18 Aprile | 18th of April

18 aprile 2024

 

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I go up Richmond Hill, along the terrace, into the park. It’s the 18th of April—the same day as it is here. It’s spring in England. The ground is rather damp. However, I cross the road and get on to the grass and we walk along, and I sing as I always do when I’m alone, until we come to the open place where you can see the whole of London beneath you on a clear day. Hampstead Church spire there, Westminster Cathedral over there, and factory chimneys about here. There’s generally a haze over the low parts of London; but it’s often blue over the park when London’s in a mist

Virginia Woolf, The Voyage out, 1913

Vado su per la collina di Richmond, lungo la terrazza, dietro il parco. È il 18 di aprile… lo stesso giorno di qui. È primavera in Inghilterra. Il terreno è piuttosto umido. Però io traverso la strada e continuo sull’erba e camminiamo e io canto, come faccio sempre quando sono sola, finché arriviamo in un punto aperto di dove si può vedere tutta Londra in basso, quando la giornata è chiara. Qui il campanile della chiesa di Hampshire, laggiù la cattedrale di Westminster e all’incirca qui i comignoli delle fabbriche. In genere c’è foschia sulla parte inferiore di Londra; ma spesso il cielo  sopra il parco è azzurro

Virginia Woolf, La crociera, 1913, tr. it. O. Previtali, Rizzoli 1993, p. 223

Dopo una lunga traversata su una nave da crociera, la giovane Rachel Vinrace si trova a Santa Marina “un paese dell’America tropicale fuori della storia”. Il tempo trascorre in letture, fidanzamenti, balli, conversazioni. Ed è in una conversazione fra Rachel e l’amico Terence che il 18 aprile è chiamato in causa: il tema del dialogo  è immaginare – e descrivere – la vita nella casa di Richmond, dove Rachel abita quando è in Inghilterra. Mentre illustra il luogo, la ragazza lo colloca nello “stesso giorno di qui”, 18 aprile:  una porzione di tempo che accade contemporaneamente  in un altro spazio. Lontano fisicamente, ma dove si continua a essere con la memoria e  l’immaginazione. 

 

 

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17 Aprile | 17 April

17 aprile 2024

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Anderseit aber, wie schön war das an sich magere und häßliche Gesicht des Studenten während seiner begeisterten Worte geworden. Alles, was eckig und hölzern aussah in seinem Gesicht und in seinen Gesten, erhielt eine Betonung ins Erhabene: es wurde streng, herrisch, rücksichtslos. Dieser ganze, hoch aufgeschossene junge Mensch, der zu schnell gewachsen, zu schlecht genährt und zu erbärmlich gekleidet war, hatte für Bohusch ganz unversehens etwas Elementares, Ewiges bekommen, und wie er so neben ihm hinging, wurde er die Empfindung nicht los, dass er sich diesen Tag besonders merken müsse: Samstag, del 17 April

Rainer Maria Rilke, König Bohusch, Zwei Prager Geschichten, 1899

D’altro canto, però, com’era diventato bello nel corso della sua arringa entusiasta, il viso secco e brutto dello studente! La legnosità spigolosa che ne improntava tratti e gesti si caricò di sublime, assunse un aspetto austero, dominatore, integerrimo. Tutta la figura di quel giovane allampanato, cresciuto troppo in fretta, malnutrito e vestito da far pietà, per Bohusch aveva acquisito inavvertitamente qualcosa di elementare, di eterno e mentre gli camminava a fianco non lo abbandonava la sensazione di dover prendere nota particolare di quel giorno: sabato 17 aprile

Rainer Maria Rilke, Re Bohusch, 1899, tr. it. G. Scarpari, in Due storie praghesi, Edizioni e/o 1985, p.24

A Praga, negli ultimi anni dell’Ottocento, la società segreta Omladina (Gioventù) si riunisce negli scantinati, col progetto di liberare la città dalla dominazione austriaca. Rilke prende spunto da un fatto accaduto: l’uccisione di un affiliato alla società segreta, di nome Rudolf, sospettato di tradimento. E immagina gli incontri al Caffè Nazionale, dove  si parla di indipendenza e di popolo, di politica e letteratura. Una sola data è indicata nel testo: il 17 aprile,  il giorno del calendario dedicato a un martire medievale di nome Rodolfo. ma anche un giorno di primavera che fa risplendere le strade della città ed esalta gli animi e i discorsi. 

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“In ambedue le storie praghesi Rilke allude alla questione nazionale che negli anni della sua giovinezza era giunta a condizionare buona parte della vita pubblica in Boemia. Dal clima rivoluzionario e irredentista del ’48 si erano sviluppate tensioni ormai insostenibili per gli estremisti delle due etnie (…) Nel 1893 si svolse a Praga un clamoroso processo contro i membri della società segreta Omladina (Gioventù) che perseguiva la liberazione del popolo ceco dalla dominazione austriaca. La polizia ne scoprì le tracce in seguito all’assassinio di uno dei suoi affiliati, Rudolf Mrva, sospettato di delazione dai suoi compagni. Nella prima storia praghese, che rielabora questi avvenimenti contemporanei, il presunto traditore porta il nomignolo di ‘Re Bohusch'”.
(G. Scarpati, Avvertenza, nell’ed. e/o, op. cit.)

