7 Luglio
7 luglio 2013 |
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Finalmente una sera – ma quanto tempo c’era voluto – un lumicino tremolante apparve entro la lente del cannocchiale, fioco lume che sembrava palpitare moribondo e invece doveva essere, calcolata la distanza, una rispettabile illuminazione. Era la notte del 7 luglio. Drogo per anni si ricordò la gioia meravigliosa che gli inondò l’animo e la voglia di correre a gridare, perché tutti quanti lo sapessero, e la orgogliosa fatica di non dir niente a nessuno, per la superstiziosa paura che la luce morisse
Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, 1940, Mondadori 1984, pp.84-85
L’imponente Fortezza Bastiani sbarra un valico fra le montagne che segnano il confine settentrionale del paese e fronteggia un deserto, chiamato dei Tartari. È da quel confine che possono arrivare le truppe nemiche, ma il pericolo è vago e lontano, così vago che l’attesa sempre smentita diventa piano piano speranza, perché l’arrivo degli stranieri darebbe infine un senso alla presenza dei militari, al regolamento talvolta incomprensibile, ai turni di guardia che scandiscono giornate e notti tutte somiglianti. Da quando è stato assegnato alla Fortezza come sottotenente, Giovanni Drogo ha scrutato dagli spalti in attesa di avvistare il nemico. Nel tempo monotono della sua permanenza alla Fortezza, poche date emergono e fra queste il 7 luglio, quando Drogo scorge una luce all’orizzonte, segno che qualcosa sta accadendo nel deserto, qualcuno sta costruendo una strada. Nulla però cambia nell’immediato. La novità – che pare così importante – è diluita nel lungo periodo dell’attesa e ci sarà tempo per andare in pensione, per morire, per avere una promozione, prima che, forse, qualcuno arrivi.
Dicono del libro
“La fortezza, enorme, gialla, situata ai limiti del deserto, una volta regno dei mitici nemici, i Tartari, lo accoglie con la sua maestosa imponenza. Il tenete Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati. Il tenente Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati. Tutti aspettano i nemici, che verranno dal Nord”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)
Altre storie che accadono oggi
“…Arrivammo a Kishan il 7 luglio. Per tutto il viaggio il tempo era stato sereno…”
Mary Shelley, L’ultimo uomo
“…Le elezioni comunali erano per il sette luglio…”
John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento
“… Quella notte, 7 luglio, le automobili passavano come al solito per lo stradone che conduce a Deauville…”
Georges Simenon, Maigret e una vita in gioco
“… Grazie, disse Holmes. Anche la busta, per favore. Timbro postale. Londra S.W. Data 7 luglio…”
Arthur Conan Doyle, Il segno dei quattro