Oggi 29 novembre. Una cover di Rauschenberg per “Time”
Oggi, 29 novembre. Una cover di Robert Rauschenberg per “Time”
di Angelica Gatto
Per il numero del 29 Novembre del 1976 della rivista “Time” (vol. 108, n. 22), l’artista statunitense Robert Rauschenberg è chiamato a realizzare la copertina. Rauschenberg, la cui inconfondibile firma compare in basso, sceglie e assembla una serie di immagini che mostrano – intorno a lui stesso sorridente – vedute dell’isola di Captiva, in Florida, dove si era trasferito a partire dal 1970, insieme ad alcune sue celebri opere, tra le quali, Bed del 1955, Charlene del 1954, Pilgrim del 1960; la scritta The Joy of Art, rossa
su fascia gialla, attraversa in modo eloquente l’angolo destro della cover. In quell’occasione il critico e collaboratore della rivista, Robert Hughes, da sempre molto legato all’artista e suo grande estimatore, scrive un lungo articolo dal significativo titolo The Most Living Artist. Non è un caso che Rauschenberg sia stato il primo artista, ancora in vita, a comparire sulla copertina di uno dei settimanali di attualità, politica e cultura, più popolari d’America. L’artista ha in più occasioni disegnato copertine di riviste e dischi (Speaking in tongues, disco dei Talking Heads,1983) billboards per gli autobus e poster per le proprie mostre (Gallerie di Leo Castelli e Ileana Sonnabend, Rauschenberg: Hoarfrost series, Dicembre 7-28, 1974), per eventi teatrali e musicali, per pubblicità di film e manifestazioni a carattere sociale e politico (il poster Earth Day, April 22 Poster, 1970), sempre in cerca di nuove soluzioni espressive. Lo stesso Hughes sottolinea in varie occasioni il carattere di molteplicità che fa di Rauschenberg un artista difficilmente inquadrabile entro rigide categorie precostituite, un artista che nel corso della sua lunga carriera (è morto nel maggio del 2008 all’età di 83 anni, continuando a lavorare affiancato dai suoi assistenti) ha saputo rinnovarsi costantemente, sperimentando i media più diversi e rifuggendo il rischio di ripetersi. “L’artista della democrazia americana”, come lo definirà ancora Hughes vent’anni dopo la celebre copertina, l’enfant terrible dal carattere innovativo, non ha timore di contraddire sé stesso, per rinnovarsi costantemente: forse è per questo che il suo nome e quello del poeta americano Walt Whitman vengono accostati, nel segno dell’inesauribile curiosità, della continua scoperta, della capacità di trovare l’epica del quotidiano, la durata del presente, e la gioia dell’arte, The Joy of Art. (a.g.)