28 Ottobre

28 ottobre 2014

« »

Accanto alla finestra è appeso un termometro, leggo la temperatura della stanza: diciotto gradi. Piuttosto gradevole: Eppure ho freddo. Vado nell’ambulatorio, prendo un’aspirina. Sarai forse sorpreso di quanto siano precisi i miei ricordi di quel giorno, di quelle ore. Ci ricordiamo con tanta esattezza soltanto degli avvenimenti storici dei quali siamo stati testimoni oculari, oppure delle circostanze in cui è avvenuta la morte di una persona cara, e ne parliamo allo stesso modo, con l’identica assurda pedanteria: era martedì, l’una e mezza del pomeriggio, il ventotto di ottobre

Sándor Márai, Divorzio a Buda, 1935, tr. it. L. Sgarioto, Adelphi, Milano, 2002, p. 170

La vita del giudice Kristóf Kómives, nella città di Budapest, fra le due guerre, segue un ritmo regolare, e i giorni scorrono seguendo il calendario pubblico delle udienze civili e quello privato della famiglia. Alla vigilia di una causa di divorzio che deve presiedere, l’uomo riceve la visita di un suo vecchio compagno di scuola – Imre Greiner – che ora è medico ed è uno dei coniugi il cui matrimonio – con una donna di nome Anna – dovrebbe essere sciolto l’indomani. Entrambi alle soglie dei quarant’anni, il giudice e il dottore non si sono mai frequentati, ma le loro vite sono strette da un nesso imprevedibile e involontario, che verrà svelato nel corso del lungo racconto che Imre  fa al giudice. La memoria gioca un ruolo decisivo, sia per Kristóf che ascolta episodi del passato a cui non aveva più ripensato (se non in sogno), sia per il medico, che rievoca i più minuti dettagli del giorno in cui la realtà ha perso, per lui, il suo senso familiare, pur rimanendo tutte le cose – in apparenza – al loro posto, nello spazio e nel tempo. 

Dicono del libro
“Un triangolo amoroso tutto intessuto di passioni negate, di silenzi e di impossibili confessioni: questo il tema di Divorzio a Buda, che Márai scrisse pochi anni prima delle Braci e che del capolavoro a venire ha già tutta la magistrale, implacabile, bruciante esattezza.Scritto nel 1935, Divorzio a Buda ebbe una seconda edizione, rivista dall’autore, nel 1939″
(Dal risvolto dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Guarda qui. Il giorno dell’Apocalisse si sta avvicinando: Il ventotto di ottobre. Dicono la data esatta…”
Don DeLillo, Underworld

tn-1

“… Lo avevo dentro sin da piccolo, ma per caso me ne sono accorto il ventotto ottobre 1982…”
Manuel Vázquez Montalbán, Il pianista

tn-1

“… Cristina la conobbi  una sera di autunno, un 28 ottobre, in un night di via della Vite dove non avevo mai messo piede…”
Sandro De Feo, La giudìa

27 Ottobre

27 ottobre 2014

« »

Il 27 ottobre, alle sei di sera, mi restavano diciassette lire e cinquanta. Presi la pistola, il pacco delle lettere e discesi. Ebbi cura di non chiudere la porta, per poter rientrare più presto quando avessi fatto il colpo. Non mi sentivo bene, avevo le mani fredde e il sangue alla testa, gli occhi mi pizzicavano. Guardavo i negozi, l’edificio delle scuole, la cartoleria dove compro le matite, e non li riconobbi. Mi dicevo: “Che strada è questa?” Il boulevard Montparnasse era pieno di gente. Mi spingevano, mi ricacciavano indietro, mi urtavano con i gomiti o con le spalle. Mi lasciavo sballottare, mi mancava la forza per farmi largo tra loro. Mi vidi d’un tratto nel cuore di questa folla, orribilmente piccolo e solo

Jean-Paul Sartre, Erostrato, 1939, tr. it. E. G., in Il muro, Einaudi 1974, pp.79-80

Come Erostrato, che incendiò il tempio di Efeso procurandosi una fama duratura e sinistra, Paolo Hilbert ha deciso di compiere un atto gratuito ed eclatante, diretto contro il genere umano. Con una pistola carica di sei colpi, progetta di uccidere un gruppo di passanti in un boulevard parigino, per poi scappare e togliersi a sua volta la vita. Le cose non andranno come egli se le immagina nei suoi piani esaltati e deliranti. A partire dalla data scelta per l’azione, il 27 ottobre, quando decide di rimandare “all’indomani l’esecuzione del progetto”, andando a cenare alla Coupole per sedici franchi e ottanta. 

Dicono del libro
“Motivo comune dei racconti raccolti in questo volume è l’antitesi fra coraggio e viltà: una diversa attitudine di fronte alla vita nei diversi personaggi, che un febbrile monologo interiore svela in un attimo oscuro e bizzarro del loro destino”.
(Dalla quarta di coperina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“…27 ottobre. Che cosa fa il marziano? Si attendono novità e si sperano grosse novità…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

tn-1

“… La donna recitò il rosario. quanti ne abbiamo oggi? 27 ottobre…”
Gabriel García Márquez, Nessuno scrive al colonnello

tn-1

 “…la capacità di superare la distanza tra desiderio e azione. È tutto scritto qui, signore, 27 ottobre…”
Alexander Maksik, Non ti meriti nulla (segnalazione di Sandra Muzzolini)

 

 

26 Ottobre

26 ottobre 2014

« »

Il Dottor Augusto Vanghetta, pretore in sottordine con quasi quindici anni di carriera alle spalle, arrivò a Cuvio, dove era stato destinato in qualità di titolare, nel pomeriggio del 26 ottobre 1930. Negli uffici della sua nuova sede, ricavati al piano nobile d’un palazzo secentesco, non trovò il predecessore, partito il giorno prima, ma soltanto un vecchio cancelliere, che dopo avergli fatto visitare la sala delle udienze, l’archivio, la stanza dei corpi di reato e i locali dell’ufficiale giudiziario, lo lasciò solo in un ampio salone sulla cui porta era fissata una targa di smalto con scritto: Gabinetto del pretore. Seduto alla scrivania, diede una sbirciata al ritratto di Vittorio Emanuele III e a quello di Mussolini appesi alla parete che aveva di fronte, poi girò lo sguardo sulle librerie e sull’armadio, fermandolo alla finestra che dava verso la valle. Trovati buoni i mobili, piacevole la vista e comoda la poltrona, si sentì soddisfatto. Che altro poteva desiderare dalla vita, ormai che era pretore titolare di Cuvio?

Piero Chiara, Il pretore di Cuvio, 1973, Mondadori 1973, p.9

La storia del cinquantenne Augusto Vanghetta, “laureato miracolosamente”  e diventato pretore grazie a una legge destinata a ripopolare l’organico della magistratura dopo la guerra, si svolge nella città di Cuvio, in provincia di Varese. Dedito più alle donne e agli affari che alla sua attività, Vanghetta trascorrerà a Cuvio tre anni, accorgendosi in ritardo che il giovane assistente di studio e vicepretore ha una relazione con sua moglie Evelina, dentro la sua stessa casa. Quando arriva a Cuvio, la carriera di Vanghetta sembra avviata verso il successo e la stabilità, il pomeriggio del 26 ottobre 1930. 