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16 Aprile | 16 Avril

16 aprile 2024

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Le matin du 16 avril, le docteur Bernard Rieux sortit de son cabinet et buta sur un rat mort, au milieu du palier. Sur le moment, il écarta la bête sans y prendre garde et descendit l’escalier. Mais, arrivé dans la rue, la pensée lui vint que ce rat n’était pas à sa place et il retourna sur ses pas pour avertir le concierge. Devant la réaction du vieux M. Michel, il sentit mieux ce que sa découverte avait d’insolite

Albert Camus, La Peste, 1947

La mattina del 16 aprile il dottor Bernard Rieux, uscendo dal suo studio, inciampò in un sorcio morto, in mezzo al pianerottolo. Al momento non vi fece caso e, scostata la bestia, discese le scale; ma non appena nella strada gli venne il pensiero che quel sorcio non era al posto suo, e tornò indietro per avvertire il portiere. Davanti alla reazione del vecchio Michel, ancor meglio si accorse che la scoperta aveva qualcosa d’insolito

Albert Camus, La peste, 1947, tr. it. B. Dal Fabbro, Bompiani 1992, p.8

“I singolari avvenimenti che dànno materia a questa cronaca” – avvisa l’autore – si sono verificati a Orano, prefettura francese della costa algerina, negli anni Quaranta. Un’epidemia di peste (il cui bacillo “non muore né scompare mai” come viene detto alla fine) arriva a sconvolgere la vita della città e dei suoi abitanti, scatenando reazioni inaspettate, nel bene e nel male. Con minuzia, il narratore ripercorre l’avvio dell’epidemia, partendo dalle prime avvisaglie: il ritrovamento del topo morto da parte del dottor Rieux, la mattina del 16 aprile. 

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“Orano è colpita da un’epidemia inesorabile e tremenda. Isolata con un cordone sanitario dal resto del mondo, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da esperimento per le passioni di un’umanità sempre al limite fra disgregazione e solidarietà. La fede religiosa, l’edonismo di chi non crede alle astrazioni, ma neppure è capace di ‘essere felice da solo’, il semplice sentimento del proprio dovere, sono i protagonisti spesso divergenti ma comunque costruttivi della vicenda; l’indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l’egoismo gretto gli alleati del morbo”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Bompiani, op. cit.)

 

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15 Aprile | 15th of April

15 aprile 2024

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To Hamilton’s we accordingly went on the 15th of April, 1885. Remember that – whatever my doctor may say to the contrary – I was then in perfect health, enjoying a well-balanced mind and an absolutely tranquil spirit. Kitty and I entered Hamilton’s shop together, and there, regardless of the order of affairs, I measured Kitty for the ring in the presence of the amused assistant. The ring was a sapphire with two diamonds. We then rode out down the slope that leads to the Combermere Bridge and Peliti’s shop. 

Rudyard Kipling, The Phantom Rickshow, 1888

Perciò il 15 aprile 1885 andammo da Hamilton. Si tenga presente che allora – checché ne dica il mio medico – godevo di ottima salute, avevo la mente equilibrata e lo spirito assolutamente sereno. Kitty ed io entrammo insieme nel negozio di Hamilton; e lì, senza badare agli altri clienti, scelsi l’anello per Kitty in presenza del commesso divertito. L’anello era uno zaffiro con due diamanti. Poi scendemmo a cavallo il pendio che conduce al ponte di Combermere e al locale di Peliti. Mentre il mio cavallo australiano saggiava cautamente il terreno di roccia friabile, e Kitty rideva e chiacchierava al mio fianco; mentre tutta Simla – vale a dire quelli che erano già arrivati dalla pianura – si trovava riunita nella sala di lettura e sulla verandadi Peliti, io ebbi l’impressione che qualcuno, apparentemente molto lontano, mi chiamasse per nome. Mi pareva di aver già udito la voce, ma sul momento non riuscii a stabilire né dove né quando

Rudyard Kipling, Il risciò fantasma, 1888, tr. it. G. Krätli, in Racconti, Garzanti 1993, pp.55-56

Fino al 15 aprile del 1885, Jack Pansay è stato un uomo felice. In licenza nella località di Simla, ai piedi dell’Himalaya, e innamorato corrisposto di Kitty, si avvia a scegliere con la ragazza l’anello di fidanzamento, quando la strada è bloccata da un’allucinazione, che egli solo percepisce. Il risciò della sua vecchia amante defunta e le ultime parole che lei gli ha detto lo inseguono dovunque vada. In uno dei posti più belli dell’India, la nuvolosa giornata del 15 aprile, con la sua strana apparizione, risveglia in lui sensi di colpa e paure e cambia per sempre la sua vita. 

 

Dicono del libro

 

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14 Aprile

14 aprile 2024

 

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Ormai, in quella mattina del mercoledì 14 di aprile dell’anno del Signore 1204, ovvero seimilasettecentododici dall’inizio del mondo, come si usava calcolare a Bisanzio, da due giorni i barbari si erano definitivamente impossessati di Costantinopoli. L’esercito bizantino così scintillante di armature e di scudi e di elmi quando era in parata, e la guardia imperiale dei mercenari inglesi e danesi, armati delle loro terribili bipenni, che ancora il venerdì avevano tenuto testa ai nemici battendosi con ardimento, avevano ceduto il lunedì quando i nemici avevano infine violato le mura. Era stata una vittoria così improvvisa che i vincitori stessi si erano arrestati timorosi, verso sera, attendendosi una riscossa

Umberto Eco, Baudolino, 2000, Bompiani

 

Dicono del libro
“In quella zona del basso Piemonte dove, anni dopo, sorgerà Alessandria, Baudolino, un piccolo contadino fantasioso e bugiardo, conquista Federico Barbarossa e ne diventa figlio adottivo. Baudolino affabula e inventa ma, quasi per miracolo, tutto quello che immagina, produce Storia. Così, tra le altre cose, costruisce la mitica lettera del Prete Gianni, che prometteva all’Occidente un regno favoloso, nel lontano Oriente, governato da un re cristiano. Avventura picaresca, romanzo storico in cui emergono in germe i problemi dell’Italia contemporanea, storia di un delitto impossibile, racconto fantastico, teatro di invenzioni linguistiche esilaranti, questo libro celebra la forza del mito e dell’utopia” (dalla scheda del libro nel sito libreriauniversitaria.it)

