26 Febbraio

26 febbraio 2013

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“Siamo già nel golfo”, mi disse uno dei miei compagni quando mi alzai per far colazione, il 26 febbraio. Il giorno prima avevo avuto un po’ di paura per le condizioni del tempo nel golfo del Messico. Ma il cacciatorpediniere, anche se si muoveva un poco, scivolava via dolcemente. Pensai tutto contento che i miei timori erano  infondati e salii in coperta. Il profilo della costa era svanito. Solo il mare verde e il  cielo azzurro si stendevano intorno a noi

Gabriel García Márquez, Racconto di un naufrago, 195 (1970), tr. it. C. Acutis, Mondadori 1987, p.29

“Racconto di un naufrago che andò per dieci giorni alla deriva in una zattera senza mangiare né bere, che fu proclamato eroe dalla patria, baciato dalle reginette di bellezza e reso ricco dalla pubblicità, e poi aborrito dal governo e dimenticato per sempre”: il lungo sottotitolo di questo libro percorre tutte le fasi della vicenda del marinaio Velasco, imbarcato sul cacciatorpediniere Caldas alla volta di Cartagena. Il 26 febbraio 1955 è nel golfo del Messico, e tutto deve ancora succedere. 

Dicono del libro
“Pubblicato a puntate nel 1955 sul giornale colombiano ‘El Espectador’, il Racconto di un naufrago fu ristampato nel 1970 a cura di Gabriel Garcia Márquez, il giornalista che lo aveva allora ricostruito dalla narrazione del marinaio Luis Alejandro Velasco. Più  ancora che quella di un naufragio, l’esperienza che Velasco riportava dalla sua avventura era quella di una perdizione. Unico sopravvissuto degli otto marinai scaraventati in mare da un’ondata che aveva divelto un carico di casse male assicurato alle basi dell’alberatura di un cacciatorpediniere colombiano, l’uomo aveva raggiunto lentamente, un giorno dopo l’altro, sulla sua zattera bianca, quelle acque dove i naufraghi perdono la nozione del tempo e dello spazio”
(Cesare Acutis, dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

 

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“…Ebbene, Sire, l’usurpatore ha lasciato l’isola d’Elba il 26 febbraio ed è sbarcato il primo marzo…”
Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo 

 

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“… Il 26 (febbraio) la fortuna lo abbandonò di nuovo…” Robert Harris, Enigma

pittura

Humphrey Jennings, Ritratto di Lord Byron con un libro, 1935, collage su carta, 20 x 14, Gerusalemme, The Israel Museum, The Vera and Arturo Schwarz


Spencer_Finch_2007

Spencer Finch, West (Sunset in my motel room, Monumnet Valley, February 26, 2007, 5:36 – 6:06 PM), 2007« »

“Siamo già nel golfo”, mi disse uno dei miei compagni quando mi alzai per far colazione, il 26 febbraio. Il giorno prima avevo avuto un po’ di paura per le condizioni del tempo nel golfo del Messico. Ma il cacciatorpediniere, anche se si muoveva un poco, scivolava via dolcemente. Pensai tutto contento che i miei timori erano  infondati e salii in coperta. Il profilo della costa era svanito. Solo il mare verde e il  cielo azzurro si stendevano intorno a noi

Gabriel García Márquez, Racconto di un naufrago, 195 (1970), tr. it. C. Acutis, Mondadori 1987, p.29

“Racconto di un naufrago che andò per dieci giorni alla deriva in una zattera senza mangiare né bere, che fu proclamato eroe dalla patria, baciato dalle reginette di bellezza e reso ricco dalla pubblicità, e poi aborrito dal governo e dimenticato per sempre”: il lungo sottotitolo di questo libro percorre tutte le fasi della vicenda del marinaio Velasco, imbarcato sul cacciatorpediniere Caldas alla volta di Cartagena. Il 26 febbraio 1955 è nel golfo del Messico, e tutto deve ancora succedere. 

Dicono del libro
“Pubblicato a puntate nel 1955 sul giornale colombiano ‘El Espectador’, il Racconto di un naufrago fu ristampato nel 1970 a cura di Gabriel Garcia Márquez, il giornalista che lo aveva allora ricostruito dalla narrazione del marinaio Luis Alejandro Velasco. Più  ancora che quella di un naufragio, l’esperienza che Velasco riportava dalla sua avventura era quella di una perdizione. Unico sopravvissuto degli otto marinai scaraventati in mare da un’ondata che aveva divelto un carico di casse male assicurato alle basi dell’alberatura di un cacciatorpediniere colombiano, l’uomo aveva raggiunto lentamente, un giorno dopo l’altro, sulla sua zattera bianca, quelle acque dove i naufraghi perdono la nozione del tempo e dello spazio”

(Cesare Acutis, dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

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