Dicono del libro
“Un pretore cinquantenne non attraente, ma che attrae donne di ogni condizione, in un paese della Valcuvia, con il prestigio delle sue funzioni e le inconsuete virtù di un virilità irresistibile; sua moglie, minore di vent’anni, che sfiorisce in solitudine finché il giovane di studio non le ridà, insieme con un amore appassionato, la bellezza; il tramonto delle fortune del pretore, travolto da un giro di debiti e di avventure”.
(Dalla bandella dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 26 ottobre. Ho vagato lungo la costa per quasi tutto il giorno, alla ricerca di un posto ove fissare la mia abitazione…”
Daniel Defoe, Robinson Crusoe

tn-1

“…Otto, forse nove giorni erano trascorsi così, ma il decimo, il 26 ottobre, Orlando se ne stava sdraiato fra l’erba…”
Virginia Woolf, Orlando

tn-1

“… E, «siccome era disgraziato», capitò a Roma esattamente il 26 ottobre, con le prime ventate di Caporetto…”
Giuseppe Antonio Borgese, Rubè

 

tn-1

“… E mia nonna strillava verso lo stradone a notte fonda, la notte del 26 ottobre..”
Antonio Pennacchi , Canale Mussolini

25 Ottobre

25 ottobre 2014

« »

Poi scoppiò la rivoluzione e per ognuno di noi, anche se in momenti diversi, l’esistenza cambiò. Per qualcuno, ciò avvenne quando salì a bordo di una nave a Sebastopoli, per altri quando i soldati di Budennyj entrarono in un villaggio della steppa. Per me, nel bel mezzo della placida vita di Pietroburgo. Non c’erano lezioni al Conservatorio. Mitenka, che era a Pietroburgo già da un mese (era venuto a studiare composizione), arrivò da noi la mattina del 25 ottobre, mentre la mamma era a letto con l’influenza. Suonò il piano, mangiammo, poi si addormentò. Come mi ricordo quel giorno! Non so perché, ero indaffarata a cucire qualcosa. La sera giocammo a carte tutti e tre, mi rammento persino che a cena avevamo mangiato manzo e cavolo

Nina Berberova, L’accompagnatrice, (1934) 1985, tr. it. L. Prato Caruso, Feltrinelli 1987, pp.15-16

Prima di diventare accompagnatrice di una famosa cantante, Sonečka, la giovane pianista russa che narra questa storia, ha vissuto nella povertà e nell’umiliazione. Figlia unica di una professoressa di pianoforte, non ha mai conosciuto il padre – un giovanissimo allievo della madre- e vive delle scarse lezioni di piano che si riescono a impartire, negli anni che seguono la rivoluzione d’ottobre. L’incontro – nel 1919 – con la cantante Marija Nikolaevna, bella, amata dagli uomini e acclamata dal pubblico, porterà un cambiamento fatale nella sua vita, fatta fino ad allora di poche  presenze. Tra queste c’è Mitenka, l’unico allievo rimasto alla madre. Grazie a lui, Sonečka conoscerà la cantante e la seguirà fino a Parigi, grazie alla visita che Mitenka fa alle due donne, a Pietroburgo la mattina del 25 ottobre, giorno indimenticabile per la catena di conseguenze imprevedibili a cui dà inizio.


Dicono del libro
“Il fascino e l’invidia, la sottile crudeltà e l’ambivalenza, le sfumature e le ombre nel rapporto tra due donne di diversa condizione e fortuna. Il legame tra una povera pianista – l’accompagnatrice – e una cantante di successo. Scritto nel 1934 e pubblicato nel 1985 in Francia, è stato accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico, imponendo all’attenzione una scrittrice che con Blok e Gorkij, Pasternak e Nabokov, e i molti altri autori da lei frequentati, appartiene a pieno titolo alla storia letteraria e intellettuale del Novecento”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1
“… 25 ottobre, 1962 Oggi era giovedì. La prima volta che avevano sentito il pieno impatto del pericolo era stato il lunedì sera, quando il presidente s’era rivolto alla nazione…”
Don DeLillo, Underworld

24 Ottobre

24 ottobre 2014

« »

Sul tavolo, altre carte, appunti, un testo di Caviglia, uno dell’austriaco Schwarte, le Note di Capello, i Ricordi di Ludendorff, sedicesimi in collezione con gli ordini d’operazione, i fonogrammi, i bollettini quotidiani, e fogli bianchi tenuti distesi da puntine da disegno.
Il problema consiste nel bloccare l’Alpenkorps bavarese che, scattato nella nebbia alle otto del mattino del 24 ottobre 1917, sulla riva sinistra dell’Isonzo, partendo dal campo trincerato di Tolmino, dà il via alla grande offensiva degli Imperi Centrali contro l’Italia. (…)
Cadorna come quell’altro, quel giocatore di bocce!, quell’astigiano innominabile, quella testa di popone secco, bell’esemplare di questo nostro popolo di schiavi: basterebbe la sua storia, dalle ore 20 del 24 ottobre 1917, come comandante del XXVII Corpo d’Armata, fino al settembre dei ventisei anni dopo, basterebbe la sua storia a qualificarci per quel che siamo…

Giovanni Arpino, L’ombra delle colline, 1964, ed. cons. Mondadori, 1970, p.30, p. 34

Stefano, il protagonista di questo racconto, torna da Roma – città dove lavora – in Piemonte, dove vive il padre, che è stato colonnello dell’esercito. Deluso dalla storia d’Italia, soprattutto dall’armistizio del 1943, il vecchio vive ritirato e passa le giornate in una stanza tappezzata di carte militari e mappe dei campi di battaglia della prima guerra mondiale. In quella stanza, rievoca le fasi della battaglia di Caporetto, immaginando variazioni nella strategia che potessero evitare la sconfitta delle truppe italiane. La data di inizio della battaglia, il 24 ottobre 1917, è ripercorsa nelle diverse ore: le otto del mattino, inizio dell’offensiva; le due del pomeriggio; le otto di sera, quando viene richiamato – senza farne il nome – Pietro Badoglio, che quel 24 ottobre comandava il 27° corpo d’armata. 

Dicono del libro
L’ombra delle colline è la storia del viaggio da Roma al Piemonte di un’inquieta coppia, Stefano e Lu: una storia che assume, con limpida forza d’espressione, la cadenza di un itinerario e, nell’intrico di accensioni e discordanze amorose, diventa esame di tutta una vita. Fuse entro il viaggio si muovono, tutt’altro che placate, le memorie di Stefano, dall’infanzia a un’adolescenza folgorata dalla guerra”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Andrea, dopo una breve sosta a  Napoli, giunse in Roma il 24 di ottobre, una domenica, con la prima gran pioggia…”
Gabriele d’Annunzio, Il piacere

tn-1

“… Ecco il 22, il 23, il 24 di ottobre del 1920: egli si avvicinava sempre più, ad ogni pagina che voltava, a quello che considerava il fatto più importante della sua vita..”
Alberto Moravia, Il conformista

23 Ottobre

23 ottobre 2014

 

« »

Un solo particolare è decisamente inventato: nulla indica che il poeta, quel 23 ottobre 1875, abbia percorso a cavallo la strada da Acoz a La Pasture. Ma si è a conoscenza di altre sue cavalcate ancora più lunghe. Se quel giorno egli fece il tragitto in carrozza, come nelle due occasioni successive, le sue meditazioni durante il percorso non furono certo diverse. Mi rendo conto della stranezza di questa operazione quasi negromantica. A un secolo di distanza, più che lo spettro di Octave, sto evocando Octave in persona, il quale quel certo 23 ottobre 1875 va e viene, senza saperlo, in compagnia di un “pronipote” che nascerà soltanto vent’anni dopo la sua morte, ma che il giorno in cui ha deciso di frequentarlo retrospettivamente ha circa l’età che aveva allora madame Irénée. Tali sono i giochi di specchi del tempo

Marguerite Yourcenar, Care memorie, 1974, tr. it. G. Cillario, Einaudi, 1981, p. 167

Il viaggio a ritroso lungo i rami della sua famiglia, in parte francese e in parte belga, conduce la scrittrice Marguerite Yourcenar a ricostruire la rete di esistenze e di relazioni che hanno condotto fino alla sua nascita, nel 1903. Ai dati storici documentati e ai ricordi di famiglia, vengono intercalate immaginazioni e deduzioni su quello che i suoi antenati – bisnonni, nonni, prozii – hanno fatto e provato durante le loro vite. In questa ricostruzione, si incontrano anche giorni inventati – come questo 23 ottobre. Un giorno nella vita del suo parente Octave Pirmez, scrittore e poeta, che la Yourcenar immagina in quei dettagli persi per sempre, impossibili da verificare, ma che forse si sono verificati,  in una giornata di fine ottobre del 1875, nella campagna belga, proprio come lei li scrive.

