29 Ottobre
29 ottobre 2013 |
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Comunque, questa era la situazione quando il Duce era venuto a inaugurare Pomezia, il 29 ottobre 1939: il mondo era in guerra. Ma ciò che le sembrerà più strano è che per noi Peruzzi la cosa più grave non fosse questa – ossia la guerra – bensì che quel giorno a Pomezia a inaugurare la nuova città non ci fosse più, insieme al Duce, l’Edmondo Rossoni. S’era stufato anche di lui stavolta. Cacciato
Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, 2010, Mondadori, p. 340
Fra il 29 ottobre del 1937, quando viene inaugurata Aprilia – città di nuova fondazione nell’Agro romano – e il 29 ottobre del 1939, quando è inaugurata Pomezia, il mondo è cambiato. La Germania di Hitler, sempre più potente, ha bombardato Guernica, ha iniziato la persecuzione degli ebrei e ha invaso la Polonia. Mussolini segue l’alleato tedesco, aderendo alla politica antisemita con le leggi razziali del ’38. Fra i tanti deportati nei campi di concentramento, troverà la morte anche “il figliastro di Petrucci, uno di quei due architetti di Aprilia e di Pomezia”. Dal punto di vista della famiglia Peruzzi – la cui storia è raccontata nel libro insieme a quella della bonifica delle paludi pontine – la data segna la caduta della fortuna politica del compaesano, e protettore, Edmondo Rossoni, in un giorno, un 29 ottobre, che condensa vicende private, anniversari e decisioni storiche.
Dicono del libro
“Canale Mussolini è l’asse portante su cui si regge la bonifica delle Paludi Pontine. I suoi argini sono scanditi da eucalypti immensi che assorbono l’acqua e prosciugano i campi, alle sue cascatelle i ragazzini fanno il bagno e aironi bianchissimi trovano rifugio. Su questa terra nuova di zecca, bonificata dai progetti ambiziosi del Duce e punteggiata di città appena fondate, vengono fatte insediare migliaia di persone arrivate dal Nord. Tra queste migliaia di coloni ci sono i Peruzzi. A farli scendere dalle pianure padane sono il carisma e il coraggio di zio Pericle. Con lui scendono i vecchi genitori, tutti i fratelli, le nuore. E poi la nonna, dolce ma inflessibile nello stabilire le regole di casa cui i figli obbediscono senza fiatare. Il vanitoso Adelchi, più adatto a comandare che a lavorare, il cocco di mamma. Iseo e Temistocle, Treves e Turati, fratelli legati da un affetto profondo fatto di poche parole e gesti assoluti, promesse dette a voce strozzata sui campi di lavoro o nelle trincee sanguinanti della guerra. E una schiera di sorelle, a volte buone e compassionevoli, a volte perfide e velenose come serpenti. E poi c’è lei, l’Armida, la moglie di Pericle, la più bella, andata in sposa al più valoroso. La più generosa, capace di amare senza riserve e senza paura anche il più tragico degli amori. E Paride, il nipote prediletto, buono e giusto, ma destinato, come l’eroe di cui porta il nome, a essere causa della sfortuna che colpirà i Peruzzi e li travolgerà”.
(Dalla scheda del libro nel sito ibs)
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