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Sapevo di essermi innamorato di Lolita per sempre; ma sapevo anche che lei non sarebbe stata per sempre Lolita.Il primo gennaio avrebbe compiuto tredici anni.
Entro un paio d’anni avrebbe cessato di essere una ninfetta e si sarebbe trasformata in una ‘ragazza’, e poi, orrore degli orrori, in una college girl.
La parola ‘per sempre’ si riferiva solo alla mia intima passione, a quell’eterna Lolita che si rifletteva nel mio sangue
Vladimir Nabokov, Lolita, 1955, tr. it. G. Arborio Mella, Adelphi, 1993, p. 86
Chi parla di questo primo gennaio, nel romanzo di Nabokov, è il professor Humbert Humbert. Colto europeo trasferitosi nel New England, vive nella casa della signora Haze, la cui figlia dodicenne, Dolores detta Lolita, è una fanciulla in fiore, immagine perfetta, antichissima e attuale, del desiderio. Quando Humbert Humbert riflette sul compleanno della ragazza, la vicenda è a una svolta. Stanno per accadere dei fatti (il matrimonio con la Haze e la morte di questa) che porteranno Humbert Humbert e Lolita in un viaggio attraverso gli Stati Uniti, fra motel e cittadine sconosciute, sospetti, capricci, perversioni. Intanto Lolita cresce, comincia a frequentare amiche e ragazzi, finché non scappa, realizzando il presentimento di Humbert Humbert sull’inesorabile passaggio di tempo di cui il compleanno è simbolo e soglia.
Dicono del libro
«Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. «Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita». «Dopo trentasei anni, rileggo Lolita di Vladimir Nabokov… Trentasei anni sono moltissimi per un libro. Ma Lolita ha, come allora, un’abbagliante grandezza. Che respiro. Che forza romanzesca. Che potere verbale. Che scintillante alterigia. Che gioco sovrano. Come accade sempre ai grandi libri, Lolita si è spostato nel mio ricordo. Non mi ero accorto che possedesse una così straordinaria suggestione mitica»
Pietro Citati (quarta di copertina Adelphi, op. cit.)
Altre storie che accadono oggi
“… una gran tempesta di neve annunciava a New York il Capodanno del 1949…”
Jack Kerouac, Sulla strada
“… Prima di chiudere gli occhi, vide filtrare dalla finestra il chiarore con cui l’alba del nuovo anno illuminava la sua esistenza…”
Juan José Millás, Laura e Julio
“At 06.27 hours on 1 January 1975, Alfred Archibald Jones was dressed in corduroy”
Zadie Smith, White Teeth (segnalazione di Simone Liuzzi)
“Scusa per i cambi di stagione che vivo ad ogni mese / scusa per la mia felicità ogni primo di gennaio”
Dente, Chiedo
Giacomo Balla, Autoritratto, olio su tavola, 1940
(courtesy E. Gigli)
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Sapevo di essermi innamorato di Lolita per sempre; ma sapevo anche che lei non sarebbe stata per sempre Lolita.Il primo gennaio avrebbe compiuto tredici anni.
Entro un paio d’anni avrebbe cessato di essere una ninfetta e si sarebbe trasformata in una ‘ragazza’, e poi, orrore degli orrori, in una college girl.
La parola ‘per sempre’ si riferiva solo alla mia intima passione, a quell’eterna Lolita che si rifletteva nel mio sangue
Vladimir Nabokov, Lolita, 1955, tr. it. G. Arborio Mella, Adelphi, 1993, p. 86
Chi parla di questo primo gennaio, nel romanzo di Nabokov, è il professor Humbert Humbert. Colto europeo trasferitosi nel New England, vive nella casa della signora Haze, la cui figlia dodicenne, Dolores detta Lolita, è una fanciulla in fiore, immagine perfetta, antichissima e attuale, del desiderio. Quando Humbert Humbert riflette sul compleanno della ragazza, la vicenda è a una svolta. Stanno per accadere dei fatti (il matrimonio con la Haze e la morte di questa) che porteranno Humbert Humbert e Lolita in un viaggio attraverso gli Stati Uniti, fra motel e cittadine sconosciute, sospetti, capricci, perversioni. Intanto Lolita cresce, comincia a frequentare amiche e ragazzi, finché non scappa, realizzando il presentimento di Humbert Humbert sull’inesorabile passaggio di tempo di cui il compleanno è simbolo e soglia.
Dicono del libro
«Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. «Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita». «Dopo trentasei anni, rileggo Lolita di Vladimir Nabokov… Trentasei anni sono moltissimi per un libro. Ma Lolita ha, come allora, un’abbagliante grandezza. Che respiro. Che forza romanzesca. Che potere verbale. Che scintillante alterigia. Che gioco sovrano. Come accade sempre ai grandi libri, Lolita si è spostato nel mio ricordo. Non mi ero accorto che possedesse una così straordinaria suggestione mitica»
Pietro Citati (quarta di copertina Adelphi, op. cit.)
Altre storie che accadono oggi
“… una gran tempesta di neve annunciava a New York il Capodanno del 1949…”
Jack Kerouac, Sulla strada
Primo giorno dell’anno
un vento di mille anni fa
soffia tra i pini.
Onitsura 1661-37
Haiku segnalato da @SusannaTartaro
“Un uomo mite, residente a Scanno / pensò di festeggiare il capodanno…”
Alessandra Celano, Limerick di fine anno
“… Prima di chiudere gli occhi, vide filtrare dalla finestra il chiarore con cui l’alba del nuovo anno illuminava la sua esistenza…”
Juan José Millás, Laura e Julio
“At 06.27 hours on 1 January 1975, Alfred Archibald Jones was dressed in corduroy”
Zadie Smith, White Teeth (segnalazione di Simone Liuzzi)
“…Nothing changes on New Year’s Day..”
U2, New Year’s Day (segnalato da Sandra Muzzolini)
“Scusa per i cambi di stagione che vivo ad ogni mese / scusa per la mia felicità ogni primo di gennaio”
Dente, Chiedo
Giacomo Balla, Autoritratto, olio su tavola, 1940
(courtesy E. Gigli)