11 Luglio

11 luglio 2014

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Ai primi di luglio si diffusero a Mosca, voci sempre più allarmanti sull’andamento della guerra: si parlava del proclama dell’imperatore al popolo, dell’arrivo a Mosca dal fronte del sovrano in persona. Ma siccome fino all’11 luglio non erano giunti né il manifesto né il proclama, su di essi e sulla situazione della Russia correvano voci esagerate. Si diceva che l’imperatore partiva perché l’esercito era in pericolo; che Smolensk era stata abbandonata, che Napoleone aveva un milione di soldati e che soltanto un miracolo avrebbe potuto salvare la Russia.
L’11 luglio, un sabato, giunse il manifesto

Lev Tolstoj, Guerra e pace, 1867-69, tr. it. P. Zveteremich, ed. cons. Garzanti 1985, III, p. 995

Nel giugno del 1812, Napoleone con il suo esercito ha varcato i confini dell’impero russo, mentre lo zar Alessandro è a Vilnius. È l’inizio della guerra, le cui cause – argomenta Tolstoj – formano una catena lunghissima e intricata e i cui effetti saranno altrettanti complessi per la vita dei singoli e dei popoli, la cui storia è narrata nelle migliaia di pagine di Guerra e pace. Appena Napoleone varca la frontiera, ha inizio uno scambio di messaggi diplomatici, che non riesce a fermare la guerra. A Mosca si attendono notizie e intanto viene luglio, per il calendario gregoriano, in vigore in gran parte dei paesi europei dalla fine del ‘500, e per il calendario giuliano, ancora in uso nella Russia zarista, con uno scarto di una decina di giorni. L’11 luglio è un giorno dell’anno 1812, l’anno della cometa, la cui estate fu ”caratterizzata da continui nubifragi” e dallo spostamento di masse di uomini da occidente a oriente, dalla Francia a Mosca, che avrebbe sopportato un incendio e visto la ritirata delle truppe francesi.

 

Dicono del libro
“In una prefazione rimasta incompiuta a Guerra e pace, Tolstoj scriveva: ‘La mia intenzione in questo libro non era di fare una cronaca storica, e neppure di descrivere in modo romanzato le vicende di questo o quel personaggio, ma piuttosto di mostrare la vita e il carattere del popolo russo’.”
(Dall’introduzione all’ed. Garzanti, op. cit.)

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Altre storie che accadono oggi

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“… Passano altri otto giorni, S’avvicina la fine del viaggio perché dovevo trovarmi a Parigi per l’11 luglio…”
Guy de Maupassant, Le sorelle Rondoli

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“… l’11 di luglio, data in cui Shade terminò il Canto Secondo. Era una notte afosa, nera e minacciava burrasca…”
Vladimir Nabokov, Fuoco pallido

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“… In viaggio tra Witnica e Kostrzyn – domenica 11 luglio 1971 (una data che adesso, nel marzo del 1975, è ormai così lontana da scoraggiarti)….”
Christa Wolf, Trama d’infanzia

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“…L’undici luglio millenovecentocinquasettte ci fu un colpo di scena…”
Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso

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L’11 luglio 2023: una data di Alighiero Boetti

10 Luglio

10 luglio 2014

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Addio
Luglio 10, lunedì

Al tocco ci trovammo tutti per l’ultima volta alla scuola a sentire i risultati degli esami e a pigliare i libretti di promozione. La strada era affollata di parenti, che avevano invaso anche il camerone, e molti erano entrati nelle classi , pigiandosi fino accanto al tavolino del maestro: nella nostra riempivano tutto lo spazio fra il muro e i primi banchi. C’era il padre di Garrone, la madre di Derossi, il fabbro Precossi, Coretti, la signora Nelli, l’erbaiola, il padre del muratorino, il padre di Stardi, molti altri che non avevo mai visti; e si sentiva da tutte le parti un bisbiglio, un brulichìo, che pareva d’essere in una piazza. Entrò il maestro: si fece un grande silenzio. Aveva in mano l’elenco e cominciò a leggere subito

