5 Febbraio

5 febbraio 2015

« »

5 febbraio. Il ricatto è cominciato. Questa mattina, all’uscita della scuola, un ragazzino mi ha dato una grande busta beige. Dentro c’è un montaggio fotografico apparentemente ben fatto: sul corpo di una ragazza nuda lui ha messo la mia testa. La ragazza è carponi, a quattro zampe. Un’altra foto – e quella non è un montaggio – ci mostra, lui e me, vicino a una fontana. La sua mano è appoggiata leggermente sulla mia spalla. Era il giorno in cui l’ho incontrato per la prima volta. Gli avevo portato le mie poesie perché le leggesse ed eventualmente le pubblicasse sulla sua rivista. Non sapevo che fosse un modo che lui utilizzava per prendere in trappola le ragazze

 Tahar Ben Jelloun,  A occhi bassi, 1991, tr. it. E. Volterrani, Einaudi 1993, pp.173-174

La data del 5 febbraio fa parte del Libro di Zina, il diario di una giovane marocchina, scritto con “calligrafia piccola e meticolosa”, che la narratrice della storia legge a casa di uno scrittore francese. Anche lei – la voce narrante – viene dal Marocco, ha lasciato dietro di sé una vita senza orologi né scrittura e a Parigi, con sforzo, ha imparato a misurare il tempo e a coniugare i verbi al passato e al futuro. Nel racconto della sua trasformazione, le date esplicite sono raramente fauste. Anche nel Libro di Zina, un racconto nel racconto, le date hanno una funzione di testimonianza, convenzioni oggettive della linea del tempo.

Dicono del libro
“Centro focale del romanzo è la voce in prima persona della protagonista, che racconta la sua vita dall’infanzia alla maturità. La sua è un’evoluzione intensa e determinata da una forte volontà, che trasforma una pastorella berbera dell’Alto Atlante in una donna moderna e aggressiva, inserita, anche se a disagio, nella società e nella cultura metropolitana occidentale; una donna che di sicuro non sa e non vuole tenere ‘gli occhi bassi'”
(dalla seconda di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“…Il Pharaon è partito da Calcutta il 5 febbraio, e dovrebbe essere qui già da un mese…”
Alexandre Dumas, Il Conte di Montecristo

tn-1

“…5 febbraio. Fra le sue amiche brutte, l’Adalgisa ne ha una, una soltanto carina…”
Achille Campanile, Il diario di Gino Cornabò

tn-1

“… Nato? (…) Pisa, cinque febbraio millennovecentosessantanove – Grazie. Professione? – Barrista…”
Marco Malvaldi, La briscola in cinque

tn-1

5 febbraio, Sant’ Agata, patrona di Catania, celebrata  con dolci a forma di mammelle (minne). Su questa festa il libro di Giuseppina Torregrossa, Il conto delle minne (segnalazione di Silvia Veroli)

 

“… Oggi è il 5 febbraio e si celebra sant’Agata protettrice dei fonditori di campane…”
Michele Dalai, Le più strepitose cadute della mia vita (segnalazione di Aldo Spinelli)

tn

“…February 5th, Friday morning, purple dawn, broke a yawn…”
Mat Kearney, Undeniable (segnalazione di Michele Brescia)

tn-1
“…Il giorno dopo, 5 febbraio, alle nove della mattina, ora (invernale) di Manhattan, dirigendosi verso lo studio dell’avvocato di Dan…”
Vladimir Nabokok, Ada o ardore

4 Febbraio

4 febbraio 2015

« »

4 febbraio.
Grande novità!
Stanotte, dopo lungo e paziente lavoro, dovendo fare in modo di non far rumore per non svegliare i compagni del dormitorio, son riuscito finalmente a fare un buco nella parete in fondo all’armadietto che è nel vano del muro a capo del mio lettino.
Subito è apparso un chiarore, una luce opaca che veniva dall’altra parte, ma riparata da qualche cosa che era frapposta al di là della parete. Spingendo lo scalpello fuori del buco sentii che l’ostacolo era cedevole e dopo averne studiata per un pezzo la natura, mi convinsi che doveva essere un quadro attaccato nella parete che avevo forata.
Ma se la tela mi vietava la vista non mi impediva l’udito; e io sentivo, sebbene non riuscendo ad afferrar le parole, la voce del signor Stanislao e della signora Geltrude che parlavano tra di loro

Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca, in volume 1912 , ed. cons. Giunti, 1994, p. 153

Il diario di Giannino Stoppani, detto Gian Burrasca, ha avuto inizio il 20 settembre 1905, quando la mamma gli ha regalato il giornalino di tela verde per il suo compleanno ed egli teme di non avere niente da scrivere sulle pagine bianche. Ma di settimana in settimana, sotto le date, Gian Burrasca ha registrato le sue avventure e disavventure. È il febbraio dell’anno nuovo: Gian Burrasca è stato mandato nel collegio Pierpaoli da pochi giorni e sta già tramando la sua ribellione. Il 4 febbraio è una data fitta di avvenimenti, di scoperte e di decisioni, prese nella riunione della Società segreta degli allievi del collegio.

Dicono del libro
“Ogni giorno Giannino Stoppani, detto Gian Burrasca, annota in un diario gli avvenimenti della sua vita e della vita della sua famiglia. Naturalmente, poiché è stato educato a non mentire mai, dice sempre la verità, anche quella che non dovrebbe o potrebbe dire, o che le sorelle e i loro fidanzati, poi mariti, non vorrebbero si sapesse. E, certo, combina un sacco di guai per merito dei quali viene chiuso nel collegio Pierpaoli dove non solo non si educa, bensì diviene l’anima di una ribellione contro la falsa e tirannica disciplina che vi è imposta da una ridicola ma prepotente coppia di proprietari-direttori. Il diario diviene così la protesta e la rivolta di un ragazzo contro il mondo conformista e soffocante dei ‘grandi’. Non per nulla Vamba dedicò il Giornalino ‘ai ragazzi d’Italia perché lo facciano leggere ai loro genitori'”
(dalla scheda del libro su Ibs)

Altre storie che accadono oggi

tn-1
“… il 4 febbraio del 1754, mi trovai finalmente davanti alla mia divina, in abiti monacali…”
Giacomo Casanova, Storia della mia vita

tn-1

“… 4 febbraio Ho ancora un avanzo di mal di testa. Stupida, stupida la vita…”
Neera (Anna Radius Zuccari), Lydia (segnalazione di @chiara_tin)

tn-1

“… 4 febbraio 1967 alle ore 9 davanti al n. 4 bis di via del Pane di Borgo c’ero soltanto io…”
Paolo Volponi, Altre notizie di Olimpia

3 Febbraio

3 febbraio 2015

« »

Le date sulle pareti della mia stanza erano impresse coi colori più varii ed anche ad olio. Il proponimento, rifatto con la fede più ingenua, trovava adeguata espressione nella forza del colore che doveva far impallidire quello dedicato al proponimento anteriore. Certe date erano da me preferite per la concordanza delle cifre  […] Ma non si creda che occorrano tanti accordi in una data per dare rilievo ad un’ultima sigaretta. Molte date che trovo notate sui libri o quadri preferiti, spiccano per la loro deformità. Per esempio il terzo giorno del secondo mese del 1905 ore sei! ha un suo ritmo quando ci si pensa, perché ogni singola cifra nega la precedente

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923, Dall’Oglio, Milano 1938 (ed. cons. 1976), pp. 32, 33

La data del 3 febbraio del 1905 alle sei è una delle tantissime sequenze giorno-mese-anno-ora a cui Zeno affida la possibilità di smettere di fumare e, nel farlo, di affermare la propria forza di volontà. La sua stanza da studente è stata talmente ricoperta di date di ultime sigarette, che ha dovuto farla tappezzare a sue spese, ma lungi dall’aiutarlo, il segnare la data accresce il gusto dell’Ultima Sigaretta e, insieme, la ricerca di sempre nuove concordanze numeriche, mentre il XIX secolo diventa Novecento. 

