7 Dicembre

7 dicembre 2014

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“Cosa significa psionici? Diversi dipendenti del signor Runciter hanno usato questo termine”.
“Poteri parapsichici” disse Joe. “Forze mentali che agiscono direttamente, senza l’intervento di nessun agente fisico”.
“Poteri mistici, intende dire? come conoscere il futuro e altre cose del genere? Il motivo per cui gliene parlo è che alcuni di quei signori hanno accennato al futuro come se esistesse già. Non con me; ne parlavano fra di loro, e ho udito per caso… sa come succede.  Siete per caso dei medium?”
“È un modo come un altro per definirci.”
“Cosa prevedete per la guerra in Europa?”Joe disse: “Germania e Giappone saranno sconfitti. Gli Stati Uniti entreranno in guerra il 7 dicembre 1941.” Poi ripiombò nel silenzio

Philip K, Dick, Ubik, 1969, tr. it. G. Montanari, ed. cons. Fanucci, 1998, pp. 413-414


Dicono del libro
“PKD scrisse Ubik nel 1968-69, in una delle ricorrenti fasi difficili della sua vita e le tracce sono visibili, evidenti; forse la stessa conclusione ambigua è figlia della sua difficoltà a scegliere, a decidere chi doveva prevalere tra Jori e Ubik, tra il divoratore di anime e l’influenza salvatrice”.
(Dall’introduzione di S. Cofferati all’ed. Fanucci, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 7 dicembre 1942, anniversario dell’entrata in guerra del Giappone, emanò un proclama in cui dichiarava che, in onore a quella data, si assumeva la responsabilità di abolire tutte le punizioni…”
Pierre Boulle, Il ponte sul fiume Kwai

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“… Io qui, su questo vagone, di questa eterna giornata che è il 7 dicembre…”
Roberto Pazzi, La città volante

6 Dicembre

6 dicembre 2014

 

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Il sei di dicembre dell’anno passato, te ne ricorderai e se non te ne ricordi non importa, fece un tempo da diavoli. A guardare la montagna poi, era uno spavento; e anche di quaggiù si sentiva la romba della bufera che mugolava fra i castagni, mandando fino a noi qualche foglia secca insieme col sinibbio che strepitava sui vetri delle finestre come la grandine. Io son fatto peggio delle gru: più cattivo è il tempo, e più sento il bisogno d’essere in giro. E volli uscire con lo schioppo in cerca di qualche animale

Renato Fucini, Le veglie di Neri (Vanno in Maremma) 1844, ed. cons. Newton Compton, 1993, p. 44

Mentre è a caccia di beccaccini, un sei di dicembre particolarmente freddo e tempestoso, Raffaello incontra una famiglia di montanari che – a piedi, malvestiti e con poche provviste – affrontano il viaggio verso Talamone, per passarvi il resto dell’inverno. Padre, madre, due ragazzi e una bambina piccola hanno davanti a loro una settimana di cammino. Raffaello, dopo aver scambiato qualche parola col capofamiglia sul brutto tempo, regala dei soldi a uno dei figli, che non ha mai visto in vita sua una banconota. Quell’incontro rimane vivo nella memoria di Raffaello, che dopo un anno lo racconta – davanti a un piatto di pappardelle con la lepre – e ne ricorda con precisione il vento carico di nevischio (il sinibbio) e la data, il sei dicembre dell’anno passato.

Dicono del libro
“Vicende semplici, ma cariche di significati umani e sociali, ambientate nelle paludi, nei campi e nelle borgate della maremma toscana: questi famosi racconti di Neri Tanfucio (pseudonimo anagrammato di Renato Fucini) conservano a tutt’oggi una straordinaria vitalità, grazie all’essenzialità del modulo narrativo e alla naturalezza di un linguaggio immediato, popolare e disinvolto”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Newton Compton, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Dove si trovavano essi in quel momento, alle otto del mattino di quel giorno che in Terra era chiamato il 6 dicembre? Certamente vicino alla Luna…”
Jules Verne, Intorno alla luna

 

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“…I ragazzi ricevettero una cena abbondante quella sera del 6 dicembre 184* al Leone Rosso…”
Mary Mapes Dodge, Pattini d’argento

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“… Oggi sei dicembre…”
Marta sui Tubi, Sei dicembre (segnalazione di Francesco Raiola @mrjones1981)

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Vinicio Capossela, Sante Nicola (segnalazione di Sara Marchini)

5 Dicembre

5 dicembre 2014

 

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Il 5 dicembre fu una splendida giornata. Alla base H. vidi le scintillanti sagome argentee della squadriglia da combattimento degli aerei supersonici F 104, allineati sul campo di volo. Gli addetti al controllo si stavano occupando dello 016 che mi avrebbe ospitato. (…)
Le due e mezza. Lo 016 si immise dolcemente nella pista di decollo, poi si arrestò per provare al massimo i motori. Traboccavo di felicità. La gioia di partire verso un mondo in cui non sarei stato importunato dagli affanni quotidiani e terrestri, di potermi separare completamente da essi in quell’attimo, non era paragonabile alle sensazioni della partenza di un aereo di linea, che si limita a trasportare un’esistenza borghese. Quanto intensamente avevo desiderato, quanto ardentemente avevo atteso questo istante! Alle mie spalle c’era quello che già conoscevo, di fronte a me l’ignoto: questo istante era simile a una sottilissima lametta da barba

Yukio Mishima, Sole e acciaio, 1968, tr. it. L. Origlia, Guanda 1982, pp.84-85

Nel Giappone del dopoguerra, il protagonista di Sole e acciaio, in un lungo monologo, illustra la sua visione di sé e della realtà, la sua  lotta contro l’irreversibilità del tempo, all’insegna del coraggio e del pericolo. Nell’epilogo, c’è il racconto dell’esperienza più significativa del suo percorso: il volo su un aereo  F 104, lanciato oltre la velocità del suono, a quarantacinquemila piedi di altezza nella limpida giornata del 5 dicembre. Chiuso nel suo abitacolo, con la sensazione  di una corrispondenza perfetta fra esterno e interno, fra la sua mente e l’aereo, fra l’aereo e il pianeta, il narratore attraversa lo spazio e il tempo ruotando intorno al cratere del monte Fuji. 

