31 Ottobre
31 ottobre 2013 |
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Con quell’idea buttai giù una breve domanda nella quale chiedevo, ad un’intelligenza immaginaria, in quale canto dell’Ariosto si trovasse la predizione del giorno della mia liberazione. Poi composi una piramide rovesciata con i numeri risultanti dalle parole della mia interrogazione, e sottraendo il numero nove da ciascuna coppia di cifre, trovai alla fine, per risultato, ancora il numero nove. Ritenni perciò che nel nono canto c’era quello che cercavo. Seguii lo stesso metodo per sapere in quale stanza, di quel canto, si trovava la predizione, e trovai il numero sette. Curioso infine di sapere in qual verso della stanza si trovasse l’oracolo, ottenni l’uno. Col cuore palpitante presi subito in mano l’Ariosto e trovai che il primo verso della settima strofa del nono canto era:
Tra il fin d’ottobre e il capo di novembre.
La precisione di quel verso, e il fatto di vederlo così appropriato al mio caso, mi sembrarono tanto mirabili che, senza dire di avervi prestato fede, il lettore mi vorrà perdonare se gli dichiarerò che mi disposi a fare tutto quello che dipendeva da me per favorire il verificarsi dell’oracolo. Lo strano è che “tra il fin d’ottobre e il capo di novembre” non v’è che mezzanotte, e fu precisamente al suono della campana di mezzanotte del 31 ottobre che io uscii dai Piombi, come il lettore vedrà
Giacomo Casanova, Fuga dai Piombi, 1787, ed. cons. a c. di G. Spagnoletti, Fuga dai Piombi – Il Duello, Rizzoli, 1989, pp. 132-133
Rinchiuso nella prigione dei Piombi a Venezia, Giacomo Casanova ha già tentato la fuga in agosto, ma un imprevisto cambio di cella ha mandato all’aria il suo piano. In ottobre, sta organizzando di nuovo la fuga fra Ognissanti e i Morti, quando gli Inquisitori di Stato prendono qualche giorno di vacanza. Cercando di decidere quale sia il giorno migliore per mettere in atto il progetto, Casanova confida in una rivelazione e si affida a un metodo usato nella sua epoca: la consultazione di un libro come se fosse un oracolo. Poiché ha a disposizione l’Orlando Furioso, Casanova – con un sistema che traduce le parole in numeri – interroga il poema dell’Ariosto e ottiene come responso un verso da cui deduce che la data migliore per fuggire corrisponde alla notte del 31 ottobre.
Dicono del libro
“L’altro racconto, composto nel 1787, riguarda invece un leggendario episodio della sua giovinezza: la fuga dai Piombi, il carcere più tetro e inviolabile di Venezia, avvenuta il I novembre 1756, dopo quindici mesi di orribile prigionia. L’evasione, ingegnosamente preparata e abilmente eseguita, fu una perfetta avventura da romanzo (anche se molti – e il Foscolo fra i primi – le diedero scarso credito) e insieme l’inizio di un mito che Casanova alimentò per il resto della sua turbinosa esistenza”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Rizzoli, op. cit.
Altre storie che accadono oggi
“… Il matrimonio cominciava per davvero. Il mattino dell’ultimo d’ottobre sbarcammo a Tunisi…”
André Gide, L’immoralista
“… dal giorno in cui divenni amico di Tarquinio sul serio, che fu la sera del 31 ottobre nella bottega del fabbro-tipografo…”
Elio Vittorini, Il garofano rosso
“… Jim è nato un minuto dopo mezzanotte, cioè il 31 ottobre. -Halloween” – disse Jim…”
Ray Bradubury, Il popolo dell’autunno
“… diceva di sentire l’effluvio del male in giro la sera del 31 ottobre, la vigilia di Onnisanti…”
Nelida Milani, Una valigia di cartone
“… Intanto, mio padre annotava su un libro di tela azzurra, dal titolo Mein Lebenslauf, le date della mia vita. Riguardo al Bausler Institut si legge: sua visita il 31 ottobre…”
Fleur Jaeggy, I beati anni del castigo