18 Novembre

18 novembre 2014

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Se non avrete nulla in contrario a ricevermi in casa vostra, mi concederò il piacere di fare visita a voi e alla vostra famiglia lunedì 18 Novembre alle ore sedici, e potrò anche abusare della vostra ospitalità fino al sabato della settimana seguente, cosa che mi è lecita fare senza inconvenienti di sorta, giacché non dispiace a Lady Catherine che per qualche ragione io mi assenti una domenica, sempre che vi sia un altro ecclesiastico a sostituirmi nelle funzioni. Porgo un deferente omaggio alla vostra signora e alle vostre figlie, e rimango, signore, il vostro affezionatissimo amico, 
W. Collins
“E così, aspettiamoci per le quattro il nostro portatore di pace”, disse Mr Bennet ripiegando la lettera

Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio,1813, tr. it. I. Maranesi, Garzanti 1991, p. 50

Nella complessa rete di parentele e relazioni del romanzo Orgoglio e pregiudizio, William Collins – l’autore di questa lettera – è il noioso cugino di Mr Bennet e poiché questi non ha avuto figli maschi, ma cinque femmine, è lui che erediterà la tenuta di Longbourn. Nella lettera, Collins annuncia la sua visita in casa Bennet per lunedì 18 novembre: ha intenzione di chiedere in moglie una delle figlie del cugino. Siccome la primogenita Jane è già impegnata, la scelta cade sulla secondogenita Elizabeth, detta Lizzy. Brillante e indipendente, Elizabeth rifiuta decisamente e con coraggio la proposta e affronta l’intricato cammino che la porterà a sposare  l’interessante, ricco e leale Fitzwilliam D’Arcy. 

Dicono del libro
“Pubblicato nel 1813, Orgoglio e pregiudizio è l’opera più popolare della Austen, la più perfetta per equilibrio di struttura narrativa e smalto di stile», scrive Attilio Bertolucci nell’introduzione.’Intorno al personaggio di Elizabeth, bella senza essere bellissima, intelligente e ferma senza essere dura, viene fuori nella sua verità l’Inghilterra di prima della rivoluzione industriale, col verde dei suoi boschi, col fango delle sue stagioni autunnali, col rosso delle sue uniformi militari’.”
(Dalla scheda del libro nel sito Garzanti)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il disegno, datato 18 novembre 1926, comporta un ritratto simbolico di lei e di me…”
André Breton, Nadja

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“… Il 18 novembre 1958 fu il giorno più cupo della breve vita di Nasser Ali Khan…”
Marjane Satrapi, Pollo alle prugne

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“… Lunedì 18 novembre 1996 Non mi piacciono le visite in ospedale…”
Daniel Pennac, Storia di un corpo (segnalazione di @francofri)

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“… La mattina del 18 novembre… i numeri del contachilometri scattano sulla cifra 1000, tonda tonda…”
Giorgio Bettinelli, Brum Brum (segnalazione di Sandra Muzzolini)

17 Novembre

17 novembre 2014

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Quattro uomini si gettarono in fretta in una imbarcazione. la folla li incoraggiava, l’ansia era di nuovo in tutti i cuori. L’uomo non era risalito alla superficie. Era scomparso in mare senza provocarvi un’increspatura, come se fosse caduto in una botte d’olio. Si sondò, ci si tuffò. Invano. Si cercò fino a sera: non si ritrovò neppure il corpo.
L’indomani, il giornale di Tolone recava queste righe:
“17 novembre 1823. Ieri un forzato, di corvée a bordo dell’Orion, dopo aver soccorso un marinaio, è caduto in mare ed è annegato. Il suo cadavere non è stato ritrovato. Si suppone che possa essersi impigliato nei piloni della punta dell’Arsenale. Quell’uomo portava il numero di matricola 9430 e si chiamava Jean Valjean”

Victor Hugo, I miserabili, 1862, tr. it. Liù Saraz, ed, cons. Garzanti, 1990, p. 401

Dicono del libro
“Sarebbe riduttivo considerare I miserabili semplicemente la storia della redenzione di un ex galeotto e della sua continua fuga dalla polizia. Questo romanzo corale è piuttosto il ritratto vibrante di una società in fermento, il grande affresco storico della Francia ottocentesca e la celebrazione commossa della sua gente che, pur schiacciata dalla miseria e oppressa dall’ingiustizia, non perde mai la cognizione della propria umanità”.
(Dalla scheda del libro nel sito Garzanti)

Altre storie che accadono oggi

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“L’indomani, 17 novembre, al mio risveglio sentii che il Nautilus era perfettamente immobile”
Jules Verne,Ventimila leghe sotto i mari

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“…Sapevo che in novembre doveva andare in India, ma l’avevo dimenticato. S’è imbarcato il diciassette per la Nigeria, in Africa…”
Edward M. Forster, Casa Howard

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“… Non lo conosce, ora non è sicura di averlo mai conosciuto. Il 17 novembre saranno otto anni che sono sposati…”
Joyce Carol Oates, Un’educazione sentimentale

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“… Il diciassette novembre. Studenti contro la dittatura. Quello è successo nel ’73, credo…” 
Don DeLillo, I nomi (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… 17 novembre. Tutto scorre: e il tempo lo ingoia…”
Nicola Lecca, Le lacrime scritte (Concerti senza orchestra)

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“… In fondo da quel 17 novembre erano passati soltanto pochi giorni, di cui poteva ancora ricordare ogni attimo…”
Melania G. Mazzucco, Lei così amata

16 Novembre

16 novembre 2014

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Il giorno più cupo della mia vide l’alba nell’Arizona occidentale il sedici di novembre. Era una mattinata asciutta come tutte le altre, e verso le dieci stavamo attraversando il confine con la California per incominciare a risalire il fiume Mojave e avvicinarci alla costa. Quando superammo quella pietra miliare del tragitto e ci preparammo ad affrontare l’ultima tappa del viaggio, io mi concessi un sommesso hurrà celebrativo. Il maestro procedeva a velocità spedita e pensavamo di essere a Los Angeles in tempo per la cena

Paul Auster, Mr Vertigo, 1994, tr. it. S. Basso, Einaudi1995, p. 204

Dicono del libro
“Walt è un povero orfano senza futuro nella St.Louis degli anni Venti, ma possiede un dono naturale, e trova qualcuno deciso a sfruttarlo. Maestro Yehudi, mezzo stregone e mezzo ciarlatano, è l’ebreo ungherese che in tanti anni di duro tirocinio gli insegnerà la meravigliosa arte di volare facendo di lui un’attrazione da circo. Nelle sue peregrinazioni il bambino volante si ritrova tra incursioni del Ku Klux Klan, storie di gangster, giocatori di baseball e, nella Chicago degli anni Trenta, finisce con l’aprire un locale destinato a diventare famoso, il Mr Vertigo. Finché un giorno Walt ritorna normale e smette di essere un fenomeno. Ed è allora che il destino si compie in tutta la sua grandezza: riconoscendo nella storia di Dizzie Dean, campione in declino che non sa smettere di giocare, la propria storia, Walt comprende che importante non è solo volare ma anche capire quando si deve tornare a terra e vivere con dignità la vita di ogni uomo, del più anonimo e banale degli uomini”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Alla mattina del 16 novembre, Useppe ebbe il primo, grave accesso della malattia che lo minava…”
Elsa Morante, La storia

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“… La presidentessa di Tourvel alla sig.ra di Rosemonde…Valmont è innocente; non si può essere colpevoli con tanto amore nel cuore. Parigi, 16 novembre 17**…”
Choderlos de Laclos, I legami pericolosi 

