31 Agosto

31 agosto 2024

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Il 31 agosto, sabato, in casa Rostov tutto era sottosopra. Tutte le porte erano spalancate, tutti i mobili portati fuori o spostati, specchi e quadri tolti dalle pareti. Nelle camere c’erano ovunque bauli, mucchi di paglia, carta da imballaggio e corde. I contadini e i domestici che trasportavano la roba camminavano a passi pesanti sul parquet. In cortile si ammassavano i carri dei contadini, alcuni già stracarichi e legati, altri ancora vuoti

Lev Tolstoj, Guerra e pace, 1867-69, tr. it.P. Zveteremich, ed. cons. Garzanti, 1985, vol. III, p. 1283

Dopo la battaglia di Borodino, le truppe di Napoleone stanno avanzando verso Mosca e la città è “in subbuglio e in movimento”. Fra notizie incerte, voci e dicerie, gli abitanti si preparano a lasciare le loro dimore. Anche in casa dei Rostov, una delle famiglie di cui si raccontano le vicende in Guerra e pace, ci si prepara alla partenza, imballando porcellane, cristallerie, vestiti e caricando i carri. È il 31 agosto, secondo il calendario giuliano ancora in uso nella Russia ortodossa, e la battaglia di Borodino– sempre secondo questo computo del tempo – è avvenuta il 26 agosto. Per i paesi cattolici che avevano attuato la riforma del calendario di Papa Gregorio XIII, la battaglia cade il giorno 7 settembre 1812. E l’ultimo giorno che i Rostov trascorrono nella loro casa, è contemporaneamente il 12 settembre e il 31 agosto del 1812.

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28 Luglio | 28 de julio

28 luglio 2024

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De las funestas consecuencias que puede traer la creencia de que el 28 de julio llega el 28 de julio.¡ Isaac había convencido a su hermano Julio que el 28 de julio debía celebrarse el 28 de julio! Julio Carbajal dudaba.
– Estamos en diciembre de 2192, Isaac. Huarautambo se prepara para la Navidad. El mismo padre Chasàn arma un nacimiento en la iglesia de Yanahuanca.
Isaac consultò un calendario de la antigüedad.
– Estamos en julio de 1962. Dentro de quince días se celebrará la independencia. ¡Tú festeja en 28 el 28!

Manuel Scorza, Cantar de Agapito Robles (cantar quatro), 1977

Delle funeste conseguenze che può comportare il convincimento che il 28 luglio cada il 28 luglio.
Isaac aveva convinto suo fratello Julio che il 28 luglio doveva essere festeggiato il 28 luglio! Julio Carbajal esitava. 
“Siamo nel dicembre 2192, Isaac. Huarautambo si prepara per il Natale. Lo stesso padre Chasán sta organizzando un presepio nella chiesa di Yanahuanca.”
Isaac consultò un calendario dell’antichità.
“Siamo nel luglio 1962. Fra quindici giorni si celebra l’indipendenza. Tu festeggia il 28 il 28!”

Manuel Scorza, Cantare di Agapito Robles, 1977, tr. it. A. Morino, ed. cons. Feltrinelli, 1983, p. 98

Durante la tirannia del giudice Montenegro, nella regione peruviana di Huanuco, anche il tempo è stato modificato. I mesi hanno durata variabile, i giorni vanno avanti e indietro secondo l’arbitrio del tiranno, per cui l’anno della vicenda, il 1962, è diventato il 2192. E il mese di luglio, nel quale ricorre l’indipendenza del Perù – 28 luglio 1821 – è diventato periodo natalizio. Mentre l’indio leggendario Agapito Robles prepara la rivolta, i due fratelli Carbajal – uno dei quali è maestro di scuola – consultano un calendario gregoriano, precedente quello imposto dalla dittatura, e con coraggio decidono di festeggiare l’anniversario dell’indipendenza nel giorno in cui cade, il 28 di luglio. Ci vorranno molte lotte per spodestare il tiranno Montenegro e riportare anche il tempo nei suoi binari, ridando a mesi e giorni i nomi consueti e alle date la loro storia.

