17 Maggio

17 maggio 2014

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Alcuni, ai quali era parso di vedere, la sera del 17 di maggio, persone in duomo andare ungendo un assito, che serviva a dividere gli spazi assegnati ai due sessi, fecero, nella notte, portar fuori della chiesa l’assito e una quantità di panche rinchiuse in quello; quantunque il presidente della Sanità, accorso a far la visita, con quattro persone dell’ufizio, avendo visitato l’assito, le panche, le pile dell’acqua benedetta, senza trovar nulla che potesse confermare l’ignorante sospetto d’un attentato venefico, avesse, per compiacere all’immaginazione altrui, e più tosto per abbondare in cautela che per bisogno, avesse, dico, deciso che bastava dar una lavata all’assito. Quel volume di roba accatastata produsse una grand’impressione di spavento nella moltitudine

Alessandro Manzoni, I promessi sposi, 1827-40, Garzanti, 1981, p. 435

La peste ha già cominciato a diffondersi nella zona di Milano e le autorità la affrontano in modi incerti, affidandosi all’iniziativa di pochi volenterosi, mentre gli abitanti ondeggiano fra la paura, la sottovalutazione del pericolo, la disobbedienza e la superstizione.  Nel maggio del 1630, quando già i lazzaretti sono pieni di malati, si diffonde la voce che il morbo sia portato a Milano da persone straniere (gli untori) che avrebbero contaminato con sostanze tossiche diversi luoghi, fra cui addirittura –  all’interno del duomo – le panche e l’assito, cioè il tramezzo di assi che separa gli uomini dalle donne. Tutto è portato all’esterno, in un giorno reso infausto da false credenze, mentre il morbo si diffonde per altre ragioni e altre strade. 


Dicono del libro
“La rivoluzione letteraria compiuta con i Promessi Sposi si esprime anzitutto nella fondazione di uno stile medio, duttile e sciolto, atto a narrare le vicende degli uomini semplici, a riferire con fedeltà il tono delle conversazioni d’ogni giorno, a penetrare senza sforzo le emozioni di personaggi di modesta levatura intellettuale. È lo stile realistico. A questa invenzione basilare il romanzo deve molta parte delle sue pagine più felici”
(dall’introduzione all’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…17 maggio. Ho fatto ogni sorta di conoscenze, ma non ho ancora trovato compagnia…”
Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

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“… Sulla pagina che portava la data 17 maggio 2157, scrisse: Oggi Tommy ha trovato un vero libro!…”
Isaac Asimov, Chissà come si divertivano

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“…Il lago si liberò del ghiaccio il diciassette maggio…”
Torgny Lindgren, Il pappagallo di Mahler

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“… Non doveva sciupare le scarpe, che erano nuove di zecca e che oggi era stata autorizzata a mettere solo per farci il piede in modo che non le venissero le vesciche il 17 maggio…”
Herbjørg Wassmo, La veranda cieca

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“… Era il 17 maggio, mattina presto, o forse a quel punto la si poteva definire metà mattina presto…”
David Foster Wallace, Il re pallido (segnalato da Ellisse @Elliptic)

 

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