19 Luglio

19 luglio 2013

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Poi, le quattro pareti attorno erano coperte di stampe anch’esse guerresche: la battaglia di Calatafimi, la spedizione di Sapri, San Fermo, Aspromonte, la partenza da Quarto, la morte d’Anita; e di ritratti: quello di Mazzini e di Garibaldi, non c’è bisogno di dirlo, di Nino Bixio e di Stefano Canzio e di Menotti, di Felice Orsini e di Guglielmo Oberdan. Per giunta, nella parete di fronte, a mo’ di panoplia o di trofeo, ricordo della campagna del Trentino, Marco Leccio aveva appeso il suo vecchio schioppettone d’ordinanza incrociato con lo sciabolone  d’ufficiale di Defendente Leccio suo padre. Sopra il motto di Garibaldi in grosse lettere: Fate le aquile; in mezzo il suo berretto di garibaldino e una fascetta di velluto – rosso s’intende – ov’erano affisse le medaglie. Più sotto, in cornice, una lettera scritta da lui il 19 luglio 1866 dal forte d’Ampola a un amico di Roma, con un ritaglio della bandiera austriaca presa in quel forte

Luigi Pirandello, Frammento di cronaca di Marco Leccio e della sua guerra sulla carta nel tempo della grande guerra europea, 1919, Appendice a Novelle per un anno, Giunti, 1994, III, p. 2716

Marco Leccio è un ex garibaldino che ha combattuto nella battaglia di Bezzecca e ha dato ai suoi figli i nomi di Giuseppe, Anita, Nino, Canzio, in onore degli eroi del Risorgimento. La seconda figlia l’ha chiamata proprio Bezzecca, in ricordo della battaglia, ma la sorte ha voluto che si sposasse con un orologiaio svizzero, dal cognome tedesco. Avvenimento tanto più sgradevole ora che – nel momento della narrazione – sta cominciando la prima guerra mondiale e Marco Leccio, all’età di 67 anni, vorrebbe arruolarsi volontario, insieme a figli e nipoti. Non verrà preso e seguirà le vicende belliche – come dice il lungo titolo del racconto – su delle carte geografiche e su “una plastica in rilievo di cartapesta colorata”, nel suo studio, piccolo santuario di ricordi della battaglia combattuta il 21 luglio del 1866 e di cui fanno parte la bandiera e la lettera del 19 luglio.  

Dicono del libro
“sono raccolte sotto il generico titolo di Appendice, le novelle che Pirandello non incluse nel corpus delle Novelle per un anno, e che scrisse dal 1883, quando esordì giovanissimo, al 1919″. Frammento di cronaca di Marco Leccio e della sua guerra sulla carta al tempo della grande guerra europea fu pubblicata “in Berecche e la guerra, Milano, Facchi, 1919; in Appendice a Novelle per un anno, a cura di Manlio Lo Vecchio-Musti e Angelo Sodini, vol. II, Milano, Mondadori, (Collezione Omnibus), 1938″.

(Dalla Prefazione all’ed. Giunti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 19 luglio. ‘La vedrò!’ esclamo il mattino quando mi sveglio e alzo gli occhi verso il sole in perfetta letizia. ‘La vedrò!’ E per tutto il giorno non ho più altro desiderio…”

Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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“… Il 19 luglio del 1571, le sterminate orde turche comparivano dinanzi alla città, cominciandone l’assedio…”
Emilio Salgari, Capitan Tempesta

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“…Uscivano dal viale alberato non lontano dallo Scalo Merci, dirigendosi in via dei Volsci, quando, non preavvisato da nessun allarme, si udì avanzare nel cielo un clamore d’orchestra metallico…”
Elsa Morante, La Storia

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“… Intanto però quello stesso 19 luglio che lui stava a Feltre, bombardavano per la prima volta in assoluto Roma. 4000 bombe…”
Antonio Pennacchi, Canale Mussolini

 

18 Luglio

18 luglio 2013

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Un giorno, il 18 luglio 1936, un uomo dalla barba rossa, con cappello e bastone, passava su un asino bianco per le vie di Guernica. Era mezzogiorno e, barcollando dal caldo, l’uomo si fermò in piazza proprio davanti alla nostra casa, superbo su quell’asino come un imperatore e, come fanno i bovari in montagna, emise un lungo grido: “Eloheee!”. Noi bambini accorremmo dal giardino e giù dalle scale e attraverso l’atrio dal magico tetto di vetro azzurro dove i quattro più piccoli giocavano al Paradiso terrestre (…) Tutto il periodo agitato dal 18 luglio al 26 aprile mi risuona nella memoria col continuo riso squillante dello zio Pablo”

Hermann Kesten, I ragazzi di Guernica, 1939, tr. it. E. Pocar, Giunti 1983, p. 20

Carlos Espinosa, uno dei sette figli del farmacista della città di Guernica, racconta la storia della sua famiglia, segnata dall’intreccio dei destini del padre, rimasto nella città basca, e dell’avventuroso zio Pablo che, dopo anni di viaggi, torna a Guernica nell’estate 1936. Il 18 luglio lo zio fa la sua comparsa, in mezzo ai giochi dei ragazzi, mentre intorno comincia quella che sarà la guerra civile spagnola. Le vicende domestiche e familiari precipitano nel disordine, nell’inquietudine e infine nella tragedia del 26 aprile del 1937, quando l’aviazione tedesca bombarderà la città, decimando anche la famiglia Espinosa. Carlos sarà uno dei pochi sopravvissuti, destinato a raccontare, mantenendo la memoria delle date di quella guerra, perché “il tempo è troppo grande. Non ha tempo per noi”. 

Dicono del libro
“Guernica, città basca, 1937. La marea della guerra civile risale lungo la Spagna, ma i cannoni sono ancora lontani; eppure le relazioni tra la gente hanno già preso a cambiare, le ostilità politiche si mescolano con le antipatie personali, gli odi e le vendette antichi riaffiorano col pretesto delle fazioni e dei partiti. E giorno dopo giorno le certezze quotidiane si sgretolano, la paura si insinua e diffonde. È così per tutti, anche per la famiglia del farmacista Espinosa: padre, madre e sette figli tra bambini e adolescenti.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Giunti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 18 luglio. Wilhelm, che cos’è per il nostro cuore un mondo senza amore! Che cos’è una lanterna magica senza luce?…”
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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“… Il 18 di luglio /nel cortile di un convento / il partito comunista / formò il quinto reggimento…”
Anna Maria Ortese, Poveri e semplici

17 Luglio

17 luglio 2013

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Il diciassette luglio milleottocentottantatré, alle due e mezzo del mattino, Vincent, il custode del cimitero di Béziers, che abitava un piccolo fabbricato in fondo al campo dei morti, fu svegliato dai mugolii del suo cane, chiuso in cucina. Balzò subito dal letto e vide che l’animale fiutava sotto la porta abbaiando con furore, come se qualche vagabondo avesse ronzato intorno alla casa. Allora prese il fucile e uscì cautamente

Guy de Maupassant, La tomba, 1884, tr. it. E. Bianchetti, in Racconti fantastici, Mondadori 1990, p.119

Il giovane avvocato Courbataille non si rassegna alla scomparsa della sua amata, una ragazza di vent’anni morta di polmonite. La perdita lo ha reso così folle e disperato da recarsi al cimitero per dissotterrare il cadavere. Sorpreso dal custode e processato per questo atto criminale, il giovane si difenderà  da solo, con un discorso che rivela il motivo del suo gesto. Il desiderio di tornare indietro nel tempo. Il luogo in cui lo scrittore Maupassant ambienta questo racconto fantastico è la cittadina di Béziers e il giorno è un diciassette di luglio. 

