11 Agosto

11 agosto 2014

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Faceva già caldo, i pochi alberi rimasti sulla piazza, avevano il fogliame bruciato dal sole e dal fumo dei treni e facevano ben poca ombra. Ma io pensavo solo ai camioncini e non mi importava del caldo. Dopo una mezz’ora, Jacqueline mi disse che aveva sete e avrebbe bevuto volentieri una gazzosa, il tempo c’era. Le dissi di andare a prenderla da sola, non dovevo lasciarmi sfuggire gli operai; lei ci rinunciò e comprò due gelati. Li mangiammo in fretta: ci colavano tra le dita, erano troppo dolci e ci fecero venire più sete. Era l’11 agosto

Marguerite Duras, Il marinaio di Gibilterra, 1952, tr. it. L. Prato Caruso, Feltrinelli, 1993, pp. 9-10

In una delle prime estati del dopoguerra, una coppia di francesi viaggia in Italia. Nel caldo torrido dell’11 agosto, a Pisa, i due giovani trovano un passaggio sul camioncino di un operaio che li invita in un paesino sulla costa tirrenica. Lì – racconta – si può pescare, passeggiare per il porto e incontrare la leggendaria signora che vive sullo yacht bianco chiamato Gibilterra. Il racconto esercita sul giovane francese una potente attrazione che lo porterà davvero a incontrare la signora del Gibilterra e a imbarcarsi sul suo yacht per un viaggio dalle innumerevoli soste e fughe, che lo allontana per sempre dalla vita precedente.

Dicono del libro
“Un impiegatuccio borghese, scontento del lavoro che fa, della donna con la quale vive, trova il coraggio, durante i giorni di ferie trascorsi a Firenze in un agosto torrido, di prendere una decisione che meditava da tempo: piantare la sua compagna e il lavoro. Mette in atto questa decisione pochi giorni dopo, a Rocca, un paesino vicino a Sarzana. E come per premiare il suo coraggio, il caso sembra finalmente accorgersi di lui”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“La matura perfezione di questa giornata -/ l’undici agosto ma è come fosse settembre…”
Attilio Bertolucci, L’undici agosto

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“… L’ingenuità della donna, incapace di decifrare quei documenti e del tutto indifferente al ritorno ossessivo di quella data… Cuando saò grande tuciderò Ange 11 gosto 1944”
Michel Tournier, Mezzanotte d’amore

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“… ‘Sento molto la tua mancanza, Ana’ questa fu la prima cosa che mi disse l’11 agosto, a sorpresa, all’ora della siesta…”
Almudena Grandes, Atlante di geografia umana

10 Agosto

10 agosto 2014

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Successe il dieci agosto. Per San Lorenzo il cielo è pieno di stelle cadenti, ne contai tredici tornando a casa. Trovai la porta chiusa, e io bussai. Poi bussai di nuovo, con più forza, perché la luce era accesa. Lei mi aprì e restò sulla porta, ma io la scostai con un braccio. Parto domani, disse, la persona che aspettavo è tornata. Sorrideva come se mi ringraziasse, e chissà perché pensai che pensava al mio canto. In fondo alla stanza una figura si mosse. Era un uomo anziano e si stava vestendo. Che cosa vuole?, le chiese in quella lingua che io ora capivo. È ubriaco, disse lei, una volta faceva il baleniere ma ha lasciato l’arpione per la viola, durante la tua assenza mi ha fatto da servo. Mandalo via, disse lui senza guardarmi. C’era un riflesso chiaro sulla baia di Porto Pim. Percorsi il golfo come se fosse un sogno, quando ci si trova subito all’altra estremità del paesaggio

Antonio Tabucchi, Donna di Porto Pim. Una storia, in Donna di Porto Pim e altre storie, 1983, ed. cons. Sellerio 1988, p.85

Il dieci agosto è la data centrale nel racconto Donna di Porto Pim. La donna di Porto Pim, località nell’isola di Faial, nell’arcipelago delle Azzorre, si chiama Yeborath ed è la padrona del locale Bote, dove il giovane Lucas Eduino – figlio di un baleniere dell’isola – canta le melodie della tradizione portoghese. La notte, per tante notti, raggiunge la donna nella sua casa bianca, fino alla sera di San Lorenzo, quando lei lo saluta, lo lascia per un altro, scatenando in Lucas una reazione fatale, per tutti i protagonisti della storia.

