28 Settembre
28 settembre 2015 |
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28.9.1932 […] Non è questa prima giornata di avvertibile autunno (la prima giornata di freddo non fresco che veste l’estate morta di minore luce) che mi dà, in una trasparenza straniata, una sensazione di proposito morto o di falsa volontà. Eppure non c’è, in questo interludio di cose perdute, una traccia incerta di memoria inutile. È, più dolorosamente, un tedio di stare rammentando ciò che non si ricorda, uno scoraggiamento di ciò che la coscienza ha perso fra alghe o giunchi, in riva a non so cosa. Vedo che la giornata, limpida e immobile, ha un cielo positivo, di un azzurro meno chiaro dell’azzurro profondo. Vedo che il sole, leggermente meno dorato di prima, infiamma di riflessi umidi i muri e le finestre. Mi rendo conto che, nonostante non ci sia vento, o brezza che lo ricordi e lo neghi, nella città indefinita dorme tuttavia una frescura sveglia. Mi rendo conto di tutto ciò, senza pensare o volere, e non ho sonno se non come ricordo, e non ho nostalgia se non come inquietudine
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares, 1982 (post.), tr. it. M. J. De Lancastre, A. Tabucchi, Feltrinelli 1987, p.138
Bernardo Soares, impiegato contabile in una ditta di tessuti, passa le sue giornate nel suo ufficio al centro di Lisbona. Giornate tutte simili, senza grandi avvenimenti esteriori, ma ricche di osservazioni sottili sul tempo, il tempo che passa e quello atmosferico. Il 28 settembre del 1932, Soares riprende a scrivere i suoi pensieri dopo una lunga pausa e si accorge del cambiamento di luce, temperatura e atmosfera che ha portato con sé la prima settimana di autunno. Cerca – come fa sempre – di descrivere le piccole variazioni che segnano il cambiamento, da un giorno all’altro, come stazioni successive della corsa del tempo.