Edmondo De Amicis, Cuore, 1886, ed. cons.Rizzoli, 1978, p. 421

L’anno scolastico raccontato nel libro Cuore e ambientato in una scuola elementare torinese è quello del 1881-82: è cominciato il 17 ottobre con la presentazione del maestro e dei compagni del narratore, Enrico, ed è proseguito con i resoconti delle vicende avvenute in classe e fuori, le lettere dei genitori e della sorella, i commoventi (e crudeli) racconti mensili, mentre regnava re Umberto e moriva Garibaldi. L’anno scolastico – e il libro – si concludono alla data del 10 luglio, quando il maestro legge i voti degli esami e hanno inizio i tre mesi di vacanza che passeranno “come un sogno”.
Dicono del libro
“Cuore uscì a Milano nel 1886, e, non a caso, il 15 ottobre, primo giorno di lezioni, quell’anno, nelle scuole elementari italiane. Il De Amicis avrebbe voluto aspettare qualche settimana, per evitare che l’uscita del libro coincidesse con giornate distratte dalle prime cure scolastiche e nel momento in cui babbi e mamme erano oberati dalle spese dei libri di testo. Ma Emilio Treves pazientava da troppo tempo e non volle perdere nemmeno un giorno. L’attesa non era, del resto, soltanto sua: Cuore era già stato annunciato anni prima, fin dal ’78, in tutti i periodici della casa editrice milanese, e la curiosità era grande”.
(Dalla Nota biografica e storia del testo di E. Barelli nell’ed. Rizzoli, op. cit.)

Altre storie cha accadono oggi

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“…Ontario, Canada, 10 luglio 1927. Viviamo tutti in una delle Mille Isole del San Lorenzo…”
Henri-Pierre Roché, Le due inglesi e il continente

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“… Fausto venne al mondo il 10 di luglio: sotto il segno del cancro, che dispone i suoi nati a una vita di viaggi e avventure…”
Massimo Bontempelli, Gente nel tempo

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“… All’alba del 10 luglio ’72 cominciò a rompere con un paio di tenaglie di ferro i catenacci della porta del carcere…”
Vladimir Nabokov, Il dono
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“… Due giorni dopo, il 10 luglio, gli alleati sbarcarono in Sicilia. La sirena, adesso, suonava tutte le notti…”
Elsa Morante, La Storia

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“… Gli Americani qui da noi sbarcarono nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943…”
Andrea Camilleri, Il cane di terracotta (segnalazione di @cutierudegirl)

Corto Maltese nascita

“… Non sono nato in giugno, ma il 10 luglio…”
Hugo Pratt, Corto Maltese

 

9 Luglio

9 luglio 2014

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9 luglio. Bel tempo. Tutti furono occupati a riparare la murata di babordo. Peters si intrattenne di nuovo per un pezzo con Augustus, e parlò in maniera più esplicita di quanto non avesse fatto sino allora. Gli disse che nulla al mondo poteva costringerlo a mettersi dal punto di vista del secondo, e gli lasciò capire che intendeva strappare il brigantino dalle sue mani. Chiese anzi al mio amico se, nel caso, avrebbe potuto contare su di lui, al che, senza esitazione, Augustus rispose ‘Sì’.”

Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym, 1838, tr. it. E. Vittorini (1937), ed. cons. Mondadori, 1990, p. 73

Il barometro segna bel tempo il 9 luglio del 1827, nel diario di bordo del giovane navigatore Arthur Gordon Pym. Si è imbarcato di nascosto, da meno di un mese, sul brigantino Grampus partito dal porto di Nantucket. Il viaggio è pieno di avvenimenti così straordinari che egli stesso, nel raccontarli, teme di non essere creduto. Subito dopo la partenza, all’altezza delle isole Bermude, un gruppo di ammutinati ha preso il comando della nave. Il 9 luglio è appena passata una tempesta e mentre i marinai discutono se far rotta verso le Antille per darsi alla pirateria, Gordon Pym e due compagni fidati decidono di riprendere in mano il brigantino. Ci riusciranno e il viaggio li porterà verso l’Antartide, fra fenomeni inspiegabili su cui la narrazione si interrompe.