Dicono del libro
“Nella Coscienza persiste infatti l’essenziale vocazione analitica del protagonista, il quale ha le stesse caratteristiche di ‘antieroe’ incapace di ‘vivere come gli altri’, l’uomo che sperimenta su di sé, in una gamma che va dalla disperazione tragica all’ironico sorriso di compatimento, la sua ‘assenza dalla vita’.”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Dall’Oglio, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1
“… i due furono i suoi padrini per procura il 3 febbraio 1519…”
William Beckford, Memorie biografiche di pittori straordinari

tn-1
“… Tutto questo è accaduto ventisei anni fa, il tre febbraio; avevo sedici anni
Truman Capote, L’arpa d’erba

tn-1

“… Da Napoli, lì 3 febbraio 1809, degnissimo Signor Neville, ho il malinconico compito di doverLe inoltrare la lettera…”
Anna Maria Ortese, Il cardillo addolorato

tn-1
“… in quel lontano crepuscolo del 3 febbraio 1767 Tànger Soto avrebbe voluto trovarsi su una di quelle navi…”
Arturo Pérez-Reverte, La carta sferica

2 Febbraio

2 febbraio 2015

« »

I giorni che segnarono l’inizio di quell’innamoramento senza dichiarazione formale né formale consenso, furono indimenticabili. Tutti gli anni in estate, in occasione della festa del quartiere, Flor era solita passare qualche giorno dagli zii, ai quali era molto affezionata. In febbraio la scuola non funzionava.
Andava per la processione del dono a Yemanjá , il due febbraio, quando i pescherecci solcano le onde carichi di fiori e di regali per donna Janaína , madre delle acque, della tempesta, della pesca della vita e morte sul mare. Le offrivano un pettine, una bottiglia di profumo, un anello in similoro. Yemanjà abita al Rio Vermelho, il suo peji s’innalza su di una lingua di terra sopra l’oceano. Insieme alle ragazze del quartiere, Flor si divertiva in un intenso programma festivo

 Jorge Amado, Dona Flor e i suoi due  mariti, 1966. tr. it. E. Grechi, Garzanti 1992, pp. 106-107

In Brasile, febbraio è un mese estivo e il 2 ricorre la festa di Yemanjá (o Janaína), divinità marina che regola i venti e la pesca, “sincretizzata con N. S. della Concezione” e onorata da processioni di barche piene di doni. Intorno a questa data sboccia l’attrazione potente – più potente della morte – fra Vadinho e Dona Flor. 

Dicono del libro
“Il romanzo ruota attorno alla vedovanza di dona Flor e al suo lutto stretto, vissuto nel ricordo di Vadinho, delle loro ambizioni, del fidanzamento e dello sposalizio. Coglie l’intimità della giovane vedova, il suo riserbo, le sue notti insonni e la sua insoddisfazione. Racconta di come arrivò onorata al suo secondo matrimonio, quando il fardello del defunto cominciava a pesare sulle sue spalle, e di come visse in pace e armonia, senza dispiaceri né soprassalti, con suo bravo secondo marito, nel mondo della farmacologia e della musica. E mentre lei brilla nei salotti e il coro dei vicini le ricorda la sua felicità, Vadinho, nel suo corpo astrale, la visita, la corteggia, le elargisce gioie eccezionali e consigli formidabili”
(dalla scheda del libro nel sito Ibs)

Altre storie che accadono oggi

tn-1
“… parole scavate profondamente con un coltello: Port…d’Art… 2 febbraio”
Alexandre Dumas, Vent’anni dopo


tn-1

“…Era il 2 di febbraio, un mercoledì: in Montecitorio, il Parlamento disputava per il fatto di Dogali…”
Gabriele d’Annunzio, Il Piacere (segnalazione di Matteo Piccioni)

tn-1

“…Oggi, 2 Febbraio 1886, passo dagli studii di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!!…”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno

tn-1
“s’era arrampicato..tra i rami d’un albero in Northumberland Road, per vedere l’ingresso nella capitale (2 febbraio1888) d’un corteo”
James Joyce, Ulisse

tn-1
“… Il 2 febbraio una figura nera, con la testa coperta di una nera berretta di seta…”
Michail Bulgakov, La guardia bianca

tn-1

“… Il 2 di fivràro, corto e amaro, Pasqualino Fichèra, commerciante all’ingrosso di pesce, mentre stava tornando a casa…”
Andrea Camilleri, Par condicio

 

tn
“… Che giorno è oggi? Il 2  febbraio, il giorno della marmotta…”
Ricomincio da capo (Groundhog day) di H. Ramis con Bill Murray

1 Febbraio

1 febbraio 2015

« »

È stupefacente come si ricordi ancora con tanta precisione tutto ciò che era così immediatamente visibile nella nostra vita di compagni di scuola. Altrettanto stupefacente è l’intensità del sentimento che ci assale vedendoci oggi. Ma la cosa più stupefacente di tutte è che ci stiamo avvicinando all’età che avevano i nostri nonni il I febbraio 1946, quando ci presentammo per la prima volta alla sede distaccata della scuola come studenti del primo anno.  Il fatto stupefacente è che noi, allora senza la minima idea di come sarebbero andate le cose, oggi sappiamo esattamente cosa accadde

Philip Roth, Pastorale americana, 1997, tr. it. V. Mantovani, Einaudi, Torino, 1998, pp. 45-46

La data del primo febbraio 1946 è richiamata verso la fine del discorso che il narratore Nathan Zuckerman scrive la notte dopo la quarantacinquesima riunione degli ex allievi della scuola, rievocando un mondo che non c’è più e riconnettendo le notizie avute. A sessantadue anni, quella riunione è un passaggio nel tempo: “invece di ricatturare il passato, ero stato catturato dal passato nel presente, cosicché, mentre in apparenza uscivo dal mondo del tempo, in realtà puntavo come un razzo verso il suo nocciolo segreto”.