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13 Aprile

13 aprile 2024

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“Qui nel Kansai è una tradizione. Siccome il giorno della festa, il tredici aprile, i ciliegi sono fioriti, il recinto del tempio della Ruota della Legge dove si venera Kokuzo, è sempre affollato.”
Oltre il ponte si distingueva la tinta sgargiante con cui era dipinta la pagoda del tempio della Ruota della Legge. Aoki parlò della ‘Festa delle Imbarcazioni’. Veniva  organizzata nella stagione in cui il verde era più tenero, a imitazione degli svaghi dei nobili che salivano sulle imbarcazioni a dilettarsi di poesia, di canzoni e di musica. All’epoca degli aceri rossi a queste imbarcazioni si aggiungevano quelle del tempio del Drago Celeste… Ma era difficile, d’inverno, immaginarsi la gaiezza di quella festa

Yasunari Kawabata, Arcobaleni, 1950, tr. it. L. Origlia, Tea, 1994, p. 176

La data del 13 aprile è richiamata verso la fine della storia, quando diverse tragedie sono accadute intorno alla giovane Momoko. Mentre passeggia – in inverno – nei pressi del tempio, quel giorno di aprile appare difficile da immaginare, ma è ugualmente una presenza, al pari delle altre manifestazioni della natura  – come gli arcobaleni e i ciliegi fioriti – che costellano questo racconto.

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Date in coincidenza: Joyce, Svevo e un libro di Enrico Terrinoni

Date in coincidenza: Joyce, Svevo e un libro di Enrico Terrinoni

di Sandra Muzzolini

Nella recensione al libro di Antonella Sbrilli Il gioco dei giorni narrati, primo nucleo del progetto editoriale di cui fa parte questo blog, Umberto Eco scrive: “Si sa di autori che hanno situato la loro vicenda in una data precisa per ragioni magico-sentimentali, perché era un giorno in cui a loro (non ai personaggi) era accaduto un evento mirabile, e in tal senso un crononimo lasciato cadere quasi per caso può tener luogo di una rinnovata dichiarazione d’amore.”
Questa osservazione vale sicuramente per una delle date letterarie più note, quel 16 giugno 1904 in cui si svolge l’Ulisse di Joyce e che oggi è festeggiato in Irlanda e in altri paesi come “Bloomsday”.
Sappiamo infatti che Joyce scelse quel giorno perché era una delle date più importanti nella sua storia d’amore con Nora Barnacle. Ma l’attenzione e la fascinazione dello scrittore irlandese per le date, i nomi e i numeri vanno ben oltre questa scelta, come ci spiega in un libro uscito alcuni mesi fa lo studioso Enrico Terrinoni, esperto traduttore di Joyce.

La vita dell’altro – Svevo, Joyce: un’amicizia geniale (Bompiani, 2023) ci offre una ricca e ben documentata ricostruzione del rapporto d’amicizia tra i due scrittori, delle loro affinità elettive ed anche caratteriali. Sorprendono le numerose corrispondenze tra i due scrittori e le loro opere, tra le loro vite e quelle dei loro personaggi, quei continui travasi dal piano dell’esistenza a quello della scrittura per i quali Svevo coniò il concetto di “vita letteraturizzata”.  Scrive Terrinoni in una postfazione specificamente dedicata alle coincidenze: “Le loro vite, come i loro libri, sono infatti abitate anche da numeri, cifre, date, orari che le colorano di misteriosi echi. Quasi che entrambi sfogassero in rare ricorrenze numeriche certe attitudini vagamente superstiziose.”

Joyce era particolarmente, anzi maniacalmente, attento alle date, cui assegnava un valore magico, augurale. Era sempre felice di scoprire coincidenze che riguardavano le date dei compleanni delle persone con cui entrava in contatto. Era nato a Dublino il 2 febbraio 1882 e in quella stessa data fu pubblicato l’Ulisse, nel 1922; il 2 febbraio 1939 ricevette le prime copie rilegate del Finnegans Wake. Sarà stato sicuramente contento di scoprire che anche l’amico triestino aveva scelto questa data per uno snodo fondamentale del romanzo La coscienza di Zeno: “Oggi, 2 febbraio 1886, passo dagli studii di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!!”.

Ci sono anche altri aspetti del libro di Terrinoni che i lettori di questo blog sicuramente apprezzano: il discorso sul tempo, rilevante in entrambi gli scrittori, e il gusto per l’invenzione linguistica e per i giochi di parole. La sovrapposizione di letteratura e vita, gli intrecci che uniscono le opere dei due scrittori in un misterioso entanglement e la circolarità e simultaneità del tempo della narrazione trovano un’originale sintesi nei titoli di gusto joyciano di alcuni capitoli: Narravita, Senilitalia, Zenotipia e Finizio.

Sandra Muzzolini, 12 aprile 2024

12 Aprile

12 aprile 2024

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Data memorabile per me il 12 aprile del 1891.
Avevo compiuto da circa un mese trentaquattro anni. Da un pezzo mi notavo nel volto, e precisamente alla coda degli occhi e su la fronte, certi lievi solchi che mi pareva non si potessero ancora chiamar propriamente rughe. Credevo almeno che il numero degli anni miei potesse tuttavia permettermi di non chiamarli tali. Momentanei increspamenti de la pelle, che – sotto l’azione del pensiero, del riso, dell’abituale atteggiarsi della fisionomia – erano divenuti stabili. Ma rughe, no

Luigi Pirandello, Prudenza, 1901, in Novelle per un anno. Appendice, Giunti, 1994, tomo III, p. 2601

La “mattina di quel memorabile 12 aprile” (una data che torna anche in altre novelle di Pirandello) segna per il protagonista il passaggio da una fase all’altra della sua esistenza. Da una parte la giovinezza, la poesia, i capelli lunghi, dall’altra la maturità, un impiego, forse un matrimonio. Il passaggio è sancito dal doloroso taglio della barba e dei capelli, dopo il quale non solo la sua amante ma neanche egli stesso si riconosce (“Hai ragione: non son più io! Ti saluto per sempre, cara!”)