Dicono del libro
“Le Avventure di Arthur Gordon Pym apparvero per la prima volta in volume a New York nel 1838 con il titolo The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket, dopo essere state pubblicate l’anno prima a puntate, con qualche leggera variante, sul ‘Southern Literary Messenger’. A quanto pare, Poe le scrisse sull’onda del diffuso interesse per le esplorazioni polari che a più riprese avevano tentato, senza molto successo, di penetrare nelle terre ancora incognite dell’Antartide”
(Dall’Introduzione di M. Vitta all’ed. Mondadori op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…Il 9 luglio, durante una cerimonia al Bowling Green, ci fu data lettura di un documento appena giunto da Filadelfia…”
Gore Vidal, Burr

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“… Il mattino del 9 luglio (Santa Amandine), notò come negli scaffali del Monoprix fossero già esposti in bell’ordine quaderni, classificatori, cancelleria in genere…”
Michel Houellebecq, Le particelle elementari

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“…. Tieni bene a mente questa data, 9 luglio 1931, è la vera data di Isabelle…”
Daniel Pennac, La prosivendola (segnalazione di Sandra Muzzolini)

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“… Finalmente arrivò il nove luglio. La sera dell’appuntamento da Fulcaniello, anche dopo il tramonto, il caldo si appiccicava addosso afoso e molliccio…”
Giuseppe Montesano, Nel corpo di Napoli

8 Luglio

8 luglio 2014

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L’8 luglio 1940 sale con lui nel crepuscolo, per una breve passeggiata, fino alla piscina vuota. Le lucertole serpeggiano sul fondo asciutto. Si appoggia al suo braccio mentre scendono:
“Dimmi che mi ami come il primo giorno”.
“Ti amo come il primo giorno” dice lui

Giuseppe Pontiggia, Vite di uomini non illustri, 1993, Mondadori, p. 113

Quella di Nena Prinzhofer è una delle tante vite di persone non illustri raccontate da Giuseppe Pontiggia seguendo “la scansione cronologica” delle biografie, applicata a figure anonime, che non sono presenti nei libri di storia. Nena è una donna avvenente, di origine svizzere ma nata in Italia. È stata sposata con un conte, ha incontrato un amante di nome Carlo, per il quale si è separata e con cui vive sul lago di Bolsena. Alla data del 10 giugno 1940, giorno della dichiarazione dell’entrata in guerra, Nena è presa dalla scoperta di un capello femminile sulla giacca di Carlo e, con una vena di gelosia un po’ folle, cerca rassicurazioni sulla fedeltà del compagno, come in questo 8 luglio, mentre l’Italia è coinvolta nel conflitto mondiale da meno di un mese.

Dicono del libro
“Raccontando l’esistenza di personaggi che appartengono alla cosiddetta gente comune, l’autore ne ha scoperta ogni volta l’eccezionalità. Non c’è vita d’uomo che non sia ricca di pathos e di violenza, di svolte drammatiche e di situazioni comiche, di momenti sordidi e grandi, di cadute e di riscatti. Raccontarla è stato come ritrovare, dentro una vita, la vita di tutti e dentro la vita di tutti la vita di ognuno”.
(Dalla bandella dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…8 luglio. All’alba si levò una brezza leggera da est; il secondo fece puntare a sud-ovest, con l’intenzione di raggiungere qualcuna delle Antille…”
Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym

 

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Hollywood Party (The Party), Blake Edwards, 1968

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“…A presto. Salutami il tuo amico violinista. 8 luglio 1972…”
Dai Sijie, Balzac e la Piccola Sarta cinese

 