Dicono del libro
“Le isole di Tabucchi sono paesaggi che digradano rapidi verso la tentazione metafisica, le sue balene azzurre sirene che cantano di lontananze che appartengono all’essere e non allo spazio e al tempo, le sue gesta di caccia e i suoi naufragi hanno per scenario i campi magnetici e le analogie potenti e misteriose delle parole”.
(Dalla bandella dell’ed. Sellerio, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

 

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“… San Lorenzo, io lo so perché tanto / di stelle per l’aria tranquilla / arde e cade…”
Giovanni Pascoli, X agosto

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“… ed io oggi (10 agosto 1761) faccio in parte le spese della reputazione di quest’uomo…”
Laurence Sterne, La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo

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“… ed era il 10 agosto quando mi disse che la cosa era compiuta e il nuovo acceleratore era una nuova realtà sulla terra…”
Herbert G. Wells, Il nuovo acceleratore

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“… ne abbiamo 10 di agosto, oggi, 10 di agosto e non manca che poco più di un mese, un mese e mezzo al tuo ritorno…”
Elio Vittorini, Il garofano rosso

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“… Tutto questo mi pare di avertelo già scritto in quella lettera che ti ho mandato verso il 10 agosto, giusto?…”
Murakami Haruki, Norwegian Wood

9 Agosto

9 agosto 2014

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Gli eserciti nemici che si trovavano nelle foreste vergini dello Horican passarono la notte del 9 agosto 1757 come se fossero stati nel più bel campo d’Europa. Mentre i vinti erano silenziosi, torvi e afflitti, i vincitori si abbandonavano al trionfo. Ma ci sono limiti tanto per il dolore quanto per la gioia, e molto prima che cominciassero i turni di guardia del mattino, il silenzio di quei boschi sconfinati era rotto soltanto da un gaio richiamo di qualche esultante giovane francese dei picchetti avanzati o da un’intimazione minacciosa dal forte, che vietava rigidamente l’accostarsi di qualunque passo nemico prima del momento convenuto. Nemmeno questi occasionali suoni minacciosi si udirono più nell’ora smorta che precede il giorno, momento nel quale un ascoltatore avrebbe invano cercato una prova della presenza di quelle forze armate che erano assopite sulle sponde del “lago sacro”

James Fenimore Cooper, L’ultimo dei Mohicani, 1826, tr. it. F. Pivano, Einaudi, 1992, p. 174

Nell’antica provincia di New York, sulla riva meridionale del lago George, Francesi e Inglesi combattono per il possesso dei territori nordamericani. Il 9 agosto 1757 si è concluso l’assedio al forte William Henry, a sfavore degli Inglesi. Questi, al comando del colonnello Munro, hanno trattato la resa coi Francesi, alleati degli indiani Uroni. Nell’umida notte del 9 agosto aspettano di abbandonare il forte con gli onori militari. Ma li attende un’imboscata e il rapimento delle figlie del colonnello alla cui ricerca, in mezzo alle foreste, partono la guida Natty Bumppo e il giovane mohicano Uncas. L’episodio storico dell’assedio al forte William Henry si svolse dal 3 al 9 agosto del 1757.

Dicono del libro
“L’ultimo dei Mohicani (1826) è il secondo dei cinque romanzi che compongono la serie delle avventure di Natty Bumppo (qui Occhio di Falco), il mitico eroe che la fantasia di James Fenimore Cooper fece rivivere nel Nord America, sulle rive del Lago Sacro, tra il 1740 e il 1806, al tempo dell’ultima guerra tra Francia e Inghilterra. Nelle tormentate vicende belliche , tra agguati, imboscate, incendi e scorrerie, sullo sfondo di una natura grandiosa e incontaminata, Occhio di Falco troneggia imponente al di sopra dell’odio degli avversari bianchi e di colore che partecipano alla guerra”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 9 d’agosto verso sera, inquieto, si era portata una seggiola nel vano di una finestra del Quirinale…”
Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo

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“… Il nove di agosto, quando ancora non era arrivata la prima lettera da Bruxelles, José Arcadio Secondo chiacchierava con Aureliano…”
Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine

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“…. 9 agosto Reverenda Signora: questa lettera è riservata a te sola…”
Thorton Wilder, Idi di marzo (segnalazione di @stellissa)

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“… in quel primo pomeriggio del 9 agosto, sotto un sole quasi a picco, i reparti erano ammassati…”
Alessandro Barbero, 9 agosto 378 il giorno del Barbari (segnalazione di Serena Guidobaldi)

8 Agosto

8 agosto 2014

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E veniamo ora al meccanismo dei delitti di Nigger Island. Acquistare l’isola, usando come intermediario Morris per coprire le mie tracce, fu facile. L’uomo era un esperto in queste cose. Esaminando tutte le informazioni che avevo raccolto sulle vittime designate, mi riuscì di offrire a ciascuna l’esca più adatta. Neppure uno dei miei piani fallì. Tutti gli ospiti arrivarono a Nigger Island l’8 agosto. La piccola compagnia comprendeva me stesso

Agatha Christie, Dieci piccoli indiani, 1939, tr. it. B. Della Frattina, Mondadori 1994, p.204

L’otto di agosto (8-8) è la data di arrivo degli ospiti del signor Owen nella sua residenza di Nigger Island, isolotto che diventa irraggiungibile dalla costa del Devon in caso di tempesta. Gli invitati non si conoscono fra di loro, ma quella sera stessa – nella casa dove dieci statuine di porcellana poggiano sul tavolo e alla parete delle stanze è incorniciata la filastrocca “e poi non ne rimase nessuno” – avranno modo di apprendere da una registrazione di essere stati chiamati lì per qualche ambiguo crimine commesso in passato. Mentre il mare tempestoso di agosto interrompe i collegamenti con la terraferma, si mette in moto il sadico meccanismo dei delitti punitivi, che verrà spiegato per intero solo da un manoscritto in bottiglia, rinvenuto in mare da un peschereccio.
Dicono del libro
“Dieci persone estranee l’una all’altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island senza sapere il nome del generoso ospite. Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l’invito”.
(Dalla bandella dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… ricordandom’io pur testé che la festa di san Lorenzo sia di qui a due dì…”
Boccaccio, Decameron

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“… Era l’8 agosto, data festiva e patriottica per la città, che commemorava l’episodio del ’48, e i carabinieri avevano avuta la sveglia due ore prima…”
Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo

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“… L’otto di agosto, ignara di tutto, sono in Palazzo, intenta alle solite cure di corte…”
Maria Bellonci, Rinascimento privato

7 Agosto

7 agosto 2014

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Se qualche dubbio era rimasto a zia Eloisa riguardo al fatto che l’uomo fosse una specie destinata a sparire dalla Terra, esso fu cancellato definitivamente quel 7 agosto 1945 quando, ancora a letto, mezzo addormentata fra i suoi gatti birmani, bevendo il suo primo tamarindo della giornata, lesse sul giornale locale che una bomba atomica era stata sganciata sopra Hiroshima. Non pensò che la demenza umana fosse giunta al parossismo – era già successo infinite volte nella storia – bensì che fosse ormai impossibile fermare il processo che conduceva la specie al suicidio, ovvero non c’era il tempo necessario per cambiare radicalmente la struttura di una società che, elevando la violenza a modalità d’azione, preparava nell’ignoranza la propria rovina. Richiuse il giornale

Marvel Moreno, In dicembre tornavano le brezze, 1987, tr. it. M. Molteni, ed. cons. Giunti, 1991 p. 17

La storia di una grande famiglia colombiana è raccontata, in questo romanzo, dalla parte delle donne e segue il corso di diverse generazioni (nonne, figlie, nipoti) e ramificazioni (zie, prozie, amiche). Il tempo scorre in modo irregolare, con ritorni e soste, tanto che a volte si ha l’impressione che “non correva né passava”. Le date riguardano feste e traumi, matrimoni e morti, ricorrenze religiose e nazionali o – come in questo caso – eventi storici (la bomba su Hiroshima il 6 agosto del 1945) la cui eco arriva nella città di Barranquilla, confermando l’attrazione degli uomini per la distruzione agli occhi smagati delle donne di casa, come la zia Eloisa, che legge la notizia di Hiroshima, il 7 di agosto.