Dicono del libro
“L’autore racconta la scoperta della propria identità fisica, l’interesse per la pratica delle arti marziali e la ricerca di un “linguaggio del corpo”; la testimonianza di un’appassionata indagine nella propria identità di uomo, oltre ogni limite, oltre ogni convenzione”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… Persino nell’autunno avanzato vidi, un anno (un 5 dicembre), ondulazioni sullo specchio, e pensando che improvvisamente stesse per mettersi a piovere fitto… mi affrettai a dare mano ai remi…”
Henry D. Thoreau, Walden ovvero Vita nei boschi

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“… giovedì, 5.12 Partenza la mattina prestissimo…”
Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio

 

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“… Non ho ancora detto che il giorno dopo era il 5 dicembre, e cioè il mio compleanno…”
Elsa Morante, L’isola di Arturo (segnalazione di @Ilaria_Restivo)

4 Dicembre

4 dicembre 2014

 

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Il signor Ruche rimase ancora un istante sulla terrazza. Ormai era calata la notte. Dimenticando l’indagine, Grosrouvre e la Biblioteca della Foresta, ripensò a Khayyām, al quale si era sentito subito così vicino. Gli tornarono alla mente due date. “Nato il 18 giugno 1048, morto il 4 dicembre 1131.” Khayyām era morto a quasi ottantaquattro anni. La stessa età di Grosrouvre. E… Si raddrizzò sulla sedia, aggrappandosi alla balaustra. Nel freddo e nella notte di Parigi, esclamò al vento del nord: “La mia stessa età!”
Il signor Ruche era nell’ottantaquattresimo anno di età. In quell’istante seppe con certezza che per quell’anno non gli sarebbe accaduto nulla. Si sentì eterno, almeno per qualche anno ancora

Denis Guedj, Il teorema del pappagallo, 1998, tr. it. L. Perria, Longanesi, 2000 p. 281

Il signor Ruche, un vecchio libraio parigino che si muove su una sedia a rotelle, ha avuto da giovane un amico – poi espatriato in Brasile – che  gli ha affidato decine di casse di libri sulla matematica, da rimettere in ordine. Nella sua libreria Mille e una pagina, Ruche ripercorre i testi, scoprendovi non solo nozioni che non conosceva e nuovi punti di vista, ma anche una rete di coincidenze e di corrispondenze fra la sua vita, quella dell’amico Grosrouvre e le esistenze di grandi scienziati del passato. In una fredda giornata invernale, Ruche è alle prese con il matematico e poeta persiano al-Khayyām, il cui nome significa il figlio del venditore di tende. Fu esperto di polinomi e di astronomia, tanto che partecipò anche all’elaborazione di un nuovo calendario, e fu anche astrologo. È per questo che si conoscono – “cosa assai rara all’epoca” –  le date precise della sua nascita e della sua morte, avvenuta nel 1131, un 4 dicembre, data che rivela al libraio un’altra, sorprendente coincidenza. 

Dicono del libro
“La matematica diventa in questo libro protagonista di un romanzo. Un libraio in pensione, per scoprire le strane circostanze della morte di un amico che gli ha lasciato in eredità una biblioteca interamente dedicata alle scienze matematiche, deve rimettersi a studiare aritmetica, algebra, trigonometria e logica, materie che ha sempre detestato fin da quando era studente di filosofia”
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… 4 dicembre. Ti prego – vedi, per me è finita, non resisto più!…”
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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“Parigi, 4 dicembre 17** Risposta della marchesa di Merteuil scritta in calce alla stessa lettera: Ebbene! Guerra sia!”
Choderlos de Laclos, I legami pericolosi

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“… Un diario? disse Nikolaj con una sfumatura d’ironia e prese in mano il quaderno. Vi si trovava scritto in francese: 4 dicembre…”
Lev Tolstoj, Guerra e Pace

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“… mercoledì, 4.12 Una mattina fresca, d’immacolata chiarezza. Tutto nella foschia in pianura, ma i suoni della vita giungono fin qui….”
Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio

3 Dicembre

3 dicembre 2014

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Certe volte gli era stata affidata persino la rettifica degli articoli di fondo del Times, che erano scritti interamente in neolingua. Srotolò la comunicazione che aveva messa da parte prima. Diceva:
times 3. 12. 83. Riproduz ordogior gf bispluserrata nonesisper riscrinter pristes supautor anteinclucoll

In archelingua (ovvero nella lingua normale) tale comunicazione si poteva rendere così:
La riproduzione dell’Ordine del Giorno del Grande Fratello pubblicata nel Times del 3 dicembre 1983 è del tutto insoddisfacente e allude addirittura a persone che non esistono. Riscriverlo da capo e sottoporre tale prima stesura all’autorità superiore prima di includerla nella collezione. Winston lesse per intero l’articolo incriminato. L’Ordine del Giorno del Grande Fratello era dedicato principalmente a lodare l’operato di una organizzazione conosciuta con la sigla SSFG che riforniva sigarette e altri generi voluttuari ai marinai della Fortezza Galleggiante

George Orwell, 1984, 1949, tr. it. G. Baldini, Mondadori, 1989, p. 48

Nella società futura dominata dal Grande Fratello e dalle sue tecniche pervasive di controllo, Londra  è una delle province dell’iperstato di Oceania, in conflitto permanente con Eurasia. La lingua ufficiale è la Neolingua, che deve via via sostituire l’Archelingua, eliminando ogni possibilità di pensiero eretico e indipendente. Winston Smith, un uomo di quasi qurant’anni, è impiegato al Ministero della Verità con il compito di correggere i documenti non conformi alle direttive del regime. In aprile, con un gesto di autonomia che egli stesso non sa spiegarsi, Winston ha cominciato a scrivere un diario, azione non vietata ma punibile con la morte. Per chi sta correndo il pericolo di scrivere il diario? si chiede Winston, immaginando un tempo in cui “quel che è fatto non può essere disfatto”, come accade invece negli uffici del Ministero, in cui  le notizie – per esempio quelle del Times del 3 dicembre – vengono riscritte e rimesse in circolo: “Non appena tutte le correzioni  che si rendevano necessarie a ogni numero del Times  erano state messe insieme e verificate, quel numero veniva ristampato di nuovo, la copia originale distrutta, e la copia corretta collocata nelle collezioni al suo posto”, alterando così per sempre il passato e la memoria. 

Dicono del libro
“L’azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l’anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c’è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un’esistenza sovversiva. Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… Entrò la Bordin. Era il 3 dicembre 1851. Aveva un giornale in mano…”
Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet

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“… La data?  chiese Holmes aprendo la sua agenda. Sparì il 3 dicembre 1878, quasi dieci anni fa…”
Arthur Conan Doyle, Il segno dei quattro

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“… su quell’angolo di strada faceva un freddo tremendo, era il 3 dicembre…”
Almudena Grandes, Atlante di geografia umana 

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“… Creature astrali che giocano, 3 dicembre 1919…”
Aldous Huxley, Giallo cromo

 

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“… Era il 3 dicembre, e continuava a piovere. Il numero 3 spiccava, enorme, nerissimo, panciuto, sul bianco smagliante del calendario…”
Georges Simenon, I fantasmi del cappellaio

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“… Tre dicembre, undici e quaranta, disse Khin. L’astrologo scrisse i numeri nelle caselle e cominciò a calcolare…”
Jean Philip Sendker, L’arte di ascoltare i battiti del cuore (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… Il tre dicembre del ’39 a stare al mondo volli provar…”
Francesco Guccini, Il 3 dicembre del ’39 (segnalazione di Antonio Zangara @anfesibena e di Laura Serranti)

2 Dicembre

2 dicembre 2014

 

