18 Settembre

18 settembre 2014

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Conoscevamo la data precisa, 18 settembre 1867, in cui il bisnonno del dottor Hoffman era arrivato nel mio paese, un esponente della piccola nobiltà dai magri mezzi, sfuggito a imprecisabili rovesci in un montagnoso principato slavo infestato dai lupi, che in seguito era stato soppresso giuridicamente durante la guerra franco-prussiana o qualche altra simile. Sapevamo che, quando era nato il figlio, suo padre gli aveva fatto l’oroscopo e poi aveva offerto alla levatrice che lo aveva aiutato a venire al mondo una ricompensa di alcune migliaia di dollari

Angela Carter, Le infernali macchine del desiderio, 1972, tr. it. L. Perria, Interno Giallo, 1989, p. 27

Le infernali macchine del desiderio del dottor Hoffman, romanzo del 1972, è noto anche come War of dreams (e i sogni son Desiderio, come il protagonista del libro). Riecheggia H.G.Wells ma il romanzo forse più immaginifico di Angela Carter è fantarealtà più che fantascienza. Ci ha messo dentro tutto, come in una vignetta di Jacovitti, di quello che amava e abitava il suo subconscio: femminismo, ambiguità sessuale, rapporto media e società (ed era solo il 1972!), tra ragione e sentimento, tra finzione artistica e realtà. Nel recensirlo, il “Fancy Fantasy” scrisse “ci si dimentica subito che il terreno che la Carter scruta con tanta cura è l’interno della sua stessa immaginazione, perché il mondo che descrive diventa reale come un resoconto naturalista”: e infatti nessuno come Angela Carter riesce a descrivere con precisione botanica la frutta e la verdura esposte nel banco di un mercato e allo stesso tempo collocare quel mercato in un mondo tanto lisergico da sembrare inventato da un altro Hofman(n) – Albert, il padre dell’LSD.
La storia sarebbe quella di un Dottor Faust le cui diaboliche macchine del titolo liberano il potere dell’immaginazione e la cui figlia (Albertina…vien da pensare che la Carter avesse davvero in mente lo scienziato svizzero) seduce Desiderio, l’io narrante, segretario del Ministro della Determinazione di un non identificato paese che sfugge ad Hoffman e sopravvive ai suoi inganni perché “riesce a non arrendersi al flusso dei miraggi”. Di fatto il romanzo è un affresco fiammingo, pieno zeppo di trame e figurine (e qualche data da ricordare), apparentemente normali e un po’ naif, ma che viste da vicino rivelano ghigni goffi e pose assurde. È la realtà, bellezza. And there’s nothing you can do about it. Nothing! (Commento di Silvia Veroli)

Dicono del libro
“Un’epica erotica, picaresca, esplosiva, che narra della guerra contro il diabolico dottor Hoffmann, deciso a demolire tutte le strutture della ragione usando come campo di battaglia la mente e il cuore dell’uomo. Le infernali macchine del desiderio è il romanzo più magico fra quelli scritti da Angela Carter; un pirotecnico racconto di avventure dentro e fuori dallo spazio e dal tempo, una visione appassionata e surreale di ciò che potrebbe essere”.
(Dalla bandella dell’ed. Interno Giallo, op. cit.)

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“… Era buio; ma vide la Wilson entrar furtiva nella stanza e prender la sacca di sotto il letto e portarla fuori senza far rumore. Ciò accadeva la sera di venerdì 18 di settembre…”
Virginia Woolf, Flush. Una biografia

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“…18 settembre. La temperatura non è elevatissima (non supera i 32 gradi); ma l’aria è satura di elettricità e umidità..”
André Gide, Viaggio al Congo

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“…La lettera era datata 18 settembre 1952 (era il 22), e l’indirizzo che Lolita mi dava era ‘Fermo Posta Coalmont’…”
Vladimir Nabokov, Lolita

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“… 18-9-1949. E’ più che incantata, è impietrita. E’ catatonica. Sono parole di venti anni fa. Anselmo continua: Come colpita dalle folgore, il viso verso l’alto. Giovanna d’Arco insensibile alle sevizie…”
Mario Tobino, Per le antiche scale