10 Novembre

10 novembre 2014

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E così, per quanto incredibile possa sembrare, nello studio della casetta dietro la cappella congregazionalista, la sera di domenica 10 novembre 1896, il signor Fotheringay, sollecitato e invitato dal signor Maydig, cominciò a compiere miracoli. L’attenzione del lettore è richiamata in modo particolare e ben determinato sulla data. Egli obietterà, probabilmente ha già obiettato, che alcuni punti di questa storia sono improbabili, che se qualcosa del genere fosse veramente accaduto, sarebbe stato su tutti i giornali un anno fa. I particolari che seguono immediatamente li troverà abbastanza difficili da accettare, perché, tra le cose, comportano la conclusione che il lettore – o la lettrice – in questione deve essere stato ucciso in modo violento e senza precedenti più di un anno fa. Ora, un miracolo non è nulla se non è improbabile, e in realtà il lettore fu ucciso davvero in un modo violento e senza precedenti un anno fa. Nella parte successiva di questa storia la cosa diventerà perfettamente chiara e credibile, come ogni lettore onesto e ragionevole dovrà ammettere. Ma non è questo il luogo per la fine della storia, che ha appena passato la metà

Herbert G. Wells, L’uomo che poteva compiere miracoli, 1900, tr. it. P. Carta, in Racconti, Garzanti 1985, pp.130-31

La storia raccontata da Wells inizia e termina un sabato di novembre nel bar del “Long Dragon”, in cui si discute di miracoli fra scettici, come il signor Fotheringay, e possibilisti. Fra il principio e la fine della storia si insinua – forse – la domenica 10 novembre, quando Fotheringay, accortosi di avere dei poteri miracolosi, comincia ad usarli. Prima compie piccoli prodigi e poi via via osa azioni sempre più audaci. Con il proposito di migliorare il mondo, si ritrova addirittura a fermare il tempo, con conseguenze inimmaginabili, apocalittiche ma anche, nel racconto, reversibili. 

Dicono del libro
“Tutti i tasti della letteratura avveniristica (il mistero, l’orrore, l’invenzione meccanica, il sogno, il futuro immaginario, la realtà illusoria) sono utilizzati e intrecciati con moduli narrativi e impennate stilistiche accurati e superficiali, piatte e sofisticate, mescolando psicologia e romanzo storico, saggio ideologico e conversazione salottiera”.
(Dal Profilo di M. Flores nell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Lutero non era nato nel 1483, bensì nell’84, e non il ventidue ottobre, ma il dieci novembre, vigilia di San Martino…”
Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo 

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“… Il 10 novembre 1938 in Germania e in Austria vennero incendiate centonovantacinque sinagoghe…”
Paolo Maurensig, La variante di Lüneburg

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“… Mi sono sposato il 10 novembre, l’anniversario della Notte dei cristalli. Mio padre aveva 14 anni quando la Notte dei cristalli frantumò il suo mondo in mille pezzi…”
Jonathan Rosen, Il Talmud e Internet

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“… i convogli non arrivavano a destinazione, travolti dalla marea che iniziava a dilagare verso est. Il 10 novembre il governo abbandonava Omsk…”
Vladimir Pozner, Il barone sanguinario

 

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“… 10 novembre 1989. Stava cadendo un muro. Era qualcosa che aveva a che fare con la Storia…”
Zadie Smith, Denti bianchi (segnalazione di Sandra Muzzolini)

9 Novembre

9 novembre 2014

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Era il 9 di novembre, vigilia del suo trentottesimo compleanno, com’egli ebbe spesso a ricordare in seguito. 
Stava rincasando a piedi verso le undici, dalla casa di Lord Henry dove aveva pranzato, ed era avviluppato in una pesante pelliccia perché la notte era fredda e nebbiosa. All’angolo di Grosvenor Squaree South Audley Street gli passò accanto nella nebbia un uomo che camminava molto in fretta, col bavero del pastrano grigio rialzato e una valigia in mano. Dorian lo riconobbe: era Basil Hallward. Fu preso da uno strano, inesplicabile senso di paura. Non fece segno alcuno di averlo riconosciuto e proseguì frettolosamente verso casa. Hallward però l’aveva visto ; e Dorian l’udì prima fermarsi sul marciapiede, poi corrergli dietro e dopo pochi istanti sentì la sua mano posarglisi sul braccio

Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, 1891, tr. it. E. Grazzi, in Tutte le opere, Newton Compton, 1994, p. 107

Prima di partire da Londra per Parigi, dove ha intenzione di trattenersi sei mesi, il pittore Basil Hallward è passato a fare visita a Dorian Gray, l’amico che ha ritratto anni prima in un dipinto che, da allora, nessuno ha più rivisto. Realizzato mentre Dorian Gray era nel pieno della bellezza e del fascino, il dipinto – per un sortilegio inspiegabile – ha preso su di sé il passare del tempo, lasciando il volto di Dorian Gray uguale – bello e puro come nell’adolescenza – e registrando sulla tela  i segni dell’invecchiamento, del cinismo, degli eccessi compiuti da Dorian nella vita reale. Il pittore ha atteso dalle nove il rientro di Dorian a casa e sta per incamminarsi verso la stazione, quando incontra l’uomo all’esterno. Rientrati in casa, Basil si mostra preoccupato per la condotta del vecchio amico e quando gli chiede di rivedere il ritratto, la rivelazione dell’anima di Dorian impressa nel quadro come in un diario, scatena una reazione incontrollata da parte di questi. La data è il nove novembre, giorno in cui si perdono le tracce del pittore Basil Hallward.

 

Dicono del libro
“Il sogno di possedere un ritratto che invecchi al suo posto, assumendo i segni che il tempo dovrebbe tracciare sul suo volto angelico, diviene per Dorian Gray una paradossale, terribile realtà. Ma non saranno tanto le tracce del tempo che passa a fermarsi sul dipinto di quel bellissimo giovane, quanto le nefandezze di cui la sua anima si è macchiata. Un’anima giunta al culmine della dissolutezza, corrotta e degradata, trascinata nell’abisso della turpitudine e del vizio dal cinismo e dalla sfrenata avidità di piaceri di ogni sorta. Dalla sua sfida diabolica alla giovinezza eterna, Dorian uscirà sconfitto, schiavo di un ideale, assurdo desiderio di far coincidere l’arte con la vita”.
(Dalla scheda di un’ed. Newton Compton nel sito ibs)

Altre storie che accadono oggi

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“… 9 novembre…La maggior parte del pomeriggio l’ho trascorsa disteso sul letto…”
Nikolaj Gogol’, Il diario di un pazzo

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“… 9 novembre, 1965. Ore dopo stavo ancora camminando. Continuai a camminare anche dopo esser passato davanti al mio albergo,,,”
Don DeLillo, Underworld

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“… Qualcuno aveva legato un cartello alla targa stradale e ci aveva scritto ‘9 Novembre”‘. Centinaia di persone si muovevano nella stessa direzione…”
Ian McEwan, Cani neri

 

8 Novembre

8 novembre 2014

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La fiesta non sarebbe cominciata che molto più tardi e le strade che ricordavano tanti altri Giorni dei Morti erano praticamente deserte. Labari e festoni smagliavano: la grande ruota panoramica meditava lucente sotto gli alberi, immobile. Anche la città intorno e sotto di loro era già colma di rumori bruschi, remoti, come scoppi di colori sgargianti. 
¡Boxe! annunciava un manifesto.  ARENA TOMALÍN di fronte al Jardín Xicotancatl. Domenica 8 di novembre 1938. 4  emozionanti combattimenti

Malcolm Lowry, Sotto il vulcano, 1947, tr. it. G.Monicelli, ed. cons. Feltrinelli, 1984, p. 61
Il romanzo Sotto il vulcano ha inizio il due novembre del 1939 nella cittadina messicana di Quauhnahuac, con due uomini – il dottor Vigil e Jacques Laruelle –  che sulla terrazza di un hotel rievocano il Console Geoffrey Firmin, morto l’anno prima. E il due novembre dell’anno prima, di nuovo il giorno dei Morti, fa la sua comparsa il Console, alcolizzato e sofferente per il rapporto con la moglie Yvonne. La complessa storia del Console e il suo destino seguono l’ordine dei dodici capitoli, dodici come i mesi dell’anno, in cui novembre ha il suo rilievo. La città si prepara alla fiesta, agli spettacoli, agli incontri di boxe – come quelli annunciati dal manifesto per l’8 di novembre – mentre il tempo è un abisso che è sempre pronto ad aspettarti dietro l’angolo. 

