Donare tempo al tempo: l’antologia di Alma Gattinoni e Giorgio Marchini
È stata la poetessa Wislawa Szymborska a suggerire che il calendario è il libro best-seller per eccellenza, puntuale, di elevata tiratura, umile ed epico al tempo stesso. E proprio con un calendario – un calendario dell’anno nuovo messo in valigia come un talismano – si conclude l’antologia Dare tempo al tempo. Variazioni sul tema nella poesia italiana del Novecento curata da Alma Gattinoni e Giorgio Marchini (Giulio Perrone Editore, 2016).
L’immagine del calendario viene da una poesia di Valentino Zeichen (A Mireille) in cui l’autore ricorda l’uso scaramantico di un calendario all’inizio dell’anno nuovo, come amuleto di “un ricambio / di giorni futuri”. È l’ultima poesia fra quelle scelte dai due curatori per accompagnare i lettori in un vero viaggio nel Tempo, non nel passato o nel futuro, ma nelle parole – molto presenti – con cui la poesia italiana ha cercato di tradurre “il grande enigma del tempo”, catturandolo “con una rete che vorrebbe accerchiarlo e invece si fa sempre più larga, fino ad abbracciare il mondo”.
La poesia di Zeichen è ultima, in questa antologia di centotrenta componimenti di altrettanti autori nati nel XX secolo, perché il cognome del poeta inizia con la Z e conclude la sequenza alfabetica scelta come criterio e ordine di apparizione dei protagonisti. In un’antologia di poesie sul tempo, è escluso l’ordine cronologico, perché il susseguirsi degli anni – di nascita degli autori, di stesura e pubblicazione delle poesie – non è che uno dei possibili segni del tempo, quello della linearità, del prima e del dopo. Il criterio alfabetico – con la possibilità di accedere da un punto qualunque, in una interrogazione quasi ipertestuale – sgancia i testi poetici dalla linea diritta della storia e li sistema invece nei riquadri con le lettere degli alfabetieri, che possiamo spostare a piacere, ricombinare, sistemare – volendo – in quadrati. Non per niente il titolo del libro di Alma e Giorgio si richiama a uno dei quadrati magici di Alighiero Boetti, dove le sedici lettere della frase “Dare tempo al tempo” sono scritte in quattro righe verticali, consentendo variazioni e percorsi imprevisti e personali.
Come bussola per la lettura, c’è il lungo e articolato commento dei curatori, dal titolo Per un alfabeto poetico del tempo, che ripercorre tutte le presenze poetiche dell’antologia e le lega insieme con accortezza, accostando citazioni poetiche e commento in prosa, perché risaltino le rime interne fra un poeta e un altro, i ritorni (di temi, di parole) fra poeti distanti, le felici coincidenze risaltanti dalla contiguità.
Come nell’opera di Boetti evocata dal titolo si leggono, zigzagando dal basso all’alto, le parole “permeato” e “date”, così nell’antologia si incontrano tutte le misure del tempo, insieme – come nota nella prefazione Paolo di Paolo – con i segni del tempo atmosferico. E poi le date, i segnatempo, le sveglie, le memorie sinestetiche, gli avverbi del tempo quotidiano, tutto reso ancora più pregnante dalla sostanza metrica, e dunque temporale, del linguaggio poetico.
A suggello di questa opera rigorosa e accostevole, sta in copertina un collage del grande poeta visivo Jiří Kolář, dal titolo Omaggio all’alfabeto (1990).
Il 23 settembre 2016, nella sala Cinema del Macro di Roma (ore 17-19), presentazione del volume con gli autori, Paolo di Paolo, Claudio Damiani, Gabriella Palli Baroni, Gabriella Sica. Interferenze poetiche a regola d’arte. #TempoinVerso
(Antonella Sbrilli @asbrilli)