Dicono del libro
“A vent’anni, Marguerite Yourcenar aveva tratteggiato un immenso romanzo storico che conteneva, trasformate dalla fantasia, tutte le generazioni della sua famiglia, ma solo negli anni ’70 questo progetto prese forma. Care memorie inizia dal racconto della sua nascita per dilatarsi, indietro nel tempo, fino al XIV secolo, tessendo la storia di un gruppo di famiglie che copre, come una rete, tutto un territorio: le Fiandre”.
(Dalla bandella dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Il  23 ottobre le truppe russe passarono l’Ens (…) La giornata era tiepida, autunnale, piovigginosa…”
Lev Tolstoj, Guerra e pace

tn-1

“… James Ussher, arcivescovo anglicano di Armagh, decise che la Creazione era avvenuta il 23 ottobre del 4004 a. C., alle nove del mattino…”
Isaac Asimov, In principio

tn-1

“… Antemeriggio, mercoledì 23 ottobre. Non una nuvola lasciata in cielo…”
Samuel Beckett, Murphy

22 Ottobre

22 ottobre 2014

« »

Il ventidue ottobre, all’alba, Artemisia partì. La verità non sta nella data, ma nelle parole eternamente eguali che la fissarono. Ma una data occorre: come occorse, per far balzare il cuore di una giovane che non si è mai mossa di casa e ci ha patito vergogna. I facchini trasportarono le casse e un angolo della più pesante sbreccò il muro della scala. I vicini stupirono. Giambattista Stiattesi, suocero inonorato, alzò le mani al cielo per molti giorni susseguenti. Ma intanto la biondina partiva, seduta fra suo padre e un grosso frate romagnolo che tornava, lo disse subito, a Bologna. Dopo una notte passata sulla seggiola, vestita, l’immobilità precaria di quel primo istante di viaggio le dava una vertigine di eternità

Anna Banti, Artemisia, 1947, Bompiani, 1994, p. 37

Artemisia, la figlia del pittore toscano Orazio Gentileschi vive a Roma con i fratelli, senza madre, disegnando e dipingendo dentro casa. Molto giovane, ha subito uno stupro da parte di un uomo sposato, anche lui pittore, che l’ha lasciata disonorata e sempre più concentrata sulla  pittura. Sono i primi anni del Seicento. Il padre Orazio ha deciso di partire per Firenze e di portare con sé Artemisia,  a patto che prima lei si sposi con un vicino. Il giorno della partenza è il 22 ottobre, una data memorabile per una ragazza che “non si è mai mossa di casa” e per la quale il viaggio – accanto al padre molto temuto e molto amato – è una pausa di libertà dai vincoli del tempo e della storia.

Dicono del libro
“Oltraggiata appena giovinetta, nell’onore e nell’amore. Vittima svillaneggiata di un pubblico processo di stupro. Che tenne scuola di pittura a Napoli. Che s’azzardò, verso il 1638, nella eretica Inghilterra. Una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale e a una parità di spirito tra i due sessi” (A. Banti). Artemisia gentileschi, pittrice caravaggesca, è una delle figure femminili più affascinanti della prima metà del Seicento. Il romanzo, benché basato sulla realtà storica, è piuttosto un immaginario diario a due, un intenso dialogo al di là del tempo e della Storia tra due donne che furono artiste”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… data la necessaria influenza dei pianeti il 22 di ottobre 1483, quando la luna era nella dodicesima casa …”
Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo

tn-1
“… un pezzettino di carta, su cui erano scritte queste parole, già sbiadite dal tempo: Notte di luna! 22 ottobre 1849, e sotto, due nomi, congiunti da una lineetta: “Velia – Martino…”
Luigi Pirandello, Gioventù

tn-1

“… è arrivato il più glorioso dei giorni, la data immortale del 22 di ottobre dell’anno di grazia 1730, quando re Giovanni V compie 41 anni…”
José Saramago, Memoriale del convento

21 Ottobre

21 ottobre 2014

« »

Sono passati alcuni mesi, e non ci sono più né un potere, né un esercito, né un’amministrazione. I  patrioti russi avevano riposto tutte le loro speranze nell’atamano Semënov, che Kolčak aveva designato come suo rappresentante e che i giapponesi, nostri alleati, sembravano decisi a sostenere. Ora, nella notte tra il 20 e il 21 ottobre, i partigiani sono entrati a Čita e l’atamano è fuggito in aereo portando con sé le riserve auree. I giapponesi non hanno mosso un dito. I comunisti sono a un passo dal trionfo. Il popolino li ha accolti ovunque con grande entusiasmo (…) Ora, Ungern è scomparso. Dove si troverà in questo momento? In nessun luogo e ovunque

Vladimir Pozner, Il barone sanguinario, 1937, tr. it. L. Di Lella, G. Girimonti Greco, Adelphi, 2012, p. 132

Nel Barone sanguinario di Vladimir Pozner risuonano nomi di luoghi e popoli così lontani da sembrare vicini al fascino di un oriente crudele e remoto: ci sono Cosacchi, Atamani, Mancesi, Giapponesi, Mongoli e Siberiani; mentre gli eserciti e i dispacci viaggiano ad Harbin, a Urga, nel Turkestan, a Pechino. L’oriente che viene raccontato è crudele, sì, ma non remoto. Siamo lontani sia da Gengis Khan che da Tamerlano. Si svolge tutto negli ultimi anni della Rivoluzione di Ottobre, quando gli eserciti dei Bianchi sono ormai scompaginati e in rotta, quando si formano, nell’Asia più profonda, piccoli regni indipendenti intorno a generali reazionari e realisti. Il Barone sanguinario è uno di questi; il nome che si nasconde dietro l’appellativo è quello di Ungern che ricorda, sia per la durezza dei fonemi, che per quella del personaggio, il colonnello Kurtz di Coppola. È un nobile crudele, ossessionato dalla numerologia e dalle carte astrali; spietato sopra misura. L’autore in questo romanzo prova a ripescarne il ricordo – già sbiadito- prima nella Parigi degli anni ’30, intervistando tassisti e salumieri russi che rievocano con nostalgico godimento la loro vita passata, quando loro erano i generali fedeli ai Romanov. Poi attraverso i documenti, i giornali,  le date che riportano alla capitolazione del vecchio regime: ed ecco risaltare  la notte del 21 ottobre, fra assalti, ritirate e complotti. (Commento di Valentino Eletti)

 

Dicono del libro
“Quando accetta la proposta di Blaise Cendrars di scrivere un libro per la sua col­lana di biografie di avventurieri, e sceglie – in modo apparentemente incongruo per un comunista militante – di occuparsi del barone von Ungern-Sternberg, Vladi­mir Pozner non immagina certo che que­sta volta non gli basterà consultare (come aveva fatto per Tolstoj è morto) una mole immensa di documenti, ma che gli toc­che­rà condurre un’ardua inchie­sta, nel corso della quale imboccherà, per poi ab­ban­donarle, una quantità di false piste e si im­batterà in testimoni più o meno inat­tendibili: dall’ex colonnello di Ungern ridotto a fare il tassista alla coppia di de­crepiti aristocratici parigini che hanno conosciuto il barone in fasce (e che di quel paffuto bebè gli manderan­no una foto), sino a «fratello Vahindra», il sedi­cente monaco buddhista che spaccia per il figlio segreto dello stesso Ungern il pal­lido adolescente dai tratti asia­tici con il quale vive in una squallida mansarda… A poco a poco, però, il narratore rie­sce ad afferrare il suo eroe, e ce ne svela gli a­spetti più inquietanti e contraddittori (nonché am­biguamente seducenti)”.
(Dalla bandella dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Il 21 ottobre raggiunsi il mio quarantaseiesimo compleanno in eccellente stato di salute…”
Matthew P. Shiel, La nube purpurea

tn-1
“… 21 ottobre. La prima fotografia del marziano, mi dicono, è stata venduta la sera stessa del suo arrivo…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

20 Ottobre

20 ottobre 2014

« »