 

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11 Aprile | 11 Prill

11 aprile 2024

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Dita ishte giysmë e kthjellët, giysmë me re. Kuajt mgarendnin lehtë mbi udhën e shtruar përgiysmë. Kjo ishte Udha Kryqit. Pas dritares së karrocës shtjellohej një pamje e përsëritur me dhjetëra herë. Veçse këtë herë, aty – këtu, herë në fillimet, herë në fundet e saj, ajo kishte pakëz kaltërsi. Dëbora kishte nisur të shkrinte, firohej nga poshtë, atje ku prekej me tokën, duke lënë sipër zgavrimit një lloj lëvozhge që mezi tretej.
– Sa është data sot? – pyeti Diana.
I habitur pak, ai e vështroi një grimë para se t’i përgjigjej.
– Njëmbëdhjetë prill.

Ismail Kadare, Prilli i thyer, 1982, Onufri, Tiranë

 

Il cielo era coperto solo a metà. I cavalli trottavano agili sulla strada dissestata. Era la Strada della Croce. Oltre il finestrino Besian osservava un paesaggio divenuto ormai familiare. Ma questa volta, qua e là, ora nella zona più vicina ora in quella più lontana, si stendeva una coltre azzurrognola. La neve aveva cominciato a sciogliersi,si consumava al di sotto, a contatto del suolo, mentre una sorta di crosta formatasi in superficie si scioglieva a fatica.
“Che giorno è?” chiese Diana.
Un po’ meravigliato, la osservò un istante prima di risponderle.
“L’undici.”

Ismail Kadaré, Aprile spezzato, 1982, tr. it. F. Celotto, Ugo Guanda Editore, 1993, p. 137

Nell’interno dell’Albania, in un anno “imprecisato, prima dell’avvento del comunismo”, si svolge la storia di Gjorg Berisha, che ha dovuto vendicare un fratello e, da quel momento, ha un mese di tregua, prima che la famiglia dell’ucciso possa a sua volta vendicarsi su di lui. È in quel breve periodo, fra i giorni restanti di marzo e la prima metà di aprile (un aprile spezzato), che avviene l’incontro con la coppia che sta parlando (Diana e Besian). Partiti da Tirana per uno strano viaggio di nozze, si sono imbattuti in Gjorg e l’incontro stravolgerà le loro reciproche vite, segnando con forza tutti i giorni di quell’aprile albanese, ancora freddo e innevato. 

 

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10 Aprile | 10 Avril

10 aprile 2024

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Le 10 avril 1934, en plein occultation de Venus par la lune (ce phénomène ne devait produire qu’une sule  pois dans l’annue , je déjeunais dans un petit restaurant situé assez désagréablement à côté d’un cimitière. Il faut, pour s’y rendre, passer sans enthousiasme devant plusieurs étalages de fleurs. (…) La servant est assez jolie; poétique plutôt. Le 10 avril 1934, elle portait, sur un col blanc à pois espacés rouge fort en harmonie avec sa robe noire une très fine chaîne retenant trois gouttes claires, gouttes rondes sur lesquelles se détachait à la base un croissant de même substance pareillement serti. J’apprécia une fois de plus, infiniment, la coïncidence de ce bijou et de cette éclipse.

 

André Breton, L’Amour fou, 1937


Il 10 aprile 1934, in piena “occultazione” di Venere ad opera della luna (il fenomeno doveva verificarsi soltanto una volta all’anno), pranzavo in un piccolo ristorante situato spiacevolmente vicino all’ingresso di un cimitero. Per andarci, bisogna passare senza entusiasmo davanti a diversi chioschi di fiori. Quel giorno, per di più, un orologio murale privato del suo quadrante costituiva ai miei occhi uno spettacolo non proprio di buona lega. Ma osservavo, non avendo di meglio da fare, la vita suggestiva di quel luogo (…) La cameriera è graziosa; poetica, direi. Il mattino del 10 aprile portava, su di un colletto bianco a palline rosse, diradate, molto intonate al suo vestito nero, una sottilissima catenella cui erano fissate tre gocce chiare come di pietra lunare, gocce rotonde sulle quali si staccava alla base una mezzaluna della stessa sostanza, similmente incastonata. Apprezzai una volta di più, infinitamente, la coincidenza tra il gioiello e quella eclissi

André Breton, L’amour fou, 1937, tr. it. F. Albertazzi, Einaudi, 1974, p. 17, p. 20

In questo testo di Breton – che è un po’ diario, un po’ racconto, un po’ trattato sull’amore, l’arte, la bellezza –  le date segnate dall’autore risaltano come dei personaggi. Il ristorante, il cimitero, l’orologio, la cameriera, il gioiello, la posizione della luna nel cielo, le parole ascoltate per caso il 10 aprile del 1934: tutto è messo in relazione secondo codici personali, magici e poetici, che fanno di quel giorno un tutt’uno con la vita che vi è accaduta e ne lasciano un ritratto a più dimensioni. 

