7 Giugno

7 giugno 2014

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il giorno sette di giugno, all’alba, lo Zahir giunse alle mie mani; non sono più quello che ero allora, ma ancora mi è dato ricordare, e forse narrare, l’accaduto. Ancora, seppur parzialmente, sono Borges

Jorge Luis Borges, Lo Zahir (1947) in L’Aleph, 1949, tr. it. F. Tentori Montalto, in Tutte le opere, I Meridiani Mondadori, 1985, I, p. 847

Dopo aver passato la notte vegliando l’amica Teodelina Villar, all’alba del 7 giugno, come resto di un’aranciata ordinata in una mescita di Buenos Aires, il narratore di questa storia – che si chiama Borges come l’autore- riceve una moneta da 20 centesimi. Da quel momento, il piccolo oggetto diventa un’ossessione, un pensiero a cui non si riesce a sfuggire, un’immagine forte come un incantesimo, a cui gli Arabi danno il nome di Zahir. Chi incontra lo Zahir – sotto qualunque forma – non può pensare ad altro, fino a dimenticare il mondo reale, guadagnando, però, forse, la visione di tutti i “futuri possibili”. Il 7 giugno torna in un altro racconto di Borges, dal titolo Tom Castro, l’impostore inverosimile.

 

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“7 giugno. E così eccoci amici Edoardo e io..”
Sören Kierkegaard, Diario del seduttore

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“…Sybil gli fece promettere che nulla li avrebbe più divisi e il matrimonio fu fissato per il 7 giugno…”
Oscar Wilde, Il delitto di Lord Arthur Savile

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“… La mattina del 7 giugno 1913 mi ero alzato tardi…”
Stefan Zweig, Notte fantastica

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“…L’anagrafe di Wapping lo chiama Arthur Orton e lo segna sotto la data del 7 giugno 1834…”
Jorge Luis Borges, Tom Castro, l’impostore inverosimile