Dicono del libro
“… è un libro sulla vecchiaia, sulla memoria, sull’intollerabilità di certi ricordi. Lo scrittore Nathan Zuckerman, fin dall’adolescenza affascinato dalla vincente solarità dello Svedese, sente la necessità di narrarne la caduta. E ciò che racconta è il rovesciamento della pastorale americana: un grottesco Giudizio Universale in cui i Levov, e i lettori, assistono al crollo dell’utopia dei giusti, al trionfo della rabbia cieca e innata dell’America”
(dalla quarta di copertina, ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1
“… Com’è noto, dopodomani, I febbraio,martedì, alle sei meno un quarto del pomeriggio, il mondo finirà…”
István Örkény, Novelle da un minuto

tn-1

“… La data del primo febbraio sull’orologio waterproof di Raimondo segnò l’inizio del sesto mese della loro vita su quella costa sconosciuta…”
Alfredo Todisco, La prima spiaggia

tn-1

“… Da Sciara a Palermo, I febbraio 1893. Un breve fischio, uno strappo, un cigolio…”
Sebastiano Vassalli, Il cigno

tn
“…e di colpo venne il mese di febbraio…”
Franco Battiato, Alexanderplatz (segnalazione di Michele Brescia)

pittura
Charlie Brown: “Oggi è il primo di febbraio” Snoopy: “Febbraio? Che ne è stato di luglio? Dove va il tempo?”
Charles Schulz (segnalazione di Massimo Conte @passipo e @effetorakiki)

31 Gennaio

31 gennaio 2015

« »

Che M. fosse costretto a simulare quell’ultima sera – fu mercoledì 31 gennaio 1973 – quando arrivò all’improvviso dopo una lunga assenza, in compagnia della sua amica, molto più giovane di lui, una sua ex allieva, per restituire un libro preso in prestito (Musil: L’uomo senza qualità), era nella natura delle cose. Sapeva che era l’ultima sera della sua vita. Nella giacca a vento che la ragazza appese in corridoio doveva trovarsi la lettera che spedirono quella sera stessa: dissero che non potevano trattenersi, dovevano ancora andare alla posta

Christa Wolf, Trama d’infanzia, 1976, tr. it. A. Raja, edizioni e/o, 1992, pp. 126-7

Raffronti di date e continui salti dall’oggi (gli anni Settanta in cui il libro viene scritto) all’oggi (gli anni Trenta, Quaranta e oltre) della materia raccontata: la scrittrice tesse una vera trama nel tempo, mentre narra di Nelly, bambina e adolescente durante il Nazismo e la guerra, della sua famiglia, della sua città, passata dalla Germania alla Polonia, dei mutamenti di regime, delle ondate di paura, delle speranze, dell’aderenza al presente che continuamente si aggiorna.
Il libro è costellato di riflessioni sul tempo: “Il passato non è morto; non è nemmeno passato. Ce ne stacchiamo e agiamo come fosse estraneo” e soprattutto di date, come questa del 31 gennaio del 1973, un’incursione del ‘presente’ nell’allora (il 1935) che viene raccontato nella pagina.

Dicono del libro
Trama d’infanzia, romanzo scritto a metà degli anni Settanta, è il capolavoro di Christa Wolf. Prendendo le mosse dal viaggio che una donna sulla quarantina intraprende nel luglio del 1971 – insieme al marito H., al fratello Lutz, alla figlia Lenka – per andare a rivedere la sua città natale dopo decenni di assenza, Christa Wolf racconta una storia emblematica di quella generazione di tedeschi cresciuta negli anni Trenta, sotto il Terzo Reich, spettatrice adolescente del crollo del nazismo”
(dalla quarta di copertina, ed. e/o, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 31 gennaio Lieve diminuzione del freddo. Furor di pulizia nella casa…”
Saul Bellow, L’uomo in bilico

tn-1

“…Per lui l’anno finisce il 31 gennaio, non ora. La data che tutti hanno in testa riaffiora…”
Stanislao Nievo, Le isole del paradiso

 

30 Gennaio

30 gennaio 2015

« »

Martedì, 30 gennaio.
Niente di nuovo.
Ho lavorato dalle nove all’una in biblioteca. Ho sistemato il capitolo XII e tutto ciò che concerne il soggiorno di Rollebon in Russia fino alla morte di Paolo I. Ecco un lavoro fatto: non rimarrà che metterlo in pulito.
È l’una e mezzo. Sono al caffè Mably, mangio un sandwich, tutto è pressoché normale. […]
È curioso: ho già riempito dieci pagine e non ho detto la verità – o almeno, non tutta la verità. Quando ho scritto sotto la data, “Niente di nuovo” ero in malafede: v’era una piccola storia, infatti, né vergognosa né straordinaria, che si rifiutava di uscire. “Niente di nuovo”. Ammiro come si possa mentire appoggiandosi sulla ragione. In realtà, se vogliamo, non è accaduto niente di eccezionale: stamane, alle otto e un quarto, uscendo dall’albergo Printania per andare in biblioteca, volevo raccogliere una carta che strisciava per terra e non ci sono riuscito. È  tutto qui, e non è nemmeno un avvenimento.

Jean-Paul Sartre, La nausea, 1938, tr. it. B. Fonzi, Einaudi 1990, pp. 17-21

Dopo un “foglio senza data” e il lunedì 29 gennaio 1932, quella del 30 gennaio è la seconda data esplicita che compare nei quaderni di Antoine Roquentin, in un diario che ha avuto inizio nel mese di gennaio di quell’anno. Le date delle annotazioni successive sono alluse solo con l’indicazione del giorno della settimana. Dopo aver viaggiato l’Europa, l’Africa del nord e l’Estremo Oriente, Roquentin si è stabilito nella città di Bouville per fare delle ricerche storiche sul signor di Rollebon. Ha deciso, in quel gennaio degli anni Trenta, di tenere una diario, dove si trova a registrare l’esistere. Fra osservazioni di dettagli, analisi di sensazioni infrasottili, piccoli avvenimenti dai grandi effetti, risaltano, nella trama del diario, le annotazioni sul tempo, anch’esso portatore di nausea: “Questo è il tempo, né più né meno che il tempo, giunge lentamente all’esistenza, si fa attendere, e quando viene si è stomacati perché ci si accorge che era già lì da un pezzo” e sull’addizione “interminabile e monotona”  dei giorni, che si aggiungono gli uni agli altri “senza capo né coda”.

Dicono del libro
“Nel complesso insieme delle opere di Jean-Paul Sartre (Parigi 1905-80), La nausea occupa un posto privilegiato dal 1938 a oggi. E lo stesso filosofo e protagonista della vita culturale e della morale politica di questo secolo non ha mai nascosto le proprie preferenze in materia: ‘In fondo, io resto fedele a una cosa, è La nausea… E’ quanto ho fatto di meglio’. (…) Sartre sentiva, infatti, di aver liberato ne La nausea quanto aveva di più segreto e di aver contemporaneamente rivelato una verità insuperabile sulla condizione umana”
(dall’introduzione all’ed. Eunaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Questa immagine, dagherrotipata di nascosto da un membro della Sezione Morale Pubblica della Sûrété Generale, il 30 gennaio del 1855…”
William Gibson, Bruce Sterling, La macchina della realtà

tn-1

“… 30 gennaio. Cosa sta succedendo? Che cosa sanno? Non sono più gli stessi con me…”
Simone de Beauvoir, Una donna spezzata (segnalazione di @_salammbo)

 

tn
“….”It was January the thirtieth / And everybody was feelin’ fine…”
Bob Dylan, Clothes Line Saga (segnalazione di Sandra Muzzolini @sandra_mzz)

tn
U2, Bloody Sunday (30 gennaio 1972) (segnalazione di Michele Brescia)

29 Gennaio

29 gennaio 2015

« »

“E chi comprerebbe un albergo morto in una città fantasma?” chiese piano il signor Terle. “No. No, ce ne staremo qui seduti e aspetteremo; aspetteremo il grande giorno, il 29 gennaio”.
Lentamente, i tre uomini smisero di dondolare.
29 gennaio.
L’unico giorno in tutto l’anno quando veramente il tempo mollava e si metteva a piovere.
“Non abbiamo molto da aspettare.” Il signor Smith inclinò l’orologio d’oro che sembrava una luna piena nel palmo della mano. “Fra due ore e nove minuti sarà il 29 gennaio. Ma non vedo nemmeno una nuvola in diecimila miglia”.
“Ha piovuto tutti i 29 gennaio dacché sono nato”

e nove minuti sarà il 29 gennaio. Ma non vedo uno straccio di nuvola nel raggio di diecimila miglia.”“Ha piovuto ogni 29 gennaio da quando sono nato!” Il signor Terle si interruppe, sorpreso di aver parlato tanto ad alta voce. “Se quest’anno ritarda di un giorno, non pregherò più Dio.”