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“…16 novembre. Caffè 1,50 pranzo 5,30 fiammiferi controvento 0,20 métro 1 cena 5,50 giornale 0,15…”
Raymond Queneau, Gli ultimi giorni

 

 

 

15 Novembre

15 novembre 2014

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Verso il 15 novembre la season era in piena fioritura: l’Opera e i vari teatri spiegavano tutte le loro attrazioni, gli inviti a pranzo cominciavano ad accumularsi e si fissavano le date dei grandi balli. E, verso quell’epoca, la signora Archer diceva puntualmente che New York era molto cambiata

Edith Wharton, L’età dell’innocenza, 1920, tr. it. A. d’Agostino Schanzer, ed. cons. Feltrinelli, 1960, p. 295

A novembre riprendono le attività sociali della New York della fine dell’Ottocento, in cui si muovono i protagonisti del romanzo L’età dell’innocenza. Le famiglie benestanti che combinano matrimoni fra gli eredi, controllando il comportamento degli individui ribelli alle consuetudini, hanno riaperto le case di città agli incontri. Per il giovane avvocato Newland Archer è il secondo anno di nozze con May, una donna gradevole e convenzionale, eclissata – nel suo desiderio – dalla cugina Ellen, che ha vissuto in Europa esperienze molto diverse da quelle della buona società newyorkese. Anche a New York si sente l’eco delle novità che arrivano da oltreoceano, invenzioni, mode, nuovi comportamenti si affacciano sulla Quinta Strada, mentre è in arrivo il Giorno del Ringraziamento, che cade il quarto giovedì di novembre. 

Dicono del libro
“Al centro di questo romanzo c’è una figura di donna tenera, eppure volitiva, desiderosa di affermare la propria individualità, disposta ad affrontare molto in nome della libertà di amare l’uomo che ha scelto e destinata a veder naufragare il suo sogno contro l’ostile rifiuto di una società schiava dei pregiudizi. La cornice è il dorato mondo dell’aristocrazia newyorkese di fine secolo, un mondo brillante e animatissimo che però condanna senza remissione alla solitudine chiunque voglia sottrarsi alle sue convenzioni”.
(Dalla scheda del libro nel sito della Feltrinelli)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il quindici novembre, alle sei di sera, partì per Algeri, sul Charlemagne, insieme al cognato…”
Pietro Citati, Storia prima felice, poi dolentissima e funesta

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“… Il 15 novembre, un venerdì mattina, Graham Bendix entrò tranquillamente nel suo club, il Rainbow, a Piccadilly, verso le 10,30, e chiese se ci fosse posta per lui..”
Anthony Berkeley, Il caso dei cioccolatini avvelenati

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L’arringa del 15 novembre 1962, Animal House

14 Novembre

14 novembre 2014

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Non sto più dietro al calendario. Direte: ma il sogno del 14 novembre scorso? Ci sono intervalli, ma fra un sogno e l’altro, non ne rimane coscienza. Il mondo intorno a noi si dissolve, lasciando qua e là chiazze di tempo. Il mondo è un cancro che si divora… Penso a quando il grande silenzio scenderà su tutto e dappertutto; allora infine trionferà la musica. E quando tutto si sarà ritratto in grembo al tempo, tornerà il caos, ed il caos è la partitura su cui è scritta la realtà. Tania, tu sei il mio caos. Ecco perché canto. Non io, è il mondo che muore, che depone la pelle temporale. Ma io ancora vivo, ancora ti scalcio in grembo, sono ancora una realtà di cui si possa scrivere

 Henry Miller, Tropico del cancro, 1934, tr. it. L. Bianciardi, Feltrinelli 1973, p.16

 

È l’autunno del secondo anno a Parigi per il protagonista di Tropico del Cancro, un giovane americano senza “soldi, né risorse, né speranze”, ma con la sicurezza di essere un artista. A Parigi, nei primi anni Trenta, abita in un albergo dal nome italiano, Villa Borghese, gestito dall’amico Boris che compare proprio all’inizio del romanzo, con le sue idee sul Tempo e i pidocchi. Insieme a Boris, compaiono gli amici e le amiche di Montparnasse, fra cui Tania, evocata in questa pagina che parla di sogni, di sesso e ancora di tempo. 

Dicono del libro
“Romanzo in prima persona, o meglio vera e propria autobiografia con il ritmo narrativo di un romanzo, l’opera racconta, con linguaggio fluidamente realistico, la vita e le imprese dell’autore e dei suoi amici, aspiranti artisti, nei quartieri poveri della Parigi degli anni ’30. Una storia piena di alberghi modesti, di stanze infestate dalle cimici, di risse e di sbornie ricorrenti, di emigrati, di truffe e di postriboli, ma soprattutto un’avventura umana di straordinario spessore, un simbolico viaggio lontano da tutte le convenzioni, alla scoperta della propria identità. Apparso nel 1934 a Parigi, il libro conquistò subito notorietà più per i suoi presunti contenuti pornografici che per il suo straordinario e innovativo valore letterario”.
(Dalla scheda del libro nel sito Feltrinelli)

Altre storie che accadono oggi

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“… A metà novembre – erano giunti fino a Capri e a Sorrento – avevano fine le vacanze di Innstetten (…) Arrivarono a Berlino al mattino del 14…”
Theodor Fontane, Effi Briest

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“… Di’, carissimo – gli domandò Bisi, accartocciando una voce amorevole e nasale di circostanza – che giorno è oggi? Il 14 novembre 1916, signor maggiore…”
Giuseppe Antonio Borgese, Rubè

 

 De Pisis

Filippo De Pisis, Mercoledì 14 novembre 1917 (segnalazione di Michele Brescia)

13 Novembre

13 novembre 2014

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A Buenos Aires lo Zahir è una moneta comune, da venti centesimi; graffi di coltello o di temperino tagliano le lettere NT e il numero due; 1929 è la data incisa sul rovescio. (A Guzerat, alla fine del secolo XVIII, fu Zahir una tigre; in Giava, un cieco della moschea di Surakarta, che fu lapidato dai fedeli; in Persia, un astrolabio che Nadir Shah fece gettare in mare; nelle prigioni del Mahdi, intorno al 1892, una piccola bussola avvolta in un brandello di turbante, che Rudolf Cari von Slatin toccò; nella moschea di Cordova, secondo Zotenberg, una vena nel marmo di uno dei milleduecento pilastri; nel ghetto di Tetuàn, il fondo di un pozzo).
Oggi è il tredici di novembre; il giorno sette di giugno, all’alba, lo Zahir giunse alle mie mani; non sono più quello che ero allora, ma ancora mi è dato ricordare, e forse narrare, l’accaduto. Ancora, seppure parzialmente, sono Borges

Jorge Luis Borges, Lo Zahir (1947) in L’Aleph, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, in Tutte le opere, I Meridiani Mondadori, 1985, I, p. 847

Dopo aver passato la notte vegliando l’amica Teodelina Villar, in un giorno di giugno, come resto di un’aranciata ordinata in una mescita di Buenos Aires, il narratore di questa storia – che si chiama Borges come l’autore- riceve una moneta da 20 centesimi. Da quel momento,  il piccolo oggetto diventa un’ossessione, un pensiero a cui non si riesce a sfuggire, un’immagine forte come un incantesimo, a cui gli Arabi danno il nome di Zahir. Chi incontra lo Zahir – sotto qualunque forma – non può pensare ad altro, fino a dimenticare il mondo reale, guadagnando, però, forse, la visione di tutti i “futuri possibili”. L’oggi in cui il narratore scrive è – come oggi – un 13 di novembre. 