 

Dicono del libro
“Il fantastico, per Maupassant, non consiste nella brutale intrusione di fenomeni straordinari in una realtà compatta: come è stato detto, anzi, esso ‘nasce da tutto ciò che rode l’uomo, vuoi originato da Forze esterne o interne, e che alla fine ne svuota la coscienza per mezzo dell’angoscia’.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… il lord attuale, Alexander, la cui nascita, avvenuta il 17 luglio 1757, colmò la coppa della contentezza per il mio povero padrone…”
Robert Louis Stevenson, Il Master di Ballantrae (segnalazione di @gs_carpitano)

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“… il 17 luglio 1738 nacque Jean-Baptiste Grenouille. Era uno dei giorni più caldi dell’anno…”
Patrick Süskind, Il profumo

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“… 17 luglio. Oggi nebbia fitta e poco pesce. Gettato ancora verso nord. Così finisce questo giorno…”
Rudyard Kipling, Capitani coraggiosi

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“… Nel pomeriggio del 17 luglio 1937, alle 2 e tre minuti, il garzone meccanico portava il suo strambo apparecchio all’aeroporto Roosevelt, con un perfetto atterraggio…”
James Thurber, Il più grand’uomo del mondo

16 Luglio

16 luglio 2013

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Il giorno dopo, 16 luglio, rifeci il medesimo percorso, spingendomi un poco oltre. Notai pertanto che il torrente e i prati a poco a poco scomparivano e subentrava una zona più boscosa; qui trovai frutti di varie specie, e in particolare un gran numero di meloni sul terreno, e uva che cresceva sugli alberi; infatti la vite si era abbarbicata ai rami degli alberi, e i grappoli, in piena maturazione, pendevano turgidi e succosi. Questa scoperta inaspettata mi allietò moltissimo; ma ne mangiai con parsimonia, memore della precedente esperienza vissuta in Barberia, ove molti prigionieri inglesi erano morti di febbre e dissenteria, causate appunto dall’ingestione dell’uva. Ma io ebbi un’eccellente idea: pensai di farla essiccare al sole per conservarla come si conserva l’uva passa, convinto che sarebbe stata, come infatti fu, tanto sana quanto gradevole al gusto, nella stagione in cui non avessi potuto disporre di frutta fresca. Trascorsi in quel luogo tutta la sera, senza far ritorno alla mia abitazione, e fu questa – lo dirò per inciso – la prima notte che dormii fuori casa 

Daniel Defoe, Robinson Crusoe, 1719, tr. it. R. Mainardi, ed. cons. Garzanti, 2003, p. 106

Naufragato alla fine di settembre su un’isola “malaugurata e derelitta”, Robinson Crusoe, dopo un periodo di disperazione, ha iniziato la sua lotta per sopravvivere. Ha allestito una tenda e scavato un rifugio, mentre il tempo passa fra piogge torrenziali, vampate di caldo e anche un terremoto. In luglio – così racconta nel suo diario – è appena guarito da una febbre terzana, e ha cominciato a esplorare l’isola, risalendo un corso d’acqua. Il 16 luglio non solo trova meloni e uva utili per le sue provviste, ma ha anche la prima occasione di dormire lontano dal suo rifugio, passando la notte su un albero. Da quel 16 luglio, trascorreranno molti anni prima dell’incontro con Venerdì, dell’arrivo di una nave inglese e del ritorno a casa, anni durante i quali Robinson elabora una sua personale scansione del tempo, dove spiccano l’anniversario del naufragio e l’alternarsi delle stagioni secche e piovose. 

Dicono del libro
“Inquietudine e solitudine sono gli elementi essenziali del personaggio e del mito di Robinson; sono gli elementi che sottolinea lo stesso De Foe e quanti per primi esaltarono il romanzo. Sono gli elementi che vengono in primo piano anche nelle letture più attuali e che continuano ad alimentare un fascino che non conosce diminuzioni. Il tempo sembra non essere passato per il mito del naufragio”.

(Dal Profilo storico-critico di A. G. Rossi nell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Martedì 16 luglio. È piovuto di notte, all’improvviso e forte, nel solito modo delle Gilbert…”
Robert Louis Stevenson, Nei mari del Sud

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“… Il 16 luglio all’alba partiva per la costa di Bretagna…”
Giuseppe Antonio Borgese, Rubè

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“… Il 16 luglio comprai una sterlina; durante il giorno non la guardai…”
Jorge Luis Borges, Lo Zahir 

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“… Il 16 luglio del 1946 Gaspare Ferri s’imbarcò insieme a tanti altri per fare ritorno in Italia…”
Marco Rufini, Il lago

 

Il calendario secondo Gastone Novelli

Il calendario secondo Gastone Novelli di Ada De Pirro

Gastone Novelli_Dan1961 (Archivio Novelli Roma)

Fig. 1: Gastone Novelli, Dan, 1961, tecnica mista su tela, cm.135×135, coll. pr.


Tra i tanti cataloghi, elenchi, accumulazioni di figure, parole e numeri, Gastone Novelli (1925-1968) include anche il calendario. Per un artista che non credeva «nel passato né nel presente, ma in una specie di direzione orizzontale, in cui sono recuperabili cose del passato e del futuro» creare calendari è un modo per annotare frammenti di memoria seguendo la successione dei giorni della settimana. Come in un diario che raccoglie piccole suggestioni giornaliere, materiale per future rielaborazioni. Sia il dipinto Dan (fig.1), che il disegno Calendario (fig.2) sono del 1961, anno in cui Novelli inizia a inserire numeri sparsi o vere e proprie serie numeriche, oltre alle parole che già da qualche anno erano diventate parte integrante della sua ricerca sempre più ‘linguistica’. Il nome dei giorni della settimana e le date si inseriscono dunque perfettamente nel suo lavoro che tende a includere stimoli provenienti da fonti diverse e temporalmente lontane tra loro. L’artista doveva conoscere il ruolo del calendario anche come scansione del tempo cosmico e strumento di divinazione legato agli studi astrologici, soprattutto attraverso l’opera di Jung, Psicologia e Alchimia, che lesse e citò più volte nelle sue opere.Continue reading “<!–:it–>Il calendario secondo Gastone Novelli<!–:–>” »