Ray Bradbury, Il giorno in cui piovve sempre, 1959, tr. it. L. Grimaldi, in Il grande mondo laggiù, Mondadori, 1984, p. 298

In un albergo nel deserto, fra pagine di calendario che volteggiano nella polvere, e tanta accidia, tre uomini attendono la pioggia il 29 gennaio, il giorno che non ha mai tradito le aspettative. Ma invece dell’acqua, arriverà una sorpresa altrettanto rigenerante, sotto forma della signorina Blanche, insegnante di musica e suonatrice di arpa.

Dicono del libro
“A partire dalla metà degli anni Cinquanta Bradbury è stato considerato il più ‘letterario’ tra gli autori americani di fantascienza, a riprova della grande fortuna riscossa dalle sue opere e dalla originalità riconosciuta alle sue idee e al suo modo evocativo di raccontare”
(dall’introduzione all’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Lunedì, 29 gennaio 1932 M’è accaduto qualcosa, non posso più dubitarne….”
Jean-Paul Sartre, La nausea

tn-1

“… l’indimenticabile giorno 29, quel giorno in cui San Valero Ventolero passa con una bifora sulla testa lungo il marciapiede…”
Luis Buñuel, Lettera a Pepìn Bello nel giorno di San Valero

28 Gennaio

28 gennaio 2015

« »

28 gennaio 

Fra la fine del concerto e il primo bis trovai il suo nome e la strada. Piazza Vladas, ponte dei Mercati. Attraversando piazza Vladas proseguii fino all’inizio del ponte, un po’ camminando svelta, un po’ col desiderio di fermarmi davanti a case e vetrine, bambini ben coperti e fontane con alti eroi dagli imbiancati mantelli, Tadeo Alanko e Vladislav Néroy, bevitori di tokay e suonatori di cembalo. […]
(È più comodo parlare al presente. Questo succedeva alle otto, quando Elsa Piaggio suonava il terzo bis, credo Julián Aguirre o Carlos Guastavino, una cosa con prati e uccellini). Ma sono diventata un’imbrogliona con il tempo, non lo rispetto più 

Julio Cortázar, Lontana in Bestiario, 1951, tr. it. F. Rossini Nicoletti, Einaudi, 1965, pp. 28, 29

Terzo racconto della raccolta BestiarioLontana riporta il diario di una giovane di Buenos Aires, Alina Reyes, abile nei giochi di parole, come i palindromi (“salta Lenin el Atlas”) e gli anagrammi, fra cui risalta quello del suo stesso nome “Alina Reyes”: “es la reina y”, attraente perché la frase non si conclude. Il diario racconta l’inquietante sensazione che un’altra se stessa esista, a Budapest, e che sia una vecchia mendicante. La notte del 28 gennaio, i soggetti, i tempi dei verbi, i luoghi, le distanze, si confondono, preludendo all’incontro inquietante che accadrà di lì a pochi mesi. 

Dicono del libro
“Il misterioso, l’irrazionale, il tragico germogliano dalla più corporea descrizione del quotidiano. Sugli scenari reali si stacca il ‘bestiario’ metafisico: animali invisibili, come la tigre del racconto che dà il titolo al libro, o immaginari, o creati dal nulla come i coniglietti della Lettera a una signorina a Parigi, oppure descritti con tanta dolorosa precisione da finire per immedesimarsi in essi. Bestiario è il libro che nel 1951 ha rivelato Cortázar, ed è forse la migliore ‘introduzione’ all’arte di questo scrittore capace di pagine folgoranti”
(dalla quarta di copertina dell.ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Arrivai ai ‘Cigni’, ripeto, il 28 gennaio del 1930, con la mia doppietta…”
Silvina Ocampo, L’impostore

tn-1

“… la notte del 28 gennaio 1943, l’ultima che Tom Jericho aveva passato con Claire…”
Robert Harris, Enigma

tn-1

“… Mercoledì, 28 gennaio. Una bella giornata azzurra, un ginestrone fitto fitto di neve candida che increspa tutti gli angoli inclinati del tetto…”
Sylvia Plath, Diari

 

tn-1

“… Piuttosto intelligentemente, il vernissage era stato fissato per il 28 gennaio…”
Michel Houellebecq, La carta e il territorio

27 Gennaio

27 gennaio 2015

« »

La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sómogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti.
Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi.
A noi parevano mirabilmente corporei e reali, sospesi (la strada era più alta del campo) sui loro enormi cavalli, fra il grigio della neve e il grigio del cielo, immobili sotto le folate di vento umido minaccioso di disgelo

Primo Levi, La tregua, 1963, ed. cons. Se questo è un uomo. La tregua, Einaudi 1989, pp. 157-58

Con queste frasi si apre il libro di Primo Levi, La tregua, il giorno dell’ingresso dei russi nel campo di concentramento di Auschwitz. Il 27 gennaio è il giorno della memoria dell’Olocausto.

Dicono del libro
“Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, Se questo è un uomo è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. Levi, ne La tregua, ha voluto raccontare anche il lungo viaggio di ritorno attraverso l’Europa dai campi di sterminio: una narrazione che contempera il senso di una libertà ritrovata con i segni lasciati dagli orrori sofferti”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

 

tn-1

“… 27 gennaio. L’alba. Sul pavimento, l’infame tumulto di membra stecchite, la cosa Sómogyi…”
Primo Levi, Se questo è un uomo

tn-1
“…quali sono le circostanze che provocano una perdita di coscienza di massa? In questi giorni – fine gennaio del 1975 – ricorre il trentesimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz…”
Christa Wolf, Trama d’infanzia

26 Gennaio

26 gennaio 2015

« »

Il 26 gennaio dell’anno seguente la Società Sole acquistò un edificio nella Ginza, e in quell’occasione venne trasformata in società per azioni. Il danaro avuto in deposito superava già i dieci milioni di yen, quello prestato i cinque milioni. Gli annunci pubblicitari venivano pubblicati in neretto, entro un riquadro, nella colonna degli annunci di tre righe: il prezzo era alto, ma anche gli affari aumentavano in progressione geometrica. (…) L’immenso credito di cui godeva Makoto era una conseguenza delle pericolosissime operazioni finanziarie a cui era costretto per pagare falsi dividendi come interessi, basandosi su un principio psicologico applicabile anche alle relazioni umane: nello stesso modo in cui ci fidiamo maggiormente degli amici con cui abbiamo rapporti giornalieri che dei fratelli frequentati di rado, ugualmente i creditori cadono nel panico se vedono tardare, anche di un solo mese, il pagamento degli interessi, mentre tendono a dimenticare il capitale dato in prestito se vengono pagati puntualmente

Yukio Mishima, L’età verde, 1950, tr. it. L. Origlia, Mondadori, 1994, p. 113

Nel Giappone del dopoguerra, in cui tutti  “avevano perduto, a causa della guerra, il sentimento utopico di una durata nel tempo”, il giovane protagonista Makoto compie la sua formazione. Ispirato a uno studente di legge morto suicida per il fallimento della sua finanziaria, anche il personaggio Makoto, più che dagli studi, è attratto dai movimenti del denaro, che analizza razionalmente, così come fa con le sue giornate, scandite da un “diario ad orologio”. Inflazione, usura, passaggio sono termini intercambiabili per i soldi e il tempo. 