Dicono del libro
“i racconti di questo libro appartengono al genere fantastico”.
(Dal’Epilogo di Borges nell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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 “… Quello stesso giorno, 13 di novembre, arriva un espresso al signor podestà di Lecco…”
Alessandro Manzoni, I promessi sposi

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“… il vapore Noemijolea, di 6.000 tonnellate, in partenza da Vera Cruz la notte dal 12 al 13 di novembre, 1938, con un carico di antimonio e caffè, diretto a Freetown, Africa Occidentale Britannica, procederà per quella rotta…”
Malcolm Lowry, Sotto il vulcano

12 Novembre

12 novembre 2014

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Quando ebbe richiuso la porta della stanza dietro di sé, si rese conto che lì non c’era altri che lui. Cercò di distruggere la sua solitudine mettendo in ordine gli oggetti da toeletta, i vestiti, i libri. Tentò di entusiasmarsi pensando che abitava in Rue de Caboul e che questa città è la capitale dell’Afghanistan, ma senza riuscirvi. Sentiva lo sciacquone scaricare di continuo. Collocò un tavolino sotto la lampada, prese un quaderno nuovo di zecca e si sedette di fronte alla pagina bianca che graffiò con la sua scrittura. Vincent Tuquedenne sapeva che quel giorno era un gran giorno e che inaugurava una nuova fase della sua vita. Perciò gli serviva per il suo diario un quaderno nuovo. Sul primo foglio annotò, molto semplicemente, Diario del 12 novembre 1920

Raymond Queneau, Gli ultimi giorni, 1936, tr. it. F. Bergamasco, ed. cons. Newton Compton, 2012, p. 42

A partire da ottobre, un ottobre del 1920 che, per colpa della prima guerra mondiale, non è più come prima (“le granate hanno mandato le stagioni a gambe all’aria”) compaiono via via i protagonisti del romanzo Gli ultimi giorni. Prima il signor Brabbant, poi il vecchio  professore di storia Tolut, che ritroviamo nel salotto di casa Brennuire qualche giorno dopo, l’undici di novembre (“due anni e due giorni dopo che Guillaume Apollinaire è morto”),  insieme al giovane studente Rohel. Il giorno successivo, il dodici novembre, arriva a Parigi da Le Havre un altro studente, Vincent Tuquedenne, per iscriversi al primo anno del corso di Lettere alla Sorbona. Dopo aver trascorso la giornata camminando, torna nella modesta stanza dell’albergo vicino alla stazione Saint-Lazare e si accinge a raccontare quella prima giornata. Una poesia Novembre 1920 e un tentativo di Diario del 12 novembre 1920 sono il risultato del suo primo impatto con Parigi, dove si muovono, insieme a lui e alle stagioni che ciclicamente ritornano, diversi destini. 

 

Dicono del libro
Nella Parigi del quartiere latino, della Sorbona e dei piccoli caffè, giovani e vechi ingannano il tempo tra conversazioni di filosofia e letteratura. E il tempo è il vero protagonista di questo gustoso romanzo, inteso ciclicamente come ritorno e alternanza ma anche come unica e ineludibile direzione che consegna l’uomo alla vecchiaia e alla morte. Ciascuno ha la propria idea e la propria prospettiva: gli studentelli carichi di speranza, gli anziani frequentatori del café Soufflet, il barista astrologo perso nei suoi calcoli sulla fine imminente dell’universo, il malinconico poeta Tuquedenne. Gli ultimi giorni è un capolavoro di costruzione a incastro, in cui si intrecciano le storie, i racconti e le opinioni, narrati con stile sempre accorto e misurato, per restituire al lettore il senso multiforme, ora gioioso ora tragico, dello scorrere del tempo”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Newton Compton, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il giovedì dodici novembre, il commendatore Visanio e la signora Trigliona celebrarono in gran pompa il battesimo del piccolo Nivasio…”
Alberto Savinio, Infanzia di Nivasio Dolcemare

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“… Quando Fernand de Beaumont si suicidò, il dodici novembre del 1935, Bartlebooth era nel Mediterraneo…”
Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso

11 Novembre

11 novembre 2014

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“Ho promesso di sposarti quando sarò maggiorenne, e tanto basta. Ho una parola sola. Ho promesso di sposarti appena avrò ventun anni, e non tollero che si continui ad angustiarmi. Di angustie ne ho a sufficienza. A parte la mia parola, non è probabile che ti lasci, dopo aver speso tutti questi soldi. E poi sono inglese, e non mi rimangio mai la parola. Jacky, sii ragionevole. Certo che ti sposerò. Soltanto smettila di tormentarmi.”
“Quand’è il tuo compleanno, Len?”
“Te l’ho detto e ridetto, l’undici novembre prossimo. Ora togliti un momento dalle mie ginocchia; qualcuno deve preparare la cena, suppongo”

Edward M. Forster, Casa Howard, 1910, tr. it. L. Chiarelli, ed. cons. Feltrinelli, 1991, p. 56


In un seminterrato di una strada chiamata Camelia Road, in un quartiere periferico di Londra, vive il giovane Leonard Bast. Modesto impiegato di una compagnia di assicurazioni, Leonard – detto Len – cerca di migliorare la sua posizione sociale e la sua cultura in un periodo – l’inizio del ‘900 – in cui le differenze fra i ceti sono forti. A un concerto alla Queen’s Hall, ha appena conosciuto  le sorelle Margaret e Helen Schlegel, vivaci intellettuali di origine tedesca, rappresentanti di una borghesia aperta alle relazioni fra classi sociali diverse. Dalla casa in centro delle sorelle, Leonard è arrivato, a piedi, alla sua abitazione, che condivide con una donna più grande di lui, Jacky. Insoddisfatto di questa relazione, Leonard ha comunque promesso alla sua compagna di sposarla, non appena la maggiore età gli consentirà di farlo senza il consenso della famiglia. Leonard Bast diventerà maggiorenne di lì a poco, un 11 novembre, un giorno di un mese più volte richiamato nel romanzo Casa Howard, mese di partenze e cambiamenti di vite. 

 

Dicono del libro
“La ricchezza del romanzo sta tutta nella pregnanza di una narrazione piena di tensioni, in parte irrisolte perché lo stesso Forster è partecipe di esse e il ‘solo connettere’ del sottotitolo del romanzo gli è impossibile solo in parte, come egli ben sa. Ma forse il fascino di Casa Howard sta proprio in questa difficoltà a risolvere contraddizioni ancora irrisolvibili. Ciò nonostante, dice Virginia Woolf (ed è noto che Forster s’ispirò inizialmente per le due eroine del romanzo, Margaret e Helen, alla giovinezza di Virginia e della sorella Vanessa), ‘la pianificazione della storia è magistrale. Quella cosa indefinibile ma tanto importante, l’atmosfera del libro, riluce di intelligenza; non a un barlume di fandonia, non a un atomo di falsità è consentito di depositarsi. E di nuovo, ma su di un campo di battaglia più ampio, continua il conflitto che ha luogo in tutti i romanzi di Forster – il conflitto fra le cose che importano e le cose che non importano, fra la realtà e la falsità, fra la verità e la menzogna’.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… L’11 novembre, di primo mattino, l’aria fresca che invase l’interno del Nautilus mi disse che eravamo risaliti in superficie per rinnovare le provviste di ossigeno…”
Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari

