26 Marzo

26 marzo 2013

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26 marzo. Per la terza volta ho visto Kimura-san senza mio marito. Ieri sera c’era una nuova bottiglia di Courvoisier, ancora intatta, posata nell’alcova. “L’hai portata tu?” ho chiesto a Toshiko, ma lei ha risposto di no. “La bottiglia già c’era quando son rincasata, ieri” ha proseguito. “Ho pensato che l’avesse portata Kimura-san” “Non ne so nulla nemmeno io,” ha detto Kimura-san. “Dev’essere stato suo marito. Sono certo che è così. Ci sta giocando uno scherzo complicatissimo”

Junichiro Tanizaki, La chiave, 1956, tr. it. Satoko Toguchi, Bompiani, 2009, p. 67

Due coniugi giapponesi scrivono entrambi un diario, in cui raccontano – da due punti di vista –  i desideri, i sogni, le perversioni e gli accadimenti delle loro giornate. All’apparenza di nascosto, ma in realtà sapendo che ognuno leggerà quanto ha scritto l’altro, secondo il “tacito accordo di comportarci come se ignorassimo i reciproci segreti”. Questo gioco parallelo, che vede complice anche la figlia Toshiko e  Kimura, un amico di famiglia, è iniziato a gennaio e ora, in primavera, la donna ha scoperto che nel diario del marito sono attaccate le foto di lei nuda, scattate mentre dorme – o finge di dormire – ubriaca di cognac Courvoisier. La vicenda sta per giungere a un apice, con la morte dell’uomo, che cambia la prospettiva del gioco, ma non impedisce alla donna di continuare a scrivere il suo diario, in cui per 121 giorni si collegano il piacere, la memoria  e il tempo. 

Dicono del libro
“Il romanzo è costituito dai diari che marito e moglie scrivevano ognuno per proprio conto, fingendo di confessarvi i più inconfessabili segreti, e in verità non ignorando che l’uno leggerà subito ciò che l’altro ha scritto: – ma l’ha scritto per se stesso o per inviare un messaggio? e tale messaggio è sincero, è un appello, o una mossa tattica nel giuoco dell’inganno?”
(dall’introduzione di G. Pampaloni, ed. Bompiani, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“… Pioveva e la terrazza era gremita di ombrelli. Anche le banche erano in sciopero. Il 26 marzo ebbe inizio lo sciopero generale…”
Yukio Mishima, Una stanza chiusa a chiave

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“… Il 26 marzo u.s. la consorte del tenente colonnello Rawdon Crawley delle Life Guards Green ha dato alla luce il suo primogenito…”
William Thackeray, La fiera della vanità

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“… 26 marzo. Siamo stati privi di quattrini per parecchi giorni…”
Saul Bellow, L’uomo in bilico« »

26 marzo. Per la terza volta ho visto Kimura-san senza mio marito. Ieri sera c’era una nuova bottiglia di Courvoisier, ancora intatta, posata nell’alcova. “L’hai portata tu?” ho chiesto a Toshiko, ma lei ha risposto di no. “La bottiglia già c’era quando son rincasata, ieri” ha proseguito. “Ho pensato che l’avesse portata Kimura-san” “Non ne so nulla nemmeno io,” ha detto Kimura-san. “Dev’essere stato suo marito. Sono certo che è così. Ci sta giocando uno scherzo complicatissimo”

Junichiro Tanizaki, La chiave, 1956, tr. it. Satoko Toguchi, Bompiani, 2009, p. 67

Due coniugi giapponesi scrivono entrambi un diario, in cui raccontano – da due punti di vista –  i desideri, i sogni, le perversioni e gli accadimenti delle loro giornate. All’apparenza di nascosto, ma in realtà sapendo che ognuno leggerà quanto ha scritto l’altro, secondo il “tacito accordo di comportarci come se ignorassimo i reciproci segreti”. Questo gioco parallelo, che vede complice anche la figlia Toshiko e  Kimura, un amico di famiglia, è iniziato a gennaio e ora, in primavera, la donna ha scoperto che nel diario del marito sono attaccate le foto di lei nuda, scattate mentre dorme – o finge di dormire – ubriaca di cognac Courvoisier. La vicenda sta per giungere a un apice, con la morte dell’uomo, che cambia la prospettiva del gioco, ma non impedisce alla donna di continuare a scrivere il suo diario, in cui per 121 giorni si collegano il piacere, la memoria  e il tempo. 

Dicono del libro
“Il romanzo è costituito dai diari che marito e moglie scrivevano ognuno per proprio conto, fingendo di confessarvi i più inconfessabili segreti, e in verità non ignorando che l’uno leggerà subito ciò che l’altro ha scritto: – ma l’ha scritto per se stesso o per inviare un messaggio? e tale messaggio è sincero, è un appello, o una mossa tattica nel giuoco dell’inganno?”

(dall’introduzione di G. Pampaloni, ed. Bompiani, op. cit.)