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Nell’anno 1918, e precisamente nei giorni intorno al 15 giugno, si svolgeranno in Germania feste solenni per il trentesimo anno di regno dell’imperatore Guglielmo II, feste che dovranno  attestare al mondo intero la grandezza e la potenza germaniche. Quantunque manchino ancora parecchi anni a tale data, si sa da fonti degne di fede che si stanno già facendo preparativi, per ora naturalmente non ufficiali. Ora tu ben sai che nello stesso anno il nostro augusto Imperatore celebrerà il settantesimo giubileo della sua ascesa al trono e che l’anniversario cade il 2 dicembre. La troppa modestia che distingue sempre noi austriaci nelle questioni riguardanti la nostra Patria m’ispira il timore che si prepari per noi, diciamolo pure, una nuova Königgrätz, vale a dire che i tedeschi con il loro metodo mirante all’effetto, ci prevengano, così come allora adottarono il fucile ad ago prima che noi pensassimo a una sorpresa da parte loro. […] Poiché il 2 dicembre non si può naturalmente far cadere prima del 15 giugno, si è avuta la felice idea di estendere i festeggiamenti a tutta l’annata 1918, facendone l’anno giubilare del nostro Imperatore della Pace

Robert Musil, L’uomo senza qualità, 1930-1933, tr. it. A. Rho, ed. cons. Einaudi 1972, vo. I, p. 73

Siamo nel 1913, a qualche anno di distanza dalla “magica data della svolta del secolo”, quel passaggio fra l’Ottocento e il Novecento, che aveva seminato illusioni di grandi novità, come se il tempo tornasse giovane. Nell’Austria imperial-regia, con i suoi vasti territori, le tante popolazioni, la struttura burocratica, le aperture  liberali,  vive Ulrich Anders, un uomo di trentadue anni, la cui “intelligenza affascinata dall’esattezza scientifica e dall’infinita indeterminatezza della realtà, dissolve ogni decisione in lucida ironia”. Su iniziativa del padre, Ulrich viene nominato segretario di un comitato che deve organizzare – con largo anticipo – i festeggiamenti del settantesimo anno di regno del vecchio imperatore Francesco Giuseppe, salito al trono il 2 dicembre del 1848. L’anniversario cade dunque nel 1918, lo stesso anno in cui in Germania si celebra l’imperatore Guglielmo II. In vista di questa competizione fra le due scadenze, si mette in moto a Vienna una azione parallela, un meccanismo complesso quanto vago di decisioni che non giungeranno mai allo scopo, segnando quella data, il 1918, la dissoluzione dell’impero austro-ungarico.

 

Dicono del libro
“L’uomo senza qualità, il romanzo al quale Musil lavorò per gran parte della vita, è un’insuperabile rappresentazione delle grandi crisi del Novecento. Nella Vienna alle soglie del primo conflitto mondiale, il protagonista Ulrich, per una sorta di malattia dell’anima o del carattere, non sa né vuole dare corpo e forma alle proprie inclinazioni. Preda di un’intelligenza affascinata dall’esattezza scientifica e dall’infinita indeterminatezza del reale, Ulrich si presta con lucida ironia a quell’infinito gioco di simulazioni che Musil orchestra con vertiginosa intelligenza”.
(Dalla scheda del libro nel sito Einaudi)

Altre storie che accadono oggi

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“… Quanto a Muffat, figlio tardivo di un generale fatto conte da Napoleone I, naturalmente si era trovato in auge dopo il 2 dicembre…”
Emile Zola, Nanà

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“… Sui giornali Kazuo leggeva spesso una nuova espressione: guerra fredda. Era in voga dal due dicembre dell’anno precedente…”
Yukio Mishima, Una stanza chiusa a chiave

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“… Era – finalmente una data a cui appigliarci – la sera del 2 dicembre del 1642. Uscivano da un teatro…”
Umberto Eco, L’isola del giorno prima

 

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“… Due anni dopo scoppiò un’altra rivolta, il 2 dicembre del 1649 e quella volta ci si immischiarono pure dei grandi baroni…”
Dacia Maraini, La lunga vita di Marianna Ucrìa

I Dicembre

1 dicembre 2014

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Il primo dicembre 1987, dopo aver osservato a lungo le figure intagliate nel legno del portale della cattedrale di Spalato, tra cui Giovanni, triste, che all’ultima Cena reclina il capo sulla spalla di Gesù, e allo stesso tempo cerca conforto anche con una mano – variante sul tema – nella manica del suo maestro, il viaggiatore scese alla passeggiata della spiaggia, illuminata dal sole, dove vide un decrepito lustrascarpe, che disoccupato ormai da lungo tempo, iniziava a pulire le proprie scarpe. A dire il vero ne avevano anche bisogno. E quell’uomo le lustrava scrupolosamente, come avrebbe fatto per chiunque altro – non era capace altrimenti -, con calma, riflessivamente, un lembo di pelle alla volta. E le sue scarpe, tanto amorevolmente passate, alla fine cominciarono a rilucere, per poi splendere all’ombra della palma sotto cui era seduto

Peter Handke, Il lustrascarpe di Spalato, 1990, in Epopea del baleno, tr. it. L. Salerno, Guanda 1993, p.11

Dicono del libro
“Il volo di una farfalla in una mattina di primavera; l’incontro di un turista con un lustrascarpe nei dintorni della cattedrale di Spoleto; una fitta nevicata sulla città portuale di Aomari, nel nord del Giappone; un luminoso frullar di lucciole in una notte di maggio, a Cormons, in Friuli: Peter Handke osserva i fenomeni naturali e l’aspetto fisico degli eventi e anche il più piccolo accadimento trova nelle pagine di questo libro una rifrazione luminosa. La descrizione è così particolareggiata da far pensare a un microscopio sempre in funzione”.
(Dalla scheda del libro sul sito ibs)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Il primo di dicembre fu per le povere ragazze una giornata d’inverno davvero oscura. Di fuori soffiava un vento gelato e l’anno sembrava si preparasse alla morte…”
Louisa May Alcott,  Piccole donne

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“… I° dicembre, 1969. Non si può combattere una guerra senza acronimi…”
Don DeLillo, Underworld

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“… Dimmi, come sei, quel primo dicembre 1940? (Mi ci vorranno ancora quattro anni prima di nascere)…”
Daniel Pennac, Ecco la storia (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… Era il primo dicembre. Danny era nel salone da ballo dell’ala est…”
Stephen King, The Shining (segnalazone di Fabia Ragucci)

 

30 Novembre

30 novembre 2014

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“Si finisce sempre per essere assassinati, se non si ottiene la propria nobiltà direttamente dagli Dèi, e dal cuore del cielo il proprio potere.”
“È così che sono nobile, anch’io” diss’ella.
Ma non era convinta. E con maggior decisione tornò al suo pensiero d’andarsene.
Scrisse a Città del Messico per prenotarsi una cabina da Vera Cruz a Southampton: sarebbe partita l’ultimo di novembre

David Herbert Lawrence, Il serpente piumato, 1926, tr. it. E. Vittorini, ed. cons. Mondadori, 1969, p. 554

L’irlandese Kate è arrivata in Messico la domenica dopo Pasqua e nel tempo trascorso nel paese ha conosciuto, non senza inquietudine, tradizioni e possibilità di vita del tutto diverse da quelle europee. Si è sposata con Cipriano, un generale che, insieme con l’amico Ramon, lavora per la rinascita del culto di Quetzalcoatl, il dio-serpente piumato, sullo sfondo dell’instabile situazione politica messicana. Attratta e spaventata dalla forza che emana dal Messico, Kate a volte crede “di essere risalita a un’èra primigenia della coscienza umana, quando gli uomini, pieni di oscure volontà e indifferenti alla morte, avevano la loro forza spirituale nel sangue e nella colonna vertebrale, non nel cervello…”. A volte, è presa dai ricordi della sua vita precedente, come le accade, in un assolato giorno di novembre, pensando all’avvicinarsi del Natale nel paesaggio inglese. Incerta, sempre in bilico sul presente/serpente del tempo, prenota – e sono le ultime pagine del libro, ma non della storia -un biglietto di ritorno per il 30 novembre.