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“… Sono esattamente due anni e due giorni che Guillaume Apollinaire è morto…”
Raymond Queneau, Gli ultimi giorni

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“… Era un 11 novembre, festa del re e di San Martino…”
Sandro De Feo, La giudia

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“… Non racconto una storia (che mi sfugge per metà) con una cronologia precisa, ‘venne l’11 novembre’, o approssimativa, ‘trascorsero settimane’…”
Annie Ernaux, Passione semplice

10 Novembre

10 novembre 2014

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E così, per quanto incredibile possa sembrare, nello studio della casetta dietro la cappella congregazionalista, la sera di domenica 10 novembre 1896, il signor Fotheringay, sollecitato e invitato dal signor Maydig, cominciò a compiere miracoli. L’attenzione del lettore è richiamata in modo particolare e ben determinato sulla data. Egli obietterà, probabilmente ha già obiettato, che alcuni punti di questa storia sono improbabili, che se qualcosa del genere fosse veramente accaduto, sarebbe stato su tutti i giornali un anno fa. I particolari che seguono immediatamente li troverà abbastanza difficili da accettare, perché, tra le cose, comportano la conclusione che il lettore – o la lettrice – in questione deve essere stato ucciso in modo violento e senza precedenti più di un anno fa. Ora, un miracolo non è nulla se non è improbabile, e in realtà il lettore fu ucciso davvero in un modo violento e senza precedenti un anno fa. Nella parte successiva di questa storia la cosa diventerà perfettamente chiara e credibile, come ogni lettore onesto e ragionevole dovrà ammettere. Ma non è questo il luogo per la fine della storia, che ha appena passato la metà

Herbert G. Wells, L’uomo che poteva compiere miracoli, 1900, tr. it. P. Carta, in Racconti, Garzanti 1985, pp.130-31

La storia raccontata da Wells inizia e termina un sabato di novembre nel bar del “Long Dragon”, in cui si discute di miracoli fra scettici, come il signor Fotheringay, e possibilisti. Fra il principio e la fine della storia si insinua – forse – la domenica 10 novembre, quando Fotheringay, accortosi di avere dei poteri miracolosi, comincia ad usarli. Prima compie piccoli prodigi e poi via via osa azioni sempre più audaci. Con il proposito di migliorare il mondo, si ritrova addirittura a fermare il tempo, con conseguenze inimmaginabili, apocalittiche ma anche, nel racconto, reversibili. 

Dicono del libro
“Tutti i tasti della letteratura avveniristica (il mistero, l’orrore, l’invenzione meccanica, il sogno, il futuro immaginario, la realtà illusoria) sono utilizzati e intrecciati con moduli narrativi e impennate stilistiche accurati e superficiali, piatte e sofisticate, mescolando psicologia e romanzo storico, saggio ideologico e conversazione salottiera”.
(Dal Profilo di M. Flores nell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Lutero non era nato nel 1483, bensì nell’84, e non il ventidue ottobre, ma il dieci novembre, vigilia di San Martino…”
Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo 

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“… Il 10 novembre 1938 in Germania e in Austria vennero incendiate centonovantacinque sinagoghe…”
Paolo Maurensig, La variante di Lüneburg

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“… Mi sono sposato il 10 novembre, l’anniversario della Notte dei cristalli. Mio padre aveva 14 anni quando la Notte dei cristalli frantumò il suo mondo in mille pezzi…”
Jonathan Rosen, Il Talmud e Internet

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“… i convogli non arrivavano a destinazione, travolti dalla marea che iniziava a dilagare verso est. Il 10 novembre il governo abbandonava Omsk…”
Vladimir Pozner, Il barone sanguinario

 

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“… 10 novembre 1989. Stava cadendo un muro. Era qualcosa che aveva a che fare con la Storia…”
Zadie Smith, Denti bianchi (segnalazione di Sandra Muzzolini)

9 Novembre

9 novembre 2014

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Era il 9 di novembre, vigilia del suo trentottesimo compleanno, com’egli ebbe spesso a ricordare in seguito. 
Stava rincasando a piedi verso le undici, dalla casa di Lord Henry dove aveva pranzato, ed era avviluppato in una pesante pelliccia perché la notte era fredda e nebbiosa. All’angolo di Grosvenor Squaree South Audley Street gli passò accanto nella nebbia un uomo che camminava molto in fretta, col bavero del pastrano grigio rialzato e una valigia in mano. Dorian lo riconobbe: era Basil Hallward. Fu preso da uno strano, inesplicabile senso di paura. Non fece segno alcuno di averlo riconosciuto e proseguì frettolosamente verso casa. Hallward però l’aveva visto ; e Dorian l’udì prima fermarsi sul marciapiede, poi corrergli dietro e dopo pochi istanti sentì la sua mano posarglisi sul braccio

Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, 1891, tr. it. E. Grazzi, in Tutte le opere, Newton Compton, 1994, p. 107

Prima di partire da Londra per Parigi, dove ha intenzione di trattenersi sei mesi, il pittore Basil Hallward è passato a fare visita a Dorian Gray, l’amico che ha ritratto anni prima in un dipinto che, da allora, nessuno ha più rivisto. Realizzato mentre Dorian Gray era nel pieno della bellezza e del fascino, il dipinto – per un sortilegio inspiegabile – ha preso su di sé il passare del tempo, lasciando il volto di Dorian Gray uguale – bello e puro come nell’adolescenza – e registrando sulla tela  i segni dell’invecchiamento, del cinismo, degli eccessi compiuti da Dorian nella vita reale. Il pittore ha atteso dalle nove il rientro di Dorian a casa e sta per incamminarsi verso la stazione, quando incontra l’uomo all’esterno. Rientrati in casa, Basil si mostra preoccupato per la condotta del vecchio amico e quando gli chiede di rivedere il ritratto, la rivelazione dell’anima di Dorian impressa nel quadro come in un diario, scatena una reazione incontrollata da parte di questi. La data è il nove novembre, giorno in cui si perdono le tracce del pittore Basil Hallward.

 

Dicono del libro
“Il sogno di possedere un ritratto che invecchi al suo posto, assumendo i segni che il tempo dovrebbe tracciare sul suo volto angelico, diviene per Dorian Gray una paradossale, terribile realtà. Ma non saranno tanto le tracce del tempo che passa a fermarsi sul dipinto di quel bellissimo giovane, quanto le nefandezze di cui la sua anima si è macchiata. Un’anima giunta al culmine della dissolutezza, corrotta e degradata, trascinata nell’abisso della turpitudine e del vizio dal cinismo e dalla sfrenata avidità di piaceri di ogni sorta. Dalla sua sfida diabolica alla giovinezza eterna, Dorian uscirà sconfitto, schiavo di un ideale, assurdo desiderio di far coincidere l’arte con la vita”.
(Dalla scheda di un’ed. Newton Compton nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… 9 novembre…La maggior parte del pomeriggio l’ho trascorsa disteso sul letto…”
Nikolaj Gogol’, Il diario di un pazzo

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“… 9 novembre, 1965. Ore dopo stavo ancora camminando. Continuai a camminare anche dopo esser passato davanti al mio albergo,,,”
Don DeLillo, Underworld

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“… Qualcuno aveva legato un cartello alla targa stradale e ci aveva scritto ‘9 Novembre”‘. Centinaia di persone si muovevano nella stessa direzione…”
Ian McEwan, Cani neri

 