Dicono del libro
“A Barranquilla, città del Caribe colombiano, dove l’aria si impregna di calore e profumi intensi, di colori violenti e odori grevi, dove le razze e la tradizioni umane si mescolano in un amalgama di passioni e tensioni, torna la memoria di Lina, ormai da anni emigrata a Parigi. Testimone e compartecipe di molte vicende, Lina si fa narratrice dei destini intrecciati di uomini e donne di molte generazioni”.
(Dalla bandella dell’ed. Giunti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Lasciai Auxerre il 7 agosto, data che non dimenticherò mai. Avevo percorso circa due leghe…”
Donatien Alphone François De Sade, Justine

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“… Capo Confort fu segnalato la mattina del 7 agosto. La terra groenlandese termina un po’ più a est…”
Jules Verne, La caccia al meteorite

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“… 7 agosto: primo giorno d’autunno. Per una volta tanto sono vissuto nel presente!…”
Palinuro, La tomba inquieta

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“… Ma Arthur Banning non trovava mai la donna dei suoi sogni. Esattamente alle 3,27 di venerdì 7 agosto finii la storia…”
John Fante, La strada per Los Angeles

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“… tra la poca corrispondenza accumulata sotto la porta trovai una lettere di Sensini con la data del 7 agosto. Era una lettera d’addio…”
Roberto Bolaño, Chiamate telefoniche

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Lucio Battisti, 7 agosto di pomeriggio (segnalazione di Giorgia Nespola)

6 Agosto

6 agosto 2014

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6 agosto. Si ebbe quel giorno la benedizione di una pioggia fitta e continua che durò da mezzogiorno sin quasi all’imbrunire. Rimpiangemmo allora amaramente la perdita della nostra brocca e della nostra damigiana; dappoiché, nonostante i mezzi insufficienti di cui ci trovavamo a disporre per raccogliere l’acqua, avremmo certo potuto riempire l’una o l’altra, se non proprio tutte e due. Riuscimmo, in ogni modo, a calmare gli ardori della nostra sete lasciando che le camicie si impregnassero d’acqua per spremerci quindi in bocca, torcendole, il liquido benefico. Fu intenti a questo che trascorremmo la giornata

Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym, 1838, tr. it. E. Vittorini, ed. cons. Mondadori, 1990, p. 132

Nell’inquietante viaggio del giovane Arthur Gordon Pym, imbarcatosi di nascosto sulla baleniera Grampus, le date fissano eventi come l’ammutinamento dei marinai, le tempeste, la discesa in terre enigmatiche e pericolose, la perdita delle provviste, con la conseguente ricerca disperata dell’acqua da bere. La pioggia del 6 agosto, in una zona a sud dell’equatore, è una benedizione, che prelude all’avvistamento – il giorno successivo – di una goletta. L’acqua raccolta ingegnosamente durante la pioggia australe diventa quasi un modo di tenere la scansione del tempo, nel lungo vagare del protagonista per mari e terre che ancora sfuggono alla misura.

Dicono del libro
“Gordon Pym, il protagonista di questo lungo racconto, cacciandosi nella stiva di una baleniera, si imbarca inconsapevolmente in una serie di avventure stravaganti. Per mezzo di Pym, l’autore rappresenta le sue ossessionanti fantasie. Questo è un viaggio senza ritorno oltre il più lontano confine della ragione, ‘la cui meta è la distruzione’.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Siamo nell’estate del 1957, in agosto, a Hiroshima. Una francese di una trentina d’anni è in questa città. È venuta qui per recitare in un film sulla Pace…
Marguerite Duras, Hiroshima mon amour

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“… finché il 6 agosto 1824, in un palco dalle funeree cortine che prefigurava quello di Lincoln, una pallottola desiderata entrò nel petto del traditore e dell’eroe…”
Jorge Luis Borges, Tema del traditore e dell’eroe