Dicono del libro
“Il serpente piumato è il romanzo che diede a David Herbert Lawrence larga fama. Ne è protagonista una donna intelligente e moderna che si lascia sottomettere, pur attraverso infinite ribellioni, al mistero segreto delle cose. Storia di una sconfitta dell’intelletto dinanzi alla natura, si svolge intorno al duplice fascino di una lentissima trasformazione psicologica da una parte, e di un meraviglioso crescendo d’atmosfera dall’altra: poiché questo romanzo ha per sfondo il Messico e sa renderlo vivo nei suoi abitanti, nei suoi costumi e nella sua tremenda solitudine tropicale”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Fu solamente il 30 novembre che la prima raffica di vento si fece sentire…”

Emilio Salgari, Gli scorridori del mare

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“… che avrebbe fatto Fernando Pessoa se avesse potuto leggere, due mesi prima. L’autore di Mensagem morirà il 30 novembre prossimo per una colica epatica…”
José Saramago, L’anno della morte di Ricardo Reis

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“… La mattina del 30 novembre, mancando notizie da Montreal, Arnold mi consegnò una lettera da recapitare al generale Montgomery… Anche il freddo era delizioso in quella bianca mattina”
Gore Vidal, Burr

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“…. Colette si è sposata il 30 novembre a mezzogiorno. La famiglia si è riunita per un grande pranzo…”
Irène Némirovsky, Il calore del sangue

29 Novembre

29 novembre 2014

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29.11
Una cattiva notte, la mattina quindi un po’ legnoso. Telefonata dalle poste e telegrafi. Brutto tratto di crinale, pieno di traffico, in direzione di Neufra. Per la più breve, traverso i campi, è quasi impossibile. Su a Bitz una bufera spaventosa, tutto sotto la neve. Dopo Bitz, su per un bosco. Si scatena una furibonda tormenta, dentro il bosco i fiocchi vengono dall’alto, mulinando, in un vortice; ma fuori, in campo aperto io non mi azzardo più, là la neve arriva orizzontale. E dire che non è ancora dicembre

Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio, 1978, tr, it. A. M. Carpi, Guanda, 1980, pp. 29-30

È il penultimo giorno di novembre del 1974, il 29 – come oggi – di quarant’anni fa. Herzog è partito da una settimana per raggiungere a piedi Parigi dalla Germania, convinto che il suo pellegrinaggio possa aiutare l’amica Lotte, che abita a Parigi ed è gravemente malata, a restare in vita. Il clima è ostile, mentre l’uomo attraversa boschi e paesi solitari, attento allo stato dei suoi piedi e della scarpe, che devono accompagnarlo nel lungo tragitto.
A questo testo, è legato il gioco di Pagina99 della settimana 22-29 novembre:#librincammino. Nel giornale in edicola oggi è possibile leggere una selezione dei contributi arrivati via mail e via twitter. 

Dicono del libro
“Questo libro è la storia di un viaggio in certo modo straordinario: il viaggio a piedi intrapreso nell’inverno 1974 da Werner Herzog, per recarsi da Monaco a Parigi, dove lo aspettava un’amica malata, Lotte Eisner, storica e studiosa del cinema tedesco. Una testimonianza d’affetto che, secondo Herzog, avrebbe dovuto contribuire a tenere in vita una persona cara. Strade, boschi, paesi squassati da temporali e bufere di neve, villaggi deserti e campi disabitati: questo il paesaggio che percorriamo insieme a un uomo che compie il più anacronistico dei gesti. Il racconto di Herzog ha la capacità di rappresentare in modo nuovo quell’Europa che attraversiamo in treno, in auto o sorvoliamo in aereo, quell’Europa di cui cogliamo di solito solo i paesaggi urbani, le fabbriche, le autostrade, i quartieri industriali. È un’Europa restituita a una quasi inconcepibile naturalità, a una dimensione arcaica e segreta. E al contempo queste avventure, questi incontri, queste scoperte che si situano in una sorprendente ‘terra di nessuno’, si accostano a un modello aulico, fanno rivivere in modo singolare il mito del viaggio come prova e il tema dell’eroica peregrinazione”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

 

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 29 novembre pranzai piuttosto tardi, alle otto di sera; ero seduto a gambe incrociate, come solevo fare quando il mare era calmo…”
Matthew P. Shiel, La nube purpurea

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“… Il 29 novembre nevicava intensamente su tutta la Scania…”
Henning Mankell, La mano (segnalazione di @ClabHouse)

28 Novembre

28 novembre 2014

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Mente umana non può concepire quello che sta avvenendo a Mosca. Sette bancarellisti della Sùcharevka sono già al fresco per aver diffuso voci sulla imminente fine del mondo provocata dai bolscevichi. Dar’ja Petrovna ne ha parlato indicando perfino la data esatta: il 28 novembre 1925, festività di Santo Stefano Martire, la terra si scontrerà con l’asse celeste

Michail Bulgakov, Cuore di cane, 1925, tr. it. M. Olsoufieva, Garzanti 1974, p.90

Pallino, un cane randagio affamato e pulcioso, e molto esperto della dura vita  di strada nella Mosca della rivoluzione bolscevica, è stato accolto in casa del professor Preobrazenskij, uno scienziato che sperimenta tecniche chirurgiche di ringiovanimento. Dopo qualche giorno di bella vita, Pallino è l’oggetto di un’operazione: gli vengono innestate ghiandole genitali e ipofisi di un uomo appena morto in una rissa. Invece di ringiovanire, però,  il cane si trasforma in una specie di  essere umano: piccolo e sgraziato, il nuovo Pallino è in grado di parlare – usando il repertorio di parolacce sentito nella sua precedente vita canina – e addirittura di leggere. La notizia di questo evento portentoso alimenta il caos che regna a Mosca, aggiungendosi alle voci di fine del mondo, prevista per il giorno di Santo Stefano il giovane, monaco orientale commemorato il 28 novembre. 

Dicono del libro
“A Mosca, negli anni della NEP, un cane viene trasformato in essere umano, ma il bisturi del chirurgo ha creato un sottoessere, pieno degli istinti più bassi. Allo stesso modo, si conclude, sono fallite nel compromesso e nel fiasco totale le grandi speranze bolsceviche di una umanità nuova, ottenibile rapidamente”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Enrico è partito il 28 novembre 1909, imbarcandosi a Trieste per l’Argentina. senza avvisare quasi nessuno…”
Claudio Magris, Un altro mare

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“… Quando ne compirai 70?. Il ventotto novembre. Allora sarà magnifico, Taylor. Quel giorno diventerai uno dei nostri” esclamò Charmian…”
Muriel Spark, Memento mori

 

27 Novembre

27 novembre 2014

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Il Visconte di Valmont alla Marchesa di Merteuil […]

Addio, incantevole amica; non sigillerò questa lettera che alle due, nella speranza di poterci accludere la desiderata risposta.
Alle due del pomeriggio.
Niente ancora, e l’ora incalza; non ho tempo di aggiungere altro; ma stavolta mi neghereste ancora i più teneri baci dell’amore?