Dicono del libro
“Dal 1947, anno della prima edizione, la fama di Sotto il vulcano è andata crescendo, al punto che oggi viene universalmente giudicato uno dei massimi romanzi del nostro secolo. Scrittore denso e seducente, non a caso circondato da un’aura mitica, Lowry volle scrivere, per sua stessa ammissione, una Divina Commedia ubriaca. La definizione resta calzante, perché Sotto il vulcano se da una parte è la storia, ambientata in Messico, di un alcolizzato perseguitato da un oscuro complesso di colpa e incapace di ristabilire un rapporto con la moglie, dall’altra si configura, grazie anche a una fitta rete di riferimenti e paralleli culturali, come una grandiosa allegoria moderna della redenzione, o meglio come ‘un’opera faustiana’ (Max-Poi Fouchet)”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… gli occhi mi sono caduti  sul numero del mio giornale della mattina dell’8 novembre col resoconto completo ed eccellente del mio amico…”
Arthur Conan Doyle, Il mondo perduto

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“… Venne finalmente il mattino dell’8 novembre, freddo e nebbioso, come sono di solito i mattini di novembre a Bruxelles…”
Marguerite Yourcenar, Care memorie

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“… Ascolta: nel 1612, l’otto di novembre, a Macao, il reverendissimo padre Iulius de Alessis registra un’eclipse dalle otto trenta della sera sino alle undici trenta…”
Umberto Eco, L’isola del giorno prima

 

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“… L’8 novembre del ’46, il giorno del mio trentesimo compleanno, incontrai Cora…”
Peter Weiss, Punto di fuga (segnalazione di Sandra Muzzolini)

7 Novembre

7 novembre 2014

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Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628, don Abbondio, curato d’una delle terre accennate di sopra: il nome di questa, né il casato del personaggio, non si trovan nel manoscritto, né a questo luogo né altrove. Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l’altro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, l’indice della mano destra, e, messa poi questa nell’altra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e buttando con un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero: poi alzava il viso, e, girati oziosamente gli occhi all’intorno, li fissava alla parte d’un monte, dove la luce del sole già scomparso, scappando per i fessi del monte opposto, si dipingeva qua e là sui massi sporgenti, come a larghe e inuguali pezze di porpora

Alessandro Manzoni, I promessi sposi, 1827-40, ed. cons. Garzanti, 1981, pp. 7-8

La vicenda narrata ne I promessi sposi ha inizio nel novembre del 1628, a ridosso della rivolta di San Martino, provocata dalla carestia. La  data scelta da Manzoni per introdurre la storia, e il personaggio di Don Abbondio, è il 7 novembre. È una giornata autunnale, appena dopo il tramonto, con il sole che ancora illumina i monti, mentre Don Abbondio percorre la strada sulla quale incontrerà i bravi di Don Rodrigo che gli intimeranno di non celebrare le nozze fra Renzo e Lucia. Sempre a novembre, nell’anno successivo, le prime avvisaglie della peste faranno la loro comparsa a Milano e l’anno dopo ancora, il 1630, la vicenda iniziata il 7 novembre del 1628 troverà il suo compimento col matrimonio dei due giovani. 


Dicono del libro

“L’esordio ci trasporta senz’altro in medias res, scartando prologhi e antefatti. L’azione si sviluppa con andamento serrato, registrando passo per passo l’incalzare degli eventi, sul ritmo delle emozioni da cui i due promessi, i loro fautori e insidiatori sono presi nel corso delle giornate tra l’8 e il 10 novembre 1628″.
(Dall’introduzione di V. Spinazzola all’ed. Garzanti, op. cit.)

Atre storie che accadono oggi

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“… Jane prese un brutto raffreddore, poverina, un bel po’ di tempo fa, il 7 di novembre (come ora vi leggerò)…”
Jane Austen, Emma

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“… Erano già trascorsi quasi 17 anni da quando aveva ricevuto dal re il 7 novembre 1465, l’anno della cometa, la bella carica di prevosto di Parigi…”
Victor Hugo, Notre-Dame de Paris

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“… riunione che era stata annunciata per la sera del 7 novembre…”
Arthur Conan Doyle, Il mondo perduto

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“… Così rientrarono in Russia alle otto del mattino, il sette novembre 1938, a piedi, dalla parte del torrente…” Roberto Pazzi, La principessa e il drago