7 Luglio

7 luglio 2014

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Finalmente una sera – ma quanto tempo c’era voluto – un lumicino tremolante apparve entro la lente del cannocchiale, fioco lume che sembrava palpitare moribondo e invece doveva essere, calcolata la distanza, una rispettabile illuminazione. Era la notte del 7 luglio. Drogo per anni si ricordò la gioia meravigliosa che gli inondò l’animo e la voglia di correre a gridare, perché tutti quanti lo sapessero, e la orgogliosa fatica di non dir niente a nessuno, per la superstiziosa paura che la luce morisse

Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, 1940, Mondadori 1984, pp.84-85

L’imponente Fortezza Bastiani sbarra un valico fra le montagne che segnano il confine settentrionale del paese e fronteggia un deserto, chiamato dei Tartari. È da quel confine che possono arrivare le truppe nemiche, ma il pericolo è vago e lontano, così vago che l’attesa sempre smentita diventa piano piano speranza, perché l’arrivo degli stranieri darebbe infine un senso alla presenza dei militari, al regolamento talvolta incomprensibile, ai turni di guardia che scandiscono giornate e notti tutte somiglianti. Da quando è stato assegnato alla Fortezza come sottotenente, Giovanni Drogo ha scrutato dagli spalti in attesa di avvistare il nemico. Nel tempo monotono della sua permanenza alla Fortezza, poche date emergono e fra queste il 7 luglio, quando Drogo scorge una luce all’orizzonte, segno che qualcosa sta accadendo nel deserto, qualcuno sta costruendo una strada. Nulla però cambia nell’immediato. La novità – che pare così importante – è diluita nel lungo periodo dell’attesa e ci sarà tempo per andare in pensione, per morire, per avere una promozione, prima che, forse, qualcuno arrivi.
Dicono del libro
“La fortezza, enorme, gialla, situata ai limiti del deserto, una volta regno dei mitici nemici, i Tartari, lo accoglie con la sua maestosa imponenza. Il tenete Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati. Il tenente Drogo viene contaminato da quel clima eroico di avidità di gloria, che sembra pietrificare, in un’attesa perenne, ufficiali e soldati. Tutti aspettano i nemici, che verranno dal Nord”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“…Arrivammo a Kishan il 7 luglio. Per tutto il viaggio il tempo era stato sereno…”
Mary Shelley, L’ultimo uomo

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“…Le elezioni comunali erano per il sette luglio…”
John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento

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“… Quella notte, 7 luglio, le automobili passavano come al solito per lo stradone che conduce a Deauville…”
Georges Simenon, Maigret e una vita in gioco

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“… Grazie, disse Holmes. Anche la busta, per favore. Timbro postale. Londra S.W. Data 7 luglio…”
Arthur Conan Doyle, Il segno dei quattro

6 Luglio

6 luglio 2014

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La fiesta esplose a mezzogiorno di domenica 6 luglio. Non c’è altro modo di descrivere ciò che avvenne. Era tutto il giorno che arrivava gente dalla campagna, ma si mimetizzavano nella città e non li notavi. Sotto il sole cocente, la piazza era tranquilla come in qualsiasi altro giorno. I contadini erano nelle osterie fuori mano, a bere e a prepararsi alla fiesta

Ernest Hemingway, Fiesta, 1926, tr. it. E. Capriolo, Mondadori 1990, p. 154

Dopo mesi trascorsi a Parigi con scrittori, boxeur, viaggiatori inglesi e americani in giro per l’Europa dopo la fine della prima guerra mondiale, il giornalista Jake Barnes è partito per la Spagna. All’inizio di luglio si trova a Pamplona, antica capitale della Navarra che celebra il suo patrono San Firmin con sette giorni di processioni, danze, corride, precedute dalla corsa dei tori lungo le strade, in mezzo alla folla. Barnes alloggia all’Hotel Montoya, dove scendono anche i toreri più famosi. Tutto è pronto per l’inizio della Fiesta, che esplode come un fuoco d’artificio a mezzogiorno del 6 luglio, trascinando spagnoli e stranieri in eccessi e azzardi che lasciano conseguenze anche oltre quella data.