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“… un contratto in base al quale prendeva in affitto per un periodo di sei mesi, a decorrere dal 6 agosto 1940, la casa posta al n.460 di Hill Drive…”
Ellery Queen, Il paese del maleficio

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“… Napoli, 6 agosto 1901. Sua eccellenza trascorreva le sue giornate stando seduto davanti alla finestra a guardare il cielo..”
Sebastiano Vassalli, Il cigno

5 Agosto

5 agosto 2014

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E, a dir il vero, il sole, la solitudine, le notti passate sotto il roteare delle stelle, il silenzio, lo scarso nutrimento, lo studio di argomenti remoti, tessevano attorno a me come una incantazione che mi predisponeva al prodigio.
Questo avvenne la mattina del cinque Agosto, alle sei. Mi ero svegliato da poco ed ero subito salito in barca, pochi colpi di remo mi avevano allontanato dai ciottoli della spiaggia e mi ero fermato sotto un roccione la cui ombra mi avrebbe protetto dal sole che già saliva, gonfio di bella furia, e mutava in oro e azzurro il candore del mare aurorale. Declamavo, quando sentii un brusco abbassamento dell’orlo della barca, a destra, dietro di me, come se qualcheduno vi si fosse aggrappato per salire. Mi voltai e la vidi

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, La Sirena, 1956-57, in I racconti, ed. cons. Feltrinelli, 1993, pp. 117-118

A Torino, nel 1938, un giovane giornalista siciliano conosce il senatore catanese Rosario La Ciura, illustre studioso di greco, autore di scritti da cui trapela un senso “quasi carnale dell’antichità classica”. Nel corso di alcuni incontri, il giovane raccoglie le considerazioni dell’uomo, i suoi ricordi nitidissimi della Sicilia e infine il racconto di un evento prodigioso, che risale all’estate eccezionalmente calda del 1887. L’allora ventiquattrenne Rosario La Ciura, già laureato in lettere antiche, si prepara al concorso per una cattedra universitaria di letteratura greca. Studia come un pazzo, nutrendosi di olive nere e caffè, e per salvarsi dal caldo infernale, si trasferisce nella casa di un amico, ad Augusta, in un paesaggio dove i libri di greco sembrano mettere in comunicazione il presente con il mito. Ed è proprio nel mare di Augusta che il giovane studioso entra in contatto con la creatura che dà il titolo al racconto, la sirena Lighea, la mattina del 5 di agosto.

Dicono del libro
“Ma il racconto più celebre della raccolta è senza dubbio La Sirena (precedentemente con il titolo imposto dalla vedova dell’autore, Lighea), scritto dopo una gita lungo la costa meridionale della Sicilia. Al centro della favola, al limite tra il reale e il surreale, si accampa un personaggio formidabile: il vecchio professor La Ciura, il quale, da giovane, conobbe l’amore della Sirena, e non poté più gustarne altro”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Il 5 agosto il litorale era completamente deserto. Convinti che la flotta tedesca avrebbe presto dato l’assalto al Canale della Manica…”
Rosamond Lehmann, Le ragazze dai capelli rossi

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“… La giovane coppia si sposò per la prima volta il 5 agosto 1744, quando Joseph aveva appena otto anni e Sarah sei…”
Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… sono le tre e mezzo del mattino, il 5 agosto 1962. Sfondano la porta e trovano Marilyn Monroe sdraiata a faccia in giù sul letto…”
Mordecai Richler, Solomon Gursky è stato qui

pittura
Sassetta, Madonna della neve, 1430-32, Firenze, Uffizi
nella predella: è rievocata la nevicata miracolosa del 5 agosto a Roma, sull’Esquilino, nel luogo dove successivamente sorgerà la basilica di S. Maria Maggiore

pittura

Masolino da Panicale, Miracolo della neve, 1428 ca., Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