6 Novembre

6 novembre 2014

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Il  sei novembre, dopo colazione, Franco prese le sue grosse forbici da giardiniere per fare il solito sterminio di seccumi nel giardinetto e sulla terrazza. Era un’ora di tanta bellezza, di tanta pace da stringere il cuore. Non una foglia che si muovesse; purissima, cristallina l’aria da ponente; sfumanti a levante, dentro lievi vapori, le montagne fra Osteno e Porlezza; la casa sfolgorata dal sole e dai riverberi tremoli del lago; il sole assai caldo ma i crisantemi del giardinetto, gli ulivi, gli allori della costa più visibili fra il rosseggiar delle foglie caduche, certa segreta frescura dell’aria imbalsamata d’olea fragrans, il silenzio d’ogni vento, le aeree montagne del lago di Como bianche di neve accordantisi malinconicamente a dire che la cara stagione moriva

Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico, 1895, ed. cons. Garzanti, 1981, p. 163

Siamo a metà della storia raccontata in Piccolo mondo antico, storia che si svolge  in Valsolda, fra il 1850 e il 1859, alle soglie della seconda guerra di indipendenza.  Franco Maironi – di nascosto e contro il volere della nonna, unica parente rimasta – ha sposato Luisa e poco dopo  è nata Maria. I rapporti con la famiglia d’origine sono interrotti, anche perché il giovane – così come sua moglie e lo zio Piero – sono di idee liberali e anti-austriache. Il sei novembre, a cui si riferisce questa pagina, è una giornata soleggiata nel giardino della casa dove la coppia vive con la bambina. Lo zio Piero –  appena destituito dal suo incarico di ingegnere con l’accusa di essere un suddito infedele dell’Austria – sta per arrivare, mentre Franco lavora in giardino, nella luce novembrina del lago.

Dicono del libro
“L’opera più risolta della narrativa fogazzariana: una storia d’amore coniugale nel microcosmo della Valsolda, la crisi della borghesia alle soglie dello stato unitario”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… 6 novembre. Ho fatto uscire dai gangheri il caposezione…”
Nikolaj Gogol’, Il diario di un pazzo

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“… 6 novembre. Era già tardo pomeriggio quando il Professore e io ci siamo incamminati verso est…”
Bram Stoker, Dracula

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“… E ora parliamo, disse Jacob scendendo da Haverstock Hill, fra le quattro e le cinque della mattina del 6 novembre…”
Virginia Woolf, La camera di Jacob

5 Novembre

5 novembre 2014

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Il cinque novembre 1718, che rispetto all’epoca fissata era tanto vicino ai nove mesi di calendario quanto qualsiasi marito in senno si sarebbe potuto aspettare, fui io, Tristram Shandy, Gentiluomo, messo in questo scorbutico e disastroso mondo nostro. Vorrei essere nato nella Luna, o in qualsiasi altro pianeta (eccetto Giove o Saturno, siccome non ho mai potuto sopportare il freddo) perché non la sarebbe potuto andare molto peggio per me in uno qualunque di essi (sebbene non mi pronunci su Venere) di quanto è andata in questo vile, lurido pianeta nostro, che, sia detto col dovuto rispetto, credo essere stato fatto cogli sbrendoli e ritagli degli altri

Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, 1760-1767, tr. it. A. Meo, Einaudi 1990, p.12

L’ironica e inafferrabile vita di Tristram Shandy ha inizio col racconto del suo concepimento, avvenuto – pare –  “la notte fra la prima domenica e il primo lunedì di marzo, nell’anno di nostro Signore mille settecento diciotto”. E la nascita  ha luogo – in anticipo sui nove mesi della gravidanza – il 5 novembre. È una data significativa nella storia della Gran Bretagna: il giorno di Guy Fawkes, quando si commemora, con fuochi d’artificio, la fallita congiura delle polveri del 1605. Raccontata nel brevisssimo capitolo quinto, la nascita di Tristram Shandy è occasione per considerazioni sul “disastroso mondo nostro”, in cui i destini degli uomini sono in balìa della fortuna ed è vano seguire una linea diritta, tanto nella vita, quanto nel suo impossibile racconto. Lo scrittore Laurence Sterne era nato il 24 novembre del 1713, quattro anni, undici mesi e 19 giorni prima del suo personaggio.  