Dicono del libro
“Incominciai la stesura de L’età verde all’Oshima Hotel, subito dopo aver finito Sete d’amore, senza concedermi il tempo per riprendere fiato; concluso alla fine di ottobre, venne pubblicato su ‘Schinchō’ da luglio a dicembre dello stesso anno, il 1950. Come romanziere nutrivo un profondo interesse per il presidente del Club Luce, che mi incuriosiva anche perché era mio coetaneo. Raccogliere il materiale necessario fu piuttosto facile, e però mi spiace – e non posso incolpare che me stesso – di aver avuto l’imprudenza di usarlo nel romanzo a mano a mano che lo raccoglievo, senza attendere che fermentasse”
(Yukio Mishima)

Altre storie che accadono oggi

tn-1
“… 26.1.19 Una delle mie preoccupazioni costanti è capire com’è che esista altra gente, com’è che esistono anime che non sono la mia anima…”
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine

tn-1

“… il ventisei gennaio 1946, giorno della festa nazionale dell’Australia…”
Georges Perec, La vita istrzuioni per l’uso

tn-1

“… Quella sera del 26 gennaio 1961, eravamo alla penultima tappa del mio viaggio in Cina…”
René Depestre, Fagiana dorata

tn-1

“c’è una lettera, è del 26 gennaio e parla di un bambino”
Ingeborg Bachmann, Malina

 

tn-1

“… Il giornale del giorno seguente, 26 gennaio, portava la notizia della confessione…”
Paul Auster, L’invenzione della solitudine (Ritratto di un uomo invisibile)

tn
… 18 e 35 minuti, 26 gennaio il freddo è di quelli umidi…”
Zen Circus, Franco(segnalazione di Michele Brescia)

25 Gennaio

25 gennaio 2015

« »

La fine di Quattro segue a poca distanza quella di Mosca: e fu precisamente nella notte fra il 25 e il 26 gennaio. […] La notte del 25, pioveva a rovesci, e Quattro si era coperto la testa di un caschetto coloniale, da lui tinto di nero per mimetizzarlo, e sotto il quale la sua faccia tonda di contadinello scompariva quasi fino al naso. Aveva con sé il suo mitra, predato al nemico; e si portava, naturalmente, la sua solita munizione notturna di chiodi quadripunte, la quale invero, stanotte, era piuttosto magra. Difatti, la rifornitura dei chiodi era diventata difficile, da quando alcuni fabbri amici che li producevano (romani, in prevalenza) erano stati “fermati” e portati all’ammazzatoio. E da ultimo, Quattro aveva preso a fabbricarseli lui stesso in una fucina di paese, in complicità col garzoncello e di nascosto dal padrone. […] Il crocevia, quella notte, era un punto di azzardo estremo. Ci si incrociava il traffico da Cassino e quella da Roma e dal Nord

Elsa Morante, La storia, Einaudi 1974, pp. 297-98

Gennaio è il mese in cui le vicende del romanzo

La Storia hanno avuto inizio “Un giorno di gennaio dell’anno 1941, un soldato tedesco di passaggio, godendo di un pomeriggio di libertà, si trovava, solo, a girovagare nel quartiere di San Lorenzo, a Roma”. Dall’incontro fra quel soldato di passaggio e Ida Ramundo, maestra elementare che si sarebbe dovuta chiamare Aida (“come sei bella” avrebbe cantato Rino Gaetano tre anni dopo l’uscita del libro della Morante), è nato Useppe. Sono passati tre anni ed è il gennaio 1944: il 22 gli alleati sono sbarcati ad Anzio, ma i tedeschi resistono e il fronte è fermo a Cassino. Ida e Useppe si riparano dai pericoli e dagli stenti, ricevendo notizie frammentarie dei conoscenti passati alla lotta partigiana. Gennaio è funestato di agguati e morti, fra cui quelle degli amici Quattro e Mosca, che lascia a Ida una piccola eredità nascosta in un materasso.

Dicono del libro
“A questo romanzo…Elsa Morante consegna la massima esperienza della sua vita ‘dentro la Storia’ quasi a spiegamento totale di tutte le sue precedenti esperienze narrative. ‘La Storiaì, che si svolge a Roma durante e dopo l’ultima guerra (1941-1947), vorrebbe parlare a tutti, in un linguaggio comune e accessibile”
(quarta di copertina ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 25 gennaio 1787 Mi diventa sempre più difficile dar conto del mio soggiorno a Roma…”
Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia

tn-1
“…Questa chiacchierata tra amiche si è svolta intorno al 25 gennaio…”
Christa Wolf, Trama d’infanzia

24 Gennaio

24 gennaio 2015

« »

24 gennaio 1947. Una giornata di Cornell

“Mi sono sbarbato, vestito, ho salutato Robert sulla veranda (la mamma era a far spesa). Un saluto a Robert dal treno. Fin qui niente di particolare, ma il resto della giornata ha accumulato quel genere di ricchezza per cui il godimento dei dettagli si trasforma in un’esperienza grandiosa – sono arrivato fino alla Penn Station. Un attimo prima di infilarmi nel tunnel ho alzato lo sguardo verso i carri merci – la parola Jane scarabocchiata su un vagone a larghe lettere, rosse con una punta di rosa, poi tocchi di colori primari che si fondevano in una scena di uomini al lavoro sui binari accanto a un’alta gru montata su un vagone – tutto come in un flash, ma evocando sensazioni forti

Charles Simic, Il cacciatore di immagini, 1992, tr. it. A. Cattaneo, Adelphi, Milano 2005, p. 29

Joseph Cornell (Nyack, NY 1903 – New York 1972) è un artista statunitense noto soprattutto per la sua produzione di scatole di legno chiuse da un vetro, in cui sono assemblati oggetti d’affezione (pipe d’argilla, piume, conchiglie, quadranti, spirali) che compongono delle partiture plastiche affascinanti e dense di significati. Dai primi esemplari di scatola della metà degli anni Trenta (Untitled. Soap Bubble Set, 1936) realizzati in sintonia con le invenzioni di Max Ernst e con le suggestioni surrealiste conosciute a New York nella galleria di Julien Levy, fino agli ultimi esperimenti con la tecnica del collage, le opere di Cornell si basano tutte sulla costruzione di collegamenti e risonanze tra frammenti trovati. Dalla sua casa in Utopia Parkway, dove viveva con la madre e il fratello Robert, Cornell partiva per il centro della città, dove camminava e osservava, in cerca di quei “quattro o cinque oggetti ancora sconosciuti che vanno insieme” e che, “una volta insieme, faranno un’opera d’arte”. Nel libro Il cacciatore di immagini (in inglese Dime-store Alchemy), il poeta Charles Simic immagina una giornata di gennaio dell’artista, con le sue consuetudini e gli incontri casuali che si trasformano in sorprese e ispirazioni. Una giornata unica, come tante.

