il passato lontano e il futuro prossimo di quel luogo amato e conteso.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Scritto tra Capri e Sorrento nel 1938 e pubblicato alla vigilia del secondo conflitto mondiale, Il colpo di grazia evoca un episodio di guerra civile avvenuto in Curlandia all’epoca dei putsch tedeschi contro il regime bolscevico, intorno al 1919-21 (…) Romanzo di sottile, sconcertante ambiguità, Il colpo di grazia chiama il lettore a collaborare per sottrarre gli avvenimenti narrati da Eric von Lhomond, e specialmente l’immagine ch’egli propone di sé, a una deformazione che s’inscrive interamente nei rapporti complicati dell’amore e dell’odio”.
(dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)