15 Luglio

15 luglio 2013

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“Dopodomani quindici luglio alle ore quindici, stazione di Grosseto, ti aspetterò al binario, hai un treno che parte da Roma verso le tredici.” Clic.
Uno torna a casa e trova un messaggio così nella segreteria telefonica dopo tanto tempo. Tutto inghiottito dagli anni: quel periodo, quella città, gli amici, tutto. E anche la parola gatto, anche quella inghiottita dagli anni, che riaffiora nella memoria insieme col sorriso che quel gatto si portava appresso, perché era il sorriso del gatto dello Cheshire. Alice nel paese delle meraviglie. (…)
E ora rieccola, la sua Alice delle meraviglie, il quindici luglio alle ore quindici, proprio una cifra da lei, che amava i giochi di numeri e collezionava mentalmente date incongrue

Antonio Tabucchi, Il gatto dello Cheshire, in Il gioco del rovescio, 1981, n. ed. Feltrinelli, 1988, pp. 137-138

In mezzo all’estate, il narratore di questa breve storia trova un messaggio nella segreteria telefonica. Una donna che non vede da tanto – e che chiama Alice, in omaggio all’eroina del paese delle meraviglie – gli dà un curioso appuntamento per il 15 luglio, alle ore quindici, alla stazione di Grosseto. Il viaggio in treno – il 15 di luglio – è riempito dall’immaginazione dell’incontro, dai ricordi della storia passata e da tanti pensieri sul tempo che, come il gatto di Alice a cui fa riferimento il titolo del racconto, fa evaporare tutto. 

 

Dicono del libro
“Perché ci sono svariati giochi in questo libro, tutto sta nel lasciarsi tentare. Ma quello che importa è che tutte le sue variazioni, tutte le sorprese, i rischi e le audacie aprono strade che si dirigono verso un obiettivo finale, verso l’individuazione di un’unità contraddittoria.”

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Fu il quindici luglio, che cominciai a prendere una visione più compiuta dell’isola…”
Daniel Defoe, Robinson Crusoe

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“…Nell’anno 1689, la sera del quindici luglio, l’abate di Kerkabon, priore di Nostra Donna della Montagna, passeggiava con sua sorella…”
Voltaire, L’ingenuo

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“… Appena qualche settimana dopo la messa in opera, nella notte fra il 14 e il 15 luglio 1925, è rimasto bloccato sette ore…”
Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso

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“… Il mattino del 15 luglio raccolse dal bidone della spazzatura all’ingresso l’opuscolo di una comunità cristiana…”
Michel Houellebecq, Le particelle elementari

14 Luglio

14 luglio 2013

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Mi diressi verso gli scaffali, ne estrassi una storia della città di Parigi e rimasi lì in piedi a sfogliarla. C’erano piante e disegni degli antichi quartieri sulla riva sinistra. E mi riaffiorò alla memoria quel singolare Quattordici Luglio che trascorremmo insieme davanti alla locanda del sidro, nell’angusta, vecchissima rue de l’Hirondelle, appoggiati a una botte a guardare la danza delle variopinte fanciulle del vicino Hotel

Franz Hessel, Romanza parigina, 1920, tr. it. E. Arosio, Adelphi, 1997, p. 31

Nel 1916, mentre – in una cittadina polacca di frontiera – attende di essere mandato al fronte, un giovane soldato tedesco scrive all’amico francese Claude. Non gli parla della guerra che li ha divisi, ma degli anni trascorsi a Parigi in compagnia di artisti, poeti, modelle, cameriere, abitando a Montparnasse, a Passy e attraversando la città in lungo e in largo, di notte e di giorno. Per sopravvivere al presente, si rifugia nella memoria di un tempo irripetibile e, mentre inizia a raccontare dell’incontro con Lotte, enigmatica diciannovenne  con cui ha condiviso i vagabondaggi parigini, ricorda un episodio accaduto un Quattordici Luglio, uno dei tanti momenti perfetti della vita prima della guerra. 

Dicono del libro
“Per le strade di Parigi, «la città più carnale che ci sia», passeggiano instancabilmente un mite flâneur – ma la sua mitezza è un’insidiosa forma di seduzione – e una bionda diciannovenne tedesca, che dovrebbe migliorare il suo francese. Lotte vuole scoprire la «vera vita» della città, e il suo accompagnatore non chiede di meglio che iniziarla. Parigi sta vivendo un ultimo momento di inconsapevole felicità, poco prima che scoppi la Grande Guerra. E il flâneur la osserva come se già stesse per inabissarsi. Così comincia una storia su cui oggi, paradossalmente, sappiamo più di quanto non sapesse il suo autore quando la pubblicò nel 1920. Il flâneur è infatti Franz Hessel, che sarà Jules inJules e Jim di Henri-Pierre Roché, il grande amico a cui la Romanza parigina viene raccontata in forma di lettera, quasi per invitarlo a innamorarsi anche lui di Lotte. E Lotte – quella Helen Grund che diventerà la moglie di Hessel e l’amante di Roché – sarà Kathe in Jules e Jim. Ma le complicate geometrie sentimentali della vicenda non si sono ancora delineate: siamo sulla soglia, in un vagabondaggio malinconico e vibrante nel regno del possibile, immersi nelle sue variegate tentazioni.”
(Dalla bandella dell’ed. Adelphi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 14 luglio 1789 è l’ultima mia data sull’isola… O 14 luglio! Tu mi vedesti arrivare in città per la prima volta, nel 1751…”
Restif de la Bretonne, Le notti di Parigi

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“…Un lunedì, 14 luglio 1819 (non dimenticò la data), Victor annunciò che era stato arruolato nel lungo corso…”
Gustave Flaubert, Un cuore semplice 

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“… Oggi è lunedì 14 luglio 1922, e sono le cinque e tredici minuti al mio orologio da polso, le undici e cinquantadue sul cruscotto e le quattro e dieci a tutti gli orologi della città…”
Vladimir Nabokov, Ada

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“… sono in grado di ricordarmi esattamente tutto ciò che si associa con la relazione di A….il calore e il cielo velato del 14 luglio ’89…”
Annie Ernaux, Passione semplice

 

 

13 Luglio

13 luglio 2013

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Venerdì 13 luglio […] Hélas! è un venerdì 13 e, in luogo di genovesi o di qualcos’altro di pari, incontro un costantinopoletano. Era fatale! Questa terribile giornata, accoppiata alla data ancor più terribile, non sarebbe trascorsa per me senza un intoppo in qualché di tremendo: lo prevedevo (ecco, qui sono coniglio). Il pregiudizio si avvera: Taranto mi riserbava l’incontro con questo bisantino, italiano di oriente, al presente soldato nel R. Esercito per una inverosimile concordanza di casi, di sudditanze, di fedi di nascita e tutto un oscuro lavorio di cancellerie consolari

Alberto Savinio, La partenza dell’Argonauta (Hermaphrodito), 1918, Einaudi 1974, p.186

Nel caldissimo mese di luglio, un giovane soldato italiano, nato ad Atene (si tratta di Andrea de Chirico), sta viaggiando da Ferrara a Taranto, con destinazione Salonicco, in Macedonia, dove le truppe italiane fanno base durante la prima guerra mondiale. Ha percorso lentamente la penisola – in vagoni di terza classe – e ora si trova nella città dei due mari, che gli appare come una faccia rasata a metà, la Taranto nuova e quella vecchia. Prima di raggiungere la sua destinazione, c’è un tempo d’attesa e di incontri con altri soldati, ufficiali, signore, tipi singolari, nella giornata venata di superstizione mediterranea di venerdì 13 luglio 1917.