8 Novembre

8 novembre 2014

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La fiesta non sarebbe cominciata che molto più tardi e le strade che ricordavano tanti altri Giorni dei Morti erano praticamente deserte. Labari e festoni smagliavano: la grande ruota panoramica meditava lucente sotto gli alberi, immobile. Anche la città intorno e sotto di loro era già colma di rumori bruschi, remoti, come scoppi di colori sgargianti. 
¡Boxe! annunciava un manifesto.  ARENA TOMALÍN di fronte al Jardín Xicotancatl. Domenica 8 di novembre 1938. 4  emozionanti combattimenti

Malcolm Lowry, Sotto il vulcano, 1947, tr. it. G.Monicelli, ed. cons. Feltrinelli, 1984, p. 61
Il romanzo Sotto il vulcano ha inizio il due novembre del 1939 nella cittadina messicana di Quauhnahuac, con due uomini – il dottor Vigil e Jacques Laruelle –  che sulla terrazza di un hotel rievocano il Console Geoffrey Firmin, morto l’anno prima. E il due novembre dell’anno prima, di nuovo il giorno dei Morti, fa la sua comparsa il Console, alcolizzato e sofferente per il rapporto con la moglie Yvonne. La complessa storia del Console e il suo destino seguono l’ordine dei dodici capitoli, dodici come i mesi dell’anno, in cui novembre ha il suo rilievo. La città si prepara alla fiesta, agli spettacoli, agli incontri di boxe – come quelli annunciati dal manifesto per l’8 di novembre – mentre il tempo è un abisso che è sempre pronto ad aspettarti dietro l’angolo. 

Dicono del libro
“Dal 1947, anno della prima edizione, la fama di Sotto il vulcano è andata crescendo, al punto che oggi viene universalmente giudicato uno dei massimi romanzi del nostro secolo. Scrittore denso e seducente, non a caso circondato da un’aura mitica, Lowry volle scrivere, per sua stessa ammissione, una Divina Commedia ubriaca. La definizione resta calzante, perché Sotto il vulcano se da una parte è la storia, ambientata in Messico, di un alcolizzato perseguitato da un oscuro complesso di colpa e incapace di ristabilire un rapporto con la moglie, dall’altra si configura, grazie anche a una fitta rete di riferimenti e paralleli culturali, come una grandiosa allegoria moderna della redenzione, o meglio come ‘un’opera faustiana’ (Max-Poi Fouchet)”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… gli occhi mi sono caduti  sul numero del mio giornale della mattina dell’8 novembre col resoconto completo ed eccellente del mio amico…”
Arthur Conan Doyle, Il mondo perduto

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“… Venne finalmente il mattino dell’8 novembre, freddo e nebbioso, come sono di solito i mattini di novembre a Bruxelles…”
Marguerite Yourcenar, Care memorie

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“… Ascolta: nel 1612, l’otto di novembre, a Macao, il reverendissimo padre Iulius de Alessis registra un’eclipse dalle otto trenta della sera sino alle undici trenta…”
Umberto Eco, L’isola del giorno prima

 

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“… L’8 novembre del ’46, il giorno del mio trentesimo compleanno, incontrai Cora…”
Peter Weiss, Punto di fuga (segnalazione di Sandra Muzzolini)

7 Novembre

7 novembre 2014

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Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628, don Abbondio, curato d’una delle terre accennate di sopra: il nome di questa, né il casato del personaggio, non si trovan nel manoscritto, né a questo luogo né altrove. Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l’altro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, l’indice della mano destra, e, messa poi questa nell’altra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e buttando con un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero: poi alzava il viso, e, girati oziosamente gli occhi all’intorno, li fissava alla parte d’un monte, dove la luce del sole già scomparso, scappando per i fessi del monte opposto, si dipingeva qua e là sui massi sporgenti, come a larghe e inuguali pezze di porpora

Alessandro Manzoni, I promessi sposi, 1827-40, ed. cons. Garzanti, 1981, pp. 7-8

La vicenda narrata ne I promessi sposi ha inizio nel novembre del 1628, a ridosso della rivolta di San Martino, provocata dalla carestia. La  data scelta da Manzoni per introdurre la storia, e il personaggio di Don Abbondio, è il 7 novembre. È una giornata autunnale, appena dopo il tramonto, con il sole che ancora illumina i monti, mentre Don Abbondio percorre la strada sulla quale incontrerà i bravi di Don Rodrigo che gli intimeranno di non celebrare le nozze fra Renzo e Lucia. Sempre a novembre, nell’anno successivo, le prime avvisaglie della peste faranno la loro comparsa a Milano e l’anno dopo ancora, il 1630, la vicenda iniziata il 7 novembre del 1628 troverà il suo compimento col matrimonio dei due giovani. 


Dicono del libro

“L’esordio ci trasporta senz’altro in medias res, scartando prologhi e antefatti. L’azione si sviluppa con andamento serrato, registrando passo per passo l’incalzare degli eventi, sul ritmo delle emozioni da cui i due promessi, i loro fautori e insidiatori sono presi nel corso delle giornate tra l’8 e il 10 novembre 1628″.
(Dall’introduzione di V. Spinazzola all’ed. Garzanti, op. cit.)

Atre storie che accadono oggi

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“… Jane prese un brutto raffreddore, poverina, un bel po’ di tempo fa, il 7 di novembre (come ora vi leggerò)…”
Jane Austen, Emma

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“… Erano già trascorsi quasi 17 anni da quando aveva ricevuto dal re il 7 novembre 1465, l’anno della cometa, la bella carica di prevosto di Parigi…”
Victor Hugo, Notre-Dame de Paris

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“… riunione che era stata annunciata per la sera del 7 novembre…”
Arthur Conan Doyle, Il mondo perduto

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“… Così rientrarono in Russia alle otto del mattino, il sette novembre 1938, a piedi, dalla parte del torrente…” Roberto Pazzi, La principessa e il drago

6 Novembre

6 novembre 2014

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Il  sei novembre, dopo colazione, Franco prese le sue grosse forbici da giardiniere per fare il solito sterminio di seccumi nel giardinetto e sulla terrazza. Era un’ora di tanta bellezza, di tanta pace da stringere il cuore. Non una foglia che si muovesse; purissima, cristallina l’aria da ponente; sfumanti a levante, dentro lievi vapori, le montagne fra Osteno e Porlezza; la casa sfolgorata dal sole e dai riverberi tremoli del lago; il sole assai caldo ma i crisantemi del giardinetto, gli ulivi, gli allori della costa più visibili fra il rosseggiar delle foglie caduche, certa segreta frescura dell’aria imbalsamata d’olea fragrans, il silenzio d’ogni vento, le aeree montagne del lago di Como bianche di neve accordantisi malinconicamente a dire che la cara stagione moriva

Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico, 1895, ed. cons. Garzanti, 1981, p. 163

Siamo a metà della storia raccontata in Piccolo mondo antico, storia che si svolge  in Valsolda, fra il 1850 e il 1859, alle soglie della seconda guerra di indipendenza.  Franco Maironi – di nascosto e contro il volere della nonna, unica parente rimasta – ha sposato Luisa e poco dopo  è nata Maria. I rapporti con la famiglia d’origine sono interrotti, anche perché il giovane – così come sua moglie e lo zio Piero – sono di idee liberali e anti-austriache. Il sei novembre, a cui si riferisce questa pagina, è una giornata soleggiata nel giardino della casa dove la coppia vive con la bambina. Lo zio Piero –  appena destituito dal suo incarico di ingegnere con l’accusa di essere un suddito infedele dell’Austria – sta per arrivare, mentre Franco lavora in giardino, nella luce novembrina del lago.