Parigi, 27 novembre 17**

Choderlos de Laclos, I legami pericolosi, 1782, tr. it. P. Bianconi, Rizzoli 1976, pp.330-31

L’intreccio di vicende dei Legami pericolosi emerge dalle lettere che i protagonisti si scambiano, dall’agosto al dicembre di un anno del Settecento, con un epilogo nel gennaio dell’anno successivo. Dal carteggio fra il libertino Visconte di Valmont e la cinica Marchesa di Merteuil si conoscono i piani per sedurre la giovane Cecilia Volanges, innamorata del cavalier Danceny, ma promessa sposa a un altro, e soprattutto per sedurre la leale signora di Tourvel. Le strategie attuate dal Visconte e dalla Marchesa – al fine di esercitare il potere sul prossimo attraverso una raffinata trama di piaceri e di inganni – sfuggono però di mano.
Il 27 novembre Valmont attende – ora dopo ora – una risposta dalla signora di Tourvel, per comunicarla alla sua complice, la Marchesa. Ma la risposta non arriva e l’intrigo si avvia ad essere rivelato, con conseguenza fatali per tutti i protagonisti. 

Dicono del libro
“Il perfetto intrigo creato da Laclos nel suo unico romanzo è stato definito in molti modi: una partita a scacchi, un trattato di strategia erotica – non bisogna dimenticare che Laclos era ufficiale d’artiglieria e terminò la sua carriera come generale napoleonico -, un balletto del Desiderio e della Vanità, un monito di virtù, un incitamento al vizio. Certo nei Legami pericolosi c’è un po’ di tutto questo: una concezione profondamente pessimistica dell’uomo, che ha avuto superbe espressioni letterarie, da La Rochefoucauld a Stendhal, e una vena libertina che lo avvicina a Sade. Giorno dopo giorno i due predatori, la marchesa di Merteuil e Valmont, tessono la rete micidiale per le tenere vittime predestinate, Cecilia e la signora di Tourvel”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 27 novembre. Mi sono alzato tardi e, ormai sveglio, sono rimasto a lungo a letto cedendo alla pigrizia…”
Lev Tolstoj, Guerra e pace

 

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“… laddove essendosi ciò svolto l’ultima volta il 27 novembre 1893, ovvero 5 settimane prima del 29 dicembre, data della nascita d’un secondo erede…”
James Joyce, Ulisse

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“… 27 novembre 1889. L’anziana donna trotterellò silenziosamente lungo oscuri corridoi e salì le scale, soffermandosi incerta su vari pianerottoli…”
Antonia S. Byatt, Possessione

26 Novembre

26 novembre 2014

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martedì, 26.11

Idee un po’ più chiare dopoché a Kirchheim ho comprato una carta Shell. Nella notte una bella bufera, la mattina neve dappertutto, sfrangiata, che si scioglieva. Pioggia, tormenta sono ancora gli ordini minori. La baracca conteneva, a guardar bene, correggiato e rastrello per fieno, appesi alle pareti, per fare il rustico, e anche dei bastoni da passeggio con applicate delle placchette, rastrelli in croce, e un foglio di calendario con Playmate del mese di settembre. Sopra la finestra foto degli abitanti, fatte all’automatico, mi ricordano molto gente come Zef e Schinkel. L’uomo del distributore mi guardava con un’aria così irreale che io mi sono precipitato alla toilette per convincermi davanti allo specchio che ho ancora un aspetto umano. Ma sì, adesso mi faccio trascinare dalla bufera intorno al distributore fintantoché non mi spuntano le ali. Questa notte sarò re nella prossima casa violata; sarà la mia fortezza. Una sveglia da cucina, una volta messa in moto, annuncia in grande stile l’Ultima Fine. Il vento di fuori fruga il bosco. Questa mattina la notte era sospinta, come un’annegata, da fredde onde grigie

Werner Herzog, Sentieri nel ghiaccio, 1978, tr. it. A. M. Carpi, Guanda 1982, p.23


Martedì 26 novembre  è il quarto giorno del viaggio che Herzog ha intrapreso per arrivare da Monaco a Parigi. Sta viaggiando a piedi, nella strana convinzione che il suo pellegrinaggio solitario e faticoso possa aiutare l’amica Lotte, che abita a Parigi ed è gravemente malata, a restare in vita. Piove, nevica e fa molto freddo, mentre Herzog attraversa i boschi e i paesi della Baviera. Ha dormito in una casetta di vacanza, in cui è entrato “senza rompere niente”, trovando delle carte da gioco e il calendario di novembre. Il 26 ha ripreso la marcia, in direzione ovest e con l’aiuto di una mappa stradale della Shell. 

Dicono del libro
“Questo libro è la storia di un viaggio in certo modo straordinario: il viaggio a piedi intrapreso nell’inverno 1974 da Werner Herzog, per recarsi da Monaco a Parigi, dove lo aspettava un’amica malata, Lotte Eisner, storica e studiosa del cinema tedesco. Una testimonianza d’affetto che, secondo Herzog, avrebbe dovuto contribuire a tenere in vita una persona cara. Strade, boschi, paesi squassati da temporali e bufere di neve, villaggi deserti e campi disabitati: questo il paesaggio che percorriamo insieme a un uomo che compie il più anacronistico dei gesti. Il racconto di Herzog ha la capacità di rappresentare in modo nuovo quell’Europa che attraversiamo in treno, in auto o sorvoliamo in aereo, quell’Europa di cui cogliamo di solito solo i paesaggi urbani, le fabbriche, le autostrade, i quartieri industriali. È un’Europa restituita a una quasi inconcepibile naturalità, a una dimensione arcaica e segreta. E al contempo queste avventure, questi incontri, queste scoperte che si situano in una sorprendente ‘terra di nessuno’, si accostano a un modello aulico, fanno rivivere in modo singolare il mito del viaggio come prova e il tema dell’eroica peregrinazione”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… 26 novembre Talvolta mi dico: Il tuo destino è unico…”
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

 

25 Novembre

25 novembre 2014

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Il diciannovesimo compleanno di Mario Incandenza sarà mercoledì 25 novembre, il giorno prima del Ringraziamento. La sua insonnia peggiora con l’entrare nella terza settimana dello iato di Madame Psychosis e il tentativo della Wyyy di riproporre la povera Miss Diagnosis, che ha iniziato una lettura in latino della Rivelazione di Giovanni che è così imbarazzante da farti sentire in pena per lei. Per un paio di notti Mario cerca di addormentarsi nel salotto della CdP con la Wods, una stazione Am che trasmette narcotizzanti arrangiamenti orchestrali di vecchie canzoni dei Carpenters. Il che rende le cose ancora più difficili. È strano sentire che ti manca qualcuno che forse non conosci neanche