 

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Time’s News 2024

È uscito in stampa, come ogni anno, il magazine dell’International Society for the Study of Time, con una panoramica delle attività svolte dall’associazione nel corso del 2023-24. Curato dall’artista e ricercatrice Emily DiCarlo, “Time’s News” di quest’anno, dopo una introduzione della sociologa Carmen Leccardi, presidente attuale dell’ISST, documenta la 18ma Conferenza triennale, svoltasi a Yamaguchi (Giappone) e presenta contributi multidisciplinari di Paul Harris (“Yellow Bird Artscape Residency: The Time of Limestone”), di Stephen Pike (“Brouwers’ Epiphany”), di Richard Uribe (“Women, Clocks and Portraits”), gl “Spolight” di Walter Schwidler e Sonia Front e, in chiusura, un ricordo del Jane Fraser, moglie e sodale del fondatore dell’ISST James T. Fraser. 
Come ogni anno, una sezione è poi dedicata a un’antologia di opere d’arte recenti che hanno affrontato temi temporali, curata da Laura Leuzzi e Antonella Sbrilli.
Ne fanno parte: i paesaggi stratigrafici di Pietro Ruffo, esposti nella mostra Anthropocene; le meridiane in ceramica policroma di Emma Hart, intitolate 
Big Time; l’omaggio verbovisivo di Alice Guareschi alla misura del tempo quotidiano,  Giorno; la scrittura sonora del tempo nell’opera di Maja Zećo , For the Time Being: Sarajevo Soundtrack; il film Cotidal di Tania Kovats, della durata di un giorno lunare (24 ore e 50 minuti),Footsteps di Fiona Tan, per cui “editing is like sculpting in time”;  le carte stellari dell’artista neozelandese  Locust Jones, Back in Time.

9 Aprile

9 aprile 2024

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9 aprile 1980
Scrivo da due giorni nella villa dei Roversi, rifletto su questo avvenimento che ha spaccato in due la mia esistenza. Ma infine ho raccontato solo di Vittorio, di me e di come Marta, sull’orlo di un mio scacco amoroso, mise radici nel mio bisogno di credere in me stessa, di creder in lei, in quella nostra vita animata e plasmata da lei

Marisa Volpi, Il racconto di Maria, in Nonamore, 1988, Mondadori, p. 39

 

Dicono del libro
“Oggetto di questi racconti è la psicologia delle donne (…) le donne di Nonamore cercano invano in mezzo alla vita il punto che si adatti al loro corpo, al loro sonno, alla loro fame. Sanno dare verità a ciò che è falso, sanno nascondere sotto la recitazione la verità. Attraversano le vie di Roma avvolte nel turbinoso mantello di pensieri che appartengono solo a loro, e trasformano una gita al mare, una cena in trattoria in altrettante visite del destino, agguati, colpi di scena, sorprese, catastrofi”.
(Cesare Garboli, nella bandella dell’edizione citata; a questo link il sito della scrittrice)

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8 Aprile

8 aprile 2024

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Poi, un giorno che sembrava qualunque, prese distrattamente dal tavolo una carta assorbente usata e ci vergò sopra, con l’inchiostro nero, due cose: lo schizzo di una facciata e un nome: Crystal Palace. Posò la penna. E sentì quel che sente una ragnatela quando incontra la stupìta traiettoria di una mosca attesa per ore.
Lavorò al progetto, giorno e notte, per tutto il tempo che gli restava. Non aveva mai immaginato qualcosa di più grande e di sconcertante. La fatica gli rosicchiava la mente, una sotterranea e febbrile emozione scavava cunicoli nei suoi disegni e nei suoi calcoli. Intorno, la vita qualunque macinava i suoi rumori. Lui li percepiva appena. Solo, giaceva in una bolla di acre silenzio, in compagnia della sua fantasia e della sua stanchezza. 
Consegnò il suo progetto l’ultimo giorno utile, il mattino dell’8 aprile

Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991, Bompiani 1991, pp.131-32

Reso pubblico il 13 marzo 1849, il concorso per la costruzione del palazzo dell’Esposizione Universale di Londra si chiude l’8 aprile. L’architetto Hector Horeau, reduce da una tragedia familiare (la moglie Monique si è suicidata), incerto nella salute e con una visionaria fissazione per il vetro, partecipa al concorso, consegnando il suo progetto l’ultimo giorno utile, alla data spartiacque dell’8 aprile. Le vicende di quello che sarà il Crystal Palace si intrecceranno da allora con quelle degli altri personaggi di questo libro, fra dati veri e plausibili, luoghi inventati e tempi non lineari.

 

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7 Aprile | April 7

7 aprile 2024

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Now, looking out of his window, he sees it echoed on a wall opposite; and there, on the minarets of a mosque; and in the large black type of newsprint under a hawker’s arm. Leaflet newspaper mosque and wall are crying: Hartal! Which is to say, literally speaking, a day of mourning, of stillness, of silence. But this is India in the heyday of the Mahatma, when even language obeys the instructions of Gandhi, and the word has acquired, under his influence, new resonance. Hartal – April 7agree mosque newspaper wall and pamphlet, because Gandhi has decreed that the whole of India shall, on that day, come to a halt. To mourn, in peace, the continuing presence of the British.

Salman Rushdie, Midnight’s Children, 1980

Adesso, mentre guarda dalla finestra, lo vede echeggiare sul muro di fronte; e più in là sul minareto di una moschea; e nei grandi caratteri neri di un giornale sotto il braccio di uno strillone. Volantino giornale e moschea stanno gridando: Hartal! Che significa, letteralmente, giorno di lutto, d’immobilità, di silenzio. Ma questa è l’India all’apogeo del Mahatma, e anche la lingua obbedisce alle istruzioni di Gandhi e, sotto la sua influenza, la parola ha acquistato nuove risonanze. Hartal – 7 aprile, concordano moschea muro giornale e volantino, perché Gandhi ha stabilito che quel giorno si fermerà tutta l’India. Per piangere, in silenzio, la persistente presenza degli Inglesi.

