Tempo dodici. Un libro di Marco Malvaldi

Lo scrittore e chimico Marco Malvaldi, autore della saga del BarLume (Sellerio) e di argute incursioni trasversali nel mondo della cultura, dedica un piccolo volume di dodici capitoli al numero 12. Un numero “dai molti significati, a volte contraddittori, anche all’interno della matematica”, un numero che accompagna le attività di contare e di raggruppare, di accordare gli strumenti, di crittografare e decifrare messaggi e di seguire lo scorrere del tempo. 
Dei dodici capitoli, tutti in qualche modo correlati da sottili rimandi, aperti da sinossi e da citazioni musicali, cinefile e storiche, scegliamo il capitolo tre: Dodici diviso sei, dodici per far passare il tempo.
Dopo aver illustrato, nei primi due capitoli, l’affermarsi del dodici nella pratica del raggruppare le cose in uno stesso insieme e l’origine della dozzina dal metodo condiviso di contare sulle falangi delle dita, l’autore si volge alla presenza del 12 nelle scansioni temporali.
La sinossi del capitolo terzo annuncia che “si parlerà di come talvolta raggruppare i numeri in modo ciclico dia maggior informazione – sapere che oggi è il giorno 737.002 dalla nascita di Cristo non è molto utile, mentre sapere che è il 10 novembre ci dice molte più cose. E anche i mesi, guarda caso, sono dodici“.  E in esergo al testo, compare giustamente il ritornello della Canzone dei dodici mesi di Francesco Guccini. 
Con grande sintesi, Malvaldi percorre le vicissitudini delle scansioni orarie e annuali dei Babilonesi, che individuarono il dodici per suddividere la durata del giorno, della notte e dell’anno e si imbatterono nelle difficoltà dovute ai cicli lunari di 28 giorni e a quelli solari di 365. Prosegue con la lunga storia della ricerca di intervalli, andamenti e costanti, basati sull’osservazione dei reciproci rapporti fra natura e corpo umano, che ha portato alle forme attuali di suddivisione del tempo.
Nei capitoli centrali, sul crinale fra matematica, storia e humor, Malvaldi affronta il tema della rilevanza del dodici nella combinazione di suoni, da Pitagora a Gioseffo Zarlino, da Frescobaldi a Simon Stevin (1548-1620), l’ingegnere e matematico fiammingo che descrisse una scala basata sulla divisione dell’ottava in dodici semitoni uguali, mettendo a punto il l sistema di accordatura detto “temperamento equabile”. Lo stesso sistema trovato, nel medesimo periodo, dal principe cinese Chu T’sai-Yu per risolvere il problema dell’accordatura di dodici flauti di bambù. Nel corso di una cerimonia rituale i suoni dei flauti dovevano intonarsi e fluire in modo uniforme “a rappresentare il naturale e sempre costante scorrere del tempo e della fasi lunari”.  Per questo motivo, che collega la dimensione naturale e il suono, il testo cinese si intitola I dodici semitoni e la loro coordinazione nel calendario. Ed ecco che – spiega Malvaldi – “il circolo delle quinte, che viene risolto dividendo un’ottava in dodici, è a tutti gli effetti un ciclo, così come l’anno viene diviso in dodici mesi e lo scorrere del giorno in dodici ore, in cerchi sempre diversi ma sempre simbolicamente uguali”.
Il libro prosegue con l’importanza del dodici nelle tecniche di cifratura (“una maniera estremamente affascinante di mettersi d’accordo su come condividere un segreto”) e si conclude con l’osservazione di una coincidenza notata dallo sguardo di Malvaldi: il ricorrere di gruppi di dodici persone unite in un’impresa, da Quella sporca dozzina, ai dodici giurati, agli Apostoli. 
(as)

Marco Malvaldi, Dodici. Un numero che mette d’accordo, Il Mulino, Bologna 2024

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