Cosa segnano certi orologi
Nel settimo capitolo del libro di Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie, Alice si accorge del buffo orologio del Cappellaio: “Segna il giorno del mese e non segna le ore!”, in inglese “It tells the day of the month, and doesn’t tell what o’clock it is!”.
Allo stupore della bambina, il Cappellaio replica con un paradosso: Perché un orologio dovrebbe segnare le ore? Forse che l’orologio di Alice segna (dice) che anno è? L’anno – risponde a sua volta Alice – dura un sacco di tempo di seguito. Ma non è lo stesso tempo misurato dall’orologio del Cappellaio, ammesso che la parola misurare abbia un senso.
La porta principale da cui si entra nel Paese delle Meraviglie è proprio quella del Tempo, avverte Stefano Bartezzaghi nell’edizione Einaudi 2003, e nell’edizione di Alice annotata dal matematico Martin Gardner (tradotta in italiano da Longanesi nel 1971), i nonsense, le inversioni, gli orologi “strampalati”, le allusioni alle misure del tempo sono messe opportunamente in luce.
Un secolo dopo i paradossi di Lewis Carroll, l’artista Alighiero Boetti – che al tempo e all’impossibilità di misurare ciò che sembra scorrere ha dedicato opere straordinarie – ebbe l’idea di una serie di orologi annuali. Il quadrante riporta – al posto delle cifre delle ore 12, 3, 6, 9 – quelle dell’anno in corso. Il primo di questi orologi fu realizzato da una ditta milanese per il 1977 (Catalogo generale, II, n. 844): i quattro numeri 1, 9, 7, 7 sono posizionati in senso orario, così che la lettura convenzionale dell’orologio da polso è sospesa e sorpresa da questo scambio di misure.
Qualche anno prima, Boetti aveva cominciato a interessarsi allo scambio fra anno e giorni.
“Alla vigilia del 1974, poi sistematicamente all’avvicinarsi di ogni capodanno dal 1978 al 1994”, come racconta Annemarie Sauzeau in Shaman showman, Boetti realizza dei calendari che riportano la cifra dell’anno che sta per arrivare, ottenuta usando i foglietti dei giorni di un calendario a blocchetto, quelli con il numero scritto in rosso su fondo bianco. Dei 365/366 giorni disponibili, ne sono scelti alcuni, con numeri (unità o decine) utili a comporre, a collage, la cifra dell’anno.
Sostituire, condensare, ricombinare: misure temporali di ordine diverso si scambiano di posto, innestandosi una nell’altra, in un Wonderland dove il tempo che – come dice ancora Lewis Carroll – non sopporta di essere battuto, può essere almeno giocato. “A patto di non mettersi contro di lui -cosa che avviene piuttosto spesso – il tempo può far fare agli orologi tutto ciò che gli si chiede” (Catalogo Boetti. Quasi tutto, 2004, alla voce: Tempo) (a.s.)