Salman Rushdie, I figli della mezzanotte, 1980, tr. it. E. Capriolo, Garzanti, 1987, p. 38

All’inizio del romanzo, il narratore – nato il 15 agosto del 1947, giorno dell’indipendenza dell’India – ripercorre la storia di quella che considera la sua famiglia, storia che segue di pari passo le vicende della nazione. Per farlo, comincia dal nonno Aadam Aziz, che torna nel Kashmir dalla Germania laureato in medicina. Nell’aprile del 1919 Aziz si è appena sposato con Naseem e il 7 aprile si trova con la moglie nella città santa di Amritsar: è  il 7 aprile del 1919, la data in cui il Mahatma Gandhi ha invitato gli indiani a una giornata di silenzio e immobilità, che ferma anche il treno su cui si trova il nonno, rendendolo partecipe degli avvenimenti storici che stavano accadendo.

 

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6 Aprile | April 6th

6 aprile 2024

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Tess stood in reverie a long time before she thought of asking ‘Liza-Lu to come in and sit down. When she had done so, and ‘Liza-Lu was having some tea, she came to a decision. It was imperative that she should go home. Her agreement did not end till Old Lady-Day, the sixth of April, but as the interval thereto was not a long one she resolved to run the risk of starting at once.

Thomas Hardy, Tess of the d’Urbervilles, 1891

Tess rimase a lungo sospesa nel le proprie fantasticherie prima di decidersi a far entrare Liza-Lu e invitarla a sedersi. Poco dopo, mentre Liza-Lu sorseggiava un poi di tè. Tess prese la decisione. Doveva assolutamente tornare a casa. Il suo contratto scadeva il giorno della Vecchia Annunciazione, il sei di aprile, ma, giacché non mancava poi molto, pensò di correre il rischio e partire subito. 

Thomas Hardy, Tess dei d’Urberville, 1891, tr. it. M. Esposito, Feltrinelli 2016

Prima che anche in Inghilterra – nel Settecento – entrasse in vigore il calendario gregoriano, il giorno dell’Annunciazione (25 marzo) era celebrato il 6 aprile. Era una data importante, che segnava le scadenze dei contratti di lavoro nelle campagne. E anche dopo il cambio di calendario, la data dell’antica festa dell’Annunciazione rimase quella dei traslochi degli agricoltori da una fattoria all’altra. La vicenda della giovane Tess è a una nuova svolta: il padre è appena morto e la sua famiglia deve lasciare la casa; sta per incontrare ancora Alec d’Urberville, il falso parente che l’ha messa incinta di un bambino (poi morto), incrinando la sua reputazione e rovinando il suo matrimonio con Angel Clare, che l’aveva sposata senza conoscere quell’episodio. Il 6 aprile, giornata di vento pungente, Tess parte con il carro in cerca di un alloggio e incontro alle nuove svolte del suo destino. 

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“Quando leggiamo ‘Tess dei d’Urberville’, ci sembra che i tesori di immaginazione visionaria, che da secoli si erano annidati in ogni angolo della campagna inglese, si ridestino clamorosamente. La solenne fantasia architettonica, che aveva creato i pilastri e gli altari di Stonehenge: la fantasia superstiziosa, che serpeggiava nelle foreste druidiche; l’ebbrezza alcoolica, che scintillava sulle scene elisabettiane e nelle birrerie del Wessex; le avventure del romanzo settecentesco, da Defoe a richardson, le più fosche invenzioni romantiche – tutto quanto era esistito di meravigliosamente e assurdamente anglosassone si dà convegno in queste brughiere, in questi campi funestati dall’inverno o intiepiditi dalla dolcezza dell’autunno”
(Pietro Citati, dall’introduzione all’ed. Rizzoli, op. cit.)

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5 Aprile | April 5

5 aprile 2024

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April 5. Wild spring. Scudding clouds. O life! Dark stream of swirling bogwater on which appletrees have cast down their delicate flowers. Eyes of girls among the leaves. Girls demure and romping. All fair or auburn: no dark ones. They blush better. Houp-la!


James Joyce, Portrait of the artist as a young man, 1916

5 aprile. Primavera selvaggia. Nubi in fuga. O vita. Torrente scuro di acque torbide sul quale i meli han lasciato cadere i loro fiori delicati. Occhi di ragazze tra le foglie. Ragazze  modeste e scavezzacollo. Tutte bionde o castane: nessuna scura. Arrossiscono meglio. Oplà

James Joyce, Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane, 1916, tr. it. C. Pavese, Mondadori 1970, p. 306

“Nel tempo dei tempi, ed erano bei tempi davvero” è la frase d’inizio del Ritratto dell’artista da giovane, che segue gli anni di formazione del ragazzo Stephen Dedalus. La famiglia, la patria, il collegio cattolico, lo studio, gli incontri, i pensieri sulla religione, sull’amore e sull’arte sfociano – nelle ultime pagine – in un diario, in cui la maturazione dell’adolescente si incontra con l’arrivo della primavera irlandese. 

