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Oggi
Boito, mattina, storia
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Una mattina calda, affannosa, il 26 del giugno, capitarono le prime notizie di una battaglia orribile: l’Austria era disfatta, diecimila morti, ventimila feriti, le bandiere perdute, Verona ancora nostra, ma vicina a cedere, come le altre fortezze, all’impeto infernale degli Italiani.
Mio marito era in villa, e doveva starci una settimana. Suonai con furia; la cameriera non veniva; tornai a suonare; si presentò all’uscio il domestico.
“Dormite tutti? maledetti poltroni. Fammi venire subito il cocchiere, ma subito, intendi?”
Qualche minuto dopo entrò Giacomo sbigottito, abbottonandosi la livrea.
“Da qui a Verona quante miglia ci sono?”
Camillo Boito, Senso, 1883, in Senso Storielle vane, Garzanti, 1990, pp. 359-60
La giovane e seducente contessa Livia, sposata a un uomo molto più anziano di lei, racconta nel suo diario (“lo scartafaccio segreto”) l’adulterio commesso con un ufficiale dell’esercito austriaco, Remigio Ruz. Sullo sfondo della guerra italo – austriaca del 1866, fra Venezia, Trento e Verona, si consuma la relazione della donna con il tenente, basata sull’interesse, da parte di lui, al denaro con cui pagare i vizi e l’esonero dalla vita militare. Il 26 giugno è il giorno fatale della vicenda, nel quale Livia, arrivate le notizie di una terribile battaglia (la data è prossima a quella della battaglia di Custoza, vinta dagli Austriaci, con ingenti perdite da entrambe le parti), decide di recarsi di sorpresa dall’amante a Verona. Trovatolo con un’altra donna, ricambia la sua slealtà con una denuncia ai superiori, segnandone così la fine, in poche ore di quel giugno afoso.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Mai pubblicato in rivista, Senso chiude il secondo volume delle novelle, edito nel 1883. Posto a conclusione della raccolta (come sarà poi Il maestro di Setticlavio), Senso appare come uno dei racconti meglio strutturati di Boito e tra quelli che hanno avuto maggiore fortuna. Certo non estranea al suo successo la riduzione cinematografica del 1954, per la regia di Visconti. La vicenda narrata da Boito è storia comune: una passione a finale drammatico nel topico binomio di amore e morte.”
(dal Profilo a c. di R. Bertazzoli nell’ed. Garzanti, op. cit.)
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Oggi
Balzac, Boito, James, Pasqua
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She came back by the last of March from Egypt and Greece and made another stay in Rome. A few days after her arrival Gilbert Osmond descended from Florence and remained three weeks, during which the fact of her being with his old friend Madame Merle, in whose house she had gone to lodge, made it virtually inevitable that he should see her every day
Henry James, The Portrait of a Lady, 1881
Tornò alla fine di marzo dall’Egitto e dalla Grecia, e fece un’altra sosta a Roma. Pochi giorni dopo il suo arrivo, Gilbert Osmond vi discese da Firenze, per trattenersi tre settimane, durante le quali il fatto he ella stava con la comune amica Madame Merle, presso la quale era andata ad alloggiare, rese praticamente inevitabile che si vedessero tutti i giorni
Henry James, Ritratto di signora, 1881, tr. it. B. Boffito Serra, Rizzoli, 1998
Dicono del libro
“Un’avventura psicologica, morale ed estetica: il viaggio da Albany, piccolo paese del New England, a Firenze, città dell’arte e della bellezza, alla ricerca di un’esistenza felice, di una vita perfetta da ricamare sulla rozza tela del tempo e della storia. Dal paradiso del nuovo e ancora troppo ingenuo continente americano verso un’Europa matura e seducente, in cui l’incantevole protagonista Isabel Archer rischia di perdersi, vittima di un’ossessione che la rende docile, passiva e soffocata nelle oscure trame del desiderio e dell’inganno”. (dalla scheda del libro sul sito ibs)
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Oggi
Balzac, Boito, data, Dostoevskij. vigilia
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“Comunque, in definitiva, è la storia di come non mi sono sposato!”
“Sposato!… Moglie!… Polzunkov voleva sposarsi!!”
“Vi confesso che muoio dalla voglia di vedere Madame Polzunkov!”
“Permettete che mi interessi sapere il nome di colei che stava per diventare Madame Polzunkov” pigolò un giovanotto, fattosi largo tra la folla.
“Ed ora il primo capitolo, signori: erano esattamente sei anni fa, in primavera, il 31 di marzo – notate la data, signori – , la vigilia…
“Del primo aprile!” urlò il giovanotto con la prefettizia.
“Che intuito eccezionale. Era sera. Sul capoluogo distrettuale di N. si addensavano le prime ombre del tramonto, la luna tentava di fare capolino e… tutto il resto! Ed ecco che al tardo tramonto anch’io, pian pianino, faccio capolino da un piccolo
appartamento dopo essermi congedato dalla mia riservata, defunta nonna
Fëdor Dostoevskij, Polzunkov, 1847, tr. it.A. Pasteris, in Racconti, Mondadori, 1991, p. 165
Una storia di equivoci e di inganni ha inizio la sera del 31 marzo, quando Polzunkov, dopo aver cercato di ricattare il suo superiore Fedosej Nikolaic, viene irretito da questi e dalla sua famiglia. Promesso in matrimonio alla figlia, coinvolto nel risanamento dei conti, vedrà sfumare tutti i piani, fra il 31 marzo e il primo di aprile, giorno degli scherzi e anche dei pentimenti.
Dicono del libro
Dicono del libro
“Quando Dostoevskij si entusiasmò per le idee del socialismo contemporaneo (1847-1848), scrisse un ciclo di quattro racconti collegati tra loro: essi hanno in comune il tema del matrimonio e, in parte, i due protagonisti principali. La prima rappresentazione del matrimonio, che corrisponde pienamente alla visione critica di Fourier, ossia dell’impossibilità dell’amore in una coppia che desidera solo la realizzazione dei propri egoismi, la troviamo nella descrizione del matrimonio di Fedosej Nikolaic in Polzunkov. Fedosej, la moglie Mar’ja Fominišna e anche la figlia Mar’ja sono uniti da un unico anelito: la conquista dei beni materiali. Attraverso menzogna, lusinga, ricatto arrivano allo scopo. L’amore di Polzunkov crolla infine davanti alla scaltrezza dei futuri suoceri e della fidanzata”
(dall’introduzione di G. Spendel all’ed. Mondadori, op. cit.)