Dicono del libro
“Pubblicato nel 1926, Fiesta ebbe un successo immediato, collocando Hemingway tra i più ammirati scrittori di quella che Gertrude Stein definì la ‘generazione perduta’. Romanzo per quei tempi di palpitante attualità, per le situazioni che descrive e per i riferimenti alle burrascose inquietudini di un gruppo di emigrati internazionali, Fiesta tratteggia l’intensa suggestione dell’ambiente, le notti insonni trascorse tra clamorose sbornie e tempestose discussioni con uno stile tutto teso tra cronaca e poesia. La narrazione, caratterizzata tra l’altro da un dialogato che rimane esemplare per incisività ed eleganza, viene definita, in una lettera di Hemingway al suo editore, ‘non una satira, ma una tragedia che ha come eroe la terra’.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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Soirée du Coeur à Barbe 6 et 7 juillet 1923, Théatre Michel

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“…Il 6 luglio, verso le 3 pomeridiane, l’Abramo Lincoln doppiò – tenendosi 15 miglia a sud – quello scoglio sperduto…”
Jules Verne, Ventimila leghe sotto i mari

 

5 Luglio

5 luglio 2014

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Comunque sia, i nostri trovarono il posto così piccolo che temettero di non trovarvi da dormire, e andarono oltre come due viaggiatori che disdegnano una cattiva locanda di villaggio e si spingono fino alla città più vicina. Ma il Siriano e il suo compagno se ne pentirono presto. Camminarono a lungo senza trovare nulla. Alla fine scorsero un lumicino; era la terra: roba da far pena a gente che veniva da Giove. Tuttavia, per paura di doversi pentire per la seconda volta, risolsero di sbarcare. Passarono sulla coda della cometa e, trovando un’aurora boreale pronta, ci entrarono dentro, e arrivarono sulla terra dal bordo settentrionale del mar Baltico, il cinque luglio millesettecentotrentasette, nuovo stile

Voltaire, Micromega, 1752, tr. it. M. Moneti in Candido, Zadig, Micromega, L’ingenuo, Garzanti 1973, ed. cons. 2012 e-book

In questo racconto fantastico di Voltaire, il protagonista è uno scienziato di proporzioni gigantesche, di nome Micromega, abitante di un pianeta che gira intorno alla stella Sirio. Bandito dal suo paese a causa di una pubblicazione non gradita alle autorità, è partito per un viaggio stellare. Su Saturno, pianeta molto più piccolo di quello da cui proviene, ha conversato con un filosofo del posto, confrontando le idee sulla natura e sulla durata della vita. Insieme proseguono il viaggio, saltando dagli anelli di Saturno alle sue lune, da una cometa ai satelliti di Giove, da Marte a un minuscolo pianeta, la Terra, con abitanti quasi invisibili. Percorrendo un’aurora boreale sulle coste del mar Baltico, sbarcano su questa piccola palla “che gira intorno al sole in modo maldestro”, in un giorno che – secondo il calendario – è il 5 di luglio del 1737.

Dicono del libro
“Il tema centrale è quello del viaggio come strumento di educazione, della scoperta di mondi nuovi e delle riflessioni che ne nascono. Il viaggiatore, un extraterrestre cacciato da un’accademia scientifica del suo pianeta, comincia questo itinerario culturale attraverso mondi diversi, interrogando tutti quelli che incontra e acquistando sempre nuove nozioni di scienza, di metafisica e di morale”.
(Dall’Introduzione di M. Moneti all’ed. Garzanti, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… E la dichiarazione dell’Indipendenza che ci leggeva tutti i 5 luglio, nella sala ellittica del Capitolio, l’imperioso Valentin Gómez…”
Adolfo Bioy Casares, L’invenzione di Morel

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“… 5 luglio. È l’alba e io scrivo presso la finestra aperta, per aver luce…”
Antonio Fogazzaro, Il mistero del poeta