Dicono del libro
“La chiave in cui si narrano nella Partenza dell’Argonauta le peripezie del soldato Andrea de Chirico, trasferito da Ferrara a Salonicco, è fondamentalmente burlesca, più prossima dunque al Pulci che a Apollonio Rodio. Ma di quest’ultimo Savinio ha lo spirito curioso e paradossale che indugia volentieri su storie soprannaturali o bizzarre, l’occhio che si ferma, sbigottito o compiaciuto, su spettacoli orridi o macabri.”
(Dalla Nota di G.C. Roscioni all’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

13 juillet 1793 David Marat

13 luglio 1793, dettaglio del quadro
La morte di Marat, di Jacques- Louis David, 1793, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts

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“… 13 luglio. No, non m’inganno! Leggo nei suoi occhi neri un sincero interesse per me e per la mia sorte…”
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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“… Era giunto il tredici luglio ed era una di quelle giornate tepide come talora sogliono capitare nel corso di un’estate piovosa…”

George Eliot, Adam Bede

 

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“…Non si fermò neppure il 13 luglio 1992, quando persi Marita …Il tempo non smette mai di passare, non conosce pietà…”
Almudena Grandes, Atlante di geografia umana

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“… È l’ultimo albero /questo / di un’anima in inverno…”
Stefano Benni, 13 luglio

pittura

Spencer Finch, Moonlight (Luna County, New Mexico, 13 July 2003)
la luce della luna piena del 13 luglio 2003 nel New Mexico

12 Luglio

12 luglio 2013

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Partì il dodici luglio, alle sette di mattina. Restai a J… la notte precedente. Nell’andarvi, mi promettevo di non chiudere occhio tutta la notte, per fare una tale provvista di carezze, da non avere più bisogno di Marta pel resto dei miei giorni.
Un quarto d’ora dopo essermi coricato, mi addormentai. 
In generale, la presenza di Marta mi turbava il sonno. Per la prima volta, al suo fianco, dormii bene come se fossi stato solo.
Quando mi svegliai la vidi già in piedi. Non aveva osato svegliarmi. Non mi restava che una mezz’ora prima del treno. Mi rodevo di aver sciupato nel sonno le ultime ore che avevamo da passare insieme

Raymond Radiguet, Il diavolo in corpo, 1923, tr. it. M. Ortiz, ed. cons. Garzanti, 1966, p. 112

Ultimo anno della prima guerra mondiale, in una cittadina francese lungo il corso del fiume Marna, al primo piano di una villetta, la mattina del 12 luglio. Lei è la diciottenne Marthe. Lui è il narratore della storia, un ragazzo di sedici anni. Si sono conosciuti quando lui era uno studente brillante e poco disciplinato e lei era già fidanzata con Jacques, che ora è suo marito, ed è al fronte. Sono diventati amanti, mentre il mondo intorno è preso dalla guerra. Ora lei è incinta e sta per partire. Lui la accompagna a Parigi, fino alla stazione di Montparnasse, dove la attendono i suoceri. Mancano pochi mesi all’armistizio, al parto, al ritorno alla normalità, al termine di una passione da adolescenti. Per questo, anche, la data del 12 luglio resta impressa nella memoria. 

Dicono del libro
“Il protagonista parla in prima persona, racconta, tornando a viverla nel giro di ogni frase, in ogni accostamento di parola a parola, la storia della sua adolescenza: l’incontro con la passione. Un ragazzo e una donna di poco più matura di lui, ma sposata, destinata, parrebbe, a un’esistenza diversa, si uniscono nelle retrovie sconvolte dalla guerra del 1914-18. Il marito della donna è soldato, il dovere lo chiama lontano dal focolare, la moglie è senza difese davanti alla tentazione. La guerra con la sua atrocità e i suoi pericoli diventa l’occasione di un’inaudita vacanza; la golosa, struggente, terribile vacanza che Radiguet ha fermato sulla pagina, prima di scomparire precocemente, ragazzo sventato, egoista, acerbo non meno del suo protagonista”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 12 luglio. Mi sono fatto coraggio e sono sceso dabbasso. L’ho incontrato nello studio…”
Matthew P. Shiel, La pietra dei monaci di Edmundsbury

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“…intessé a cavallo un lungo labirinto di andirivieni; tuttavia lo accerchiarono la notte del dodici luglio…”
Jorge Luis Borges, Biografia di Tadeo Isidoro Cruz

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“…attraverso Cerisy, Canisy, / [Coutances, Regnéville; (ma il 12 / luglio era chiuso il Louvre, martedì)”
Edoardo Sanguineti

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“…Mi chiamo Matteo. Sono nato il 12 luglio 1972. Io, della mia vita, ho quattro cose da dire…”
Aldo Nove, Amore mio infinito

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“…incise sul fianco del pino le cifre VII, 12. I mirtilli cominciavano a maturare, cosa che sembrava confermare la data…”
Arto Paasilinna, Il mugnaio urlante

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“…12 luglio, 1953. Era un gesto privo di storia…”
Don DeLillo, Underworld (segnalazione di Sandra Muzzolini)

 

 

Boetti: “le date … più passa il tempo e più divengono belle”

Boetti

“… un giorno disposto segretamente e invisibile tra tutti gli altri giorni dell’anno, che non segnalava la propria presenza quando di anno in anno passava sopra di lei, ma non per questo era meno reale”. Nel romanzo di Thomas Hardy, Tess dei d’Urberville (1891), Tess, la straordinaria protagonista che “annotava filosoficamente le date”, riflette sul “giorno destinato a essere la sua fine nel tempo attraverso i secoli”. Di questa fine non immagina però  l’anno, il mese e il giorno, come avrebbe fatto invece l’artista Alighiero Boetti, che – al principio degli anni ’70 –  colloca la propria nell’11 luglio del 2023.
Tess riflette su un giorno che tornerà annualmente nella ciclicità di un tempo stagionale. Per Boetti, il tempo è una potenza che lavora in tutte le direzioni e il pensiero di un giorno nel futuro ne mette in moto l’energia. “Le date? Sai perché sono molto importanti? Perché se tu scrivi ad esempio su un muro ‘1970’ sembra niente, ma tra trenta anni… Ogni giorno che passa questa data diventa più bella, è il tempo che lavora. Le date hanno proprio questa bellezza, più passa il tempo e più divengono belle” (intervista con Mirella Bandini, 1972, in catalogo Boetti 1965-1994, Mazzotta 1996, p. 200).
Alla data dell’11 luglio 2023, Boetti accosta un altro giorno, più lontano ancora nel futuro, il suo centesimo compleanno, il 16 dicembre 2040.  Le due date si leggono su due lastre di ottone quadrate, incise in nero in uno stile commemorativo, e su due stoffe anch’esse quadrate, fatte ricamare a Kabul, dove le parole e i numeri sono disposti e intessuti fra fiori e foglie (1971, Boetti. Catalogo generale, Electa,vol. I, nn. 356, 357).
Annemarie Sauzeau – in Shaman showman Alighiero e Boetti – spiega come “l’11, con le due aste che sembrano il raddoppio speculare dell’uno e perciò un altro aspetto del 2, è stato la cifra di tutte le scommesse esistenziali di Alighiero, del suo moltiplicarsi: data delle partenze o degli incontri”. E il 16, giorno della sua nascita, è la cifra dei suoi quadrati magici, in cui dispone in righe verticali frasi di sedici lettere, in uno schema grafico e visivo che è anche ritmo sonoro e cadenza numerica. Coincidenza: se si scrivono in cifre, le due date – sommando i singoli numeri di cui ciascuna è composta: 1172023; 16122040 – danno come somma ancora il 16.
Sempre Annemarie Sauzeau coglie la commovente coerenza concettuale di un artista che ha due date di morte, quella reale e precoce nel 1994, e quella lanciata in un futuro che non è ancora arrivato, “lui che oscillava tra ‘dare tempo al tempo’ e ‘ammazzare il tempo’”. (Antonella Sbrilli @asbrilli)

