25 Febbraio
25 febbraio 2016 |
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Il mattino del 25 febbraio 1848, si sparse a Chavignolles la notizia, portata da uno che veniva da Falaise, che Parigi era coperta di barricate; e l’indomani sull’ingresso dell’edificio comparve l’avviso che era stata proclamata la Repubblica. Questo grande avvenimento impressionò i benestanti. Ma quando si apprese che la Corte di Cassazione, la Corte d’appello, la Corte dei conti, la Camera di Commercio, l’Ordine dei notai, quello degli avvocati, il Consiglio di Stato, l’Università, i generali e persino il signor de la Rochejacquelein avevano dato la loro adesione al governo provvisorio, le fronti si spianarono; e, visto che nella capitale si piantavano alberi della libertà, il consiglio municipale decise che anche a Chavignolles bisognava piantarne. Nella sua esultanza per il trionfo del popolo, Bouvard ne offrì uno; quanto a Pécuchet la caduta della monarchia confermava a puntino le sue previsioni: non poteva che rallegrarsene. Felice di riceverne l’ordine, Gorju s’affrettò a sradicare uno dei pioppi che costeggiavano il prato oltre la Montagnetta; e lo trasportò fino al Pas de la Vaque, all’entrata del borgo, dove lo si doveva piantare
Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet, 1881 (post.), tr. it. C. Sbarbaro, Einaudi 1964, p.122
Nel gennaio del 1839, Bouvard ha eredito una rendita, avvenimento che ha consentito a lui e all’amico Pécuchet – entrambi impiegati parigini di mezza età – di trasferirsi a Chavignolles, fra Caen e Falaise, per dedicarsi a imprese agrarie e a progetti enciclopedici. Gli anni trascorrono e arriva il 1848, con la rivolta – nel mese di febbraio – delle opposizioni liberali e repubblicane alla monarchia di Luigi Filippo. Avvenimenti di cui, in questo romanzo postumo, Flaubert immagina l’arrivo a Chavignolles, nello stesso febbraio del ’48.