Dicono del libro
“L’opera più risolta della narrativa fogazzariana: una storia d’amore coniugale nel microcosmo della Valsolda, la crisi della borghesia alle soglie dello stato unitario”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 6 novembre. Ho fatto uscire dai gangheri il caposezione…”
Nikolaj Gogol’, Il diario di un pazzo

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“… 6 novembre. Era già tardo pomeriggio quando il Professore e io ci siamo incamminati verso est…”
Bram Stoker, Dracula

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“… E ora parliamo, disse Jacob scendendo da Haverstock Hill, fra le quattro e le cinque della mattina del 6 novembre…”
Virginia Woolf, La camera di Jacob

5 Novembre

5 novembre 2014

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Il cinque novembre 1718, che rispetto all’epoca fissata era tanto vicino ai nove mesi di calendario quanto qualsiasi marito in senno si sarebbe potuto aspettare, fui io, Tristram Shandy, Gentiluomo, messo in questo scorbutico e disastroso mondo nostro. Vorrei essere nato nella Luna, o in qualsiasi altro pianeta (eccetto Giove o Saturno, siccome non ho mai potuto sopportare il freddo) perché non la sarebbe potuto andare molto peggio per me in uno qualunque di essi (sebbene non mi pronunci su Venere) di quanto è andata in questo vile, lurido pianeta nostro, che, sia detto col dovuto rispetto, credo essere stato fatto cogli sbrendoli e ritagli degli altri

Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, 1760-1767, tr. it. A. Meo, Einaudi 1990, p.12

L’ironica e inafferrabile vita di Tristram Shandy ha inizio col racconto del suo concepimento, avvenuto – pare –  “la notte fra la prima domenica e il primo lunedì di marzo, nell’anno di nostro Signore mille settecento diciotto”. E la nascita  ha luogo – in anticipo sui nove mesi della gravidanza – il 5 novembre. È una data significativa nella storia della Gran Bretagna: il giorno di Guy Fawkes, quando si commemora, con fuochi d’artificio, la fallita congiura delle polveri del 1605. Raccontata nel brevisssimo capitolo quinto, la nascita di Tristram Shandy è occasione per considerazioni sul “disastroso mondo nostro”, in cui i destini degli uomini sono in balìa della fortuna ed è vano seguire una linea diritta, tanto nella vita, quanto nel suo impossibile racconto. Lo scrittore Laurence Sterne era nato il 24 novembre del 1713, quattro anni, undici mesi e 19 giorni prima del suo personaggio.  

Dicono del libro
La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, pubblicato tra il 1760 e il 1767, costituì, al suo apparire, una svolta nel romanzo inglese del Settecento, e rimane tuttora un monumento tra i più originali della letteratura mondiale. Quando il reverendo Laurence Sterne iniziò a scriverlo all’età di quarantasei anni, era poco meno che un outsider della letteratura, avendo composto fino ad allora soltanto un certo numero di sermoni (pubblicati nel 1747) e il pamphlet A Political Romance (pubblicato nel 1759). Ma l’apparizione dei primi due libri dello Shandy procurò al suo autore fama immediata”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Siete un perfetto Guy Faux.Vedrete se non sarete bruciato in effigie il prossimo 5 di novembre…”
George Eliot, Middlemarch

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“… Quel giorno il ragazzo era di ottimo umore; si era ormai arrivati di nuovo al 5 novembre…”
Thomas Hardy, La brughiera

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“…’Ma è il giorno di Guy Fawkes, il 5 di novembre,’ risposero con gran premura i bambini …”
Pamela L. Travers, Mary Poppins apre la porta

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“… Anche stanotte, 5 novembre del settantuno, venticinquesimo anniversario della mia dimissione dalla Rocca, mi sono svegliato a metà sonno…”
Gesualdo Bufalino, Diceria dell’untore

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“… e ricordo un 5 novembre, nove mesi dopo che ci eravamo conosciuti – ricordo la data perché quel giorno è il giorno di Guy Fawkes in Inghilterra…”
Javier Marias, Tutte le anime

4 Novembre

4 novembre 2014

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Il fruscio delle carte da gioco, il muoversi delle mani, il murmure monotono del cronofono nel soffitto della Caserma del fuoco “… una e trentacinque, mattino, martedì, 4 novembre.. una e trentasei… una e trentasette, mattino…”. Il lieve battito delle carte sul piano sudicio del tavolo, tutti i rumori raggiungevano Montag dietro i suoi occhi chiusi, dietro la barriera che aveva eretto momentaneamente. Poteva sentire la Caserma del fuoco piena di scintillii, di luminosità e di silenzio, di colori bronzei, i colori delle monete, dell’oro, dell’argento. Gli uomini invisibili dall’altra parte della tavola stavano sospirando sulle loro carte, in attesa di “… una e quarantacinque…” e la voce del cronofono si rattristava sulla fredda ora di un freddo mattino di un ancor più gelido anno

Ray Bradbury, Fahrenheit 451, 1953 (1951), tr. it. G. Monicelli, Mondadori 1989, p.38

La storia di Fahrenheit 451 e del pompiere Guy Montag –  impiegato nella squadra che appicca il fuoco alle biblioteche, dichiarate fuorilegge dal regime – ha inizio in autunno. Cadono le foglie e piove, quando Montag incontra  Clarisse McClellan, una giovane vicina di casa che si comporta in modo diverso da tutte le persone che Montag conosce, dalla moglie Mildred –  presa dalle serie televisive -, così come dai colleghi incendiari. Indipendente e curiosa, Clarisse suscita in Montag un imprevedibile disagio verso la sua vita consueta, che lo porta via via a farsi domande e a dubitare del suo lavoro. Come accade durante una partita a carte con i colleghi nella Caserma del Fuoco, mentre il cronofono segna il tempo nelle prime ore del 4 novembre.

Dicono del libro
“In Fahrenheit 451 Bradbury esplora, con grande sensibilità, il terreno dell’utopia negativa, cioè il genere nel quale l’autore non dipinge uno stato perfetto ma anzi un regno d’incubo e terrore. Nel caso di Fahrenheit 451 (il cui titolo, apparentemente enigmatico, vuole solo indicare la temperatura alla quale brucia la carta, secondo la scala in uso nei paesi anglosassoni) si tratta di uno stato talmente autoritario che sente il bisogno di mettere i libri al rogo”.
(Dal profilo nell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 4 novembre di 43 anni fa, ore tre pomeridiane. è il giorno e l’ora della mia nascita, mia prima separazione da lei…”
Elsa Morante, Aracoeli

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“… Abbiamo studiato gli egiziani dal 4 novembre al 2 dicembre, – disse…”
Jerome David Salinger, Il giovane Holden

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“… Una volta, a tavola – era la sera del 4 novembre e nella giornata c’era stata una grande manifestazione commemorativa – parlò della sua guerra…”
Piero Chiara, La spartizione 

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“… Fondata dal presidente Truman a mezzanotte e un minuto del 4 novembre 1952, l’NSA da cinquant’anni era l’agenzia di spionaggio più clandestina del mondo..”
Dan Brown, Crypto

 

 

 

3 Novembre

3 novembre 2014

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E quando abbiamo finito di caricare le casse sul camion, uno di quegli ufficiali viene da me forse perché ero il più vecchio e mi dà la mano da stringere, ma vigliacco se io gliel’ho stretta. È stata una scena, chiedete alla gente di Alba che stava a vedere dalle finestre e non respirava nemmeno più per la paura che succedesse qualcosa da un momento all’altro. E questo è capitato il 3 di novembre ed è stata una cosa speciale perché se non è speciale che un vivo giochi la sua pelle per portare a casa dei morti, allora di speciale non c’è più niente

Beppe Fenoglio, Vecchio Blister, 1952, in I ventitré giorni della città di Alba, Mondadori 1974, p.66

Il racconto del vecchio Blister, un partigiano che si è macchiato di un furto e attende la sentenza dei compagni, rievoca un episodio della storia di Alba. Conquistata il 10 ottobre del 1944 dalle forze partigiane, la città piemontese cade di nuovo in mano all’esercito della Repubblica Sociale “alle ore due pomeridiane del giorno 2 novembre 1944”. E il 3 novembre, il vecchio Blister recupera i cadaveri dei partigiani morti nella battaglia del giorno prima.