 

 

Dicono del libro

Dicono del libro

Lo scrittore, educato alla scuola dei gesuiti, era venuto in breve scoprendo orizzonti di cultura a lui più congeniali, e aveva lasciato l’Irlanda per vivere in Francia e in Italia. Come l’autore, il protagonista del romanzo, Stephen Dedalus, il giovinetto allievo nel collegio dei gesuiti, ci si presenta combattuto e in rivolta contro le istituzioni; come lui insorge contro l’ambiente che lo opprime e, a difesa della propria autonomia, sceglie ‘il silenzio, l’esilio e l’astuzia’”.
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

4 Aprile | April 4th

4 aprile 2024

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The thing that he was about to do was to open a diary. This was not illegal (nothing was illegal, since there were no longer any laws), but if detected it was reasonably certain that it would be punished by death, or at least a forced-labor camp. Winston fitted a nib into the pen holder and sucked it to get the grease off. The pen was an archaic instrument, seldom used even for signatures, and he had procured one, furtively and with some difficulty, simply because of a feeling that the beautiful creamy paper deserved to be written on with a real nib instead of being scratched with an ink pencil. Actually he was not used to writing by hand. Apart from very short notes, it was usual to dictate everything into the speakwrite, which was of course impossible for his present purpose. He dipped the pen into the ink and then faltered for just a second. A tremor had gone through his bowels. To mark the paper was the decisive act. In small clumsy letters he wrote:  April 4th, 1984

 

George Orwell, 1984, 1949

La cosa che si disponeva a fare consisteva nell’incominciare un diario. Ciò non era illegale (nulla era illegale, poiché non c’erano più leggi); ma se comunque fosse stato scoperto, non c’era dubbio che sarebbe stato condannato a morte, o a venticinque anni almeno di lavori forzati. Winston infilò un pennino nella cannuccia e lo succhiò, come s’usa, per facilitare la presa dell’inchiostro. La penna era uno strumento antiquato, che si adoperava assai di rado, perfino per le firme importanti, e lui se n’era procurata una di nascosto e non senza difficoltà, solo perché sentiva che quei bei fogli color crema meritavano che ci si scrivesse sopra con un vero pennino, anziché d’essere grattati con una delle tante matite a inchiostro. Veramente non aveva l’abitudine di scrivere a mano. Con l’eccezione di qualche breve appunto, di solito dettava ogni cosa al dittografo, un apparecchio che registrava e trascriveva tutto ciò che si diceva in un microfono, e che era assurdo pensar di adoperare nella presente circostanza. Intinse la penna nel calamaio e quindi esitò un istante. Ebbe un tremito fin nelle budella. Segnare la carta sarebbe stato l’atto decisivo. Con certe piccole goffe cifre, scrisse: “4 aprile 1984”

George Orwell, 1984, 1949, tr. it. G. Baldini, Mondadori 1989, pp.10-11

 È una fresca e limpida giornata di aprile quando Winston Smith comincia a scrivere il suo diario, su un quaderno ingiallito comprato da un robivecchi. È il 4 aprile 1984, anche se dell’anno non è sicuro, perché, nel mondo dominato dal Grande Fratello, non “era possibile buttar giù una qualsiasi data se non con l’approssimazione d’un anno o due”. Ha deciso di scrivere il diario grazie al fatto che il suo appartamento ha una rientranza nel muro, dalla quale è possibile rimanere fuori dal campo visivo del teleschermo che controlla l’interno della casa. Addetto alla correzione delle notizie  a stampa per renderle conformi al regime, Winston non si adatta del tutto alle regole del Grande Fratello e il diario è la prima forma di autonomia che egli manifesta.  

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“1984. Londra. Il mondo è diviso in due iperstati simili e in guerra fra loro. In Oceania la società è governata secondo i principi del Socing, il Socialismo Inglese, dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio è la psicopolizia che interviene al minimo sospetto. Tutto è permesso, non c’è legge scritta. Tranne pensare, se non secondo il Socing. Tranne amare, se non per riprodursi. Tranne divertirsi, se non con i programmi TV di propaganda. Dal loro rifugio, in uno scenario desolante da medioevo postnucleare, l’ultimo uomo in Europa (questo il titolo che avrebbe preferito l’autore) e la sua compagna lottano disperatamente per conservare un granello di umanità”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

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3 Aprile

3 aprile 2024

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Il 3 aprile verso le cinque. In macchina da piazza della Scala vuol prendere via Verdi ma il semaforo è rosso; stipate intorno le auto, i pedoni che passano, il sole ancora alto, una giornata bellissima, in quel mentre immaginò la Laide sul bordo della pista di Modena dove diceva di andare a posare per le fotografie di moda, è là felice di essere stata ammessa in quel mondo eccezionale di cui i giornali parlano tanto in termini quasi di favola, è là che scherza con due giovani 

Dino Buzzati, Un amore, 1963, Mondadori 1979, pp. 79-80

L’architetto milanese Antonio Dorigo, in febbraio, in una casa d’appuntamenti, ha conosciuto Adelaide, una ragazza col fisico da ballerina, da cui rimane irretito. Durante i mesi invernali Dorigo si è legato sempre più alla ragazza, che non ricambia il suo sentimento e ha una vita sua, in locali notturni e con altri uomini. Nel pomeriggio del 3 aprile, in mezzo al traffico di Milano, “all’altezza del palazzo di Brera lo prese lo sgomento perché in questo preciso istante ha capito di essere completamente infelice senza nessuna possibilità di rimedio” e perché  il pensiero di lei “lo perseguita in ogni istante millimetrico della giornata”. 

