9 Settembre
9 settembre 2013 |
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Quando, all’alba del 9 settembre del 1943, Jack era saltato dalla tolda di un LST sulla riva di Pesto, presso Salerno, s’era visto sorgere davanti agli occhi, meravigliosa apparizione, nella rossa nube di polvere sollevata dai cingoli dei carri armati, dagli scoppi delle granate tedesche, dal tumulto degli uomini e delle macchine accorrenti dal mare, le colonne del tempio di Nettuno, sul labbro di una pianura folta di mirti e cipressi, sullo sfondo dei nudi monti del Cilento simili ai monti del Lazio. Ah, quella era l’Italia, l’Italia di Virgilio, l’Italia di Enea! E aveva pianto di gioia, aveva pianto di religiosa commozione, buttandosi in ginocchio sulla riva sabbiosa, come Enea quando sbarcò dalla trireme troiana sul lido arenoso alla foce del Tevere, davanti ai monti del Lazio sparsi di castelli e di templi bianchi nel verde profondo delle antiche selve latine. Ma il classico scenario delle colonne doriche dei templi di Pesto nascondeva ai suoi occhi un’Italia segreta, misteriosa: nascondeva Napoli, quella prima terribile e meravigliosa immagine di un’Europa ignota, posta al di fuori della regione cartesiana, di quell’altra Europa di cui egli non aveva avuto, fino a quel giorno, se non un vago sospetto, e i cui misteri, i cui segreti, ora che li veniva a poco a poco penetrando, meravigliosamente lo atterrivano
Curzio Malaparte, La pelle, 1949, ed. cons. Mondadori 1984, p.32
9 settembre del 1943: il giorno dopo l’annuncio dell’armistizio, il colonnello americano Jack Hamilton è sbarcato nel golfo di Salerno, “sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche”, da una di quelle navi LST (Landing Ship Tank), che trasportano soldati e mezzi. La sua esperienza diretta dell’Italia comincia da lì, dalla visione di Paestum, che gli ricorda i suoi studi e l’ammirazione per la cultura classica. Guidato da un ufficiale di collegamento italiano – che racconta la storia – Jack avrà modo di conoscere Napoli, nel momento in cui la liberazione e la corruzione s’intrecciano in modo inquietante. Un luogo pericoloso, dove i carri armati statunitensi “rischiano di affondare nella melma nera dell’antichità, come in una sabbia mobile”. Mentre Jack sbarca, in mezzo al tumulto e agli spari, ancora non sa che cosa si nasconde dietro le colonne, le rovine e il paesaggio bellissimo, in quella data destinata a fissarsi nei suoi ricordi e nella storia.
Dicono del libro
“Quando La pelle esce, prima a Parigi nel ’49 e poi a Milano nel ’50, Malaparte è convinto solo di una cosa: di avere fatto opera d’arte, La quale arte, allora, dovette dispiacere moltissimo. L’episodio che chiude il capitolo ‘Il vento nero’, quello del soldato americano ferito al ventre, potrebbe fare ottima figura in un’antologia di neorealisti: sembra che Malaparte lo abbia quasi scritto per scommessa e proprio perché nella Pelle non ci sia niente d’intentato”.
(Dall’introduzione di L. Baldacci all’ed. Mondadori, op. cit.)
Altre storie che accadono oggi
“… Il 9 settembre il ghiaccio iniziò a sgretolarsi e si udivano lontani ruggiti forti come tuono…”
Mary Shelley, Frankenstein
“… ricordo una data che mi parve dovesse sigillare per sempre la bara in cui volevo mettere il mio vizio: ‘Nono giorno del nono mese del 1899’…”
Italo Svevo, La coscienza di Zeno
“… Perché non riconoscevo, infatti, che dopo il comunicato del 9 settembre, e perfino dopo la circolare aggiuntiva del 22,le cose, almeno a Ferrara, erano andate avanti quasi come prima?…”
Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini
“… Oggi, nove settembre 1978/ho preso in palmo di mano un piccolo disco/dei 361 che necessitano/per il gioco astrologico del go…”
Jorge Luis Borges, Il “Go”
“… con l’inquieta speranza dei migratori e dei profughi / scoccando nel cielo il mezzogiorno montano / del 9 settembre ’43…”
Attilio Bertolucci, Verso Casarola
“… Cristina de Melo Pessoa prese in mano le redini di quel mercoledì 9 del nono mese dell’anno..”
René Depestre, Samba per Cristina de Melo Pessoa