4 Agosto

4 agosto 2014

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Tutte le particolarità del giorno terribile gli tornarono alla memoria: – l’annunzio improvviso portato alle Torrette di Sarsa, verso le tre del pomeriggio, da un corriere ansante che balbettava e piagnucolava; il viaggio fulmineo, a cavallo, sotto la gran canicola, su per le coste infiammate, e nella corsa i sùbiti mancamenti di forza che lo facevano pericolare; e poi la casa tutta piena di singhiozzi, piena d’uno strepito di porte sbattute dalla raffica, piena del rombo ch’egli aveva nelle arterie; e infine l’entrata impetuosa nella stanza, la vista del cadavere, le tende che si gonfiavano e garrivano, il tintinnio dell’acquasantiera su la parete… – Il fatto era avvenuto nella mattina del 4 agosto, senza alcuna preparazione sospetta. Il suicida non aveva lasciata nessuna lettera, neppure per il nipote. Il testamento, nel quale costituiva erede suo unico Giorgio Aurispa, era già pronto da tempo

Gabriele d’Annunzio, Trionfo della morte, 1894, ed. cons. Mondadori 1977, pp.173-74

Giorgio Aurispa, il giovane abruzzese protagonista del romanzo, ha lasciato Roma – la città dove ha conosciuto l’amante Ippolita Sanzio – e si trova nella casa di Guardiagrele, a dirimere una lite fra i genitori. Fra tutti i componenti della sua famiglia d’origine, ha sentito un legame profondo con il defunto zio Demetrio, da cui è stato scelto come erede. In questa pagina, Giorgio visita la stanza dello zio, ricordando le sue doti di musicista, e ne rievoca il suicidio, avvenuto un 4 di agosto. L’attrazione per la morte, di cui parla il titolo del romanzo, accompagna tutte le giornate del protagonista, anche quelle trascorse con l’amante Ippolita, e dirige i suoi pensieri, la memoria e l’attitudine a rivivere “ore di vita già vissute”.

Dicono del libro
“Terzo e ultimo dei ‘Romanzi della Rosa’, Trionfo della morte ci presenta varie situazioni fortemente legate alla biografia di D’Annunzio (…) i travagli del protagonista raggiungono la loro conclusione tragica anche in seguito a violente esperienze intellettuali – che si accentrano sul tema ossessivo della Morte – riferite morbosamente all’arte di Wagner e al pensiero di Nietzsche: due ‘modelli’, allora, per lo spirito di D’Annunzio”.
(Dalla quarte di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… La notizia fu recata il 4 (agosto) a Bakùnin quasi insieme da Alceste Faggioli e dallo Storto…”
Riccardo Bacchelli, Il diavolo al Pontelungo

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“… Si trattava quindi del duecentosedicesimo giorno dell’anno 1823. Homboe cercò il calendario: la lettera era stata impostata a Copenaghen il 4 agosto 1823…”
Denis Guedj, Il Teorema del Pappagallo

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“… è certo comunque che il 4 agosto si è sempre rivelata una data significativa per lei..”
Ford Madox Ford, Il buon soldato

3 Agosto

3 agosto 2014

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“E poi lo ricordo bene (come se fosse oggi) il pomeriggio del tre agosto 1902… Una madre può parlare a cuore aperto con un figlio grande… Quanti anni hai adesso?”
“Quarantasette…”.
“Hai la tua età!… Il pomeriggio del tre agosto 1902, dopo che sì, insomma, saresti nato tu, io cantavo come un cardellino, e lui invece aveva la fronte diafana che gli si vedeva trasparire il mal di testa come un serpente attorcigliato al povero cervello..”

Vitaliano Brancati, Paolo il caldo, 1955 (postumo), ed. cons. Mondadori, 1976, p. 204

Paolo Castorini, discendente di una nobile famiglia catanese, è nato il 3 agosto del 1902, ed è segnato – nell’indole – da un’accesa sensualità, un fuoco che richiama il clima rovente del mese di agosto nella città ai piedi dell’Etna. Attratto dalle donne, sin da ragazzo intreccia un’avventura dopo l’altra, in questo dimostrandosi opposto al padre, uomo solitario e dedito agli studi, morto suicida. Anche a Roma, dove si trasferisce, Paolo il caldo è schiavo della sua ossessione sessuale. Quando torna a Catania, il giorno del suo quarantasettesimo compleanno, la madre rievoca la sua nascita, il 3 agosto, “un pomeriggio in cui il vento africano soffiava arroventato”.