David Foster Wallace, Infinite Jest, 1996, tr. it. E. Nesi (con la coll. di A. Villoresi e G. Giua), Einaudi, 2006, p. 706

Nel tempo raccontato in Infinite Jest, un tempo futuro in cui la geografia politica del Nordamerica è profondamente modificata, gli anni sono sponsorizzati da aziende di prodotti alimentari, medicali, elettrodomestici. L’anno a cui si riferisce questa pagina – indicato in italiano dall’acronimo APAD – prende il nome dal Pannolone per Adulti Depend  e interseca il calendario reale fra il 2008 e il 2009. Il secondogenito della famiglia Incandenza, Mario, un ragazzo disabile, compirà diciannove anni la vigilia del Giorno del Ringraziamento, che cade il quarto giovedì di novembre, mese di giornate “grigie, fredde e ventose”, col cielo colore “vetro sporco”. Mario fa parte della famiglia di James Incandenza, fondatore dell’Ensfield Tennis Academy e autore del film  perduto che dà il titolo al libro, oggetto di infinito intrattenimento e dipendenza.  Detto Booboo dal fratello più piccolo Hal, allievo dell’accademia di tennis, Mario ha competenze tecniche nelle riprese cinematografiche e una passione per il programma radiofonico – trasmesso dalla Wyyy – di Madame Psychosis. A qualche giorno dal suo compleanno Mario si è trasferito per la notte nella CdP, la casa del preside, in ascolto della radio. Madame Psychosis è sostituita, ma Mario si imbatte passeggiando nella registrazione di una vecchia puntata del programma, un programma in cui sembra di ascoltare “una persona triste” che legge ad alta voce lettere ingiallite, tirate fuori “da una scatola da scarpe durante un pomeriggio piovoso”. 

Dicono del libro
“In un futuro non troppo remoto e che somiglia in modo preoccupante al nostro presente, la merce, l’intrattenimento e la pubblicità hanno ormai occupato anche gli interstizi della vita quotidiana. Le droghe sono diffuse ovunque, come una panacea alla noia e alla disperazione. Finché sul mercato irrompe un film misterioso, Infinite Jest, cosí appassionante e ipnotico da cancellare in un istante ogni desiderio se non quello di guardarne le immagini all’infinito, fino alla morte. Nella caccia che si scatena attorno a questa che è la droga perfetta finiscono coinvolti i residenti di una casa di recupero per tossicodipendenti e gli studenti di un’Accademia del Tennis; e ancora imbroglioni, travestiti, artisti falliti, giocatori di football professionistico, medici, bibliofili, studiosi di cinema, cospiratori. DFW costruisce una vera e propria enciclopedia dei nostri tempi, e ci regala un’opera insieme universale e profondamente generazionale, una autentica nuova commedia umana”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il giorno di santa Caterina (25 novembre), onomastico di C. C., andai a messa nella chiesa del convento…” Giacomo Casanova, Storia della mia vita

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“… Al prossimo 25 novembre butterò nel fuoco questi fogli e cercherò di dimenticarli…”
Georges Bernanos, Diario di un curato di campagna

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“… Eppure sul calendario c’era scritto 25 novembre, interi mesi si erano consumati…”
Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari

24 Novembre

24 novembre 2014

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“La prima prova è studiata perché voi dimostriate la vostra audacia” disse a Harry, Cedric, Fleur e Krum, “quindi non vi diremo di che cosa si tratta. Il coraggio di fronte all’ignoto è una qualità importante in un mago… molto importante…”
“La prima prova avrà luogo il 24 novembre, davanti agli altri studenti e alla commissione giudicatrice. Ai campioni non è permesso di chiedere o accettare aiuti di nessun genere dai loro insegnanti per portare a termine le prove del Torneo. I campioni affronteranno la prima sfida armati solo di bacchetta magica

Joanne K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco, 2000, tr. it. B. Masini, Salani, Editore, 2001, p. 241

 

Dicono del libro

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23 Novembre

23 novembre 2014

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Tutti lo credevano morto. Nel 1988, quando pubblicai il libro sui suoi film, di Hector Mann non si avevano più notizie da quasi sessant’anni. Salvo un pugno di storici e patiti del cinema di un tempo, pochi sembravano anche solo al corrente che fosse esistito. Doppio o niente, l’ultima delle dodici comiche realizzate da Mann sullo scorcio finale del periodo del muto, apparve in sala il 23 novembre 1928. Due mesi dopo, senza aver salutato nemmeno uno dei suoi amici e compagni di lavoro, senza aver lasciato una lettera o informato chicchessia dei suoi progetti, uscì dalla sua casa di North Orange Drive e non fu mai più visto

Paul Auster, Il libro delle illusioni, 2002, tr. it. M. Bocchiola, Einaudi, 2003, p. 3

La storia raccontata nel Libro delle illusioni comincia con la data dell’ultima proiezione, in una sala cinematografica, di Doppio o niente, una comica dell’attore Hector Mann, un divo del cinema muto. Il 23 novembre del 1928 è l’ultima data rintracciabile nella vita dell’uomo, scomparso senza lasciare traccia. Le vicende di Mann e dei suoi film vengono ricostruite – sessant’anni dopo – dal narratore della storia, il professor Zimmer, che trova in essi un nuovo motivo di interesse per la vita, dopo aver perso la sua famiglia in un incidente. È in novembre che Zimmer ricomincia a viaggiare e di nuovo in novembre (il giorno del Ringraziamento) ha un attacco di cuore, verso la fine della narrazione. 

Dicono del libro
“Che fine ha fatto Hector Mann? Era una stella di Hollywood, all’epoca del cinema muto, ma poi è scomparso nel nulla. Molti anni dopo David Zimmer ripercorre le tracce della sua incredibile storia. Ma qualcuno non vuole che la verità venga a galla. Hector Mann ha concepito la vita come un’opera d’arte, e Zimmer scopre a proprie spese che l’arte può dare e togliere la vita”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Il ventitré, esattamente. Non ti ricordi cosa è accaduto il ventitré novembre? Hai dimenticato l’anniversario?…” Michail Saltykov-Šcedrin, I signori Golovljov

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“… Difatti il Generale Grant il 23 novembre passava il 180° meridiano, quello sul quale si trovano, nell’emisfero australe, gli antipodi di Londra…”
Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni

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“… L’atto di illuminazione che s’incendia in un cielo di solitudine.Pascal nella sua stanza la notte del 23 novembre 1654…”
Paul Auster, L’invenzione della solitudine (Il libro della memoria)

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“…La luce s’era levata così limpida, che pareva d’essere in aprile, invece che al 23 novembre…”
Elsa Morante, L’isola di Arturo (segnalazione di Ilaria Restivo)
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“… La data del 23 novembre, più che scritta è scavata dentro la mia mente…”
Piero Chiara,  Vedrò Singapore? (segnalazione di @evacruciani)

.VIDEO-GIOCHI

Paper, please

È il 23 novembre  nel video-gioco Papers, please (segnalazione di @appalachi)