Quante giornate avevano trascorso insieme, lui e la Basca? Ai bagni, su e giù per il paese, una volta a Tellaro, al castello salendo e scendendo le scale che portano al mare. Luglio, agosto settembre e le prime morbide giornate d’ottobre. Come avrebbe mai potuto darsi quel giorno in cui la Basca sarebbe scomparsa? Era mai possibile pensarci? E quale sarebbe stato quel giorno? Il due ottobre? Il sei? Il venti? Certamente un giorno d’ottobre, allegro e piovigginoso. Uno di quei giorni che si esce fischiettando, contenti della noia degli altri, i quali non sanno quanto può esser bella una giornata grigia che rinchiude due amanti all’albergo a godersi la bellezza di un cielo noioso dietro i vetri di una finestra; mentre il padre della ragazza, il delicato professore, studia due pietruzze raccolte in una spiaggia lontana

Antonio Delfini, Il ricordo della Basca, 1938, Garzanti 1992, p.190

Dicono del libro
“In questo classico del Novecento ‘innocente, farsesco, feroce, inconsapevole’ (Montale), che ruota intorno a un personaggio femminile di forte carica simbolica, Delfini ci fa scoprire la sua Modena, una città insieme reale e immaginaria, in cui si intrecciano i tratti di due Italie: quella che all’epoca cominciava a farsi moderna, industriale, e quella antica e provinciale, fatta si spazi e di silenzi”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Affermo e posso dimostrare  che il 20 ottobre dell’anno (una data di quindici anni prima), Edward F. Rochester (…) ha sposato mia sorella…”
Charlotte Brontë, Jane Eyre

tn-1

“… Verso la fine del vendemmiaio, anno VII, epoca repubblicana che, attualmente, corrisponderebbe al 20 ottobre 1799, due giovani partirono da Bonn…”
Honoré de Balzac, L’Albergo rosso

tn-1

“… Nell’ottobre scorso, il… – Mary gli tolse la parola. Il venti, vero?…”
Edith Wharton, Dopo

tn-1

“… Il venti ottobre alle undici di notte Marinelli veniva liberato. Fuggì a Berlino con un auto tenuta pronta…”
Joseph Roth, La tela del ragno

tn-1

“… E se è già il 20 ottobre e tutto odora di fumo e il cielo è color arancio e grigio cenere al crepuscolo, sembra che Halloween non verrà mai…”
Ray Bradbury, Il popolo dell’autunno

 tn-1

“… Miss Mutlar ha sposato Mr Murray Posh il 20 ottobre 1981 – gridò Mr Briggs al di sopra del clamore….”
Jasper Fforde, Il caso Jane Eyre

tn-1
“… Il mattino di quel 20 ottobre i ragazzi del vicinato avevano fatto volare degli aquiloni proprio davanti al commissariato di polizia…”
Isaac Babel’, La storia della mia colombaia (segnalato da Raffaella Belletti)

 

 

 

 

 

19 Ottobre

19 ottobre 2014


« »

Poteva trattarsi di una coincidenza casuale, ma le coincidenze casuali non convincevano Aomame. Era possibile che fra i due fatti ci fosse un collegamento. Anche l’espressione usata dalla signora, quel “grave incidente”, sembrava indicare l’esistenza di una connessione. Lo scontro a fuoco si era svolto il 19 ottobre di tre anni prima (secondo la teoria di Aomame, tre anni prima del 1Q84). I particolari sulla sparatoria li aveva già letti la volta precedente, scorrendo gli articoli di cronaca, quindi un’idea sufficiente dei fatti la possedeva. Quel giorno decise che avrebbe dato solo una rapida scorsa alle notizie, concentrandosi sugli articoli pubblicati in seguito e su quelli che analizzavano l’episodio da vari punti di vista

Murakami Haruki, 1Q84, 1 e 2, 2009, tr. it. G. Amitrano, Einaudi 2011, versione kindle, pos. 6258

Da quando – nel primo dei 24 capitoli del primo libro –  la giovane Aomame è scesa dal taxi sulla tangenziale e ha imboccato la scala d’emergenza nella piazzola di sosta, si è ritrovata in una strana atmosfera, dove le cose – come le ha detto il tassista – “sono diverse da come appaiono”, anche se “la realtà è sempre una sola”. Uno degli indizi di una mutazione nello stato della realtà viene proprio dalle date. Consultando i giornali della biblioteca di quartiere, Aomame si accorge di non ricordare  – lei così attenta alla storia – alcuni dei fatti accaduti nel 1981. In particolare la colpisce la notizia di un incidente avvenuto il 19 ottobre, uno scontro a fuoco fra la polizia e un gruppo estremista, nei pressi del lago Motosu. Non si tratta di una lacuna della sua memoria, ma di  una variante nel corso degli avvenimenti, che conduce in un mondo parallelo, dove una cifra dell’anno corrente, il 9 di 1984, è diventata la Q del “question mark, il punto interrogativo”. Sui fatti del 19 ottobre, Aomame ritorna durante un’altra visita alla biblioteca, in cerca di notizie utili per orientarsi nel nuovo tempo in cui lei e la rete delle cose si trovano. 

Dicono del libro
“Aomame è spietata e fragile. È un killer che, in minigonna e tacchi a spillo, con una tecnica micidiale e impalpabile, vendica tutte le donne che subiscono una violenza. Tengo è un ghost writer che deve riscrivere un libro inquietante e pericoloso come una profezia.Entrambi si giocano la vita in una storia che sembra destinata a farli incontrare. Ma quando Aomame, sollevando gli occhi al cielo, vede sorgere una seconda luna, capisce che non potranno condividere neppure la stessa realtà. Mai come in 1Q84 Murakami ha esplorato le nostre ossessioni per dare vita a un mondo così personale, onirico e malinconico”.
(Dalla scheda del libro nel sito Einaudi)

 

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Era, come ho detto, il 19 ottobre; l’autunno era inoltrato e faceva un tempo orribile…”
Mary Shelley, L’ultimo uomo

tn-1

“… 19 ottobre 1921 Nello studio tutto è rimasto uguale, caro Diego..”
Elena Poniatowska, Caro Diego ti abbraccia Quiela

tn-1

“… Kala Julk (circa 1700 m.), 19 ottobre. Alcune nuvolette risplendono nel cielo azzurro…”
Robert Byron, La via per l’Oxyana

 

18 Ottobre

18 ottobre 2014

« »

Io nacqui Veneziano ai 18 ottobre del 1775, giorno dell’evangelista san Luca; e morrò per la grazia di Dio Italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo.
Ecco la morale della mia vita. E siccome questa morale non fui io ma i tempi che l’hanno fatta, così mi venne in mente che descrivere ingenuamente quest’azione dei tempi sopra la vita d’un uomo potesse recare qualche utilità a coloro, che da altri tempi sono destinati a sentire le conseguenze meno imperfette di quei primi influssi attuati.
Sono vecchio oramai più che ottuagenario nell’anno che corre dell’era cristiana 1858 […] La mia esistenza temporale, come uomo, tocca omai al suo termine; contento del bene che operai, e sicuro di aver riparato per quanto stette in me al male commesso, non ho altra speranza ed altra fede senonché essa sbocchi e si confonda oggimai nel gran mare dell’essere. La pace di cui godo ora, è come quel golfo misterioso in fondo al quale l’ardito navigatore trova un passaggio per l’oceano infinitamente calmo dell’eternità. Ma il pensiero, prima di tuffarsi in quel tempo che non avrà più differenza di tempi, si slancia ancora una volta nel futuro degli uomini

Ippolito Nievo, Le Confessioni d’un Italiano, 1867 (postumo), ed. cons. Mondadori 1984, pp. 3, 6


Carlo Altoviti, detto Carlino, è “testimone ed attore d’un bel capitolo di storia”,  dalla rivoluzione all’arrivo dei Francesi in Italia, dalla caduta di Napoleone ai moti del 1848. Un capitolo di storia osservato all’inizio da una postazione che sembra periferica, il castello di Fratta nella bassa friulana, posto sotto la giurisdizione della Serenissima Repubblica di San Marco. Ma che permette di raccontare gli sconvolgimenti  che porteranno di lì a poco all’unità d’Italia, trasformando il narratore – così spera alla fine della sua lunga vita – da veneziano in italiano. Figlio di una sorella della contessa di Fratta e di un gentiluomo-avventuriero, Carlino viene affidato agli zii appena nato e cresce senza un posto preciso nella casa, fra la servitù, nella grande cucina del castello, guardando da una prospettiva tutta sua le persone, i dettagli, la natura, i sentimenti, soprattutto l’amore per la Pisana. Da Fratta a Padova a Venezia a Milano, a Londra in esilio, Carlino segue la fuga degli anni, alcuni terribili, altri “muti e avviliti”, a cominciare dalla sua nascita, nel 1775, il 18 ottobre, San Luca, giorno con il quale il lungo racconto ha inizio.