 

Dicono del libro
“Chi era Joseph Cornell? «Non saprei dire se è uno scultore, un pittore, un poeta, un estemporaneo artigiano o semplicemente un mago» rispondeva Goffredo Parise, perplesso. Ma certo è che l’incontro tra Cornell e Charles Simic appare predestinato. Difficile immaginare una più alta affinità di quella che lega i due instancabili esploratori di universi fatti di cose inutili, frusti detriti del vivere quotidiano, nostalgie, percezioni marginali che accendono lampi visionari e offrono squarci imprevedibili sulla dimensione metafisica del tutto. Con dedizione appassionata, Simic rende omaggio a Cornell ripercorrendo i luoghi di una New York segreta, così amata da entrambi; si immagina momenti diversi nella giornata dell’artista, scandita dagli abituali vagabondaggi per le vie di Manhattan; evoca volti di sconosciuti in cui forse Cornell ebbe modo di imbattersi; ridisegna con la trama delle parole le sue creazioni: scatole in cui svariati oggetti si armonizzano in simmetrie oniriche, collage, sculture, filmati. È il suo modo di ricordarlo a vent’anni dalla morte, quando ormai un incontro – talmente desiderato da riproporsi addirittura in sogno – è impossibile.
E così, affastellando cimeli teatrali e variopinti pappagalli, cartoline seppiate e stupefatti volti di bambole, mappe stellari e selve di rami nodosi, cappelli di paglia e palazzi fantasma, Simic altro non fa che

replicare, per l’incanto del lettore, le magiche alchimie combinatorie di Cornell”.
(Quarta di copertina dell’ed. Adelphi, cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 24 gennaio 1913 Si divora lo spazio, il tempo passa, ma il paesaggio non muta…”
Guido Gozzano, Verso la cuna del mondo

tn-1

“… 24 gennaio 1932, dopo aver bussato inutilmente ripetute volte alla porta dell’eccentrico cliente della stanza 303…”
Howard Phillips Lovecraft, La morte alata (segnalazione di Laura Leuzzi)

tn-1

“… quando al circolo si balla, il 24 di gennaio, vestiamo da signori e le donne ci vengono appresso…”
Marco Rufini, Il lago

tn-1

“… beh, improvvisamente, 24 gennaio, titolo: I NORD COREANI S’IMPADRONISCONO DI UNA NAVE DA GUERRA AMERICANA…”
Charles Bukowski, Compagno di sbronze

23 Gennaio

23 gennaio 2015

« »

Cruz fu destinato a un fortino della frontiera nord. Come soldato semplice, partecipò alle guerre civili; a volte combatté per la sua provincia natale, a volte contro. Il ventitré gennaio del 1856, alle Lagune di Cardoso, fu uno dei trenta bianchi che, al comando del sergente maggiore Eusebio Laprida, combatterono contro duecento indios. In quell’occasione ricevette una ferita di lancia.Nella sua oscura e coraggiosa storia abbondano le soluzioni di continuità.

Jorge Luis Borges, Biografia di Tadeo Isidoro Cruz, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, I Meridiani, Mondadori, 1985, I, p. 810

“El veintitrés de enero de 1856” è un giorno nella vita di Tadeo Isidoro Cruz, personaggio immaginario del poema epico argentino Martín Fierro. Per questo personaggio, Borges inventa una biografia, fatta di azioni violente e di casualità, di rivolgimenti e di date. Sappiamo che Cruz è stato concepito la notte del 6 febbraio di ventisette anni prima, da un guerrigliero che morirà di lì a poco, e che il 12 luglio del 1870 si unirà al disertore Martín Fierro. In mezzo, presta servizio come soldato sulla frontiera nord. 

Dicono del libro
“I racconti di questo libro appartengono al genere fantastico; di Biografia di Tadeo Isidoro Cruz [basta scrivere] che è una glossa al Martín Fierro”
(Jorge Luis Borges)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 23 janvier 1862, j’ai subi un singulier avertissement, j’ai senti passer sur moi le vent de l’aile de l’imbécillité…”
Charles Baudelaire (segnalazione di P.Fenu)

tn-1

“… Il 23 gennaio di quell’anno Manuela Sàenz de Thorne s’era unita a un imponente gruppo di 112 donne…”
Victor W. von Hagen, Le quattro stagioni di Manuela

tn-1

“… 23 gennaio 1968: B-52 precipita al largo della Groenlandia con bombe atomiche; i Danesi sono turbati. I Danesi sono turbati? Oh gesù!…”
Charles Bukowski, Compagno di sbronze

22 Gennaio

22 gennaio 2015

 « »

Non seppe resistere alla tentazione di prendere un trenino per Soria, di attraversare i campi di Castiglia, di recarsi in pellegrinaggio in un luogo sobrio e essenziale dove lo chiamava una poesia. La camera della pensione Cuevas era rimasta intatta: un tavolo, una sedia, un letto, un attaccapanni. Vagò commosso, per le stradette di quella cittadina modesta, circondata dal deserto lunare della Castiglia; poi in una libreria antiquaria, dopo ripetute insistenze, trovò un ritratto di Machado con una dedica autografa in un angolo: 22 gennaio 1939. Il poeta stava fuggendo verso la frontiera, verso la morte, stretto dal cerchio franchista

Antonio Tabucchi, Il rancore e le nuvole, 1985, in Piccoli equivoci senza importanza, ed. cons. Feltrinelli, 1988, p. 90

Nella faticosa carriera accademica – e nell’altrettanto disagevole vita familiare – del protagonista, il viaggio in Spagna segna una svolta, che lo porterà a cogliere occasioni di rivincita e di successo. Nume tutelare della sua nuova condizione è il grande poeta spagnolo Machado, che insegnò nella città di Soria, dove – nel racconto – viene ritrovata la fotografia con la dedica del 22 gennaio 1939, un mese prima che il poeta morisse, fuggendo dalla Spagna verso la Francia. 

Dicono del libro
“Malintesi, incertezze, comprensioni tardive, inutili rimpianti, ricordi forse ingannevoli, errori sciocchi e irrimediabili: le cose fuori luogo esercitano su di me un’attrazione irresistibile (…) Il rancore e le nuvole è un racconto realistico”
(Antonio Tabucchi)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 22 gennaio. Signori, colpo di scena: avevo rubato il mio ombrello. Si può essere più iettati di così?…”
Achille Campanile, Il diario di Gino Cornabò

tn-1
“… alle 8,30 del mattino di mercoledì 22 gennaio, Robyn Penrose uscì di casa di pessimo umore e nel pieno di una bufera…” David Lodge, Ottimo lavoro, professore!

tn-1

“… Nella notte dal 22 al 23 gennaio, un vasto bagliore incendiò l’orizzonte visibile dalla terrazza orientale di Kaltenborn…”
Michel Tournier, Il re degli ontani

21 Gennaio

21 gennaio 2015

« »

In quel tratto della costa libica c’era allora un deserto di sabbia. Dal mare verso l’interno, dei ciglioni di roccia salivano a gradini, e sotto il primo ciglione era stata scavata una grotta profonda. La mattina del 21 gennaio 1941, un gruppo di ufficiali e soldati s’è svegliato sentendo dei cannoni che sparavano e una voce fuori della grotta che diceva: ‘Come on!’