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11 Luglio

11 luglio 2024

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Ai primi di luglio si diffusero, a Mosca, voci sempre più allarmanti sull’andamento della guerra: si parlava del proclama dell’imperatore al popolo, dell’arrivo a Mosca dal fronte del sovrano in persona. Ma siccome fino all’11 luglio non erano giunti né il manifesto né il proclama, su di essi e sulla situazione della Russia correvano voci esagerate. Si diceva che l’imperatore partiva perché l’esercito era in pericolo; che Smolensk era stata abbandonata, che Napoleone aveva un milione di soldati e che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare la Russia.
L’11 luglio, un sabato, giunse il manifesto

Lev Tolstoj, Guerra e pace, 1867-69, tr. it. P. Zveteremich, ed. cons. Garzanti 1985, III, p. 995

Nel giugno del 1812, Napoleone con il suo esercito ha varcato i confini dell’impero russo, mentre lo zar Alessandro è a Vilnius. È l’inizio della guerra, le cui cause – argomenta Tolstoj – formano una catena lunghissima e intricata e i cui effetti saranno altrettanti complessi per la vita dei singoli e dei popoli, la cui storia è narrata nelle migliaia di pagine di Guerra e pace. Appena Napoleone varca la frontiera, ha inizio uno scambio di messaggi diplomatici, che non riesce a fermare la guerra. A Mosca si attendono notizie e intanto viene luglio, per il calendario gregoriano, in vigore in gran parte dei paesi europei dalla fine del ‘500, e per il calendario giuliano, ancora in uso nella Russia zarista, con uno scarto di una decina di giorni. L’11 luglio è un giorno dell’anno 1812, l’anno della cometa, la cui estate fu ”caratterizzata da continui nubifragi” e dallo spostamento di masse di uomini da occidente a oriente, dalla Francia a Mosca, che avrebbe sopportato un incendio e visto la ritirata delle truppe francesi.

 

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5 Luglio | Cinq Juillet

5 luglio 2024

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Quoi qu’il en soit, nos gens trouvèrent cela si petit, qu’ils craignirent de n’y pas trouver de quoi coucher, et ils passèrent leur chemin comme deux voyageurs qui dédaignent un mauvais cabaret de village, et poussent jusqu’à la ville voisine. Mais le Sirien et son compagnon se repentirent bientôt. Ils allèrent long-temps, et ne trouvèrent rien. Enfin ils aperçurent une petite lueur, c’était la terre; cela fit pitié à des gens qui venaient de Jupiter. Cependant, de peur de se repentir une seconde fois, ils résolurent de débarquer. Ils passèrent sur la queue de la comète, et, trouvant une aurore boréale toute prête, ils se mirent dedans, et arrivèrent à terre sur le bord septentrional de la mer Baltique, le cinq juillet mil sept cent trente-sept, nouveau style.

Voltaire, Micromegas, 1752

 

Comunque sia, i nostri trovarono il posto così piccolo che temettero di non trovarvi da dormire, e andarono oltre come due viaggiatori che disdegnano una cattiva locanda di villaggio e si spingono fino alla città più vicina. Ma il Siriano e il suo compagno se ne pentirono presto. Camminarono a lungo senza trovare nulla. Alla fine scorsero un lumicino; era la terra: roba da far pena a gente che veniva da Giove. Tuttavia, per paura di doversi pentire per la seconda volta, risolsero di sbarcare. Passarono sulla coda della cometa e, trovando un’aurora boreale pronta, ci entrarono dentro, e arrivarono sulla terra dal bordo settentrionale del mar Baltico, il cinque luglio millesettecentotrentasette, nuovo stile

Voltaire, Micromega, 1752, tr. it. M. Moneti in Candido, Zadig, Micromega, L’ingenuo, Garzanti 1973, ed. cons. 2012 e-book

In questo racconto fantastico di Voltaire, il protagonista è uno scienziato di proporzioni gigantesche, di nome Micromega, abitante di un pianeta che gira intorno alla stella Sirio. Bandito dal suo paese a causa di una pubblicazione non gradita alle autorità, è partito per un viaggio stellare. Su Saturno, pianeta molto più piccolo di quello da cui proviene, ha conversato con un filosofo del posto, confrontando le idee sulla natura e sulla durata della vita. Insieme proseguono il viaggio, saltando dagli anelli di Saturno alle sue lune, da una cometa ai satelliti di Giove, da Marte a un minuscolo pianeta, la Terra, con abitanti quasi invisibili. Percorrendo un’aurora boreale sulle coste del mar Baltico, sbarcano su questa piccola palla “che gira intorno al sole in modo maldestro”, in un giorno che – secondo il calendario – è il 5 di luglio del 1737.

