16 Dicembre
16 dicembre 2014 |
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Che per seimila anni, e nessuno sa per quanti milioni di secoli prima, le grandi balene abbiano continuato a sfiatare su tutto il mare e a spruzzare e vaporare i giardini dell’abisso come tanti annaffiatoi e vaporizzatori, e che per qualche secolo passato migliaia di cacciatori siano stati vicinissimi alla fontana della balena a osservarne gli spruzzi e le sfiatate: che tutto questo sia avvenuto e, intanto, fino a questo benedetto minuto (l’una e quindici primi e un quarto di secondi pomeridiani del 16 dicembre, A. D. 1851) permanga ancora un mistero se queste sfiatate sono, dopo tutto, davvero acqua o nulla più che vapore, è certo una cosa notevole
Herman Melville, Moby Dick o la Balena, 1851, tr. it. C. Pavese, ed. cons. Adelphi, 1994, p. 395
La lotta ingaggiata dal capitano Achab con la balena bianca, che gli ha strappato una gamba, è una resa dei conti fra titani: da una parte il baleniere mutilato, dall’altra un enorme cetaceo, Moby Dick, dalla forza formidabile. Tutto quello che riguarda le balene è epico, nel racconto che di questa lotta fa il marinaio Ismaele, imbarcato sulla baleniera di Achab, il Pequod. Le lance, gli attrezzi, gli uomini, i rituali della caccia, le leggende. Capitolo dopo capitolo, Ismaele illustra le abitudini e il carattere dei branchi e descrive il grande corpo dell’animale in tutti i dettagli. La fontana, cioè lo spruzzo che i cetacei emettono dallo “sfiatatoio” in cima alla testa, è l’oggetto di questa pagina. Siamo introdotti nell’apparato respiratorio della balena, nelle credenze dei marinai che temono il contatto con la “sfiatata”, nell’immagine dell’animale che “naviga solenne in un calmo mare tropicale, col capo enorme e dolce sovrastato da un baldacchino di vapori, originati dalle sue contemplazioni inesprimibili”. È un 16 dicembre, mentre Ismaele riflette sulla sfiatata delle balene ed era dicembre anche all’inizio della narrazione, quando lo stesso Ismaele aveva trovato alloggio allo “Spouter-Inn”, la Locanda dello Sfiatatoio.
Dicono del libro
“Il primo capitolo di Moby Dick comincia con una dichiarazione non umana, ma angelica. Call me Ishmael: chiamatemi Ismaele, non già mi chiamo Ismaele. Non ha importanza il nome del protagonista narratore, ma ciò che egli simboleggia. Ismaele è l’uomo che si sa dotato di una superiorità non riconosciuta dal mondo: il primogenito di Abramo è un bastardo cacciato nel deserto, fra altri reietti; là impara a sopravvivere a questa morte, in perfetta solitudine, indurito contro le avversità”. Élemire Zolla
(Dalla quarta di copertina dell’ed. Adelphi, op. cit)
Altre storie che accadono oggi
“… sposata il 16 dicembre 1810 con Charles, figlio ed erede di Charles Musgrove…”
Jane Austen, Persuasione
“… Chi, in quella grigia mattina del 16 dicembre 19.., si fosse introdotto furtivamente, e a proprio rischio e pericolo, nella camera in cui si svolge la scena…”
Achille Campanile, Se la luna mi porta fortuna
“… Il 16 dicembre cominciavano per tradizione i preparativi per le feste di Natale, si chiudevano i conti colonici…”
Paolo Volponi, Il sipario ducale
“… Mi chiamo Jason Taverner – disse all’impiegato. – Sono nato a Chicago, al Memorial Hospital, il 16 dicembre 1946…”
Philip K. Dick, Scorrete lacrime, disse il poliziotto
“… Perché dovevo dirlo. Almeno una volta. Anche al nulla. Era il 16 dicembre. Il freddo mi congelava le ossa…”
Jean-Claude Izzo, Solea
“… Giornate così, dal tredici dicembre a questo venerdì sedici, piene di strani gerundi…”
Matteo Cellini, Cate, io (segnalazione di Feedbooks Italia)
“Le date… più passa il tempo e più divengono belle”
Alighiero Boetti (nato il 16 dicembre 1940)