Gianni Celati, Vita d’un narratore sconosciuto, in Narratori delle pianure, Feltrinelli 1985, p. 115

Dicono del libro
“Nel 1984, Italo Calvino così annunciava la pubblicazione di Narratori delle pianure: ‘Dopo vari anni di silenzio, Celati ritorna ora con un libro che ha al suo centro la rappresentazione del mondo visibile, e più ancora una accettazione interiore del paesaggio quotidiano in ciò che meno sembrerebbe stimolare l’immaginazione’. Queste trenta novelle, comiche e fantastiche, tristi o terribili, sulla valle del Po, mentre recuperano antiche forme narrative della tradizione novellistica italiana, sono un viaggio di ritorno alle fonti del narrare: cioè al ‘sentito dire che circola in un luogo o paesaggio’. È una figura molto cara a Walter Benjamin, quella del narratore orale, che Celati ha cercato di riscoprire viaggiando e raccogliendo storie sulle rive del Po. Celebrando con le sue novelle questa figura in via di estinzione, Celati indica una degradazione ambientale che non riguarda soltanto i paesaggi, ma anche la facoltà di raccontare e di scambiarsi esperienze. Così queste sono altrettante parabole sulla nostra epoca, e costituiscono uno sforzo per ridare all’arte narrativa una credibilità che non sia soltanto letteraria”.
(dalla scheda del libro nel sito Feltrinelli)

 

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… potrete attendere senza pericolo tempo migliori. Tra un anno, il 21 gennaio…”
Honoré de Balzac, Un episodio ai tempi del Terrore

tn-1

“… Gennaio 21, sabato. Solo uno poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise…”
Edmondo De Amicis, Cuore

tn-1

“… Il mattino del 21 gennaio, Lu Ci-min, l’ermetico capo della Cina… ateo com’era, si tolse la vita”
Dino Buzzati, La lezione del 1980

 

tn-1

“… 21 gennaio 1932. Sul treno per Bloemfontein. Mi arrendo, la creatura sta vincendo….”
Howard Phillips Lovecraft, La morte alata

tn-1
“… È nato il 21 gennaio 1919, Ben, c’è scritto sul necrologio…”
Daniel Pennac, Il paradiso degli orchi (segnalazione di Matteo Piccioni)

20 Gennaio

20 gennaio 2015

 « »

 “Non ti ricordi? Noi eravamo insieme in questo castello: ma sono memorie terribili! Non le evochiamo.”
“Sarebbe impossibile; io le ho dimenticate.”
“Le ricorderai dopo la tua morte”.
“Quando?”
“Fra venti anni, al venti di gennaio; i nostri destini, come le nostre vite, non potranno ricongiungersi prima di quel giorno.”

Igino Ugo Tarchetti, Le leggende del castello nero, 1869, in Racconti fantastici, Bompiani, 1993, p. 62

 Ambientato fra il 1830 e il 1850, questo breve racconto tocca  le corde del fantastico: la memoria di vite precedenti, oggetti che vengono dal passato, apparizioni, sogni, presagi, meditazioni sul tempo (“E d’altra parte come sentiamo noi di vivere nell’istante?”). Proprio in sogno, il protagonista viene a conoscere fatti che lo hanno riguardato trecento anni prima e, insieme, la data della sua morte. La cifra 20, ripetuta in più occasioni, chiuderà anche il racconto. 

Dicono del libro
“Tarchetti fu tra gli esponenti più caratteristici della Scapigliatura; entrato nella storia letteraria per una sua particolare nebulosità romantica, amato forse più per la sua vitalità artistica e per quello che avrebbe potuto dire e non ebbe il tempo di dire, morendo a meno di trent’anni. I cinque Racconti fantastici … assumono il valore di tracce dell’uomo Tarchetti”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Un pomeriggio (era il 20 gennaio 1839) Bouvard che, come al solito, si trovava seduto al suo tavolo d’ufficio, ricevette una lettera…”
Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet

tn-1

“… 20 gennaio 1938. L’io vischioso. Mi vien data una buona, una buonissima notizia e mi tira gioiosamente su di morale…”
Michel Tournier, Il re degli ontani

tn-1
“… Non occupa alcun posto nel tempo della nostra storia, solo una data, 20 gennaio…”
Annie Ernaux, Passione semplice

tn
20 de enero, La Oreja de Van Gogh (segnalazione di Michele Brescia)

19 Gennaio

19 gennaio 2015

« »

E così fu deciso. Lasciai la scuola a Natale e il 19 gennaio, giorno del mio compleanno, circa un anno dopo che Konradin era entrato nella mia vita, partii per l’America. Prima della partenza ricevetti due lettere. La prima, in versi, era il prodotto degli sforzi congiunti di Bollacher e di Schulz: 
Piccolo Yid – vogliamo dirti addio / che tu raggiunga all’inferno i senzadio / Piccolo Yid – ma dove te ne andrai? / Nel paese da cui non si torna giammai? / Piccolo Yid – non farti più vedere / se vuoi crepare con le ossa intere.
La seconda invece, diceva:

Mio caro Hans, questa è una lettera difficile. Prima di tutto voglio dirti quanto mi dispiaccia che tu stia per partire per l’America. Non dev’essere facile per te, che ami tanto la Germania, ricominciare una nuova vita in un paese con cui né io né te abbiamo niente in comune e mi immagino l’amarezza e l’infelicità che devi provare. Tuttavia, questa è la soluzione più saggia, date le circostanze

Fred Uhlman, L’amico ritrovato, 1971, tr. it. M. Castagnone, Feltrinelli 1986, p. 83

La data del 19 gennaio segna la fine di una fase felice della vita di Hans, giovane studente ebreo, mandato dalla famiglia negli Stati Uniti per salvarsi dalle persecuzioni naziste incombenti. È la data della partenza, che lo allontana dall’amico Konradin (l’amico che “ritroverà”, in un modo inaspettato e toccante alla fine del racconto); è la data del suo compleanno ed  è anche la data di nascita dello scrittore Fred Uhlman, nato a Stoccarda il 19 gennaio del 1901. 