 

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6 Gennaio

6 gennaio 2024

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L’inverno terminò quell’anno sotto il segno di una congiuntura astronomica particolarmente favorevole. I pronostici colorati del calendario fiorivano in rosso sulla neve ai bordi dei mattini. Il rosso fiammeggiante delle domeniche e delle feste gettava il suo riflesso su metà della settimana, e quei giorni bruciavano a freddo in un fuoco falso, di paglia, i cuori illusi battevano per un attimo più in fretta, accecati da quel rosso annunciatore, che non annunciava niente ed era solo un allarme prematuro, una finzione colorata del calendario dipinta in vivace cinabro sulla copertina della settimana. A partire dall’Epifania, sedevamo ogni notte alla bianca parata del tavolo risplendente di calendari e di argenti, facendo solitari senza fine.

Bruno SchulzLa cometa, 1938, Kometatr. it. A. Vivanti Salmon, in Le botteghe color cannellaEinaudi, Torino, 2001, p. 281

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“Il punto di partenza della fantasia visionaria di Bruno Schulz è l’affollata e disordinata bottega di stoffe del padre: un vecchietto-demiurgo che sconvolge in modo imprevedibile tutte le regole della fisica e della ragione. Jacob si arrampica come un ragnetto per gli scaffali, inseguendo i ragni; elabora arzigogolate cosmogonie interpretando a modo suo i segni del cielo; si circonda di specie bizzarre e variopinte di volatili, diventando anche lui una sorta di feroce condor; si trasforma in pompiere con tanto di divisa rosso fiammante e alamari d’oro… Metamorfosi, travestimenti, viaggi nello spazio e nel tempo (basta come pretesto, ad esempio, un vecchio album di francobolli) si accavallano con l’ausilio di una lingua poetica scoppiettante di metafore. Scettico sulle possibilità di conoscenza umana, Schulz aveva dato libero sfogo alla fantasia e alla «mitizzazione» della realtà. Nell’infinita varietà dei suoi aspetti, l’opera di Schulz ha una sua unitarietà. I racconti, assieme ai disegni, costituiscono un Libro: una sorta di Bibbia dell’infanzia perduta”.
(Dalla postfazione di F. M. Cataluccio, ed Einaudi)

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19 Maggio

19 maggio 2023

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Erano calendari molto comuni, di quelli con i paesaggi che certi bottegai regalano ai clienti per Natale. Intorno a molte date si ammassavano appunti sbiaditi in una sorta di stenografia domestica che mi fu impossibile decifrare, e ogni giorno del mese era coperto dalla sua bella X. Sette anni erano stati cancellati in quel modo. Le X si interrompevano il diciannove di maggio, dieci giorni prima della morte di mia madre, piùo meno quando dalla fattoria, mi avevano portato in città a casa di mia zia. Mi pareva che neppure Iddio, avvolgendo la terra nelle tenebre e assicurando al creato il sonno ristoratore, avesse dimostrato maggiore autorità e controllo sul finire del giorno di quanto la marcia inesorabile delle X di mia madre sembrasse proclamare nel corso di quegli anni

John McGahern, Il pornografo, 1979, tr. it. S. Basso, Einaudi 1994, pp.203-4

Nel momento in cui il protagonista della storia – un giovane irlandese che per mestiere scrive racconti pornografici – si trova a riflettere sul tempo, la vicenda narrata è quasi al termine.  La zia con cui è cresciuto sta per morire; la ragazza con cui ha una relazione, relazione che vorrebbe chiudere, è incinta. Il pensiero va al mucchio di calendari trovati in casa alla morte della madre, che cancellava con una X tutti i giorni trascorsi, e a un calendario in particolare, in cui la sequenza arriva fino alla data del 19 maggio. È il grafico della marcia inesorabile del tempo, che ha portato “ciascuno di noi al punto in cui eravamo, ora e per sempre”. 