Dicono del libro
“Composte fra il 1857 e il 1858 da un Nievo non ancora trentenne, Le Confessioni d’un Italiano rappresentano il primo romanzo unitario della nostra letteratura e il più significativo fra Manzoni e Verga. Estremamente innovativo per la pluralità dei modelli cui s’ispira – assieme romanzo storico e di avventure, narrazione di memorie e Bildungsroman -, per la molteplicità dei toni e la varietà delle scelte stilistiche, il capolavoro di Nievo ci parla attraverso l’indimenticabile figura del protagonista, Carlo Altoviti. Con i suoi occhi e le sue parole assistiamo alla storia d’amore con la Pisana, personaggio femminile complesso e anticonformista, ma anche a quella tra Clara e Lucilio, tra Leopardo e Doretta. Seguiamo il protagonista dall’incanto dell’infanzia al maturare della passione civile, dal mondo arcaico e ristretto del castello di Fratta alle vie d’Italia e del mondo”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

 

tn-1

“… La data: 18 ottobre 1974 L’ora: 15,20 Il luogo: Fontaine Saint-Sulpice (il caffè)  Più tardi, sono andato al bar tabacchi Saint-Sulpice. Sono salito al primo piano, una sala triste, piuttosto fredda, occupata da un quintetto di giocatori di bridge…”
Georges Perec, Tentativo di esaurimento di un luogo parigino
A questo link: #ComePerec, il gioco del 18-20 ottobre 2013

tn-1

“… l’arco di tempo che va fino al 18 ottobre, giorno nel quale tutti questi misteriosi avvenimenti cominciarono a volgere rapidamente verso la loro terribile conclusione…”
Arthur Conan Doyle, Il mastino dei Baskerville

tn-1

“… comincio a descrivere le conclusioni cui sono arrivato, che si può fare, la lettura, il diciotto di ottobre, se loro sono d’accordo…”
Paolo Nori, Bassotuba non c’è

pittura

Gerhard Richter, 18 ottobre 1977 serie di quadri del 1988 (segnalazione di Michele Brescia)

17 Ottobre

17 ottobre 2014

« »

Ottobre. Il primo giorno di scuola. 17, lunedì.

Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza in campagna! Mia madre mi condusse questa mattina nella sezione Baretti a farmi iscrivere per la terza elementare: io pensavo alla campagna e andavo di mala voglia. Tutte le strade brulicavano di ragazzi; le due botteghe di libraio erano affollate di padri e di madri che compravano zaini, cartelle e quaderni, e davanti alla scuola s’accalcava tanta gente che il bidello e la guardia civica duravan fatica a tenere sgombra la porta

Edmondo De Amicis, Cuore, 1886, ed. cons.Rizzoli, 1978, p.49

Nel 1881, nella scuola di Torino raccontata nel libro Cuore, le lezioni cominciano il 17 ottobre, dopo tre mesi di vacanza. Enrico –  il protagonista – mentre sale nella sua nuova classe al primo piano, ripensa ai boschi e alle montagne dove ha passato l’estate; rivede i compagni e il vecchio maestro della seconda, si accorge addirittura che il direttore ha la barba un po’ più bianca dell’anno prima. Alle dieci sono tutti in classe, lui e i suoi cinquantatré compagni, con il nuovo insegnante di terza, alto e serio. “Ecco il primo giorno” – pensa Enrico – ” Ancora nove mesi. Quanti lavori, quanti esami mensili, quante fatiche!”.

Dicono del libro
“Il libro di De Amicis confessatamente si divide in tre serie alternate, distinte anche per diversità di caratteri tipografici: vicende di una classe terza (secondo la numerazione odierna, quarta) di una scuola elementare (allora pare si dicesse ‘sezione’) di Torino durante l’anno scolastico 1881-’82, narrate da un alunno a guisa di diario, in caratteri ordinari; i racconti dettati mensilmente dal maestro, in corpo maggiore; lettere dei genitori e della sorella maggiore allo storico medesimo (e insieme autobiografo), Enrico, in corsivo”.
(Dall’introduzione di G. Pasquali all’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 17 ottobre – La pioggia è caduta tutto il giorno frusciando sull’edera e sgocciolando dalle gronde. Ho pensato al forzato, solo, nella tetra brughiera…”
Arthur Conan Doyle, Il mastino dei Baskerville

tn-1

“… Il 17 ottobre 1813, a Lipsia, una tregua osservata tra i francesi e le truppe alleate interrompeva la terribile battaglia…”
Raymond Roussel, Locus Solus

tn-1

“… L’ultimo appunto è del 17, e dice: Santa Etheldreda, regina di Northumbria contro la sua volontà, povera sciocca…”
Javier Marías, Tutte le anime

16 Ottobre

16 ottobre 2014

« »

Venne il sedici ottobre (ricorderà, fu quando venne distrutta la Biblioteca di Stato, era un venerdì), tutto andava come al solito, io stavo dietro il banco, i clienti mi porgevano le loro tessere, ormai senza sospetto e senza paura. Non si pregava più da quando il rabbino era stato deportato; ma io, talvolta, invece di pronunciare un altro saluto, dicevo scialom. Era il nostro sabato nella macelleria…

Albrecht Goes, La vittima, 1955, tr. it. R. Leiser Fortini, Linea d’ombra 1990, p.54

La moglie del macellaio di una città tedesca, incaricata di servire la clientela ebraica – proprio mentre ha inizio la deportazione verso i campi di sterminio – compie il suo lavoro con umanità e comprensione. Cerca di aiutare e di proteggere – come può – le persone che si presentano al bancone con le tessere per la carne. Finita la guerra, è lei che racconta a un giovane bibliotecario, che ha preso in affitto una stanza nella sua casa, la storia della macelleria trasformata in sinagoga, in rifugio, in crocevia di destini. Il 16 ottobre  – fra bombardamenti, incendi, tentativi di fuga dalla Germania – è un giorno fatale per la donna e per gli altri protagonisti del suo racconto.
Storicamente, il 16 ottobre del 1943 è il giorno del rastrellamento degli ebrei che abitavano nel ghetto di Roma, rievocato da Giacomo Debenedetti nel libro che porta come titolo la data dell’evento: 
16 ottobre 1943.