Dicono del libro
“Paolo il caldo è la storia di un giovane meridionale invasato di ‘gallismo’ che cerca prima in Sicilia e poi a Roma lo sfogo alla propria sensualità. Sullo sfondo delle sue avventure, ora tragiche ora grottesche, sta il decadimento fisico di una famiglia, mentre nel gioco della sensibilità amorosa, nelle delizie e nelle inquietudini della carne s’insinua l’esperienza della corruzione e della vecchiaia, il senso del peccato e della morte”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… Poi, il tre di agosto, hanno portato un prigioniero, alla cittadella, e io ho cominciato a dirmi che aveva molte qualità…”
Stendhal, La Certosa di Parma

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“… Capitano Ezekiel Hardy che sulla punta della sua lancia fu ucciso da un capodoglio sulle coste del Giappone il 3 agosto 1833…”
Herman Melville, Moby Dick

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“… Alla tigre dei simboli ho opposto / quella vera, del sangue, fiammeggiante, / quella che decima tribù di bufali / e oggi, 3 agosto del ’59, / sopra il pascolo stende la sua lenta / ombra, senonché questo nominarla…”
Jorge Luis Borges, L’altra tigre

2 Agosto

2 agosto 2014

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È il 2 agosto 196… Eccomi da poche ore a New York, in questa città molto intima e geometrica, costruita in stile babilonese e abitata da americani. Ho appena lasciato a Roma il traffico dell’estate nelle vie verso il mare, le piccole auto con le barche di gomma sul tetto o carrozzine per bambini e altri fagotti coperti da veli che salutavano la mia partenza. E la luce sfocata dello scirocco che lega così bene con l’odore acre della nafta, nel piazzale dell’aeroporto, verso i lunghi itinerari. Ho trovato qui il caldo pieno del pomeriggio, ma un cielo terso e ampio; e il silenzio dell’ingresso a Manhattan, nelle vie quasi sgombre, tra i vecchi brown-stones con la scala a ponte levatoio, i recenti palazzoni, i vasti empori, i bar, i negozi in vacanza col cartello Closed nella vetrina spettrale

Ennio Flaiano, Melampus, 1970, Rizzoli 1988, p.19

È il pomeriggio di un 2 agosto – negli anni Sessanta – quando lo sceneggiatore Giorgio Fabro arriva a New York da Roma e inizia il suo diario di lavoro. Gli incontri con registi e scrittori, le feste, le visite ai musei, gli spunti per delle storie, le città e il paesaggio americani sono registrati mese dopo mese, e così anche la fine della sua relazione con Frances Baker, che lo lascia per sposarsi con un altro, e gli affida il suo cane Melampus. È per via del cane, che Fabro incontrerà Liza Baldwin, una ragazza molto più giovane di lui, con cui inizia una relazione via via più singolare, in cui la donna pare subire una metamorfosi canina. Ma al principio di agosto Giorgio Fabro è ancora ignaro di ciò, riflette sull’America, sulla noia e sulla condizione del viaggio che “è come tenere i rubinetti aperti e vedere il tempo che va via, sprecato, liquido, intrattenibile”.

Dicono del libro
“Liza Baldwin, una ragazza americana come tante: niente trucco, solo acqua e sapone. Se ne innamora Giorgio Fabro, di mestiere sceneggiatore, un italiano in viaggio negli USA per motivi di lavoro. L’amore fra i due è, però, tutt’altro che qualsiasi. Giorgio scopre che Liza non è quella che appare, ma ‘diversa’, segreta. Liza sa che l’amore non è un rapporto paritario; sa che è un intreccio di dipendenze reciproche. Giorgio è talmente coinvolto nel gioco della ragazza da assecondarlo fin quasi alle soglie della follia (…) Da Melampus, Marco Ferreri ricavò un film, La cagna, interpretato da Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni”.