11 Luglio

11 luglio 2013

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Ai primi di luglio si diffusero a Mosca, voci sempre più allarmanti sull’andamento della guerra: si parlava del proclama dell’imperatore al popolo, dell’arrivo a Mosca dal fronte del sovrano in persona. Ma siccome fino all’11 luglio non erano giunti né il manifesto né il proclama, su di essi e sulla situazione della Russia correvano voci esagerate. Si diceva che l’imperatore partiva perché l’esercito era in pericolo; che Smolensk era stata abbandonata, che Napoleone aveva un milione di soldati e che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare la Russia.
L’11 luglio, un sabato, giunse il manifesto

Lev Tolstoj, Guerra e pace, 1867-69, tr. it. P. Zveteremich, ed. cons. Garzanti 1985, III, p. 995


Nel giugno del 1812, Napoleone con il suo esercito ha varcato i confini dell’impero russo, mentre lo zar Alessandro è a Vilnius. È l’inizio della guerra, le cui cause – argomenta Tolstoj – formano una catena lunghissima e intricata e i cui effetti saranno altrettanti complessi per la vita dei singoli e dei popoli, la cui storia è narrata nelle migliaia di pagine di Guerra e pace. Appena Napoleone varca la frontiera, ha inizio uno scambio di messaggi diplomatici, che non riesce a fermare la guerra. A Mosca si attendono notizie e intanto viene luglio, per il calendario gregoriano, in vigore in gran parte dei paesi europei dalla fine del ‘500, e per il calendario giuliano, ancora in uso nella Russia zarista, con uno scarto di una decina di giorni. L’11 luglio è un giorno dell’anno 1812, l’anno della cometa, la cui estate fu ”caratterizzata da continui nubifragi” e dallo spostamento di masse di uomini da occidente a oriente, dalla Francia a Mosca, che avrebbe sopportato un incendio e visto la ritirata delle truppe francesi.  

Dicono del libro
“In una prefazione rimasta incompiuta a Guerra e pace, Tolstoj scriveva: ‘La mia intenzione in questo libro non era di fare una cronaca storica, e neppure di descrivere in modo romanzato le vicende di questo o quel personaggio, ma piuttosto di mostrare la vita e il carattere del popolo russo’.”
(Dall’introduzione all’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Passano altri otto giorni, S’avvicina la fine del viaggio perché dovevo trovarmi a Parigi per l’11 luglio…”

Guy de Maupassant, Le sorelle Rondoli

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“… l’11 di luglio, data in cui Shade terminò il Canto Secondo. Era una notte afosa, nera e minacciava burrasca…”
Vladimir Nabokov, Fuoco pallido

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“… In viaggio tra Witnica e Kostrzyn – domenica 11 luglio 1971 (una data che adesso, nel marzo del 1975, è ormai così lontana da scoraggiarti)….”
Christa Wolf, Trama d’infanzia

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“…L’undici luglio millenovecentocinquasettte ci fu un colpo di scena…”
Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso

 

 

Tre volte dieciluglio


10 luglio PietroiustiIl 10 luglio 2008, l’artista romano Cesare Pietroiusti per cinque ore, dalle 15 alle 20, si rese disponibile a rispondere a qualunque domanda il pubblico volesse porgli. La sede di questo evento dal titolo Una risposta a ogni domanda fu il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università Sapienza di Roma, o meglio – vista la giornata calda – il portico esterno, dove erano collocate sedie, computer e un ventilatore. Mentre un gruppo musicale – lì accanto – provava il concerto che avrebbe avuto luogo la sera, molte domande sull’arte hanno riempito quel pomeriggio. Un pomeriggio che, nel suo svolgimento, è un esempio di arte relazionale, un tipo di arte che – più che alla realizzazione di opere – mira al coinvolgimento attivo del pubblico, lasciando segni, memorie, spunti che ognuno può riprendere, proseguire e fare propri.  Al termine del pomeriggio, Pietroiusti (artista attento agli aspetti temporali delle opere, alla loro scadenza, ai loro passaggi) ha invitato, chi volesse, a replicare dopo un anno l’evento appena concluso, rimettendolo in moto con la pratica del re-enacting. E così è accaduto il 10 luglio 2009, quando l’opera-evento di Pietroiusti è stata riproposta, col titolo dieciluglioduemilaotto + 1. Luciano Nestola ha ricostruito la scena e il sonoro di quel pomeriggio; Laura Leuzzi ha raccontato come in un diario quella giornata un an après; Emanuele Sbardella ha usato la piattaforma Yahoo! Answers per proseguire il gioco delle domande e delle risposte. E l’anno successivo, 2010, di nuovo il 10 luglio, è stato riattivato un altro di questi anniversari di una performance (titolo anche di un libro dedicato al tema). Antonella Sbrilli (@asbrilli)

10 Luglio

10 luglio 2013

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Addio
Luglio 10, lunedì 

Al tocco ci trovammo tutti per l’ultima volta alla scuola a sentire i risultati degli esami e a pigliare i libretti di promozione. La strada era affollata di parenti, che avevano invaso  anche il camerone, e molti erano entrati nelle classi , pigiandosi fino accanto al tavolino del maestro: nella nostra riempivano tutto lo spazio fra il muro e i primi banchi. C’era il padre di Garrone, la madre di Derossi, il fabbro Precossi, Coretti, la signora Nelli, l’erbaiola, il padre del muratorino, il padre di Stardi, molti altri che non avevo mai visti; e si sentiva da tutte le parti un bisbiglio, un brulichìo, che pareva d’essere in una piazza. Entrò il maestro: si fece un grande silenzio. Aveva in mano l’elenco e cominciò a leggere subito

Edmondo De Amicis, Cuore, 1886, ed. cons.Rizzoli, 1978, p. 421

L’anno scolastico raccontato nel libro Cuore e ambientato in una scuola elementare torinese è quello del 1881-82: è cominciato il 17 ottobre con la presentazione del maestro e dei compagni del narratore, Enrico, ed è proseguito con i resoconti delle vicende avvenute in classe e fuori, le lettere dei genitori e della sorella, i commoventi (e crudeli) racconti mensili, mentre regnava re Umberto e moriva Garibaldi. L’anno scolastico – e il libro – si concludono alla data del 10 luglio, quando il maestro legge i voti degli esami e hanno inizio i tre mesi di vacanza che passeranno “come un sogno”.