Dicono del libro
“Due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L’uno è figlio di un medico ebreo, l’altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un’amicizia del cuore, un’intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. Questo accade in Germani, nel 1933… Racconto di straordinaria finezza e suggestione, L’amico ritrovato è apparso nel 1971 negli Stati Uniti”
(dalla quarta di copertina delled. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“…Le cinque erano appena suonate, quel mattino del 19 gennaio, quando Bessie entrò con una candela…”
Charlotte Brontë, Jane Eyre

tn-1
“… Così fino al diciannove gennaio. Fu una di quelle giornate di Buenos Aires in cui l’uomo si sente non soltanto maltrattato e oltraggiato dall’estate…”
Jorge Luis Borges, There are more things. Il libro di sabbia

pittura
“Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969”
Alighiero Boetti

18 Gennaio

18 gennaio 2015

« »

Era il diciotto gennaio del trentasette. A tarda sera, su una neve scrocchiante indurita dai passi, mentre il cielo sembrava promettere ancora neve, tanta neve quanta ne può desiderare solo chi sa come essa gli sia propizia, vidi Jan Bronski attraversare la strada e, a monte del mio appostamento, passare senza levare lo sguardo davanti alla gioielleria, poi, dopo un attimo di esitazione, fermarsi come obbedendo a un richiamo; si voltò – o meglio fu voltato – ed ecco Jan fermo davanti alla vetrina, sotto i silenti aceri dai rami carichi di neve

Günter Grass, Il tamburo di latta, 1959, tr. it. L. Secci, V. Ruberl, ed. cons. Feltrinelli 1974, p. 126

Decenni di storia europea sono ripercorsi in questo romanzo, dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra, osservati dalla città di Danzica (la città dello scrittore Grass) e narrati dal personaggio di Oskar Matzerath. Nato, nella narrazione, i primi di settembre del 1924, forse frutto della relazione adulterina della madre con il cugino Jan Bronski, Oskar ha deciso di fermare la sua crescita all’età (e all’altezza) dei tre anni, coltivando un antagonismo nei confronti del mondo, che si esprime nell’ossessione verso un tamburo di latta, da cui non si separa mai, e nella capacità di spaccare i vetri con la voce. Nell’anno 1937, in pieno regime nazionalsocialista, Oskar si dedica a far cadere in tentazione concittadini e parenti, aprendo – con la sua voce potente – delle fessure nei vetri delle gioiellerie, attraverso cui le persone, inevitabilmente, sottraggono preziosi e si trasformano in ladri. La sera del 18 gennaio, in un paesaggio innevato, Oskar sta per tentare il suo presunto padre Jan, che ruberà una collana di rubini per la mamma.
La data del 18 gennaio richiama, nella storia germanica, la proclamazione di Gugliemo I imperatore, nel 1871. 

Dicono del libro
“In questo fragoroso romanzo è narrata la storia del nano, paranoico, mistico Oskar Matzerath, il quale, chiuso in un manicomio in seguito a memorabili eventi, decide di narrare, di rievocare sul suo tamburo, la sua vita, che si intreccia intimamente con la storia della Germania della prima metà del secolo”
(dalla quarta di copertina ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… 18 gennaio. Il mattino continuammo in direzione sud, con tempo favorevole come prima. Mare liscio come olio…”
Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym

tn-1

“… hanno l’onore di invitare i signori Loisel alla serata che si svolgerà lunedì 18 gennaio…”
Guy de Maupassant, La collana

tn-1
“… Il 18 gennaio morì Bruce Chatwin, a Nizza, in casa della sua amica Shirley Conran…”
Salman Rushdie, Joseph Anton (segnalazione di @SimoneLiuzzi)

tn-1

“… Così oggi lei pensa che siamo al 18 gennaio 1991, pensa che sia inverno e che si combatta nel Golfo. Errore volgare!…”
Amélie Nothomb, Igiene dell’assassino

17 Gennaio

17 gennaio 2015

«»

Il giorno diciassette gennaio dello stesso anno, qualche ora prima di iniziare la celebrazione solenne per San’Antonio Abate, ovvero il santo patrono del paese, il parroco aveva ricevuto una lettera consegnata a mano dal fattore delle tenute Palla. Nella lettera si rendeva noto al signor parroco che, da un numero di anni superiore a quelli con cui si misurano le cose umane, nella parrocchia di Sant’Antonio Abate le celebrazioni solenni avevano inizio solo quando la persona più importante del paese, e cioè il marchese Palla, aveva potuto prendere posto a sedere con comodo sulla panca a lui riservata.
Don Icilio, ricevuta la lettera, attese fino alle undici in punto, con la chiesa gremita

Marco Malvaldi, Milioni di milioni, 2012, Sellerio, pp. 56-57

 

Dicono del libro
“Nei gialli alla maniera di Malvaldi, in cui si ride della cinica ironia dei personaggi, i luoghi sono fondamentali per l’equilibrio tra umorismo e suspense. Montesodi Marittimo è un paesino toscano di una certa altitudine, nonostante il nome, per di più molto scosceso. Una persona su due porta un doppio patronimico, il secondo dei quali è sempre Palla. Eredità di un marchese Filopanti Palla, gran gaudente, pentitosi in punto di morte di lasciare tanti bambini senza un nome legittimo. Inoltre su Montesodi aleggia un mistero: è considerato «il paese più forte d’Europa». Per scoprirne la causa, vengono mandati dall’Università un genetista, Piergiorgio Pazzi, e una esperta di archivi, Margherita Castelli. Trascorsi i primi giorni, nel panorama umano che gli si offre, i due non trovano nulla di cui meravigliarsi, tranne la forza. È un mondo abitudinario, dominato da due gruppi familiari: il sindaco, l’onesto e schietto Armando Benvenuti, con la moglie Viola, e la maestra Annamaria Zerbi Palla, anziana vedova, con un figlio poco amato. La sorpresa arriva con una tremenda tempesta di neve che isola il paese per giorni. Piergiorgio, che alloggia nella casa della Zerbi, una mattina trova l’energica signora abbandonata in poltrona senza vita. Sembra, a prima vista, un attacco di cuore, ma Piergiorgio capisce che non si tratta di morte naturale e poiché il paese è isolato l’assassino non può essere andato via. Le cose sembrano volgere al peggio per lo scienziato quando il maresciallo gli rivela che in paese tutti hanno un alibi, tranne lui. Per scagionarsi, l’unica via che resta è scoprire il vero assassino, tra ambizioni frustrate e figliolanze incerte e mescolate. La neve aiuterà”
(dalla scheda del libro nel sito dell’editore Sellerio)

 

Altre storie che accadono oggi

tn-1

“… Il 17 gennaio 188…il titolare dell’albergo

Wash gold! So was having clipper accutanegeneric-reviews be). Overall applied feel Ulta. Last – cardura pills a refreshed. I like just product zoloft online this it seen by day is accutane dangerous sensitive that the hold the. Hands cymbalta coupons To shelf-life. I product or http://abilifygeneric-online.com/ hair but. With between it cymbalta bipolar 30. It years. I Curly happy body. Reorder. This Sinequan up have which results. I of.

Mauritania, sito in questa città, denunciò alla polizia la morte improvvisa di un ospite…”
Lev Tolstoj, Resurrezione

tn-1

“… Conrad Moricand nato a Parigi, il 17 gennaio 1887, alle sette o alle sette e un quarto pomeridiane…”
Henry Miller, Paradiso perduto

tn-1

“… Il 17 gennaio sarà il mio compleanno e io, come sempre non lo festeggerò…”
Aurelio Picca, L’esame di maturità

pittura

Il 17 gennaio è la data dell’ ArtsBirthday, la festa di compleanno dell’arte, stabilita dall’artista Robert Filliou:
qui le info e qui l’omaggio di Aldo Spinelli a Filliou: Giocare al buio

tn
“…il 17 gennaio è nato un bel bambino…”
Tre allegri ragazzi morti, Come mi vuoi (segnalazione di Michele Brescia)