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Oggi
De Amicis, inizi, primo giorno di scuola
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Ottobre. Il primo giorno di scuola. 17, lunedì.
Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna! Mia madre mi condusse questa mattina nella sezione Baretti a farmi iscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s’accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta
Edmondo De Amicis, Cuore, 1886, ed. cons.Rizzoli, 1978, p.49
Nel 1881, nella scuola di Torino raccontata nel libro Cuore, le lezioni cominciano il 17 ottobre, dopo tre mesi di vacanza. Enrico – il protagonista – mentre sale nella sua nuova classe al primo piano, ripensa ai boschi e alle montagne dove ha passato l’estate; rivede i compagni e il vecchio maestro della seconda, si accorge addirittura che il direttore ha la barba un po’ più bianca dell’anno prima. Alle dieci sono tutti in classe, lui e i suoi cinquantatré compagni, con il nuovo insegnante di terza, alto e serio. “Ecco il primo giorno” – pensa Enrico – ” Ancora nove mesi. Quanti lavori, quanti esami mensili, quante fatiche!”.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Il libro di De Amicis confessatamente si divide in tre serie alternate, distinte anche per diversità di caratteri tipografici: vicende di una classe terza (secondo la numerazione odierna, quarta) di una scuola elementare (allora pare si dicesse ‘sezione’) di Torino durante l’anno scolastico 1881-’82, narrate da un alunno a guisa di diario, in caratteri ordinari; i racconti dettati mensilmente dal maestro, in corpo maggiore; lettere dei genitori e della sorella maggiore allo storico medesimo (e insieme autobiografo), Enrico, in corsivo”.
(Dall’introduzione di G. Pasquali all’ed. Rizzoli, op. cit.)
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Oggi
Bontempelli, compleanno, Corto Maltese, De Amicis, segno del Cancro
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Addio
Luglio 10, lunedì
Al tocco ci trovammo tutti per l’ultima volta alla scuola a sentire i risultati degli esami e a pigliare i libretti di promozione. La strada era affollata di parenti, che avevano invaso anche il camerone, e molti erano entrati nelle classi , pigiandosi fino accanto al tavolino del maestro: nella nostra riempivano tutto lo spazio fra il muro e i primi banchi. C’era il padre di Garrone, la madre di Derossi, il fabbro Precossi, Coretti, la signora Nelli, l’erbaiola, il padre del muratorino, il padre di Stardi, molti altri che non avevo mai visti; e si sentiva da tutte le parti un bisbiglio, un brulichìo, che pareva d’essere in una piazza. Entrò il maestro: si fece un grande silenzio. Aveva in mano l’elenco e cominciò a leggere subito
Edmondo De Amicis, Cuore, 1886, ed. cons.Rizzoli, 1978, p. 421
L’anno scolastico raccontato nel libro Cuore e ambientato in una scuola elementare torinese è quello del 1881-82: è cominciato il 17 ottobre con la presentazione del maestro e dei compagni del narratore, Enrico, ed è proseguito con i resoconti delle vicende avvenute in classe e fuori, le lettere dei genitori e della sorella, i commoventi (e crudeli) racconti mensili, mentre regnava re Umberto e moriva Garibaldi. L’anno scolastico – e il libro – si concludono alla data del 10 luglio, quando il maestro legge i voti degli esami e hanno inizio i tre mesi di vacanza che passeranno “come un sogno”.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Cuore uscì a Milano nel 1886, e, non a caso, il 15 ottobre, primo giorno di lezioni, quell’anno, nelle scuole elementari italiane. Il De Amicis avrebbe voluto aspettare qualche settimana, per evitare che l’uscita del libro coincidesse con giornate distratte dalle prime cure scolastiche e nel momento in cui babbi e mamme erano oberati dalle spese dei libri di testo. Ma Emilio Treves pazientava da troppo tempo e non volle perdere nemmeno un giorno. L’attesa non era, del resto, soltanto sua: Cuore era già stato annunciato anni prima, fin dal ’78, in tutti i periodici della casa editrice milanese, e la curiosità era grande”.
(Dalla Nota biografica e storia del testo di E. Barelli nell’ed. Rizzoli, op. cit.)
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