Dicono del libro
Cuore uscì a Milano nel 1886, e, non a caso, il 15 ottobre, primo giorno di lezioni, quell’anno, nelle scuole elementari italiane. Il De Amicis avrebbe voluto aspettare qualche settimana, per evitare che l’uscita del libro coincidesse con giornate distratte dalle prime cure scolastiche e nel momento in cui babbi e mamme erano oberati dalle spese dei libri di testo. Ma Emilio Treves pazientava da troppo tempo e non volle perdere nemmeno un giorno. L’attesa non era, del resto, soltanto sua: Cuore era già stato annunciato anni prima, fin dal ’78, in tutti i periodici della casa editrice milanese, e la curiosità era grande”.

(Dalla Nota biografica e storia del testo di E. Barelli nell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie cha accadono oggi

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“…Ontario, Canada, 10 luglio 1927. Viviamo tutti in una delle Mille Isole del San Lorenzo…”
Henri-Pierre Roché, Le due inglesi e il continente 

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“… All’alba del 10 luglio ’72 cominciò a rompere con un paio di tenaglie di ferro i catenacci della porta del carcere…”
Vladimir Nabokov, Il dono

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“… Gli Americani qui da noi sbarcarono nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943…”
Andrea Camilleri, Il cane di terracotta (segnalazione di @cutierudegirl)

Corto Maltese nascita

“… Non sono nato in giugno, ma il 10 luglio…”
Hugo Pratt, Corto Maltese

 

9 Luglio

9 luglio 2013

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9 luglio. Bel tempo. Tutti furono occupati a riparare la murata di babordo. Peters si intrattenne di nuovo per un pezzo con Augustus, e parlò in maniera più esplicita di quanto non avesse fatto sino allora. Gli disse che nulla al mondo poteva costringerlo a mettersi dal punto di vista del secondo, e gli lasciò capire che intendeva strappare il brigantino dalle sue mani. Chiese anzi al mio amico se, nel caso, avrebbe potuto contare su di lui, al che, senza esitazione, Augustus rispose ‘Sì’.”

Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym, 1838, tr. it. E. Vittorini (1937), ed. cons. Mondadori, 1990, p. 73

Il barometro segna bel tempo il 9 luglio del 1827, nel diario di bordo del giovane navigatore Arthur Gordon Pym. Si è imbarcato di nascosto, da meno di un mese, sul brigantino Grampus partito dal porto di Nantucket. Il viaggio è pieno di avvenimenti così straordinari che egli stesso, nel raccontarli, teme di non essere creduto. Subito dopo la partenza, all’altezza delle isole Bermude, un gruppo di ammutinati ha preso il comando della nave. Il 9 luglio è appena passata una tempesta e mentre i marinai discutono se far rotta verso le Antille per darsi alla pirateria, Gordon Pym e due compagni fidati decidono di riprendere in mano il brigantino. Ci riusciranno e il viaggio li porterà verso l’Antartide, fra fenomeni inspiegabili su cui la narrazione si interrompe. 

Dicono del libro
“Le Avventure di Arthur Gordon Pym apparvero per la prima volta in volume a New York nel 1838 con il titolo The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket, dopo essere state pubblicate l’anno prima a puntate, con qualche leggera variante, sul ‘Southern Literary Messenger’. A quanto pare, Poe le scrisse sull’onda del diffuso interesse per le esplorazioni polari che a più riprese avevano tentato, senza molto successo, di penetrare nelle terre ancora incognite dell’Antartide”
(Dall’Introduzione di M. Vitta all’ed. Mondadori op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Il 9 luglio, durante una cerimonia al Bowling Green, ci fu data lettura di un documento appena giunto da Filadelfia…”
Gore Vidal, Burr

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“… Il mattino del 9 luglio (Santa Amandine), notò come negli scaffali del Monoprix fossero già esposti in bell’ordine quaderni, classificatori, cancelleria in genere…”
Michel Houellebecq, Le particelle elementari

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“… Finalmente arrivò il nove luglio. La sera dell’appuntamento da Fulcaniello, anche dopo il tramonto, il caldo si appiccicava addosso afoso e molliccio…”
Giuseppe Montesano, Nel corpo di Napoli

8 Luglio

8 luglio 2013

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L’8 luglio 1940 sale con lui nel crepuscolo, per una breve passeggiata, fino alla piscina vuota. Le lucertole serpeggiano sul fondo asciutto. Si appoggia al suo braccio mentre scendono: 
“Dimmi che mi ami come il primo giorno”.
“Ti amo come il primo giorno” dice lui

Giuseppe Pontiggia, Vite di uomini non illustri, 1993, Mondadori, p. 113

Quella di Nena Prinzhofer è una delle tante vite di persone non illustri raccontate da Giuseppe Pontiggia seguendo “la scansione cronologica” delle biografie, applicata a figure anonime, che non sono presenti nei libri di storia. Nena è una donna avvenente, di origine svizzere ma nata in Italia. È stata sposata con un conte, ha incontrato un amante di nome Carlo, per il quale si è separata e con cui vive  sul lago di Bolsena. Alla data del 10 giugno 1940, giorno della dichiarazione dell’entrata in guerra, Nena è presa dalla scoperta di un capello femminile sulla giacca di Carlo e, con una vena di gelosia un po’ folle, cerca rassicurazioni sulla fedeltà del compagno, come in questo 8 luglio, mentre l’Italia è coinvolta nel conflitto mondiale da meno di un mese. 

Dicono del libro
“Raccontando l’esistenza di personaggi che appartengono alla cosiddetta gente comune, l’autore ne ha scoperta ogni volta l’eccezionalità. Non c’è vita d’uomo che non sia ricca di pathos e di violenza, di svolte drammatiche e di situazioni comiche, di momenti sordidi e grandi, di cadute e di riscatti. Raccontarla è stato come ritrovare, dentro una vita, la vita di tutti e dentro la vita di tutti la vita di ognuno”.