Dicono del libro
“La strana vicenda di una macellaia dal volto sfregiato nella Germania della disfatta, una ricostruzione-inchiesta sugli anni della persecuzione degli Ebrei; una testimonianza senza storia e senza cultura. Come reagire? Prima di Böll, uno dei racconti più alti e terribili del passato tedesco”.
(Dalla prima pagina dell’ed. Linea d’ombra)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Stamattina, 16 ottobre 1832, mi trovavo a San Pietro in Montorio…”
Stendhal, Vita di Henry Brulard

tn-1

“… 16 ottobre – Giornata piena di nebbia, uggiosa: cade una pioggia sottile…”
Arthur Conan Doyle, Il mastino dei Baskerville

tn-1

“… Un uomo chiamato Latimer disse queste parole a un uomo chiamato Nicholas Ridley, dato che stavano per essere bruciati vivi come eretici a Oxford, il 16 ottobre 1555…”
Ray Bradbury, Fahrenheit 451


tn-1

“… la lettera era stata spedita il 16 ottobre 1997, 18 mesi dopo la morte di mia madre…”
Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

tn-1

“… Un 16 ottobre la seicento di Busnelli fu vista piombare a tutta velocità davanti al bar …”
Stefano Benni, Bar Sport

15 Ottobre

15 ottobre 2014

« »

Giunsero a Livorno, visitarono Firenze, Genova, tutta la Costa Azzurra. Un mattino che spirava il maestrale si ritrovarono a Marsiglia, ed eran passati due mesi dalla loro partenza dai “Pioppi”, era il 15 ottobre. Colpita da quel vento freddo che pareva venir di laggiù, dalla lontana Normandia, Giovanna si sentiva un po’ malinconica. Giuliano non era già stanco, indifferente, cambiato? Lei aveva paura, non sapeva bene di che

Guy de Maupassant, Una vita, 1883, tr. it. M. Moretti, Mondadori 1993, p.65

La storia di una vita femminile, raccontata in questo romanzo di Maupassant, ha inizio con un calendario da muro dove Giovanna (Jeanne nell’originale) ha cancellato i giorni e i mesi fino alla data della sua uscita dal convento, il 2 maggio 1819. Tornata nella casa di famiglia, la tenuta dei Pioppi sulla scogliera presso Yport, in Normandia, è stata subito chiesta in matrimonio da un vicino, il giovane visconte di Lamare e si è sposata alla metà di agosto. Il 15 ottobre, dopo due mesi di viaggio di nozze trascorsi in Corsica, è sulla via del ritorno, a Marsiglia. Le prime avvisaglie del carattere poco trattabile del marito le danno un presentimento di quello saranno i giorni futuri, che aveva immaginato pieni di eccitazione e felicità, quando cancellava le date sul calendario, in attesa di un tempo che è già disatteso.

Dicono del libro
“È il primo dei sei romanzi di Maupassant, forse il migliore. Racconta la desolata, ma non disperata, odissea di una donna che, accostatasi ignara e fiduciosa alla vita, vi trova miserie e amarezze. Il marito la tradisce, il figlio,c che adora, la delude e fugge di casa. Perfino il ricordo che ha della propria madre verrà deturpato da infamanti, dolorose rivelazioni. Stanca, logorata nell’entusiasmo la Viscontessa di Lamarre si concede un ultimo barlume di fiducia e un’ultima ragione di tenerezza e di pace quando stringe fra le braccia la creatura del figlio”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

Iconcina

“… programmai l’intero anno in modo da potervi trascorrere una vacanza a fine stagione, tra il 15 agosto e il 15 ottobre..”
Colette, L’uomo che amava le ragazzine

Iconcina

“… Il 15 ottobre di ogni anno, la Quinta Strada apriva le sue imposte, srotolava i suoi tappeti e attaccava i suoi tre strati di tende alle finestre…”
Edith Wharton, L’età dell’innocenza

Iconcina

“… L’indomani, addì 15 ottobre, essa cominciò verso le otto a prepararsi per uscire…”
Elio Vittorini, Il garofano rosso

Iconcina

“… Il 15 ottobre alle due del mattino, la porta della cella sarà aperta e il carceriere occupato altrove..”
Georges Simenon, Maigret e una vita in gioco

 

14 Ottobre

14 ottobre 2014

« »

Immagine composita, codificata otticamente dall’apparecchio di scorta della nave aerea trans-canale Lord Brunel: veduta aerea dei sobborghi di Cherbourg, 14 ottobre 1905.
Una villa, un giardino, un terrazzo.
Cancellate le curve in ferro battuto del terrazzo, scoprendo una poltrona a rotelle e la sua occupante. La luce del sole al tramonto si riflette sui raggi nichelati delle ruote. L’occupante, proprietaria della villa, appoggia le mani artritiche sulla stoffa, lavorata da un telaio Jacquard. Queste mani consistono di tendini, tessuti, ossa. Attraverso un silenzioso processo di tempo e di informazioni, i fili all’interno delle cellule umane si sono intessuti in una donna.  Il suo nome è Sybil Gerard

William Gibson, Bruce Sterling, La macchina della realtà, 1991, tr. it. D.Zinoni, Mondadori, Milano, 1995, p. 9

In questo romanzo di Gibson e Sterling la storia  – nell’Ottocento – ha preso un corso alternativo. Le ricerche pionieristiche sulla macchina analitica di Charles Babbage e di Ada Byron (la figlia del poeta) hanno  condotto alla creazione dei primi computer, alimentati a vapore, grazie a cui i governi registrano informazioni su schede perforate. Lo stesso Byron non è morto in Grecia nel 1824, ma è diventato primo ministro di una Gran Bretagna dominata dal partito degli Industriali Radicali. La catena di conseguenze prodotte da questi eventi alternativi sulla scena dell’Europa porta lontano ed è raccontata a partire da singole immagini. La prima di queste immagini è catturata in un paese sulla Manica, il 14 ottobre del 1905. Mostra Sybil Gerard, figlia di un avversario del progresso industriale, impiccato anni prima, mostra i pensieri e i ricordi della donna, che danno inizio al racconto di questa storia possibile. “E la Memoria si volta, riflessa, veloce come la luce, lungo un’altra deviazione…”.


Dicono del libro
“Che cosa sarebbe successo nel mondo se più di un secolo fa un geniale scienziato vittoriano fosse riuscito a creare il primo computer? Quale sarebbe stato il destino dell’allora trionfante Impero Britannico? Sviluppando con straordinaria abilità narrativa questa affascinante ipotesi di partenza (che comunque i due autori ritengono teoricamente possibile) William Gibson e Bruce Sterling, gli inventori della letteratura cyberpunk, hanno daoto vita a uno dei più avvincenti romanzi sulle realtà alternative della fantascienza contemporanea”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… La sera del 14 ottobre la Città dell’Acciaio era investita di un vero e proprio esercito di cronisti..”
Jules Verne, I 500 milioni della Begum

tn-1

“… Il 14 ottobre, nelle ultime ore del pomeriggio, arrivò per lei una strana lettera…”
Elio Vittorini, Il garofano rosso

tn-1

“… Il 14 ottobre 1880 la nebbia avvolgeva la baia di Port Breton…”
Stanislao Nievo, Le isole del Paradiso

tn-1

“… il generale aveva appeso la camicia a brandelli in mezzo alla stanza, appiccicandoci un foglio con sopra scritta la data dell’evento: 14 ottobre 1959…”
Paul Auster, Moon Palace

13 Ottobre

13 ottobre 2014

« »

Maniero di Baskerville, 13 ottobre 

Mio caro Holmes,

le mie lettere e i telegrammi precedenti l’hanno tenuta abbastanza al corrente su quanto è sinora accaduto in questo angolo di terra abbandonato da Dio. Più si rimane qui e più lo spirito della brughiera, la sua vastità, diciamo pure il suo lugubre fascino, prende l’anima. Una volta chiusi nella sua stretta ci si lascia alle spalle ogni traccia della moderna Inghilterra, mentre si avverte sempre più intensamente la presenza delle dimore e delle opere delle genti preistoriche. Ci si trova circondati da ogni lato dalle abitazioni di questa gente dimenticata, dalle loro tombe e dai monoliti enormi che si suppone siano le vestigia dei loro templi. Quando si guardano le grigie capanne di pietra che si stagliano contro i tormentati versanti di queste colline, ci si dimentica del nostro tempo, e se ci dovessimo imbattere in un uomo villoso, ricoperto di pelli d’animale, e lo vedessimo strisciare fuori da una bassa porta, in atto di aggiustare alla corda del proprio arco una freccia dalla punta di selce, avremmo la sensazione che la sua presenza fosse più naturale della nostra

Arthur Conan Doyle, Il mastino dei Baskerville, 1901-1902, tr. it. M. Gallone, Mondadori 1992, p.84

Il caso della morte di Sir Charles Baskerville e della leggenda che aleggia sul Maniero della famiglia  – situato nel Devonshire – è raccontato dal dottor Watson, sula base delle annotazione nel diario, dei resoconti e delle lettere spedite a Sherlock Holmes. Watson si trova infatti nella residenza dei Baskerville insieme con Henry, l’erede del defunto Charles, con il compito di riferire dettagliatamente tutto quel che accade a Holmes, il quale, a sua volta, finge di essere a Londra, ma in realtà è anch’egli sul campo. È ottobre e la brughiera è avvolta dalla nebbia; il clima rende più inquietanti i racconti sul mastino diabolico e vendicatore legato alla famiglia. Il primo resoconto di Watson è datato 13 ottobre e di lì a pochi giorni il caso verrà risolto. Holmes e Watson ne discuteranno i particolari in una “sera rigida e nebbiosa” di novembre, nel salotto di Baker Street.

