Tutti i venerdì 13 dell’artista Claude Closky
Tutti i venerdì 13 dell’artista Claude Closky
Laura Leuzzi
Contare, enumerare e classificare i giorni – per l’artista francese Claude Closky (Parigi, 1963) – sono una vera e propria mania: da più di vent’anni realizza opere, sotto forma di libretti d’artista, dedicate a questo tema, a partire dal 1991, a cui risalgono Les 365 jours de l’année 1991 classés par ordre chronologique e Les 365 jours de l’année 1991 classés par ordre de taille.
Tra le sue opere più curiose e singolari vi è senz’altro Trois mille quatre cent quinze vendredis 13 (1992), in cui elenca tremila quattrocento quindici “venerdì 13” in ordine cronologico a partire dal “venerdì 13 dicembre 1991” al “venerdì 13 gennaio 1”.
Invertendo la macchina del tempo, l’artista snocciola a ritroso il calendario alla ricerca di un giorno considerato, in particolare nella società americana, “sfortunato”, sino ad arrivare – paradossalmente – addirittura all’anno 1, in cui il calendario gregoriano non era stato ancora introdotto. Dobbiamo inoltre pensare che, secondo le ricerche più accreditate, la nascita della superstizione legata al “Friday 13th” sarebbe relativamente recente e frutto dell’unione di due elementi distintamente considerati sfortunati già nell’antichità: il numero 13 e il giorno di venerdì.
La prima menzione del Venerdì 13 non risalirebbe che al XIX sec. nelle fonti scritte e la sua diffusione a livello popolare sarebbe stata scatenata da un romanzo del 1907 di Thomas W. Lawson intitolato Friday, The Thirteenth.
Un riferimento va fatto anche al brano del compositore Thelonious Monk, Friday the 13th, registrato nel 1953 (segnalazione di Stefano Bartezzaghi).
Ad alcuni, l’opera di Closky potrebbe apparire come un invito a verificare la reale fondatezza della credenza nei macroeventi passati alla storia. D’altronde, anche Dan Brown nel suo Il Codice Da Vinci (2003), ha fatto un’operazione simile: notando che l’arresto dei Templari in Francia era avvenuto venerdì 13 ottobre 1307, sostiene fantasiosamente nel romanzo che la superstizione del venerdì 13 sarebbe da far risalire proprio a quell’avvenimento.
Closky d’altronde sembra amare i paradossi temporali: nel 1994 ha realizzato 8560 nombres qui ne servent pas a donner l’heure in cui elenca altrettanti orari impossibili, esistenti solo nella spazio temporale fantastico dell’artista.
Numerosi sono quindi i filoni che si possono percorrere per interpretare le opere di quest’artista, in cui enumerazione, classificazione, tempo e numeri si intrecciano indissolubilmente. (l.l.)