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“Nella cornice di una Milano grigia, caliginosa e triste, fra salotti di case d’appuntamento e strade impregnate degli odori dei «camini, sfiatatoi delle caldaie a nafta, ciminiere delle raffinerie Coloradi, camion ruggenti e fogne», si sviluppa la vicenda dell’architetto Antonio Dorigo, 49 anni, che nell’inverno del 1960 incontra una giovanissima squillo, sedicente ballerina del teatro alla Scala di Milano”
(dalla recensione del libro in Italialibri.net)

 


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2 Aprile

2 aprile 2024

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Il 2 di aprile cadeva il secondo anniversario. “Bisogna questa volta celebrarlo fuori di Roma” disse Ippolita. “Bisogna che noi passiamo una gran settimana d’amore, soli, dovunque, ma fuori di qui […] Stabilirono di partire il 2 di aprile, col treno del tocco. Si trovarono alla stazione, per  l’ora stabilita, tra la folla, provando entrambi in fondo al cuore una gioia ansiosa

Gabriele d’Annunzio, Trionfo della morte, 1894, Mondadori 1977, p.71, 75

I due amanti Giorgio Aurispa e Ippolita Sanzio, quasi stupiti di essere arrivati al secondo anniversario della loro storia d’amore,  all’inizio clandestina, cercano sulla guida un luogo dove festeggiare e decidono per la località di Albano. Vi si recano in treno, rievocando continuamente – non senza malinconia –  il giorno del loro primo incontro, avvenuto a un concerto.  Il 2 aprile è la vera data in cui D’Annunzio conobbe Barbara Leoni, a cui la figura di Ippolita è ispirata.

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“Terzo e ultimo dei ‘Romanzi della Rosa’, Trionfo della morte ci presenta varie situazioni legate alla biografia di D’Annunzio. Nella passione ‘difficile’ fra Giorgio Aurispa e Ippolita Sanzio è adombrata quella – famosissima – che vissero lungamente lo scrittore e Barbara Leoni. Molti dei capitoli ambientati in Abruzzo si richiamano al dramma assai complesso, in quegli anni, della famiglia D’Annunzio, sconvolta dalle dissipazioni e da parecchie altre colpe del padre di Gabriele. Infine i travagli del protagonista raggiungono la loro conclusione tragica anche in seguito a violente esperienze intellettuali – che si accentrarono sul tema ossessivo della Morte – riferite morbosamente all’arte di Wagner e al pensiero di Nietzsche”
(dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

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I Aprile | Uno de Abril

1 aprile 2024

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—No me refería a eso. Dinos qué fecha es mañana.
—Uno de abril. Lunes —La Ponte se tocó la corbata, turbado—. Mi cumpleaños.
Pero la chica ya no le prestaba atención. Se había inclinado sobre la mochila, buscando algo dentro. Al incorporarse tenía en la mano el tomo de Los tres mosqueteros.
—Descuidas tus lecturas —le dijo a Corso, ofreciéndoselo—. Capítulo primero, línea primera.
Corso, que no esperaba aquello, cogió el libro y le echó un vistazo. Los tres presentes del señor d’Artagnan padre, se titulaba el capítulo. Y en cuanto leyó la primera línea supo dónde tenían que buscar a Milady

Arturo Pérez Reverte, El Club Dumas, 1993

“Dicci che giorno è domani.” “Il primo di aprile, lunedì.” La Ponte si toccò la cravatta, turbato. “Il mio compleanno.”
Ma la ragazza non gli prestava più attenzione. Si era chinata sullo zainetto, cercando qualcosa al suo interno. Quando si risollevò, aveva in mano il volume dei Tre moschettieri.
“Trascuri le tue letture” disse a Corso porgendoglielo. “Capitolo primo, prima riga.”
Corso, che non se lo aspettava, prese  il libro e gli dette un’occhiata. “I tre doni del signor D’Artagnan padre”, si intitolava il capitolo. E appena lesse la prima riga, seppe dove dovevano cercare Milady.

Arturo Pérez-Reverte, Il club Dumas, 1993, tr. it. I. Carmignani, Marco Tropea Editore, 1997, p. 313

L’intricata vicenda del Club Dumas – legata a un capitolo manoscritto dei Tre moschettieri e al libro satanico Le Nove Porte – si sta avvicinando alle sue conclusioni. Il cacciatore di libri antichi Lucas Corso, il suo amico Flavio La Ponte, la ragazza- demone Irene Adler sono a Parigi e devono decidere dove cercare le tracce della borsa sottratta a Lucas Corso dalla vedova di un collezionista (trovato morto al principio del racconto) e dal suo aiutante. Questi ultimi sono assai simili a due personaggi dei Tre moschettieri: Milady e Rochefort. E proprio questa somiglianza offre un indizio sulla mossa da fare, insieme alla coincidenza temporale. Le parole “primo”, “lunedì”, “aprile” sono infatti l’incipit dei Tre moschettieri “Il primo lunedì del mese di aprile del 1625, il borgo di Meung…”. E i tre amici ritroveranno la borsa e il libro a  Meung, il primo lunedì di aprile che cade – nel Club Dumas – il primo di aprile (mentre nell’anno 1625 corrispondeva al giorno 7  del mese). 

 

Dicono del libro

Dicono del libro
“Lucas Corso, mercenario bibliofilo al soldo dei più esigenti collezionisti d’Europa, è abituato a indagare sui libri antichi come un detective sulle tracce di un crimine. Questa volta, però, la sua fama viene messa a dura prova da due incarichi delicati quanto insoliti: verificare l’autenticità di un capitolo manoscritto dei Tre moschettieri e decifrare l’enigma nascosto in un testo rarissimo, il Libro delle Nove Porte del Regno delle Ombre, una sorta di manuale per invocare il diavolo, che il Santo Uffizio mise al rogo insieme al suo autore nel 1667. Le nove incisioni contenute nel volume sono l’unico indizio di un lungo viaggio che conduce Corso dai vicoli di Toledo al Quartiere latino di Parigi, fra archivi, polverose librerie antiquarie e raffinate biblioteche private. Il mistero si tinge di sangue mentre la ricerca si addentra nei sentieri impervi dell’occulto, accompagnata da sospette streghe e apparizioni angeliche, seduzioni pericolose, incontri inaspettati e bizzarre incarnazioni dei personaggi letterari di Dumas”
(dalla scheda del libro sul sito dell’editore Marco Tropea)

 

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