Dicono del libro
Il mastino dei Baskerville è il romanzo più famoso fra quelli che vedono Sherlock Holmes e il dottor Watson come protagonisti. Un romanzo che, secondo le intenzioni dell’autore, non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Perché nell’avventura precedente Sherlock Holmes era precipitato, insieme al suo acerrimo nemico Moriarty, in un crepaccio, inghiottito dalle tenebre. Un finale che non lasciava via di scampo, e che non riuscì gradito ai lettori, ormai stregati dalla ferrea logica e dall’infallibile fiuto del detective. E così, costretto dalle insistenze del pubblico e dell’editore, Conan Doyle fece ‘resuscitare’ il suo celebre personaggio, abbandonando il genere del romanzo storico cui avrebbe preferito dedicarsi”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Ottobre, 13. ‘Laggiù soffia’, fu gridato dalla testa d’albero. ‘Da che parte?’ domandò il capitano…”
Herman Melville, Moby Dick

tn-1
“… 13 ottobre 183… Caro signor Bealand, sarebbe così gentile da incontrarsi con me in chiesa domattina alle otto?…”
Thomas Hardy,La cena pronta

tn-1
“… Quel giorno, 13 di ottobre, essa non uscì e fino a sera mi tenne nelle sue braccia…”
Elio Vittorini, Il garofano rosso

tn-1

“… Tra l’invio dell’ordine e l’arresto, che avviene il 13 ottobre, passa un mese. I Templari non sospettano di nulla…”
Umberto Eco, Il pendolo di Foucault

12 Ottobre

12 ottobre 2014

« »

“Ho cinquemila dollari in banconote del governo di grosso taglio” si disse. “Quindi non sono del tutto inerme. E quella cosa è scomparsa dal mio petto, assieme ai suoi tubi di suzione. All’ospedale devono essere riusciti a rimuoverli chirurgicamente.
Quindi, se non altro, sono vivo; di questo posso rallegrarmi.
C’è stato un salto temporale? Dov’è un giornale?”
Trovò una copia del “Los Angeles Times” su un divano lì vicino, lesse la data: 12 ottobre 1988. Nessun salto temporale. Era il giorno dopo il suo ultimo show

Philip K. Dick, Scorrete lacrime, disse il poliziotto, 1976, tr. it. V. Curtoni, Mondadori, 1998, p. 26

Due “corridoi spaziali” – uno corrispondente alla realtà, l’altro a una “possibilità latente fra le molte”, concretizzata  da una potente droga assunta dalla sorella del generale Buckman – sono accaduti contemporaneamente, confondendo le percezioni, la memoria, le relazioni delle persone coinvolte.  L’11 ottobre il protagonista, il cantante Jason Taverner, è un celebre conduttore televisivo, con uno show seguito da milioni di spettatori. Il giorno dopo, il 12 ottobre si ritrova solo, senza documenti, in un hotel periferico, mentre tutti intorno sembrano non aver mai sentito parlare di lui. Nel corso di quel 12 ottobre entrerà in contatto con il sistema di controllo poliziesco e burocratico della società, con le psicosi e le allucinazioni degli abitanti, mentre la storia (e la lettura) oscillano fra metafore del tempo e della coscienza, ricerca di conferme sull’ora e sulla data. 

 

Dicono del libro
“Edito nel 1977 in Italia, con il titolo Episodio Temporale, questo romanzo rimase una lettura segreta, un libro per iniziati. Certamente il grande pubblico non era a conoscenza della fucina formidabile che Philip K. Dick alimentava in quegli anni con il suo genio”.
(Dalla bandella dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 12 ottobre. Oggi un marziano è sceso con la sua aeronave a Villa Borghese, nel prato del galoppatoio…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

tn-1

“… il 12 ottobre, giorno di festa, anniversario della scoperta dell’America, alle 2 meno un quarto del mattino, nell’istante esatto in cui credevo di essermi addormentata, squillò il campanello…”
Almudena Grandes, Atlante di geografia umana

tn-1

“… Il suo ultimo pensiero prima di perdere conoscenza fu per Juliette e il suo compleanno. Il dodici ottobre era fra quarantasei giorni…”
Paul Auster, La musica del caso

tn-1

“… La mattina del 12 ottobre, alle dieci e mezza, Monica è seduta sulle scale esterne della sua vecchia scuola…”
Ada Villa, L’anniversario

tn-1

“… uno degli arbitri annotava su un pannello appeso alla parete, tra un ritratto del Caudillo e un calendario con la data – 12 ottobre 1945…”
Arturo Pérez-Reverte, La tavola fiamminga

11 Ottobre

11 ottobre 2014

« »

Per qualche secondo la luce crebbe d’intensità, ella vide le cose sempre più chiare e nette, l’orologio ticchettò più forte, finché una tremenda esplosione giunse proprio all’orecchio di Orlando. Ella balzò, come se avesse ricevuto un violento colpo al capo. Per dieci volte fu colpita. Erano le dieci del mattino. Era l’11 ottobre. Era l’anno 1928. Era l’epoca presente.Nessuno si meraviglierà che Orlando trasalisse, che si premesse la mano sul cuore, che impallidisse. Quale rivelazione avrebbe potuto essere più terrificante di quella della nostra epoca? Se noi sopravviviamo all’urto, è solo perché il passato ci fa argine da una parte e il futuro dall’altra

Virginia Woolf, Orlando, 1928, tr. it G. Scalero, Mondadori, Milano, 1993, pp. 290-291

L’orologio, con la sua misurazione del tempo convenzionale, sembra essere in questo romanzo l’antagonista di Orlando, la cui esperienza interiore e biografica esula dal tempo reale. L’11 ottobre del 1928 è il giorno in cui fu pubblicato per la prima volta in Inghilterra questo romanzo della Woolf, che si conclude  proprio al “dodicesimo colpo di mezzanotte, giovedì undici ottobre millenovecentoventotto”. La coincidenza rivela una particolare attenzione della scrittrice per il tema del tempo, cui dedicò innovative riflessioni in tutta la sua opera. In questo romanzo la Woolf sfida e scardina la nozione convenzionale del tempo ed anche la nozione di genere e le convenzioni letterarie di romanzo e biografia, in un dialogo diretto e sottilmente ironico con il lettore. La storia ha inizio verso la fine del XVI secolo e Orlando, che quando incontriamo nelle prime pagine è un giovane di sedici anni, alla fine del romanzo è una donna di trentasei anni, con alle spalle una serie di avventure che l’hanno portato/a nell’arco di quasi quattro secoli dalla corte della regina Elisabetta all’ambasciata a Costantinopoli, in un campo nomadi in Turchia e infine di nuovo a Londra, proprio nell’anno in cui le donne inglesi – la cui causa stava così a cuore alla scrittrice – per la prima volta possono votare. In un quadro così ricco e talvolta surreale non sfugge al lettore la valenza simbolica della aristocratica dimora di Orlando, una casa tanto grande da imprigionare il vento, che vi soffia in tutte le stagioni, e con ben 365 stanze da letto e 52 scaloni, tanti quanti i giorni e le settimane di un anno. (Commento di Sandra Muzzolini)

