Nel corso di un corso sul Tempo: la timeline di Massimo Adario
Nessun giorno senza una linea, nessuna lezione senza un appunto: si possono prendere appunti in tanti modi, rincorrendo frasi sul filo dell’ascolto, disegnando schemi o nuvole di parole, tracciando frecce che uniscono isole di concetti, disegnando pensieri e forme.
L’architetto Massimo Adario, in veste di allievo del mio corso di Storia dell’arte contemporanea alla Sapienza (Arte e tempo, anno accademico 2015-2016), ha voluto visualizzare un anno di studio – da ottobre a giugno – in una formidabile timeline che riporta, giorno dopo giorno, le lezioni impartite durante il corso, collegate alle visite a mostre, ai post di questo blog sul tempo, agli incontri artistici avvenuti durante quel periodo.
Il risultato è questo: 4 metri e 70 centimetri di stampa che concentrano e svolgono nello spazio un tempo, con i suoi strati sovrapposti, successivi e contestuali, con i ritorni e gli anticipi, le incursioni, gli incisi.
Diario di Massimo Adario -PDF-
Una timeline che è anche un un diario: è questo infatti il titolo che Massimo Adario dà al suo lavoro Diario 12.10.2015 / 06.06.2016.
Se il lungo nastro pieno di immagini, di date e di link è per l’autore un diario, per chi ha tenuto o seguito il corso ha il valore di uno strumento di memoria: le foto con didascalia, messe in fila lungo la sequenza delle giornate e collegate da linee tratteggiate funzionano da classici “luoghi” in cui andare a recuperare i ricordi di informazioni ascoltate e di esperienza fatte in quelle date.
Ma oltre alla qualità diaristica e mnemonica, questa timeline offre direzioni di lettura anche a chi non sappia molto dell’argomento trattato, cioè l’interpretazione del tempo da parte degli artisti contemporanei. E lo fa grazie alla forma di visualizzazione scelta dall’autore, al modo in cui le informazioni sono localizzate, rese contigue e parlanti.
Anche a non sapere che l’artista giapponese On Kawara ha dipinto le date o che il polacco Roman Opalka ha riempito tele di numeri progressivi, colpisce la loro vicinanza (nelle lezioni di novembre 2015), e il collegamento (non importa chi l’abbia suggerito) con il codice che scorre in una schermata del film Matrix.
In un altro punto della timeline, le griglie regolari – in cui artisti come Hanne Darboven e Gerhard Richter hanno riversato la varietà della storia – sono messe accanto alle opere di artisti minimal e collegate dall’autore alle opere architettoniche di Herzog & De Meuron e di Ai Wei Wei, opere – come scrive Adario – “in cui il Tempo è parte integrante”.
Contiguità, coincidenze, collegamenti si addensano in certe porzioni della timeline, si diradano in altre, aprono porte verso direzioni diverse, tornano lungo la linea diritta, alternando e mescolando qualità dello spazio e del tempo, della memoria e della vista, del ragionamento e dell’intuizione.
Antonella Sbrilli (@asbrilli)