 

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La coerenza del tempo: Letizia Cariello

Nella sua pagina Instagram, l’artista Letizia Cariello accoglie con una scelta di immagini legate alla sua ricerca sul tempo: dettagli delle sue opere – fra cui spicca la serie dedicata ai calendari -, scorci di natura, incontri, letture significative. Gli hashtag che accompagnano le immagini sono selezionati con cura:  #dayafterday, #nulladiesinelinea,#listentotime e molti altri che raccontano nella forma della scrittura breve quello che le opere fanno con le loro materie e le loro forme.
Laureata in Storia dell’arte all’Università di Milano e in Pittura all’Accademia di Brera, docente di Disegno anatomico nella stessa Accademia, Letizia Cariello – come si legge nel suo sito – “intende intercettare la coerenza del tempo”, cercando di renderne percettibili le tracce. Il filo rosso, con cui lega oggetti quotidiani e trapunta fotografie è una delle espressioni di questo intento.

Così come la scrittura dei calendari, forme circolari riempite fittamente e ritmicamente di lettere e numeri, date sintetizzate in un codice alfanumerico personale che attira chi guarda nel cerchio ottico di una lingua da decifrare.
Artista dalle letture raffinate e multidisciplinari, votata alla riflessione, Letizia Cariello spiega con grande efficacia l’impulso alla creazione dei suoi calendari con un esempio: quando viene nominato un giorno nel futuro, lei inizia a cercarlo perché quel giorno non c’è ancora; entità inafferrabile e ansiogena, la porzione di futuro diventa addomesticabile nel momento in cui l’artista costruisce con le date un ponte nel tempo.
Ecco qui la sua spiegazione in un video dal titolo I calendari compulsivi.

A questo indirizzo il sito dell’artista e la sua  pagina Instagram

(as)

Foglietti di tempo a Montevideo

“Camminando per le strade di Montevideo il 31 dicembre, sono stata sorpresa da una pioggia di foglietti che, come piccoli fuochi d’artificio, sbocciavano da diversi palazzi istituzionali”,  racconta Sara De Chiara, storica dell’arte in viaggio in Uruguay.  “Sono riuscita a catturare il lancio dal palazzo della presidenza della repubblica e a capire la natura dei foglietti: calendari spezzettati, pagine di agende strappate, un vero e proprio azzeramento dell’anno agli sgoccioli”. 
È un’usanza della capitale dello stato sudamericano,  riportata anche nelle guide turistiche, quella che accompagna il passaggio da un anno all’altro.  Il 31 dicembre, dai palazzi del centro, una pioggia bianca di foglietti di carta ricade sulle strade, si ammucchia ai bordi dei marciapiedi, si disperde sul selciato. Chi si avvicina ai foglietti, si accorge che si tratta di pagine di agende e calendari, lanciati fuori delle finestre degli uffici, in un rito che – al netto del disagio della ripulitura delle strade – mantiene un valore simbolico eloquente. E non stupisce che il rito si affacci letteralmente dalle finestre nella terra di Eduardo Galeano (1940-2015), l’autore  che ha saputo raccontare il tempo e le sue misure, oscillando fra narrazione lunga e frammento, pagine e foglietti (Bocas del tiempo). 

 

 

 

Il tempo in tasca: al Museo della Figurina

I calendari portatili: c’è chi li considerava oggetti trascurabili e chi invece ne era attratto fortemente. C’è chi li collezionava e chi li gettava via terminato l’anno a cui erano collegati. C’è chi ormai non li usa proprio più, delegando il registro dei giorni alla funzione calendariale di telefoni e palmari. 
Ma c’è stata un’epoca – a partire dal 1900, lungo i decenni dell’art déco – in cui i calendari tascabili (in un versione arricchita di colori e odori) hanno popolato la vita quotidiana di tante persone, soprattutto di sesso maschile, poiché – come testimoniano memorie, diari, racconti e collezioni – era nella bottega del barbiere che questi oggetti si trovavano.
Piccoli almanacchi in forma di libriccino di 12 o 16 facciate, in cui ogni mese dell’anno era illustrato con figure femminili, scene e dettagli di vita elegante e spensierata, nello stile armonioso dell’epoca d’oro della decorazione grafica e litografica.