Dicono del libro
“Guerra, Resistenza, Amore sono qui riportati sotto un segno comune di violenza. Ma con naturalezza, con innocenza. Il paesaggio è quello tipicamente pavesiano delle Langhe; disseccato, scarnificato fino a rappresentare simbolicamente quella condizione guerresco-contadina da cui  è nata tanta parte dell’ultima storia italiana (…) Ma la morte, nel modo in cui Fenoglio le manca di rispetto per vedere come è fatta dentro, assume significati emblematici di una tragicità storica. Accanto ai racconti di guerra, poi, ci sono quelli di pace; ma una pace così tramata di crudo da far pensare a un’altra guerra: più lunga e con odori più acri di quello della polvere”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 3 novembre 1918, la giornata storica di Trieste, sarebbe stata veramente poco adatta alla burla…”
Italo Svevo, Una burla riuscita

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“… La mattina del 3 novembre 1948, nel punto in cui la strada di Lamboing (uno dei villaggi del Tassenberg) esce dal bosco…”
Friedrich Dürrenmatt, Il giudice e il suo boia

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“… il giorno 3 novembre dell’anno 1929, compii l’ultimo, improvviso, futile tentativo di resuscitare la mia carriera…”
Paul Auster, Mr Vertigo

pittura
Un rebus dell’Ottocento sulla data del 3 novembre:
rebus
Sol.: Il giorno 3 novembre del corrente anno lasciava dietro di sé incancellabile ricordanza

 

2 Novembre

2 novembre 2014

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Il giorno dei Morti i due fidanzati godevano di una grande occasione: anche Mussia accompagnava il marito nella consueta visita al cimitero ed essi potevano così fare tutto con loro comodo, giovandosi anche del letto dei genitori. Si spogliavano un poco alla volta e Mirella andava a dipingersi il viso e gli occhi con rossetto, bistri e matite perché così piaceva a Luigi. E poi compariva nuda nella cupa stanza di noce, dipinta come un’attrice o una ballerina, con un paio di orecchini arabi di filigrana d’argento che tinnivano per tutto il pomeriggio come due campanelli. 
Durante sei anni di fidanzamento il giorno dei Morti e l’amore nella camera buia e ingombra di mobili lucidi e torniti, di specchiere e di arazzi, trascorsero tranquilli fin dopo l’imbrunire: quando una vaga tristezza s’impadroniva dei due fidanzati al punto da far diventare Mirella sempre più intraprendente e fantasiosa come per cacciare l’oscurità e la solitudine

Goffredo Parise, Il fidanzamento, 1956, ed. cons. in La grande vacanza. Il fidanzamento. Atti impuri, Mondadori, 1993, pp. 185-186

Dicono del libro
Il fidanzamento – una compatta operina, una sorta di ‘commedia in veste di realtà’, dentro la quale convivono un geometrico spirito goldoniano (la sensazione  di una scena teatrale) e una scorciata parodia dei Promessi sposi – è l’annuncio di un diverso rapporto con il reale, con se stesso e inevitabilmente con la lingua”.
(Dall’Introduzione di S. Perrella all’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Ordini segreti esortavano a tenersi pronti per il 2 novembre ..”
Joseph Roth, La tela di ragno

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“… La Fortuna II di Elsinore, con una ciurma di 12 uomini e 4 cannoncini, ricevette la patente di corsa il 2 di novembre…”
Karen Blixen, La cena a Elsinore

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“… Verso il tramonto del Giorno dei Morti nell’anno 1939, due uomini in abiti eleganti di flanella bianca sedevano sulla terrazza principale del Casino…”
Malcolm Lowry, Sotto il vulcano 

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“… Il due di novembre, giorno di tutti i morti, suo fratello aprì il magazzino e trovò tutte le lampade accese…”
Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine

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“… La mattina del 2 novembre ci fu per sveglia un boato, verso le quattro e mezzo…”
Beppe Fenoglio, I ventitré giorni della città di Alba

I Novembre

1 novembre 2014

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Registrava ogni incontro sulle pagine del calendario, usando un codice che stava ancora inventando: l’ora esatta in cui era uscita di casa e rientrata, notazioni sul tempo atmosferico, tutto messo per iscritto con voci del tipo: N1T2″0412* //**KL1704 (1° novembre, giovedì, pioggia, uscita alle 12.04, rientrata alle 4.17, con i dettagli dell’incontro nel mezzo), in modo tale che a posteriori, quando veniva colta dal terrore che la cosa non fosse reale – che non fosse nulla, che non fosse neanche successa – poteva dare un’occhiata a quegli appunti e tranquillizzarsi

Jennifer Egan, Guardami, 2001, tr.it. M. Colombo, M. Testa, minimum fax 2012,  versione kindle, 3502-3507

Charlotte, un’adolescente che porta lo stesso nome della protagonista del libro – ed è figlia di una sua amica d’infanzia – ha una storia con un professore della sua scuola. L’uomo, più grande di lei, è capitato nella cittadina per caso; ha un comportamento misterioso ed effettivamente nasconde il segreto di una doppia vita, che Charlotte non può immaginare. Anche lei, nel suo piccolo, tiene riservata quella relazione, inventando un codice per registrare gli incontri con lui e quello che fanno insieme, un codice fatto di asterischi e slash, lettere maiuscole e numeri. Un codice che nasconde, ma che nello stesso tempo memorizza le ore trascorse a casa dell’uomo, i percorsi in bicicletta, la pioggia, come in questo primo di novembre. 

Dicono del libro
“Charlotte, modella trentacinquenne dalla carriera in lento declino, ma ancora inserita negli ambienti «in» di Manhattan, resta vittima di un rovinoso incidente stradale da cui esce viva, ma gravemente sfigurata; insieme al nuovo viso regalatole dalla chirurgia plastica deve costruirsi una nuova vita, e scoprirà che farlo nel mondo virtuale è più redditizio che in quello reale. Nel frattempo, nel paesino del Midwest di cui è originaria, una sua omonima, ancora adolescente, comincia una relazione con un insegnante di matematica di origini mediorientali che nasconde un pericoloso segreto. Un investigatore privato sulle tracce di un pr misteriosamente scomparso dalla scena notturna newyorkese farà sì che le storie delle due donne convergano”.
(Dalla scheda nel sito minimum fax)

Altre storie che accadono oggi

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“… Per il I di novembre, questi riti domestici erano ultimati e il bel mondo cominciava a guardarsi attorno…” Edith Wharton, L’eta dell’innocenza

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“… la Natura che si diletta di intorbidare e complicare le cose al punto che neppur oggi (il I novembre 1927) sapremmo dire perché saliamo le scale di casa nostra…”
Virginia Woolf, Orlando