Dicono del libro
“Nella produzione letteraria di Virginia Woolf questo romanzo imprevedibile e smagliante è un episodio davvero singolare, una straordinaria vacanza che la scrittrice si è concessa e ha regalato ai suoi lettori. Al centro del racconto – scintillante concatenazione di eventi su uno sfondo storico che ha i colori di volta in volta teneri e cupi, vellutati e metallici di un prezioso arazzo rinascimentale – orlando, che trascorre lieve attraverso i secoli trasformandosi da giovanotto seducente in aggraziatissima dama, e riassume in sé, sul fondo di una immaginazione ariostesca, profili e destini di una nobile casata”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Santa Sofia de la Piedad gli chiese, come tutte le mattine, che giorno della settimana era e lui rispose che era martedì undici ottobre…”
Gabriel García MárquezCent’anni di solitudine

tn-1

“… Oggi, 11 ottobre, Mme Aubry-Abrivard tornerà molto tardi, ma tornerà sicuramente…”
André Breton, Nadja

tn-1

“… Martedì 11 ottobre 1988. Il Jason Taverner Show durò trenta secondi meno del solito…”
Philip K. Dick, Scorrete lacrime, disse il poliziotto

 

tn-1

“… L’undici ottobre del 1968 diventai cittadino americano. Erano passati cinque anni dal nostro arrivo a Berkeley…”
Mario Soldati, La sposa americana

10 Ottobre

10 ottobre 2014

« »

Il 10 ottobre seguente ci imbarcavamo sull’Impossibile. Eravamo in otto, se ve ne ricordate: Arthur Beaver, proprietario dello yacht; Pierre Sogol, capo della spedizione, Ivan Lapse, il linguista; i fratelli Hans e Karl; Judith Pancake, la pittrice d’alta montagna; mia moglie e io. Era inteso che non avremmo reso noto fra gli amici lo scopo esatto della spedizione, perché ci avrebbero presi per pazzi o, cosa più probabile, avrebbero creduto che raccontassimo delle storie per dissimulare il vero scopo della nostra impresa, sul quale si sarebbero fatte ogni sorta di supposizioni. Avevamo dichiarato che andavamo a esplorare alcune isole dell’Oceania, le montagne del Borneo e le Alpi australiane. Ciascuno di noi aveva predisposto le cose in vista di una lunga assenza dall’Europa

René Daumal, Il Monte Analogo, 1944 (1952, postumo), tr. it. C. Rugafiori, Adelphi 1991, p.67

La data centrale di questo racconto incompiuto di René Daumal (il cui titolo è Il Monte Analogo. Romanzo d’avventure alpine non euclidee e simbolicamente autentiche)  è quella del 10 ottobre. È il giorno in cui il gruppo di esploratori – fra cui il narratore – si imbarca su uno yacht a due alberi dal nome l’Impossibile. La spedizione è diretta verso il Monte Analogo, una montagna – sfuggita finora all’osservazione –  la cui cima è inarrivabile “con i mezzi finora conosciuti”, mentre la base è accessibile agli esseri umani. Misteriosamente situato in una zona rinchiusa “in un guscio di spazio curvo”, il Monte Analogo segna l’accesso all’invisibile e alla conoscenza di sé, raccontato attraverso un viaggio via mare, col suo libro di bordo, iniziato un 10 ottobre. 

 

Dicono del libro
“Sotto le parvenze di un romanzo d’avventura, Il Monte Analogo ci offre una «metafisica dell’alpinismo» che è anche un itinerario minuzioso, lentamente maturato nelle esperienze dell’autore, verso un centro, verso una vetta dove ciascuno possa diventare ciò che è. Il Monte Analogo è stato pubblicato per la prima volta, postumo, nel 1952″
(Dalla scheda del libro nel sito Adelphi)

Leggi Popinga, La scienza nel Monte Analogo

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Ah, oggi è proprio il 10 ottobre, la festa della Repubblica. Qui però non è segnato!..”
Lu Hsün, Fuga sulla luna 

tn-1

“… Poi fu il dieci ottobre e il tempo pioveva….”
Elio Vittorini, Il garofano rosso

tn-1

“… Ti scriverò per spiegarti tutto. 10 del 10 del 10 (due giorni prima della scoperta dell’America)…”
Antonio Tabucchi, Il gatto dello Cheshire

9 Ottobre

9 ottobre 2014

 « »

Quel mercoledì 9 ottobre alle undici del mattino, doveva approdare a Suez il piroscafo Mongolia, della Compagnia Peninsulare e Orientale. Era un vapore di ferro, a elica, con il ponte coperto. Il Mongolia stazzava duemilaottocento tonnellate e sviluppava una forza di cinquecento cavalli; compiva regolarmente il tragitto Brindisi-Bombay attraverso il canale di Suez. Era uno dei bastimenti più veloci della Compagnia, e aveva sempre superato le velocità regolamentari, fissate in dieci miglia all’ora nel tratto Brindisi-Suez,  in nove miglia e mezzo nel tratto Suez-Bombay. (…) Quel metodico itinerario teneva conto di tutto, e mister Fogg sapeva sempre se era in anticipo o in ritardo. Così, quel giorno, mercoledì 9 ottobre, riportò il suo arrivo a Suez: concordava in pieno con l’orario ufficiale, e dunque il bilancio restava in pareggio

Jules Verne, Il giro del mondo in ottanta giorni, 1873, tr. it. V. Beggio, ed. cons. De Agostini, 2010, pp. 34, 42-43

Il racconto del viaggio intorno al mondo dell’inglese Phileas Fogg e del suo servitore Passepartout – frutto di una scommessa sulla possibilità di compierlo in 80 giorni- è tutto incentrato sulle date. Calendari, orari, orologi, fogli e tabelle di viaggio scandiscono la storia giorno dopo giorno, quasi minuto per minuto. La partenza da Londra è avvenuta mercoledì 2 ottobre 1872 e la prima tappa del lungo itinerario – da Londra a Suez via Moncenisio e Brindisi – viene percorsa in una settimana. Quando il piroscafo Mongolia arriva a Suez è di nuovo mercoledì, il 9 ottobre. Phileas Fogg annota puntualmente  l’arrivo nella sua tabella di viaggio, dove tiene il conto delle distanze percorse e del tempo impiegato, con precisi calcoli delle perdite e dei guadagni.  Ancora non sa che, andando verso est, inconsapevolmente, guadagnerà un giorno decisivo per la sua scommessa. 


Dicono del libro

“Phileas Fogg, gentiluomo inglese assai flemmatico, scommette con i soci del suo club che riuscirà a compiere in ottanta giorni il giro del mondo. Parte seguito dal suo fedelissimo servo Giovanni detto Passepartout. Gli è però alle calcagna un poliziotto che si affanna a seguirlo nelle tappe dell’eccezionale itinerario perché Fogg è sospettato di un grosso furto perpetrato in una banca inglese. Questo è l’avvio del romanzo che Verne pubblicò nel 1873 e che costituisce da più di un secolo uno dei più duraturi successi in tutte le lingue. E’ una storia sospesa di continuo tra avventura e ironia”.
(Dalla scheda del libro sul sito libreriauniversitaria.it)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… trovo che Lione fu presa il 9 ottobre 1793. Fu pertanto in quell’estate del 1793  a dieci anni che io venivo ad ascoltare quel cannone…”
Stendhal, Vita di Henry Brulard

tn-1

“… La notte del 9 ottobre – rammentava ancora molto bene quella data – aveva sentito battere pesanti colpi alla porta…”
Victor Van Hagen, Le quattro stagioni di Manuela

tn-1
“… Parigi, 9 ottobre 1951. Lettera di papà. Ce l’avevo sul tavolo da dieci giorni…”
Mordecai Richler, La versione di Barney (segnalazione di Sandra Muzzolini)

Iconcina

“… La notte del 9 ottobre – rammentava ancora molto bene quella data – aveva sentito battere pesanti colpi alla porta…”
Victor Van Hagen, Le quattro stagioni di Manuela

Iconcina
“… Parigi, 9 ottobre 1951. Lettera di papà. Ce l’avevo sul tavolo da dieci giorni…”
Mordecai Richler, La versione di Barney (segnalazione di Sandra Muzzolini)