Dicono del libro
La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, pubblicato tra il 1760 e il 1767, costituì, al suo apparire, una svolta nel romanzo inglese del Settecento, e rimane tuttora un monumento tra i più originali della letteratura mondiale. Quando il reverendo Laurence Sterne iniziò a scriverlo all’età di quarantasei anni, era poco meno che un outsider della letteratura, avendo composto fino ad allora soltanto un certo numero di sermoni (pubblicati nel 1747) e il pamphlet A Political Romance (pubblicato nel 1759). Ma l’apparizione dei primi due libri dello Shandy procurò al suo autore fama immediata”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Siete un perfetto Guy Faux.Vedrete se non sarete bruciato in effigie il prossimo 5 di novembre…”
George Eliot, Middlemarch

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“… Quel giorno il ragazzo era di ottimo umore; si era ormai arrivati di nuovo al 5 novembre…”
Thomas Hardy, La brughiera

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“…’Ma è il giorno di Guy Fawkes, il 5 di novembre,’ risposero con gran premura i bambini …”
Pamela L. Travers, Mary Poppins apre la porta

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“… Anche stanotte, 5 novembre del settantuno, venticinquesimo anniversario della mia dimissione dalla Rocca, mi sono svegliato a metà sonno…”
Gesualdo Bufalino, Diceria dell’untore

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“… e ricordo un 5 novembre, nove mesi dopo che ci eravamo conosciuti – ricordo la data perché quel giorno è il giorno di Guy Fawkes in Inghilterra…”
Javier Marias, Tutte le anime

4 Novembre

4 novembre 2014

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Il fruscio delle carte da gioco, il muoversi delle mani, il murmure monotono del cronofono nel soffitto della Caserma del fuoco “… una e trentacinque, mattino, martedì, 4 novembre.. una e trentasei… una e trentasette, mattino…”. Il lieve battito delle carte sul piano sudicio del tavolo, tutti i rumori raggiungevano Montag dietro i suoi occhi chiusi, dietro la barriera che aveva eretto momentaneamente. Poteva sentire la Caserma del fuoco piena di scintillii, di luminosità e di silenzio, di colori bronzei, i colori delle monete, dell’oro, dell’argento. Gli uomini invisibili dall’altra parte della tavola stavano sospirando sulle loro carte, in attesa di “… una e quarantacinque…” e la voce del cronofono si rattristava sulla fredda ora di un freddo mattino di un ancor più gelido anno

Ray Bradbury, Fahrenheit 451, 1953 (1951), tr. it. G. Monicelli, Mondadori 1989, p.38

La storia di Fahrenheit 451 e del pompiere Guy Montag –  impiegato nella squadra che appicca il fuoco alle biblioteche, dichiarate fuorilegge dal regime – ha inizio in autunno. Cadono le foglie e piove, quando Montag incontra  Clarisse McClellan, una giovane vicina di casa che si comporta in modo diverso da tutte le persone che Montag conosce, dalla moglie Mildred –  presa dalle serie televisive -, così come dai colleghi incendiari. Indipendente e curiosa, Clarisse suscita in Montag un imprevedibile disagio verso la sua vita consueta, che lo porta via via a farsi domande e a dubitare del suo lavoro. Come accade durante una partita a carte con i colleghi nella Caserma del Fuoco, mentre il cronofono segna il tempo nelle prime ore del 4 novembre.

Dicono del libro
“In Fahrenheit 451 Bradbury esplora, con grande sensibilità, il terreno dell’utopia negativa, cioè il genere nel quale l’autore non dipinge uno stato perfetto ma anzi un regno d’incubo e terrore. Nel caso di Fahrenheit 451 (il cui titolo, apparentemente enigmatico, vuole solo indicare la temperatura alla quale brucia la carta, secondo la scala in uso nei paesi anglosassoni) si tratta di uno stato talmente autoritario che sente il bisogno di mettere i libri al rogo”.
(Dal profilo nell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 4 novembre di 43 anni fa, ore tre pomeridiane. è il giorno e l’ora della mia nascita, mia prima separazione da lei…”
Elsa Morante, Aracoeli

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“… Abbiamo studiato gli egiziani dal 4 novembre al 2 dicembre, – disse…”
Jerome David Salinger, Il giovane Holden

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“… Una volta, a tavola – era la sera del 4 novembre e nella giornata c’era stata una grande manifestazione commemorativa – parlò della sua guerra…”
Piero Chiara, La spartizione 