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“… In realtà, Gradus partì da Onhava, sull’aereo per Copenaghen, il 5 luglio…”
Vladimir Nabokov, Fuoco pallido

 

4 Luglio

4 luglio 2014

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Credo che fosse il quattro di luglio quando mi levarono la sedia da sotto il culo. Non una parola di preavviso. Uno dei grossi pescicani che stanno dall’altra parte dell’Oceano aveva deciso di fare economie; risparmiando sui correttori di bozze e sulle povere piccole dattilografe riusciva a pagarsi le spese dei viaggi avanti e indietro e il sontuoso appartamento che occupava al Ritz.
(…) il pensiero m’era tornato al Quattro di Luglio, quando comprai il mio primo pacco di mortaretti, e assieme i lunghi bastoncini d’esca, l’esca che si accende per fare una bella fiamma rossa, l’esca col suo odore che ti rimane attaccato alle dita per giorni e ti fa sognare strane cose

Henry Miller, Tropico del Cancro, 1934, tr. it. L. Bianciardi, Feltrinelli 1967 (ed. cons. 1973) p. 181, p.192

È il 4 luglio quando il protagonista di Tropico del Cancro – un giovane americano a Parigi tra gli anni ’20 e ’30 – viene licenziato in tronco dal giornale dove lavora come correttore di bozze, mentre cerca di avere la testa lucida dai fumi dell’alcol, del sesso e dell’immaginazione. A Parigi conduce una vita intensa e debosciata, in alberghi miseri, in compagnia di altri aspiranti scrittori, artisti, viaggiatori e viaggiatrici. È duro per lui perdere il lavoro al giornale e di nuovo andare in cerca di un modo per sbarcare il lunario: scrivere tesi di laurea o posare nudo, abbordare turisti o insegnare inglese, e attendere denaro dagli Stati Uniti. Tanto più che il 4 luglio si celebra in patria la dichiarazione d’Indipendenza e il pensiero corre alla giornata di festa, alle confezioni di mortaretti e all’odore esotico della miccia che resta attaccato alle dita e alla memoria.

Dicono del libro
” ‘È un romanzo in prima persona’, continua Orwell, ‘o, se preferite, un’autobiografia in forma di romanzo. Miller sostiene addirittura che è una vera e propria biografia, ma il ritmo e la maniera di narrare sono propri del romanzo. È la storia della Parigi americana, ma non secondo l’abituale cliché: gli americani che i compaiono, infatti, sono tutti senza un quattrino. Negli anni della prosperità, quando i dollari abbondavano, e il cambio del franco era basso, Parigi era stata invasa da un tale sciame di artisti, scrittori, studenti, dilettanti, turisti, debosciati e fannulloni di professione quale il mondo non ha probabilmente visto mai.”
(Dall’intr. non firmata all’ed. Feltrinelli, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…l’ultimo vaporetto da turismo di ritorno dalle Isles des Lerins attraversava la baia come un pallone del 4 luglio abbandonato nei cieli…”
Francis S. Fitzgerald, Tenera è la notte

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“…preparò un punch con una mistura di Yage, hascish e Yohimbina durante un ricevimento per il 4 di luglio all’ambasciata degli Stati Uniti, provocando un’orgia…”
William Burroughs, Il pasto nudo

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“… quella sì che era stata una cosa grandiosa, impressionante, il Quattro Luglio, quarantuno gradi e una folla di uomini in maniche di camicia…”
Don DeLillo, Underworld

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“… Il loro primo gesto esplicito di intimità – goffo e frettoloso ma stranamente privo di imbarazzo – avvenne a notte fonda il 4 luglio…”
Joyce Carol Oates, Un’educazione sentimentale

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“… Carissimi culopiatti governativi. Oggi 4 luglio 2157, io capitano Eric Van Cram il vichingo, comandante la nave spaziale Langebrot, rivendico la scoperta di un pianeta naturale…”
Stefano Benni, Terra!