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“… Era un cerchio d’oro, pari a una fede matrimoniale, che nell’interno portava incise le iniziali dei loro nomi, e la data: 1 – 11 – 1931…”
Elsa Morante, Aracoeli

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“… Inizia oggi il raccontastorie. Ovunque in Bretagna il raccontastorie inizia a Ognissanti, nel Mese Nero…”
Antonia S. Byatt, Possessione

 

31 Ottobre

31 ottobre 2014

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Con quell’idea buttai giù una breve domanda nella quale chiedevo, ad un’intelligenza immaginaria, in quale canto dell’Ariosto si trovasse la predizione del giorno della mia liberazione. Poi composi una piramide rovesciata con i numeri risultanti dalle parole della mia interrogazione, e sottraendo il numero nove da ciascuna coppia di cifre, trovai alla fine, per risultato, ancora il numero nove. Ritenni perciò che nel nono canto c’era quello che cercavo. Seguii lo stesso metodo per sapere in quale stanza, di quel canto, si trovava la predizione, e trovai il numero sette. Curioso infine di sapere in qual verso della stanza si trovasse l’oracolo, ottenni l’uno. Col cuore palpitante presi subito in mano l’Ariosto e trovai che il primo verso della settima strofa del nono canto era:

Tra il fin d’ottobre e il capo di novembre.

La precisione di quel verso, e il fatto di vederlo così appropriato al mio caso, mi sembrarono tanto mirabili che, senza dire di avervi prestato fede, il lettore mi vorrà perdonare se gli dichiarerò che mi disposi a fare tutto quello che dipendeva da me per favorire il verificarsi dell’oracolo. Lo strano è che “tra il fin d’ottobre e il capo di novembre” non v’è che mezzanotte, e fu precisamente al suono della campana di mezzanotte del 31 ottobre che io uscii dai Piombi, come il lettore vedrà

Giacomo Casanova, Fuga dai Piombi, 1787, ed. cons. a c. di G. Spagnoletti, Fuga dai Piombi – Il Duello, Rizzoli, 1989, pp. 132-133

Rinchiuso nella prigione dei Piombi a Venezia, Giacomo Casanova ha già tentato la fuga in agosto, ma un imprevisto cambio di cella ha mandato all’aria il suo piano. In ottobre, sta organizzando di nuovo la fuga fra Ognissanti e i Morti, quando gli Inquisitori di Stato prendono qualche giorno di vacanza. Cercando di decidere quale sia il giorno migliore per mettere in atto il progetto, Casanova confida in una rivelazione e si affida a un metodo usato nella sua epoca: la consultazione di un libro come se fosse un oracolo. Poiché ha a disposizione l’Orlando Furioso, Casanova – con un sistema che traduce le parole in numeri – interroga il poema dell’Ariosto e ottiene come responso un verso da cui deduce che la data migliore per fuggire corrisponde alla notte del 31 ottobre. 


Dicono del libro
“L’altro racconto, composto nel 1787, riguarda invece un leggendario episodio della sua giovinezza: la fuga dai Piombi, il carcere più tetro e inviolabile di Venezia, avvenuta il I novembre 1756, dopo quindici mesi di orribile prigionia. L’evasione, ingegnosamente preparata e abilmente eseguita, fu una perfetta avventura da romanzo (anche se molti – e il Foscolo fra i primi – le diedero scarso credito) e insieme l’inizio di un mito che Casanova alimentò per il resto della sua turbinosa esistenza”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.

Altre storie che accadono oggi

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“… Il matrimonio cominciava per davvero. Il mattino dell’ultimo d’ottobre sbarcammo a Tunisi…”
André Gide, L’immoralista

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“… dal giorno in cui divenni amico di Tarquinio sul serio, che fu la sera del 31 ottobre nella bottega del fabbro-tipografo…”
Elio Vittorini, Il garofano rosso

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“… Jim è nato un minuto dopo mezzanotte, cioè il 31 ottobre. -Halloween” – disse Jim…”
Ray Bradubury, Il popolo dell’autunno

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“… diceva di sentire l’effluvio del male in giro la sera del 31 ottobre, la vigilia di Onnisanti…”
Nelida Milani, Una valigia di cartone

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“… Intanto, mio padre annotava su un libro di tela azzurra, dal titolo Mein Lebenslauf, le date della mia vita. Riguardo al Bausler Institut si legge: sua visita il 31 ottobre…”
Fleur Jaeggy, I beati anni del castigo

30 Ottobre

30 ottobre 2014

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Ora devo dirti quello che mi è capitato. Lo devo, lo capisco, ma al solo pensiero mi esce dal petto una risata folle. O mio carissimo Lotario, non so come incominciare per farti sentire almeno in parte come ciò che mi è toccato alcuni giorni  orsono abbia potuto veramente distruggere la mia vita. Se tu fossi qui, potresti vedere con i tuoi occhi; così invece mi prenderai per un visionario farneticante. Per farla breve, la cosa orrenda che mi è capitata (e invano mi sforzo di allontanarne l’impressione mortale) consiste in questo: che alcuni giorni fa, il 30 di ottobre, esattamente a mezzogiorno, un venditore di barometri entrò nella mia stanza e mi offerse la sua merce. Io non comprai nulla e minacciai di buttarlo giù dalle scale: dopo di che se ne andò da sé

Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, L’uomo della sabbia, 1815, tr. it.E. Pocar, in L’uomo della sabbia e altri racconti, Rizzoli, 1983, p. 13

Il racconto L’uomo della sabbia si apre con la lettera del protagonista Nataniele all’amico Lotario e con una data, il 30 ottobre, che segna l’ingresso – o meglio il ritorno – di un personaggio inquietante nella vita del giovane. Da bambino, infatti, Nataniele ha avuto modo di conoscere e temere l’avvocato Coppelius che la sera si intratteneva col padre in esperimenti chimici. Nella sua immaginazione, ha identificato Coppelius con il fiabesco “uomo della sabbia” , che getta manciate di sabbia negli occhi ai bambini che non vogliono andare a dormire. Responsabile della morte del padre, Coppelius è sparito dalla vita di Nataniele.  Finché un 30 ottobre uno strano personaggio, che si fa passare per un piemontese di nome Giuseppe Coppola, compare nella casa del giovane, portando strumenti ottici dai poteri magici e fatali. 

Dicono del libro
“Come scriveva il poeta Alfred Klabund, non conviene leggere questi racconti prima di andare a dormire, perché si rischia di passare una notte insonne e di sentire fantasmi e demoni ‘premere come incubi sulla coperta e sui guanciali finché i primi bagliori dell’alba non vengano a metterli in fuga’. La potenza di Hoffmann sta nel saper penetrare il reale e scoprire cosi quell’abisso abitato da demoni e spettri che non e diverso dal mondo in cui gli uomini trattano i loro affari, ma che ad esso si mescola e si sovrappone”.
(Dalla scheda del libro sul sito Rizzoli)

Altre storie che accadono oggi

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“… Quando scesero per colazione la mattina del 30 ottobre, scoprirono che la Sala Grande era stata addobbata durante la notte…”
Joanne K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco

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“… Nightshade. Che strano cognome. E’ appropriato -disse Will Halloway -io sono nato un minuto prima di mezzanotte, il 30 ottobre…”
Ray Bradbury, Il popolo dell’autunno

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“… Il 30 ottobre festeggio il mio compleanno in una delle osterie più popolari della città con i miei compagni di bevuta…”
Agota Kristof, La terza menzogna (Trilogia delle città di K)