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“… Fondata dal presidente Truman a mezzanotte e un minuto del 4 novembre 1952, l’NSA da cinquant’anni era l’agenzia di spionaggio più clandestina del mondo..”
Dan Brown, Crypto

 

 

 

3 Novembre

3 novembre 2014

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E quando abbiamo finito di caricare le casse sul camion, uno di quegli ufficiali viene da me forse perché ero il più vecchio e mi dà la mano da stringere, ma vigliacco se io gliel’ho stretta. È stata una scena, chiedete alla gente di Alba che stava a vedere dalle finestre e non respirava nemmeno più per la paura che succedesse qualcosa da un momento all’altro. E questo è capitato il 3 di novembre ed è stata una cosa speciale perché se non è speciale che un vivo giochi la sua pelle per portare a casa dei morti, allora di speciale non c’è più niente

Beppe Fenoglio, Vecchio Blister, 1952, in I ventitré giorni della città di Alba, Mondadori 1974, p.66

Il racconto del vecchio Blister, un partigiano che si è macchiato di un furto e attende la sentenza dei compagni, rievoca un episodio della storia di Alba. Conquistata il 10 ottobre del 1944 dalle forze partigiane, la città piemontese cade di nuovo in mano all’esercito della Repubblica Sociale “alle ore due pomeridiane del giorno 2 novembre 1944”. E il 3 novembre, il vecchio Blister recupera i cadaveri dei partigiani morti nella battaglia del giorno prima.

Dicono del libro
“Guerra, Resistenza, Amore sono qui riportati sotto un segno comune di violenza. Ma con naturalezza, con innocenza. Il paesaggio è quello tipicamente pavesiano delle Langhe; disseccato, scarnificato fino a rappresentare simbolicamente quella condizione guerresco-contadina da cui  è nata tanta parte dell’ultima storia italiana (…) Ma la morte, nel modo in cui Fenoglio le manca di rispetto per vedere come è fatta dentro, assume significati emblematici di una tragicità storica. Accanto ai racconti di guerra, poi, ci sono quelli di pace; ma una pace così tramata di crudo da far pensare a un’altra guerra: più lunga e con odori più acri di quello della polvere”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 3 novembre 1918, la giornata storica di Trieste, sarebbe stata veramente poco adatta alla burla…”
Italo Svevo, Una burla riuscita

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“… La mattina del 3 novembre 1948, nel punto in cui la strada di Lamboing (uno dei villaggi del Tassenberg) esce dal bosco…”
Friedrich Dürrenmatt, Il giudice e il suo boia

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“… il giorno 3 novembre dell’anno 1929, compii l’ultimo, improvviso, futile tentativo di resuscitare la mia carriera…”
Paul Auster, Mr Vertigo

pittura
Un rebus dell’Ottocento sulla data del 3 novembre:
rebus
Sol.: Il giorno 3 novembre del corrente anno lasciava dietro di sé incancellabile ricordanza

 

2 Novembre

2 novembre 2014

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Il giorno dei Morti i due fidanzati godevano di una grande occasione: anche Mussia accompagnava il marito nella consueta visita al cimitero ed essi potevano così fare tutto con loro comodo, giovandosi anche del letto dei genitori. Si spogliavano un poco alla volta e Mirella andava a dipingersi il viso e gli occhi con rossetto, bistri e matite perché così piaceva a Luigi. E poi compariva nuda nella cupa stanza di noce, dipinta come un’attrice o una ballerina, con un paio di orecchini arabi di filigrana d’argento che tinnivano per tutto il pomeriggio come due campanelli. 
Durante sei anni di fidanzamento il giorno dei Morti e l’amore nella camera buia e ingombra di mobili lucidi e torniti, di specchiere e di arazzi, trascorsero tranquilli fin dopo l’imbrunire: quando una vaga tristezza s’impadroniva dei due fidanzati al punto da far diventare Mirella sempre più intraprendente e fantasiosa come per cacciare l’oscurità e la solitudine

Goffredo Parise, Il fidanzamento, 1956, ed. cons. in La grande vacanza. Il fidanzamento. Atti impuri, Mondadori, 1993, pp. 185-186