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“… Oggi, è il quattro luglio 1997. Sono all’Ikea di Cinisello Balsamo…”
Aldo Nove, Puerto Plata Market

3 Luglio

3 luglio 2014

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Era il tre luglio. C’erano un’afa e una calura insopportabili. A Velciàninov era capitata una giornata fastidiosissima; tutta la mattina aveva dovuto girare a piedi o in vettura, e in prospettiva c’era la necessità imprescindibile di far visita quella sera stessa a un signore di cui aveva bisogno, uomo d’affari e consigliere di stato, nella sua villa, da qualche parte sul Fiumicello Nero, e coglierlo in casa di sorpresa. Dopo le cinque Velciàninov entrò finalmente in un ristorante (molto dubbio, ma francese), sul Nevskij prospékt presso il ponte della Polizia, sedette nel suo solito angolo al suo tavolino e chiese il suo pranzo quotidiano

Fiodor Dostoevskij, L’eterno marito, 1870, tr. it. A. Polledro, Mondadori 1989, p. 10

È il 3 luglio di un anno dell’Ottocento, quando ha inizio la vicenda di Velciàninov, che invece di partire per la villeggiatura, decide di restare a Pietroburgo per stare dietro a una causa. È un uomo sui quarant’anni, soffre d’insonnia e da qualche tempo ha l’impressione di essere seguito. Lo aspetta in effetti l’incontro con il marito di una sua ex amante e con una bambina di otto anni, Liza, forse la figlia avuta da quella relazione. Preso da questa rivelazione e dalle sue conseguenze, Velciàninov dimentica “perfino il tempo”, in quel luglio afoso trascorso in città.

Dicono del libro
“L’eterno marito è una delle pochissime opere, forse l’unica, in cui Dostoevskij abbia descritto l’abisso, il ‘sottosuolo’ dell’ordinario, l’abiezione del quotidiano. Velciàninov non è che un ‘piccolo peccatore’, un uomo qualunque; non è spinto da passioni stragrandi, da volontà titaniche; è un non-diverso”.
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

 

Altre storie che accadono oggi

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“…Più di tre anni fa lo vidi per la prima e ultima volta. Fu il tre di luglio, a una festa della società dei pompieri…”
Franz Kafka, Il castello (tr. it. Paola Capriolo, Einaudi)
vedi Quel fatale 3 luglio nel castello di Kafka

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“…Quando oggi abbasso gli occhi sul numero del 3 luglio 1958, tento di credere alla data, e insieme a un giorno che forse è esistito davvero…”
Ingeborg Bachmann, Malina

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“…Fu il 3 luglio che la vedova del colonnello cominciò a ricamare…”
Ingeborg Bachmann, Il caso Franza

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“… Era un giorno magnifico (il 3 luglio)…”
Matthew P. Shiel, L’isola degli inganni

2 Luglio

2 luglio 2014

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“Oggi ho tratto l’oroscopo” disse l’Armeno, “e ho veduto che questa sera deve portarmi qualcosa. Saturno minaccia, Marte è neutrale, Giove domina. O Klingsor Li Tai Pe, non siete voi un nato di luglio?”
“Son nato il 2 luglio.”
“Lo pensavo. C’è gran confusione nelle vostre stelle, amico, solo voi potreste interpretarle. La fecondità vi avvolge come una nuvola pronta a scoppiare. Le vostre stelle stanno in uno strano congiungimento, Klingsor; dovreste sentirlo”

Hermann Hesse, L’ultima estate di Klingsor, 1920, tr. it. B. Allason, in Romanzi, I Meridiani Mondadori 1977, p. 627

L’ultima estate del pittore Klingsor trascorre in una località “del sud” fra monti, boschi, vallate, distese di girasoli e amici, con cui parlare di arte e poesia. Il mese di luglio è particolarmente intenso per il pittore, che cerca di fissare i colori infuocati dell’estate al suo culmine, come se presentisse, di lì a poco, il volgere della stagione e della sua stessa vita. Del resto luglio è il suo mese, essendo nato – come veniamo a sapere dall’astrologo che gli fa l’oroscopo – il 2 di luglio. Lo stesso giorno in cui era nato, nel 1877, l’autore del romanzo, Herman Hesse.