22 Novembre

22 novembre 2014

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18:00 Speciale TV. La Virtual Reality TV presenta L’assassinio Kennedy. Indossate il vostro caschetto e lasciatevi portare a Dallas, il 22 novembre 1963. Prima sparerete con il fucile dell’assassino dalla finestra del Deposito di libri, e poi scenderete fra Jackie e JFK sulla limousine presidenziale quando la pallottola raggiungerà il bersaglio. Solo per abbonati speciali: sentirete il tessuto cerebrale del presidente in piena faccia o asciugherete le lacrime di Jackie con il vostro fazzoletto

James G. Ballard, Una guida alla morte virtuale, 1992, tr. it. L. Briasco, Tutti i racconti vol. 3 1969-1992, Fanucci, 2007, p. 640

“La vita intelligente sulla terra si è estinta  nelle ultime ore del Ventesimo secolo” e fra le poche tracce rimaste – non inutile a comprendere i motivi dell’estinzione – c’è una guida ai programmi televisivi trasmessi in una città qualunque dell’emisfero nord, in un giorno del 1999. Un abbonato standard del servizio poteva accedere – dalle sei della mattina alle cinque della mattina successiva – a programmi di notizie allarmanti, previsioni delle condizioni meteo negli interni, porno per tutti i gusti, crimini in diretta, giochi frustranti. Ma il pezzo forte era lo speciale delle sei del pomeriggio: grazie a un’applicazione di Realtà Virtuale, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dallas – il 22 novembre del 1963 – poteva essere vissuto in modalità immersiva, da diversi inquietanti e macabri punti di vista. 


Dicono del libro
“I racconti di questo maestro della short story contemporanea sono diventati veri e propri classici della letteratura dell’immaginario; anticipano di anni tematiche successivamente sviluppate da James G. Ballard nei romanzi della maturità, e vi si possono scorgere alcune delle riflessioni più ardite e dirompenti dello scrittore inglese”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Fanucci, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 22 novembre 1930 Era una giornata fredda e limpida e alla radio stava per cominciare uno dei loro programmi preferiti..”
Fannie Flagg, Pomodori verdi fritti al Caffè di Whitle Stop

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“…Puoi fare in modo di trovarti da solo vicino al fuoco nella Torre di Grifondoro il 22 novembre all’una di notte?…”
Joanne K. Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco

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“… 22 novembre 1928. Ieri sera è morta suor Clotilde. La morte è un argomento sul quale non mi sono indugiato sovente in questo ineguale diario della mia vita imperfetta…”
Archibald J. Cronin, Le chiavi del Regno

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“… Il capitano Hamaji Ezoe, agente militare del Giappone a Urga, arrivò a Pechino il 22 novembre, a bordo di una macchina della ditta Andersen, Meyer & Co…”
Vladimir Pozner, Il barone sanguinario

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“… She was born in November 1963, the day Aldous Huxley died…”
Sheryl Crow, Run Baby Run (segnalazione di @mlfarinata)

 

 

21 Novembre

21 novembre 2014

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Era il ventuno novembre; una folla immensa e festosa traboccava di contrada in contrada sul corso di Porta Orientale e di là fuori nel campo del Lazzaretto, battezzato novellamente pel campo della Federazione. Tuonavano le artiglierie, migliaia di bandiere tricolori sventolavano; era uno scampanio a festa, un gridare, un lanciar di cappelli, un agitarsi di fazzoletti di teste di braccia in quella calca allegra tumultuosa e non pertanto calma e dignitosa. Né io né l’Aglaura ebbimo cuore di fermarci in una camera mentre alla luce del sole, alla libera aria del cielo doveva inaugurarsi poco stante il governo stabile ed italiano della Repubblica Cisalpina. Posto giù il mio fagotto e senza ch’ella volesse deporre il travestimento virile ci mescolammo alla gente, contentissimi di esser giunti in tempo di quel solenne e memorabile spettacolo

Ippolito Nievo, Le Confessioni d’un Italiano, 1867 (post.), ed. cons. Rizzoli, 2010, p. 608

 

Carlo Altoviti, detto Carlino, è “testimone ed attore d’un bel capitolo di storia”,  dalla rivoluzione all’arrivo dei Francesi in Italia, dalla caduta di Napoleone ai moti del 1848. Un capitolo di storia osservato all’inizio da una postazione laterale, il castello dei conti di Fratta nella bassa friulana, dove Carlo – orfano di madre e figlio di un gentiluomo-avventuriero –  trascorre l’infanzia e l’adolescenza, innamorato della Pisana, figlia dei conti. Crescendo, Carlo si muove fra Padova, Venezia, Milano e si trova coinvolto nei cambiamenti politici che l’arrivo di Napoleone comporta. Avventure private e rivolgimenti pubblici si mescolano nelle giornate del 1797 quando Carlo approda a Milano, proprio durante l’insediamento ufficiale delle due Camere di Consiglio della Repubblica Cisalpina, il 21 novembre, giornata di sole e di festa popolare. 

Dicono del libro
“Romanzo per molto tempo conosciuto col titolo di Confessioni di un ottuagenario, titolo voluto dagli editori, che lo pubblicarono postumo nel 1867, perché i lettori non avessero il dubbio si trattasse di un libro di propaganda politica. Il protagonista, Carlo Altoviti (Carlino) che l’autore dice essere nato nel 1775, narra nel 1858, i propri casi intrecciandoli con quelli dell’Italia, dal crollo della società settecentesca sotto i colpi dei nuovi tempi rivoluzionari, al temprarsi della nazione italiana durante la Restaurazione, alle prove di libertà sui campi di battaglia”.
(Dalla scheda del libro ne sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 21 novembre 1995 ho fatto il gran passo. Un tantino sordida, ho scelto il giorno in cui finivo un tascabile molto divertente…”
Annie François, La lettrice

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“… Era la mattina del 21 novembre: aiutammo a preparare panini e paratha…”
Salman Rushdie, I figli della mezzanotte

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“… la misurazione di Talete poté essere effettuata solo…Estrasse dalla tasca un prontuario e lo sfogliò…il 21 novembre o il 20 gennaio, a scelta…”
Denis Guedj, Il Teorema del pappagallo

 

20 Novembre

20 novembre 2014

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Io, Amy Curtis March, essendo in piena coscienza delle mie facoltà mentali, lascio e delego tutta la mia proprietà terrestre divisa in questo modo: […] Desidero che la mia compagna favorita Kitty Bryan abbia il grembiulino di seta celeste e l’anellino d’oro con un bacio affettuoso. Ad Anna lascio la scatola che ha sempre desiderato e tutti i miei rammendi sperando che: Di me si ricorderà quando quello vedrà. E adesso, avendo disposto della mia proprietà, spero che tutti saranno contenti e non biasimeranno i morti. Perdono a tutti e spero che quando suonerà la tromba ci rivedremo tutti. Amen. E questo testamento io firmo oggi, 20 novembre, Anno Domini 1861. 