Dicono del libro
Il fidanzamento – una compatta operina, una sorta di ‘commedia in veste di realtà’, dentro la quale convivono un geometrico spirito goldoniano (la sensazione  di una scena teatrale) e una scorciata parodia dei Promessi sposi – è l’annuncio di un diverso rapporto con il reale, con se stesso e inevitabilmente con la lingua”.
(Dall’Introduzione di S. Perrella all’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Ordini segreti esortavano a tenersi pronti per il 2 novembre ..”
Joseph Roth, La tela di ragno

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“… La Fortuna II di Elsinore, con una ciurma di 12 uomini e 4 cannoncini, ricevette la patente di corsa il 2 di novembre…”
Karen Blixen, La cena a Elsinore

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“… Verso il tramonto del Giorno dei Morti nell’anno 1939, due uomini in abiti eleganti di flanella bianca sedevano sulla terrazza principale del Casino…”
Malcolm Lowry, Sotto il vulcano 

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“… Il due di novembre, giorno di tutti i morti, suo fratello aprì il magazzino e trovò tutte le lampade accese…”
Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine

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“… La mattina del 2 novembre ci fu per sveglia un boato, verso le quattro e mezzo…”
Beppe Fenoglio, I ventitré giorni della città di Alba

I Novembre

1 novembre 2014

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Registrava ogni incontro sulle pagine del calendario, usando un codice che stava ancora inventando: l’ora esatta in cui era uscita di casa e rientrata, notazioni sul tempo atmosferico, tutto messo per iscritto con voci del tipo: N1T2″0412* //**KL1704 (1° novembre, giovedì, pioggia, uscita alle 12.04, rientrata alle 4.17, con i dettagli dell’incontro nel mezzo), in modo tale che a posteriori, quando veniva colta dal terrore che la cosa non fosse reale – che non fosse nulla, che non fosse neanche successa – poteva dare un’occhiata a quegli appunti e tranquillizzarsi

Jennifer Egan, Guardami, 2001, tr.it. M. Colombo, M. Testa, minimum fax 2012,  versione kindle, 3502-3507

Charlotte, un’adolescente che porta lo stesso nome della protagonista del libro – ed è figlia di una sua amica d’infanzia – ha una storia con un professore della sua scuola. L’uomo, più grande di lei, è capitato nella cittadina per caso; ha un comportamento misterioso ed effettivamente nasconde il segreto di una doppia vita, che Charlotte non può immaginare. Anche lei, nel suo piccolo, tiene riservata quella relazione, inventando un codice per registrare gli incontri con lui e quello che fanno insieme, un codice fatto di asterischi e slash, lettere maiuscole e numeri. Un codice che nasconde, ma che nello stesso tempo memorizza le ore trascorse a casa dell’uomo, i percorsi in bicicletta, la pioggia, come in questo primo di novembre. 

Dicono del libro
“Charlotte, modella trentacinquenne dalla carriera in lento declino, ma ancora inserita negli ambienti «in» di Manhattan, resta vittima di un rovinoso incidente stradale da cui esce viva, ma gravemente sfigurata; insieme al nuovo viso regalatole dalla chirurgia plastica deve costruirsi una nuova vita, e scoprirà che farlo nel mondo virtuale è più redditizio che in quello reale. Nel frattempo, nel paesino del Midwest di cui è originaria, una sua omonima, ancora adolescente, comincia una relazione con un insegnante di matematica di origini mediorientali che nasconde un pericoloso segreto. Un investigatore privato sulle tracce di un pr misteriosamente scomparso dalla scena notturna newyorkese farà sì che le storie delle due donne convergano”.
(Dalla scheda nel sito minimum fax)

Altre storie che accadono oggi

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“… Per il I di novembre, questi riti domestici erano ultimati e il bel mondo cominciava a guardarsi attorno…” Edith Wharton, L’eta dell’innocenza

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“… la Natura che si diletta di intorbidare e complicare le cose al punto che neppur oggi (il I novembre 1927) sapremmo dire perché saliamo le scale di casa nostra…”
Virginia Woolf, Orlando

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“… Era un cerchio d’oro, pari a una fede matrimoniale, che nell’interno portava incise le iniziali dei loro nomi, e la data: 1 – 11 – 1931…”
Elsa Morante, Aracoeli

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“… Inizia oggi il raccontastorie. Ovunque in Bretagna il raccontastorie inizia a Ognissanti, nel Mese Nero…”
Antonia S. Byatt, Possessione