(Dalla bandella dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…8 luglio. All’alba si levò una brezza leggera da est; il secondo fece puntare a sud-ovest, con l’intenzione di raggiungere qualcuna delle Antille…”
Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym

tnThe Party 8 luglio

Hollywood Party (The Party), Blake Edwards, 1968

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“…A presto. Salutami il tuo amico violinista. 8 luglio 1972…”
Dai Sijie, Balzac e la Piccola Sarta cinese

 

7 Luglio

7 luglio 2013

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Finalmente una sera – ma quanto tempo c’era voluto – un lumicino tremolante apparve entro la lente del cannocchiale, fioco lume che sembrava palpitare moribondo e invece doveva essere, calcolata la distanza, una rispettabile illuminazione. Era la notte del 7 luglio. Drogo per anni si ricordò la gioia meravigliosa che gli inondò l’animo e la voglia di correre a gridare, perché tutti quanti lo sapessero, e la orgogliosa fatica di non dir niente a nessuno, per la superstiziosa paura che la luce morisse

Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, 1940, Mondadori 1984, pp.84-85

L’imponente Fortezza Bastiani sbarra un valico fra le montagne che segnano il confine settentrionale del paese e fronteggia un deserto, chiamato dei Tartari. È da quel confine che possono arrivare le truppe nemiche, ma il pericolo è vago e lontano, così vago che l’attesa sempre smentita diventa piano piano speranza, perché l’arrivo degli stranieri darebbe infine un senso alla presenza dei militari, al regolamento talvolta incomprensibile, ai turni di guardia che scandiscono giornate e notti tutte somiglianti. Da quando è stato assegnato alla Fortezza come sottotenente, Giovanni Drogo ha scrutato dagli spalti in attesa di avvistare il nemico. Nel tempo monotono della sua permanenza alla Fortezza, poche date emergono e fra queste il 7 luglio, quando Drogo scorge una luce all’orizzonte, segno che qualcosa sta accadendo nel deserto, qualcuno sta costruendo una strada. Nulla però cambia nell’immediato. La novità – che pare così importante – è diluita nel lungo periodo dell’attesa e ci sarà tempo per andare in pensione, per morire, per avere una promozione, prima che, forse, qualcuno arrivi. 


Dicono del libro
“La fortezza, enorme, gialla, situata ai limiti del deserto, una volta regno dei mitici nemici, i Tartari, lo accoglie con la sua maestosa imponenza. Il tenete Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati. Il tenente Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati. Tutti aspettano i nemici, che verranno dal Nord”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

 

Altre storie che accadono oggi

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“…Arrivammo a Kishan il 7 luglio. Per tutto il viaggio il tempo era stato sereno…”
Mary Shelley, L’ultimo uomo

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“…Le elezioni comunali erano per il sette luglio…”

John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento

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“… Quella notte, 7 luglio, le automobili passavano come al solito per lo stradone che conduce a Deauville…”
Georges Simenon, Maigret e una vita in gioco

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“… Grazie, disse Holmes. Anche la busta, per favore. Timbro postale. Londra S.W. Data 7 luglio…”
Arthur Conan Doyle, Il segno dei quattro

6 Luglio

6 luglio 2013

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La fiesta esplose a mezzogiorno di domenica 6 luglio. Non c’è altro modo di descrivere ciò che avvenne. Era tutto il giorno che arrivava gente dalla campagna, ma si mimetizzavano nella città e non li notavi. Sotto il sole cocente, la piazza era tranquilla come in qualsiasi altro giorno. I contadini erano nelle osterie fuori mano, a bere e a prepararsi alla fiesta

Ernest Hemingway, Fiesta, 1926, tr. it. E. Capriolo, Mondadori 1990, p. 154

Dopo mesi trascorsi a Parigi con scrittori, boxeur, viaggiatori inglesi e americani in giro per l’Europa dopo la fine della prima guerra mondiale, il giornalista Jake Barnes è partito per la Spagna. All’inizio di luglio si trova a Pamplona, antica capitale della Navarra che celebra il suo patrono San Firmin con sette giorni di processioni, danze, corride, precedute dalla corsa dei tori lungo le strade, in mezzo alla folla. Barnes alloggia all’Hotel Montoya, dove scendono anche i toreri più famosi. Tutto è pronto per l’inizio della Fiesta, che esplode come un fuoco d’artificio a mezzogiorno del 6 luglio, trascinando spagnoli e stranieri in eccessi e azzardi che lasciano conseguenze anche oltre quella data. 

Dicono del libro
“Pubblicato nel 1926, Fiesta ebbe un successo immediato, collocando Hemingway tra i più ammirati scrittori di quella che Gertrude Stein definì la ‘generazione perduta’. Romanzo per quei tempi di palpitante attualità, per le situazioni che descrive e per i riferimenti alle burrascose inquietudini di un gruppo di emigrati internazionali, Fiesta tratteggia l’intensa suggestione dell’ambiente, le notti insonni trascorse tra clamorose sbornie e tempestose discussioni con uno stile tutto teso tra cronaca e poesia. La narrazione, caratterizzata tra l’altro da un dialogato che rimane esemplare per incisività ed eleganza, viene definita, in una lettera di Hemingway al suo editore, ‘non una satira, ma una tragedia che ha come eroe la terra’.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

pittura

Soirée du Coeur à Barbe 6 et 7 juillet 1923, Théatre Michel

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“…Il 6 luglio, verso le 3 pomeridiane, l’Abramo Lincoln doppiò – tenendosi 15 miglia a sud – quello scoglio sperduto…”
Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari
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“… 6 luglio 1937 … a ovest capo Govino resta buio e silenzioso, sotto la cresta d’ombra delle montagne…”
Lawrence Durrell, La grotta di Prospero

 

5 Luglio

5 luglio 2013

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Comunque sia, i nostri trovarono il posto così piccolo che temettero di non trovarvi da dormire, e andarono oltre come due viaggiatori che disdegnano una cattiva locanda di villaggio e si spingono fino alla città più vicina. Ma il Siriano e il suo compagno se ne pentirono presto. Camminarono a lungo senza trovare nulla. Alla fine scorsero un lumicino; era la terra: roba da far pena a gente che veniva da Giove. Tuttavia, per paura di doversi pentire per la seconda volta, risolsero di sbarcare. Passarono sulla coda della cometa e, trovando un’aurora boreale pronta, ci entrarono dentro, e arrivarono sulla terra dal bordo settentrionale del mar Baltico, il cinque luglio millesettecentotrentasette, nuovo stile

Voltaire, Micromega, 1752, tr. it. M. Moneti in Candido, Zadig, Micromega, L’ingenuo, Garzanti 1973, ed. cons. 2012 e-book

In questo racconto fantastico di Voltaire, il protagonista è uno scienziato di proporzioni gigantesche, di nome Micromega, abitante di un pianeta che gira intorno alla stella Sirio. Bandito dal suo paese a causa di una pubblicazione non gradita alle autorità, è partito per un viaggio stellare. Su Saturno, pianeta molto più piccolo di quello da cui proviene, ha conversato con un filosofo del posto, confrontando le idee sulla natura e sulla durata della vita. Insieme proseguono il viaggio, saltando dagli anelli di Saturno alle sue lune, da una cometa ai satelliti di Giove, da Marte a un minuscolo pianeta, la Terra, con abitanti quasi invisibili. Percorrendo un’aurora boreale sulle coste del mar Baltico, sbarcano su questa piccola palla “che gira intorno al sole in modo maldestro”, in un giorno che – secondo il calendario – è il 5 di luglio del 1737. 

