25 Marzo
25 marzo 2016 |
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Il giorno del gran commiato fu appunto il venticinque di marzo del mille ottocento ottanta cinque, fuori della Porta Pia, in una carrozza. La data era rimasta incancellabile nella memoria di Andrea. Egli ora, aspettando, poteva evocare tutti gli avvenimenti di quel giorno, con una lucidezza infallibile. La visione del paesaggio nomentano gli si apriva d’innanzi ora in una luce ideale, come uno di quei paesaggi sognati in cui le cose paiono essere visibili di lontano per un irradiamento che si prolunga dalle loro forme
Gabriele d’Annunzio, Il Piacere, 1889, Mondadori, 1990, p. 13
Andrea Sperelli, mentre attende di rivedere Elena Muti, la sua amante di due anni prima – ora sposata con un gentiluomo inglese – torna col pensiero al giorno della loro separazione, il 25 marzo del 1885. In quella giornata di vento forte, hanno percorso la via Nomentana in carrozza e si sono fermati in un’osteria romanesca, sull’Aniene. Nella luce suggestiva del tramonto, lei gli ha comunicato la decisione di partire e si sono separati, non senza passione, sotto l’arco di Porta Pia. Ora che ha incontrato di nuovo la sua vecchia amante, Andrea “rivedeva tutti i gesti, riudiva tutte le parole” di quel giorno, che viene richiamato ancora nel corso del romanzo, così come sono molti gli accenni al clima di marzo (mese in cui D’Annunzio era nato nel 1863 e sarebbe morto nel 1938).