24 Giugno

24 giugno 2013

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Il ventiquattro di giugno vedeva sorgere un’alba strana sulle case vecchie della città. Non si udivano, nella prima luce del giorno, le grida dei cassonieri o i camion diretti alle fabbriche, e nemmeno si alzavano le saracinesche dei negozi o sbattevano le persiane delle case. Silenzio fino a mezzogiorno, persino sulle osterie. Sembravano borgate di morti. Ma dietro le facciate impenetrabili, non era la morte, bensì l’attesa di un momento di vita vera, sfrenata, libera; perché la gente cercava di dormire qualche ora in più per essere più sveglia la notte quando, con il primo buio, le porte si spalancavano, le strade si illuminavano a giorno e la gente correva fuori, nelle strade, nei campi, sugli argini, verso le colline. Sull’erba si mangiava, si beveva, ed era l’amore per se stesso quello che imponeva l’ebbrezza comune, libero da distinzioni, da pudori, dalle oscure radici dell’intimità e dell’egoismo. Era una follia antica, che s’interrompeva allorché dai campanili arrivava il suono della mezzanotte

Alberto Bevilacqua, La califfa, 1964, Rizzoli 1980, pp.69-70 (altra ed. I Meridiani Mondadori, 2010, pp. 238-239)

Nella Parma dei primi anni Sessanta rievocata nel romanzo La califfa (trasposto anche in film con Ugo Tognazzi e Romy Schneider), il 24 giugno è un giorno franco, in cui – per ventiquattro ore – le lotte operaie, le liti familiari, i contrasti accaniti fra le classi sono sospesi. Si celebra allora, fra gli abitanti della zona povera dell’Oltretorrente, un rituale misto di fede e superstizione, appena tollerato dai preti: “loro credono che per San Giovanni, la notte del ventiquattro di giugno…gli cada in testa la manna. La manna dal cielo… che li renda fortunati come un terno al lotto”. È un momento di vita sfrenata, che somiglia al carattere della protagonista Irene Corsini, detta Califfa, nel senso di donna dominatrice e spregiudicata. Molte vicende la attendono, fra cui la  morte del marito e  la relazione con il padrone della fabbrica,  appena dopo quella data magica del 24 giugno.

Dicono del libro “Califfa o slandra viene chiamata, in certe zone padane, la donna libera ma simpatica, tutta istinto, che obbedisce a una sua regola di vita; si potrebbe dire che la sua immoralità è pura, o che la sua purezza è immorale, il suo anticonformismo spesso si risolve in una rivolta individuale, ma simbolica” (in Notizie sui testi a c. di A. Bertoni nell’ed. I Meridiani Mondadori op.cit.)  

Altre storie che accadono oggi

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“… C’era una data, 24 giugno 1879, incisa all’interno. ‘Un impenetrabile mistero è destinato ad avvolgere per sempre’…” Joseph Conrad, L’agente segreto

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“…La partenza fu stabilita per il 24 giugno, giorno di S. Giovanni e Rosvita aiutò Effi a far le valigie… Thoedor Fontane, Effi Briest

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“…La data era rimasta ben fissa nella memoria di Winston perché cadeva, per caso, proprio il 24 giugno, e cioè il solstizio d’estate, il cosiddetto midsummer’s day…” George Orwell, 1984

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“… La festa di San Giovanni all’ospedale psichiatrico di Oulu non ricordava per niente la gioiosa festa della luce nel cuore dell’estate…” Arto Paasilinna, Il mugnaio urlante
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“… In tutta quella zona del Surrey le Rosse dei boschi scelsero il giorno di San Giovanni per il volo nuziale…” Antonia S. Byatt, Morpho Eugenia (Angeli e insetti)

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