Il giardino dei 3 minuti di David Trueba

Un affascinante bosco di clessidre compare nel romanzo Blitz, di David Trueba, il cui indice si presenta come un calendario, con i nomi dei 12 mesi a connotare i 12 capitoli: lo racconta in questo post Sandra Muzzolini.
L’ultimo romanzo dello scrittore spagnolo David Trueba – romanziere ma anche regista, sceneggiatore e giornalista – si intitola Blitz (ed. it. Feltrinelli, 2016) e ha come protagonista un architetto paesaggista di Madrid che all’inizio della storia incontriamo a Monaco di Baviera, dove si trova per presentare un progetto a un concorso internazionale. L’intervento paesaggistico ideato da Beto – questo il nome del protagonista – è un parco per adulti con “panchine dove fermarsi a leggere e riposare negli istanti rubati all’ufficio”. L’idea è quella di “perdersi” in un altro spazio-tempo, sedendo su panchine delimitate da una recinzione che crea una sorta di capsula isolata dall’esterno. L’elemento qualificante ed innovativo del progetto è rappresentato da un “bosco di clessidre, in scala umana” che servono a quantificare il tempo trascorso nel parco, a concedere un tempo di astrazione.
Trueba Muzzolini

“Ecco cosa mi piace delle clessidre” dice il protagonista, “riformulano l’idea di ansia dovuta al trascorrere del tempo e fanno sì che quel processo inevitabile diventi visibile.” Questo è quello che intende dire alla presentazione in veste di architetto, ma poi confessa che più semplicemente “mi piacciono perché indicano il vero senso della vita, e cioè la sottomissione alla legge di gravità, come la sabbia che cade dall’alto in basso nei due bulbi di vetro.” Poiché il tempo di capovolgimento delle clessidre è di tre minuti, il titolo del lavoro di Beto è Giardino dei tre minuti.

Il progetto non viene premiato al concorso ma il motivo della clessidra rimane importante nel romanzo, anche nella definizione dei personaggi. Se a Beto piacciono le clessidre, un altro personaggio le detesta, le trova angoscianti: “La sabbia che cade ti taglia dentro come un coltello.” L’idea delle clessidre viene sviluppata più avanti nella storia sempre in relazione alla professione del protagonista, portandolo alla creazione di oggetti di design di tale forma e persino di una applicazione per smartphone. Lavorando intorno a questo soggetto l’architetto si ritrova anche a fare alcune considerazioni sulle parole che in alcune lingue indicano le clessidre. Osserva che in castigliano e in tedesco si fa riferimento al contenuto – reloj de arena, Sanduhr – mentre in inglese al contenitore, hourglass (accanto a questo termine in inglese sono usati anche sandglass e sand clock); in italiano e in greco ci si rifà invece all’antico  klepsydra che indicava gli orologi ad acqua. Beto trova poi in un’enciclopedia il riferimento all’Allegoria del Buon Governo (c.1340), l’affresco di Ambrogio Lorenzetti in cui una figura femminile coronata con una clessidra in mano simboleggia la temperanza; in realtà non è questa, come egli annota, la prima rappresentazione di una clessidra nell’arte, poiché in un sarcofago romano del IV secolo che rappresenta le nozze di Peleo e Teti si può osservare Morfeo che regge una clessidra.

Un’ultima nota riguarda la scansione temporale della storia, che inizia nei primi giorni di gennaio, in una fredda Monaco con un po’ di neve, e si conclude l’ultima notte dell’anno, a Maiorca, in vista di una cala che i turisti tedeschi chiamano Blitz. I capitoli sono dodici, intitolati semplicemente con i nomi dei dodici mesi, sicché l’indice del romanzo si presenta come un calendario. Piacerà ai “cronomaniaci”.
(#cronomania è l’hashtag di un gioco partecipativo su Twitter, Facebook e Instagram, legato alla mostra Dall’oggi al domani. 24 ore nell’arte contemporanea al Museo Macro di Roma fino al 2 ottobre 2016, in cui – fra l’altro – sono esposte due clessidre d’artista, opere rispettivamente di Mario Ceroli ed Enrico Benetta).

Sandra Muzzolini (@sandra_mzz)

 

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