Altre storie che accadono oggi

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“… Era il due agosto quando tagliammo il nostro ultimo legame col mondo esterno nel dare addio all’Esmeralda…”
Arthur Conan Doyle, Il mondo perduto

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“… fu vista una gran luce sulla parte illuminata del disco… gli Inglesi ne ebbero notizia dall’edizione di Nature del 2 agosto…”
Herbert G. Wells, La guerra dei mondi

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“… Il 2 agosto 1824 i cospiratori si riunirono. Il paese era maturo per la rivolta; qualcosa, tuttavia, mancava sempre..”
Jorge Luis Borges, Tema del traditore e dell’eroe

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“… Perché era proprio un tardo pomeriggio di agosto, più precisamente erano le cinque del 2 agosto…”
Georges Simenon, La camera azzurra (segnalazione di Ilic Barocci)

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“… sabato due agosto ottanta … Così riusciamo a beccare il fatto, la stazione di Bologna è saltata…”
Pier Vittorio Tondelli, Pao Pao

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“… Ma quella sera del due agosto ottanta è stata anche la sera in cui ho rivisto il mio Lele…”
Pier Vittorio Tondelli, Pao Pao

I Agosto

1 agosto 2014

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Il primo agosto. Una sera, una notte e un giorno sono passati senza nulla di particolare. Ora è di nuovo sera, la sera della festa, e già si comincia ad accendere le candele. Alle orecchie delle persone raccolte intorno alla casa giungono da lontano i colpi sordi dei mortaretti. Tobler ha fatto venire alcune bottiglie di vino buono. Il meccanico che sta lavorando alla Cartuccera Automatica è venuto, dal villagio vicino, ai festeggiamenti della famiglia Tobler. Ci sono anche le due donne della falegnameria. Tutti sono venuti nella veranda e hanno incominciato ad assaggiare i vini. Tobler è raggiante per la gioia della notte festiva, già ora, e quanto più il cielo e la terra si oscurano, tanto più luminoso appare quello strano splendore sul suo viso arrossato. Giuseppe accende candele e lampadine, deve accucciarsi sotto a ogni cespuglio in cerca degli attacchi. Dal villaggio giunge un mormorio di canti e parole come se là, alla distanza di uno scarso chilometro, regnasse una gioia rumorosa. Altri spari! Questa volta tuonano dalla sponda opposta del lago

Robert Walser, L’assistente, 1908, tr.it. E. Pocar, Einaudi 1978, pp.58-59

Giuseppe (Joseph) Marti, un giovane di pochi mezzi, ha preso servizio in primavera presso la casa dell’ingegner Tobler, in una località sul lago di Zurigo. Si tratterrà per un anno, seguendo gli insuccessi imprenditoriali dell’ingegnere e la lenta decadenza della famiglia, che non impediscono però di godere di alcuni piaceri della vita quotidiana, del paesaggio, della convivialità. Il primo di agosto si celebra la festa nazionale, ai cui preparativi l’assistente contribuisce, aiutando ad allestire le luminarie. La ricorrenza del primo di agosto è festeggiata animatamente con brindisi e fuochi d’artificio, la cui “pioggia di scintille” – come in una premonizione – ” crepita con molto fracasso ed effetto momentaneo, ma ricade subito nel nulla”.

Dicono del libro
“L’ assistente che Robert Walser descrive è lui stesso. Il luogo del romanzo che, secondo le parole dell’autore, dovrebbe essere un ‘estratto della vita quotidiana svizzera’, è Wädenswil, un comune sul lago di Zurigo, mezzo industriale e artigiano, mezzo agricolo, dove l’autore venticinquenne lavorò dall’estate 1903 al gennaio 1904, nella villa Stella Vespertina, situata sopra un colle, come impiegato di un ingegnere meccanico”
(C. Seelig, nella Nota del curatore, ed. Einaudi, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…’Facciamo in agosto? Al primo d’agosto?’ ‘ Non voglio fissare nessuna data’ fece Kate
David Herbert Lawrence, Il serpente piumato

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“… Fino ad allora a tenermi in piedi era stata l’ostinazione, ma a poco a poco sentii la mia determinazione indebolirsi, finché il primo di agosto mi sentii pronto a cedere…”
Paul Auster, Moon Palace

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“… Passa a trovarmi, gli disse prima che richiudesse la porta. Lui promise di farlo. Era sabato I agosto…”
Michel Houellebecq, Le particelle elementari

 

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“…Hoggi che il Leon arde…”
Ludovico Leporeo, Per il primo d’Agosto
dal blog di Giulio Mozzi, Vibrisse