Dal 15 settembre 2017 , fino al 18 febbraio 2018, a Modena, nel Museo della Figurina, una mostra permette di vederne dei magnifici esemplari, realizzati da artisti di talento – fra cui De Bellis, Codognato, Umberto Brunelleschi (e molti altri recuperati dalla ricerca), attivi nella prima metà del XX secolo nel campo dell’illustrazione e dell’immagine riprodotta.
L’arte in tasca. Calendarietti, réclame e grafica 1920-1940 è il titolo di questa esposizione, curata da Giacomo Lanzilotta, che usa il “calendarietto del barbiere” come bussola di un percorso espositivo articolato sui temi che il piccolo oggetto interseca: la fisionomia di un gusto e le sue tracce figurative, cinematografiche e letterarie, il fascino per l’esotico, il ruolo della seduzione nella réclame, la profumeria. 


Piccolo per estensione e per considerazione, ma carico di una sua forza immaginifica, il calendarietto del barbiere si presentava infatti profumato con essenze reclamizzate all’interno. 
In quello della profumeria milanese Sirio – illustrato da Costantino Grondano nel 1922 – è la fragranza di acacia a dare al calendario quello che, con termine ora un po’ desueto, è chiamato l’olezzo. 
Il profumo esalta le immagini, aggiunge dimensioni impalpabili alle scene, trasforma il piccolo oggetto cartaceo in un dispositivo sinestetico che apre l’accesso alla memoria e all’immaginazione di chi viene in contatto con esso. Il profumo, collegato al luogo (il salone del barbiere)  e alla funzione di questi oggetti (sorta di proto-gadget pubblicitari) è un elemento interessante anche in relazione al tempo. Dall’esperienza olfattiva narrata da Marcel Proust al principio della Ricerca del tempo perduto, alle recenti considerazioni di Carlo Rovelli e Bjung-Chul Han, l’olfatto emerge come veicolo di un viaggio nella memoria che schiude alla coscienza “ampi spazi di tempo”.
In modo empirico e commerciale, ammiccante e leggero, i calendarietti del barbiere alludevano anch’essi all’odore del tempo, accostando la griglia dei giorni dell’anno nuovo alla linea libera delle forme, alla seduttività dei colori e all’effetto conturbante dei profumi.  

La mostra, prodotta in occasione del festivalfilosofia 2017 (Modena, Carpi, Sassuolo 15-17 settembre), prevede anche dei percorsi olfattivi.
Il catalogo con testi di Giacomo Lanzilotta e Maurizio De Paoli, riccamente illustrato e denso di collegamenti e informazioni inedite, è pubblicato da Franco Cosimo Panini.
Info sul sito funzionalissimo del Museo della Figurina di Modena.

Antonella Sbrilli @asbrilli

#AnnosuMisura: disegnare il tempo con Bernacca

Un gioco, un concorso, un invito a disegnare il tempo, in attesa del 2017: quest’anno Diconodioggi vuole attendere l’anno nuovo assieme ai suoi lettori, proponendo un gioco che collega insieme tradizione, creatività e partecipazione. Lo spunto prende l’avvio dai calendari che Paolo Bernacca, illustratore e grafico, crea da ormai quasi trent’anni. I calendari di Bernacca sono esercizi di poesia grafico-visiva sui numeri, sulla forma delle date e sull’andamento dei mesi, e a partire all’8 dicembre 2016 (la data in cui, piaccia o  non piaccia, si iniziano gli addobbi), li presentiamo quotidianamente, aprendo – come in un calendario dell’avvento – la “finestrella virtuale” della pagina Facebook di Dicono di oggi.

COME SI GIOCA

bernacca-2017Ogni anno dunque Bernacca dedica un calendario all’anno nuovo, scegliendo un’immagine che rappresenti graficamente (con analogia benaugurante) le ultime cifre della data. Gli ori del sette di denari, due bicchieri sovrapposti, due punti e una virgola, una faccia del dado, una coppia di ciliegie, e così via. Ad esempio il 2013 pesca la sua immagine dal gioco del biliardo: la palla con la cifra rappresenta anche lo zero e i dodici mesi si dispongono in una carambola che allude al tempo e al gioco; mentre il 2014 è un metro che misura un tempo tra reale e immaginario, oggettivo e personale.
Quello del 2017 è un elegante arabesco verde che sembra fiorire dalla punta del pennino (per vederne una GIF animata, ecco il link).