Amy Curtis March

Louisa May Alcott, Piccole donne, 1868-69, tr. it. A. Mazzoni, Giunti 1994, p.180-181

Piccole donne racconta un anno nella vita della famiglia March, durante la guerra di Secessione americana. Mentre il padre è al fronte, la madre e le quattro sorelle vivono in una città non specificata del New England, probabilmente in Massachusetts. Iniziata a Natale, la storia delle avventure domestiche di Meg, Jo, Beth e Amy incontra i primi veri drammi (anche se a lieto fine) nel novembre successivo, quando un telegramma annuncia il ferimento del padre. Nello stesso periodo, la sorella Beth si ammala di scarlattina e la più piccola, Amy, è mandata dalla zia per evitare il contagio. Nella casa severa della donna, la giovanissima Amy pensa per la prima volta alla morte e redige un infantile testamento, sigillato e firmato dall’amico Teddy e dalla cameriera Estella, il ventesimo giorno di novembre, anno del Signore.


Dicono del libro
Piccole donne è il primo dei romanzi che, sullo sfondo di un’America ottocentesca, racconta la storia delle sorelle March, bambine e poi fanciulle e spose, fra cui emerge Jo, la sensibile protagonista di questo libro. Il romanzo scritto da Louisa May Alcott ha passato i cento anni, ma conserva tuttora una sua fresca vitalità”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 20 novembre fu un gran giorno per la Fortuna II…”
Karen Blixen, La cena a Elsinore


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“… A Aix ho ripreso la vita con Vivy, il 20 novembre scorso…”
Mario Soldati, Salmace

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“… 20 novembre. Il marziano sino ad oggi ha ricevuto circa duecentomila lettere…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

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“… 20 novembre 1940. Pioveva a Chicago a Artis O. Peavey stava correndo lungo la strada…”
Fannie Flagg, Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop

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“… Quando sei nato? Il dodici settembre. E tu? Il 20 novembre. Come ti chiami? Michele. Michele Amitrano. Tu che classe fai?…”
Niccolò Ammaniti, Io non ho paura

19 Novembre

19 novembre 2014

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NOTIZIE DI SLAGTOWN

(GIORNALE NEGRO DI BIRMINGHAM)

DI MILTON JAMES

19 novembre 1940

(…) Dal mondo della canzone. Black and Tan Fantasy, l’ultimo disco di Duke Ellington, edito dalla casa discografica Decca, ha suscitato grande interesse per il suo carattere di novità. In Creola il pianista suola un boogie-woogie tanto strano quanto efficace

Fannie Flagg, Pomodori verdi fritti al Caffè di Whitle Stop, 1987, tr. it. O. Crosio, Bompiani, 1994, pp. 208, 209

 

La vita in Alabama negli anni della Grande Depressione è raccontata parallelamente da una vecchia signora in una casa di riposo – che pesca nella sua memoria parlando con una visitatrice – e dalle notizie dei giornali locali dell’epoca.  Il centro della storia è il Caffè di Whistle Stop, un locale di legno di pino vicino alla stazione ferroviaria, poco più di una baracca, che però riesce a tenere viva la piccola comunità che gli ruota intorno. È grazie alle due donne che lo gestiscono, Ruth e Idgie, indipendenti e con uno spiccato senso della giustizia, che il Caffè diventa un punto di riferimento per neri e bianchi, vagabondi e viaggiatori, che trovano cibo, liquori, accoglienza e fiducia. I coloriti racconti della signora  sono intervallati dai resoconti del Bollettino di Whistle Stop e da quelli del Giornale negro di Birmingham che riporta i successi dei musicisti di colore, l’arrivo di Cab Calloway in città e – il 19 novembre del 1940 – la notizia dell’uscita di un disco di Duke Ellington. 

Dicono del libro
“L’infelice vita della complessata Evelyn Couch riceve un’inattesa svolta quando entra in contatto con un’anziana assai originale ricoverata in ospizio, Virginia Threadgoode. I ricordi di Virginia materializzano la calda vita di affetti che animava, tanti anni prima, il Caffè di Whistle Stop, Alabama, aperto da una singolare coppia al femminile, la dolce Ruth e la temeraria Idgie, e frequentato da stravaganti sognatori, uomini di colore, poetici banditi, vittime della Grande Depressione”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 19 novembre. Anno del pannolone per adulti Depened…”
David Foster Wallace, Infinite Jest

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“… 19 novembre Incontro Amerigo Bartoli. Si parla del tempo…”
Ennio Flaiano, Un marziano a Roma

 

18 Novembre

18 novembre 2014

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Se non avrete nulla in contrario a ricevermi in casa vostra, mi concederò il piacere di fare visita a voi e alla vostra famiglia lunedì 18 Novembre alle ore sedici, e potrò anche abusare della vostra ospitalità fino al sabato della settimana seguente, cosa che mi è lecita fare senza inconvenienti di sorta, giacché non dispiace a Lady Catherine che per qualche ragione io mi assenti una domenica, sempre che vi sia un altro ecclesiastico a sostituirmi nelle funzioni. Porgo un deferente omaggio alla vostra signora e alle vostre figlie, e rimango, signore, il vostro affezionatissimo amico, 
W. Collins
“E così, aspettiamoci per le quattro il nostro portatore di pace”, disse Mr Bennet ripiegando la lettera

Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio,1813, tr. it. I. Maranesi, Garzanti 1991, p. 50

Nella complessa rete di parentele e relazioni del romanzo Orgoglio e pregiudizio, William Collins – l’autore di questa lettera – è il noioso cugino di Mr Bennet e poiché questi non ha avuto figli maschi, ma cinque femmine, è lui che erediterà la tenuta di Longbourn. Nella lettera, Collins annuncia la sua visita in casa Bennet per lunedì 18 novembre: ha intenzione di chiedere in moglie una delle figlie del cugino. Siccome la primogenita Jane è già impegnata, la scelta cade sulla secondogenita Elizabeth, detta Lizzy. Brillante e indipendente, Elizabeth rifiuta decisamente e con coraggio la proposta e affronta l’intricato cammino che la porterà a sposare  l’interessante, ricco e leale Fitzwilliam D’Arcy. 

Dicono del libro
“Pubblicato nel 1813, Orgoglio e pregiudizio è l’opera più popolare della Austen, la più perfetta per equilibrio di struttura narrativa e smalto di stile», scrive Attilio Bertolucci nell’introduzione.’Intorno al personaggio di Elizabeth, bella senza essere bellissima, intelligente e ferma senza essere dura, viene fuori nella sua verità l’Inghilterra di prima della rivoluzione industriale, col verde dei suoi boschi, col fango delle sue stagioni autunnali, col rosso delle sue uniformi militari’.”
(Dalla scheda del libro nel sito Garzanti)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il disegno, datato 18 novembre 1926, comporta un ritratto simbolico di lei e di me…”
André Breton, Nadja

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“… Il 18 novembre 1958 fu il giorno più cupo della breve vita di Nasser Ali Khan…”
Marjane Satrapi, Pollo alle prugne

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“… Lunedì 18 novembre 1996 Non mi piacciono le visite in ospedale…”
Daniel Pennac, Storia di un corpo (segnalazione di @francofri)

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“… La mattina del 18 novembre… i numeri del contachilometri scattano sulla cifra 1000, tonda tonda…”
Giorgio Bettinelli, Brum Brum (segnalazione di Sandra Muzzolini)