Dicono del libro
“Il tema centrale è quello del viaggio come strumento di educazione, della scoperta di mondi nuovi e delle riflessioni che ne nascono. Il viaggiatore, un extraterrestre cacciato da un’accademia scientifica del suo pianeta, comincia questo itinerario culturale attraverso mondi diversi, interrogando tutti quelli che incontra e acquistando sempre nuove nozioni di scienza, di metafisica e di morale”.
(Dall’Introduzione di M. Moneti all’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… E la dichiarazione dell’Indipendenza che ci leggeva tutti i 5 luglio, nella sala ellittica del Capitolio, l’imperioso Valentin Gómez…”
Adolfo Bioy Casares, L’invenzione di Morel

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“… 5 luglio. È l’alba e io scrivo presso la finestra aperta, per aver luce…”
Antonio Fogazzaro, Il mistero del poeta

 

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“… In realtà, Gradus partì da Onhava, sull’aereo per Copenaghen, il 5 luglio…”
Vladimir Nabokov, Fuoco pallido

 

4 Luglio

4 luglio 2013

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Credo che fosse il quattro di luglio quando mi levarono la sedia da sotto il culo. Non una parola di preavviso. Uno dei grossi pescicani che stanno dall’altra parte dell’Oceano aveva deciso di fare economie; risparmiando sui correttori di bozze e sulle povere piccole dattilografe riusciva a pagarsi le spese dei viaggi avanti e indietro e il sontuoso appartamento che occupava al Ritz.
(…) il pensiero m’era tornato al Quattro di Luglio, quando comprai il mio primo pacco di mortaretti, e assieme i lunghi bastoncini d’esca, l’esca che si accende per fare una bella fiamma rossa, l’esca col suo odore che ti rimane attaccato alle dita per giorni e ti fa sognare strane cose

Henry Miller, Tropico del Cancro, 1934, tr. it. L. Bianciardi, Feltrinelli 1967 (ed. cons. 1973) p. 181, p.192

È il 4 luglio quando il protagonista di Tropico del Cancro – un giovane americano a Parigi tra gli anni ’20 e ’30 – viene licenziato in tronco dal giornale dove lavora come correttore di bozze,  mentre cerca di avere la testa lucida dai fumi dell’alcol, del sesso e dell’immaginazione. A Parigi conduce una vita intensa e debosciata, in alberghi miseri, in compagnia di altri aspiranti scrittori, artisti, viaggiatori e viaggiatrici. È duro per lui perdere il lavoro al giornale e di nuovo andare in cerca di un modo per sbarcare il lunario: scrivere tesi di laurea o posare nudo, abbordare turisti o insegnare inglese, e attendere denaro dagli Stati Uniti. Tanto più che il 4 luglio si celebra in patria la dichiarazione d’Indipendenza e il pensiero corre alla giornata di festa, alle confezioni di mortaretti e all’odore esotico della miccia che resta attaccato alle dita e alla memoria. 

Dicono del libro
” ‘È un romanzo in prima persona’, continua Orwell, ‘o, se preferite, un’autobiografia in forma di romanzo. Miller sostiene addirittura che è una vera e propria biografia, ma il ritmo e la maniera di narrare sono propri del romanzo. È la storia della Parigi americana, ma non secondo l’abituale cliché: gli americani che i compaiono, infatti, sono tutti senza un quattrino. Negli anni della prosperità, quando i dollari abbondavano, e il cambio del franco era basso, Parigi era stata invasa da un tale sciame di artisti, scrittori, studenti, dilettanti, turisti, debosciati e fannulloni di professione quale il mondo non ha probabilmente visto mai.”
(Dall’intr. non firmata all’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…l’ultimo vaporetto da turismo di ritorno dalle Isles des Lerins attraversava la baia come un pallone del 4 luglio abbandonato nei cieli…”
Francis S. Fitzgerald, Tenera è la notte

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“…preparò un punch con una mistura di Yage, hascish e Yohimbina durante un ricevimento per il 4 di luglio all’ambasciata degli Stati Uniti, provocando un’orgia…”
William Burroughs, Il pasto nudo

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“… quella sì che era stata una cosa grandiosa, impressionante, il Quattro Luglio, quarantuno gradi e una folla di uomini  in maniche di camicia…”
Don DeLillo, Underworld

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“… Il loro primo gesto esplicito di intimità – goffo e frettoloso ma stranamente privo di imbarazzo – avvenne a notte fonda il 4 luglio…”
Joyce Carol Oates, Un’educazione sentimentale

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“… Carissimi culopiatti governativi. Oggi 4 luglio 2157, io capitano Eric Van Cram il vichingo, comandante la nave spaziale Langebrot, rivendico la scoperta di un pianeta naturale…”
Stefano Benni, Terra!

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“… Oggi, è il quattro luglio 1997. Sono all’Ikea di Cinisello Balsamo…”
Aldo Nove, Puerto Plata Market

3 Luglio

3 luglio 2013

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Era il tre luglio. C’erano un’afa e una calura insopportabili. A Velciàninov era capitata una giornata fastidiosissima; tutta la mattina aveva dovuto girare a piedi o in vettura, e in prospettiva c’era la necessità imprescindibile di far visita quella sera stessa a un signore di cui aveva bisogno, uomo d’affari e consigliere di stato, nella sua villa, da qualche parte sul Fiumicello Nero, e coglierlo in casa di sorpresa. Dopo le cinque Velciàninov entrò finalmente in un ristorante (molto dubbio, ma francese), sul Nevskij prospékt presso il ponte della Polizia, sedette nel suo solito angolo al suo tavolino e chiese il suo pranzo quotidiano

Fiodor Dostoevskij, L’eterno marito, 1870, tr. it. A. Polledro, Mondadori 1989, p. 10

È il 3 luglio di un anno dell’Ottocento, quando ha inizio la vicenda di Velciàninov, che invece di partire per la villeggiatura, decide di restare a Pietroburgo per stare dietro a una causa. È un uomo sui quarant’anni, soffre d’insonnia e da qualche tempo ha l’impressione di essere seguito. Lo aspetta in effetti  l’incontro con il marito di una sua ex amante e con una bambina di otto anni, Liza, forse la figlia avuta da quella relazione. Preso da questa rivelazione e dalle sue conseguenze, Velciàninov dimentica “perfino il tempo”, in quel luglio afoso trascorso in città. 

Dicono del libro
L’eterno marito è una delle pochissime opere, forse l’unica, in cui Dostoevskij abbia descritto l’abisso, il ‘sottosuolo’ dell’ordinario, l’abiezione del quotidiano. Velciàninov non è che un ‘piccolo peccatore’, un uomo qualunque; non è spinto da passioni stragrandi, da volontà titaniche; è un non-diverso”.

(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“…Più di tre anni fa lo vidi per la prima e ultima volta. Fu il tre di luglio, a una festa della società dei pompieri…”
Franz Kafka, Il castello (tr. it. Paola Capriolo, Einaudi)
vedi Quel fatale 3 luglio nel castello di Kafka

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“…Quando oggi abbasso gli occhi sul numero del 3 luglio 1958, tento di credere alla data, e insieme a un giorno che forse è esistito davvero…”
Ingeborg Bachmann, Malina

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“…Fu il 3 luglio che la vedova del colonnello cominciò a ricamare…”
Ingeborg Bachmann, Il caso Franza

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“… Era un giorno magnifico (il 3 luglio)…”
Matthew P. Shiel, L’isola degli inganni