Sull’esempio di questi calendari d’autore, l’invito è quello di creare una personale interpretazione grafica del proprio anno di nascita, o di un anno particolarmente significativo, e postarla con l’hashtag #AnnosuMisura scegliendo il canale social preferito (sulla pagina di Dicono di oggi o su Twitter e Instagram taggando @diconodioggi) entro il 20 dicembre 2016.
L’opera migliore, che risulterà dal voto congiunto dei like della community e dal giudizio dello stesso Paolo Bernacca, riceverà in premio il calendario 2017 dell’artista.

CHI È PAOLO BERNACCA

L’illustratore romano Paolo Bernacca è un autore poliedrico, che gioca con le immagini e i suoi supporti. Ogni decennio della sua carriera è caratterizzato da una cifra stilistica:

gli anni Ottanta sono caratterizzati dalla serie dei Pannelli astratti che giocano con l’impaginazione e il colore. Derivano la loro struttura dalla cultura e dall’attività grafica di Paolo Bernacca, maturata in decenni di lavoro: lo spazio delle tavole è organizzato sapientemente per accogliere le pennellate di colori timbrici, con i loro ritmi ricorrenti;
gli anni Novanta vedono l’elaborazione dei Fari, serie che nasce dalla passione dell’autore per il mare e la vela e offre un catalogo di variazioni sul tema. Con gli stessi colori timbrici dei Pannelli astratti, con lo stesso occhio grafico che ora impagina il paesaggio di costa e l’architettura, Bernacca realizza decine di vedute con punti di vista anomali, aggiungendo, nella serie dei Fari scritti, un elemento narrativo e letterario;

dal 2000 in poi si dedica alla serie Pagine salate dove è la sintesi grafica a dare il carattere all’opera: l’autore riconosce nelle schegge di legno dei profili di paesaggio marino e le assembla per ottenere vedute che sono insieme di due e tre dimensioni. I colori, a differenza che nei Fari e nei Pannelli astratti, diventano morbidi e tonali, in sintonia con le sfumature del legno;

dal 2012 si concentra sulla serie Sketch: negli schizzi realizzati dal vero, Paolo Bernacca riprende la grande tradizione classica del disegno su carta da spolvero, giocando a togliere luce con i segni neri e ad aggiungerla con il bianco del pennarello Uniposca. Le opere sono realizzate velocemente durante gli SketchCrawl, uscite di gruppo in cerca di punti di vista originali su luoghi storici di Roma e dintorni, fra interni ed esterni;

calendari: dal 1988 in avanti

Da quasi trent’anni, Paolo Bernacca preannuncia l’anno nuovo con un calendario sempre diverso, inventando metafore visuali che riecheggiano la forma delle cifre dell’anno. Sono esercizi di poesia visiva sui numeri e sull’andamento dei mesi, che interpretano graficamente il tempo, con immagini e composizioni di buon augurio.

Buon Anno Patafisico 142

L’8 settembre del 1873, nasceva a Laval (Mayenne) lo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry (1873-1907). A lui si deve l’elaborazione del “personaggio prodigioso” di Ubu – che fa la sua comparsa nella rappresentazione teatrale Ubu Roi del 1896 – e della Patafisica, la scienza delle soluzioni immaginarie, delle eccezioni, delle infinite interpretazioni.
Dissacrante e paradossale, la forza di Ubu cresce nel tempo e dà origine al College de ‘Pataphysique di Francia nel 1948, all’Institutum Patafisicum Mediolanense nel 1964 e via via ad altre filiazioni, fra le quali anche il Collage de ‘Pataphysique.

Almanach illustré du Père Ubu, 1900

Ispirandosi ai calendari che compaiono nell’Almanach illustré du Père Ubu, in cui le festività e i nomi dei santi sono reinterpretati (e l’8 settembre è la Nativité du Père Ubu), il College de Pataphysique in Francia realizza un Calendario Patafisico Perpetuo, composto di 13 mesi e fissa l’inizio dell’Era Patafisica a partire dalla data di nascita di Jarry.
L’8 settembre è il capodanno di questa nuova scansione del tempo che ha inizio nel mese chiamato Absolu – Assoluto. Secondo questo calendario, l’8 settembre 2014 (volgare) corrisponde all’anno patafisico 142.

Il calendario patafisico nel sito del College de pataphysique e la versione italiana nel sito del Collage de Pataphysique curato da Tania Lorandi. 

Antonella Sbrilli (@asbrilli)