Dicono del libro
“Teso disperatamente a cogliere le ultime gioie della vita, Klingsor fa convergere tutte le esperienze, tutte le sensazioni, tutte le impressioni di quell’estate infuocata nell’ultima opera. Le pagine che descrivono giorni di crescente invasamento, in cui i motivi della pittura prorompono dalle ignote profondità della sua anima, sono forse le migliori del racconto.”
(Dalla Nota introduttiva al romanzo nell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“…2 luglio. Scendendo lungo il Fiume pareva che l’angoscia dovesse aumentare…”
André Malraux, I conquistatori

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“… Due luglio milleottocentonovantanove, ecco la data della caccia, mormorò…”
Sándor Márai, Le braci

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“…Quella notte – il 2 luglio, dovevo lasciare l’Unione Sovietica il cinque – provai un enorme senso di sfiducia…”
Bernard Malamud, Uomo nel cassetto

I Luglio

1 luglio 2014

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Primo luglio. Divide l’anno come la scriminatura divide una testa di capelli. Lo avevo previsto come un segno di confine: ieri un me, domani un me diverso. Avevo fatto le mie mosse, irripetibili. Tempo e incidenti erano entrati nel giuoco, erano parsi collaborare con me. Non avevo nemmeno cercato di nascondere a me stesso quel che stavo facendo. Nessuno mi aveva spinto a prendere la strada che avevo scelto

John Steinbeck, L’inverno del nostro scontento, 1961, tr. it. L.Bianciardi, Mondadori ed. cons. 1991, p. 264

Il primo luglio del 1960 è una data spartiacque per Ethan Hawley, discendente di una famiglia di balenieri, un tempo proprietario di un negozio di alimentari nella cittadina di New Baytown e ora commesso nel negozio gestito da Marullo, immigrato negli Stati Uniti dalla Sicilia. Scontento della sua condizione, Ethan è ossessionato dal motto che i soldi fanno i soldi, poco importa che vengano da speculazioni, quiz televisivi truccati o bravura negli affari. Per tutto l’inverno ha meditato su come cambiare la vita sua e della sua famiglia, progettando addirittura una rapina in banca per i primi di luglio. La rapina non avrà luogo, ma molte cose cambieranno a partire da quella giornata estiva, quando “il confine orlato di luce a oriente era luglio, perché giugno se n’era andato via quella notte”.

Dicono del libro
“Con un rinnovato gusto per la satira d’ambiente sociale, il libro racconta l’avventura morale di un piccolo uomo di provincia, pago del suo modesto destino che d’improvviso, quasi invasato dalla religione del successo, tesse una trama sottile e sicura attraverso la quale muove alla conquista del potere e della ricchezza. Il tutto, mascherando il proprio atteggiamento sotto le più belle e conformistiche virtù del cittadino medio americano.”
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Mondadori, op. cit.)

Altre storie che accadono oggi

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“… La sera del primo luglio, verso le dieci, stavo leggendo nella mia camera colle finestre aperte quando udii suonare sul cattivo piano della sala…”
Antonio Fogazzaro, Il mistero del poeta

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“… Ma lì ci dissero che il servizio di pullman cominciava soltanto il I luglio…”
Ernst Hemingway, Fiesta

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“… Questa mattina, quella del primo giorno di luglio del 1969, voglio tentare una preghiera che sia personale, non ereditata…”
Jorge Luis Borges, Una preghiera

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“… ROMANZO SENZA TITOLO. E sotto il mio nome. E la data: 1 luglio 1949…”
Ray Bradbury, La morte è un affare solitario

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“… Era fissato che io e il Nonno saremmo partiti a mezzanotte del 1° luglio…”
Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata (segnalazione di Sandra Muzzolini)